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Idrico, investimenti a 40mld al 2029 e benefici da 3,1 mld al 2050
Secondo il nuovo osservatorio Agici, basato sull’analisi di 115 gestioni, il picco delle risorse nel settore è ascrivibile al biennio 2024-2025 ma con la fine del Pnrr inevitabilmente ci sarà una contrazione. Riduzione delle perdite, miglioramento dell’acqua depurata e sistema fognario sono i tre settori più coinvolti. Marco Carta (ad Agici): “Costo dei progetti aumentato del 20% in cinque anni”.
Quaranta miliardi di investimenti dal 2018 al 2029 e benefici calcolabili per oltre tre miliardi fino a metà secolo. Numeri importanti per il settore idrico, resi necessari per affrontare il cambiamento climatico, la scarsa disponibilità di acqua e l’aumento del rischio di alluvioni in Italia, quindi l’impatto della siccità. E’ il nuovo rapporto dell’Observatory for a Sustainable Water Industry di Agici a tracciare un bilancio e gli scenari per un comparto che ha visto arrivare tante risorse soprattutto nel biennio 2024-2025 (rispettivamente, 4.3 miliardi e 5.1mld).
Lo studio ha preso in analisi un campione composto da 115 gestioni che servono una popolazione di oltre 49 milioni di abitanti (83% della popolazione italiana), per esaminarne le strategie di investimento. Che hanno portato a spendere tra il 2018 e il 2023 13,6 miliardi di euro, mentre nel quinquennio 2024-2029 gli investimenti saliranno del doppio a 26 miliardi. Un trend che si spiega facilmente con la presenza dei finanziamenti del Pnrr, al termine del quale infatti si registrerà una evidente contrazione. Quanto agli ambiti di intervento, il peso maggiore degli investimenti riguarda quelli destinati alla riduzione delle perdite idriche, seguiti da quelli per il miglioramento della qualità dell’acqua depurata e per l’adeguamento del sistema fognario.
I benefici da 3,1 miliardi al 2050, invece, sono una proiezione spiegabile con l’impatto degli investimenti 2018-2030 sull’aumento della disponibilità d’acqua, della sicurezza e resilienza delle reti idriche, a sua volta sul miglioramento della qualità della vita, sulla tutela dell’ambiente e sullo sviluppo socio-economico delle comunità di riferimento. Il tutto, a minori costi di produzione legati alle perdite, con conseguenti ripercussioni positive sui risparmi familiari e la riduzione dei danni causati da allagamento.
Guardando, poi, alle condizioni degli operatori secondo il recap di Agici sono 77 i gestori monobusiness e 2 i grossisti. Dall’analisi degli indicatori economici si osserva una crescita del 16% dei ricavi complessivi nel periodo 2018-2023, passando da 5,6 miliardi di euro nel 2018 a 6,5 miliardi di euro nel 2023, con un picco di 6,7 miliardi di euro registrato nel 2022. Insomma, gli affari del settore aumentano progressivamente anche se forse non ancora abbastanza in relazione ai significativi fabbisogni infrastrutturali. Per rispondere, invece, alla fine del Pnrr Agici individua nella finanza sostenibile e il partenariato pubblico-privato gli strumenti con cui andare avanti negli investimenti.
“Il nuovo rapporto Oswi fa emergere chiaramente come gli investimenti nel settore idrico siano destinati a crescere nel tempo per l’importante necessità di ammodernamento fisico e digitale delle infrastrutture, nonché per l’impatto dell’inflazione, che ha fatto aumentare il costo dei progetti di oltre del 20% negli ultimi 5 anni”, commenta Marco Carta, Amministratore Delegato di Agici. “Occorre far sistema tra Utility, mondo finanziario e finanza pubblica per un piano di lungo periodo per trovare le risorse per queste opere, allo scopo di suddividere gli oneri in modo equilibrato tra cittadini e istituzioni pubbliche”.