DIARIO POLITICO
Il verdetto delle Marche: chi perde paga il conto a Roma
Nonostante riguardi appena 1,3 milioni di elettori e pur essendo una sfida locale, il voto di questo weekend nelle Marche tra Francesco Acquaroli e Matteo Ricci pesa molto più di quanto dica la geografia. Lo dimostra la parata di leader nelle scorse settimane tra Ancona e Macerata. A cominciare dalla Premier Giorgia Meloni scesa in campo in prima persona per blindare il bis del governatore uscente e suo fedelissimo della prima ora, al quale ha portato in dote, giusto un mese fa, l’estensione alle Marche ( e all’Umbria) della Zona economica speciale (Zes), l’avvio dei lavori per la realizzazione della Pedemontana del Sud, più altri 38 milioni per il rifacimento del manto stradale regionale approvati dal Mit nei giorni scorsi.
Tanto attivismo è la conferma dei timori per le ricadute che una eventuale sconfitta potrebbe provocare nel breve ma anche nel medio periodo. E’ infatti il primo test elettorale di questa campagna d’autunno che si concluderà con il voto in Campania, Puglia e Veneto il 23-24 novembre (domenica prossima tocca alla Calabria mentre in Toscana si voterà il 12 ottobre) coinvolgendo circa 17 milioni di elettori. Perdere la prima partita sarebbe una crepa profonda, che ricadrebbe anzitutto sulle spalle della Presidente del Consiglio. Inevitabilmente tornerebbe a farsi sentire l’eco secondo la quale Fdi “non ha una classe dirigente competitiva”, che dietro Meloni “c’è il vuoto”. Lo urlerebbero gli avversari, lo sussurrerebbero gli alleati (avvenne già in occasione della sconfitta in Sardegna), alimentando ulteriormente lo scontro interno nel centrodestra sulle candidature in Veneto, Campania e Puglia che non sono state ancora decise. La Premier si ritroverebbe ad affrontare la congiuntura interna di una legge di bilancio con margini stretti (ci sono anche da trovare i fondi per la difesa)e uno scenario internazionale sempre più infuocato (Gaza e la Flotilla in primis)con un macigno politico in più sulle spalle.
Una vittoria garantirebbe quantomeno un problema in meno da affrontare e l’attenzione, i riflettori si concentrerebbero sugli avversari del centrosinistra. Per Elly Schlein questo non è solo un voto regionale ma il laboratorio dell’alleanza con Giuseppe Conte, il campo largo sperimentato per la prima volta in tutte le regioni al voto. E le Marche sono – stando ai sondaggi pubblicati – quella più contendibile.Vincere qui significa rendere credibile la prospettiva di una alternativa di governo anche a Roma. Se così non sarà, se oggi Acquaroli verrà confermato governatore, sulla leader dem tornerà a piovere il fuoco amico dell’ala riformista che la ritiene troppo subalterna al leader M5S. Vedremo. Per il verdetto finale bisognerà attendere novembre. Se sarà un 3 a 3 e cioè Marche, Calabria e Veneto al centrodestra e Toscana, Puglia e Campania al centrosinistra per Meloni sarà un dato più che rassicurante in vista delle partite successive: il referendum sulla Giustizia che si terrà in primavera (non sarà necessario il quorum) e la riforma della legge elettorale per eliminare i collegi maggioritari e mettere i bastoni tra le ruote all’asse Pd-M5s in vista delle politiche del 2027.