I DATI ANIE-TERNA
Fer, allarme dalle imprese: pochi GW installati, a rischio target aree idonee
Netto rallentamento delle installazioni rinnovabili da aprile a giugno: -29% rispetto al secondo trimestre del 2024. Il residenziale segna un -23%, il comparto C&I scende del 31%, mentre il Large Utility Scale crolla del 48%. Fa eccezione l’Utility Scale, che cresce del 13%. Per Cristini (Anie Rinnovabili) passi avanti nel nuovo Dl Energia ma è fondamentale includere anche i progetti validati da Terna, che hanno già ottenuto il benestare al Piano Tecnico Operativo.
IN SINTESI
Il 2025 delle rinnovabili rischia di rivelarsi un boomerang non solo per le installazioni in sé ma anche per gli obiettivi descritti dal Dm aree idonee. A parlare chiaro sono gli ultimi numeri dell’Osservatorio Anie Rinnovabili basati sui dati di Terna. Da aprile a giugno, rispetto al secondo trimestre 2024, il mercato italiano ha registrato un -29% soprattutto a causa del fotovoltaico (-25%). Nei settori, crollano il residenziale (-23%), il C&I (31%) e il Large Utility Scale (-48%). Si salva solo l’Utility Scale, in crescita del 13%. Ma, dicevamo, il boomerang è da vedersi non solo rispetto al passato bensì rispetto agli scenari del futuro prossimo. Secondo Anie, se l’attuale andamento dovesse confermarsi anche nella seconda metà dell’anno, l’Italia potrebbe raggiungere poco meno di 6 GW di nuova capacità installata entro la fine del 2025 e non centrare l’obiettivo previsto dal Dm Aree Idonee di 7,2 GW. Al momento sono già dodici le Regioni in deficit
Nel dettaglio, nel secondo trimestre 2025 sono stati installati complessivamente 1.183 MW di nuova potenza da fonti rinnovabili, così ripartiti:
- 092 MW da fotovoltaico
- 84 MW da eolico
- 5 MW da idroelettrico
- 2 MW di bioenergie.
Nel primo semestre del 2025 sono stati installati complessivamente 2,7 GW di nuovi impianti Fer (Fonti energia rinnovabile). Al 30 giugno 2025 il totale di impianti rinnovabili installati in Italia è di 79,36 GW, distribuiti su 2.006.706 impianti.
Il blocco normativo mette a rischio anche gli investimenti da Pnrr
Secondo Anie Rinnovabili, a ostacolare la realizzazione di impianti a fonte rinnovabile concorrono le difficoltà autorizzative e di connessione alla rete, l’approccio Nimby dettato dalla diffusione talvolta di informazioni non corrette sul settore, ma soprattutto un quadro normativo in continua evoluzione che non tutela gli investimenti in corso e che, sottoposto alle interlocuzioni con la Commissione Europea, potrebbe subire ulteriori modifiche.
Vengono ricordate le recenti vicende di Energy Release, la seconda asta del Fer X dedicata al solo fotovoltaico, la revisione del Testo Unico Fer, la soluzione alla saturazione virtuale della rete, nonché i ricorsi al Tar, al Consiglio di Stato ed alla Corte Costituzionale in materia di Dm Aree idonee e Dl Agricoltura.
“Una situazione esplosiva”, la definisce Anie, “da cui auspica si possa uscire quanto prima per garantire maggior certezza agli investimenti, anche quelli in capacità produttiva. Sono a rischio anche molti degli investimenti che attingono ai fondi Pnrr (Dm Agrisolare, D, Agrivoltaico, Dm Cacer, Dm Biometano)”.
Anie: tariffe Arera sul Fer X distanti dal mercato
Spostando l’attenzione sulla delibera 339/2025 di Arera che ha definito le tariffe premio per gli impianti di potenza inferiore o uguale a 1MW che accedono direttamente al Dm Fer X transitorio, per Anie Rinnovabili “i valori individuati si discostano sensibilmente dalla realtà di mercato, in quanto non considerano l’effetto inflattivo degli ultimi anni, basandosi su medie storiche e non tenendo in giusta considerazione i costi rientranti nell’Opex, ma limitandosi a considerare solo i costi O&M”.
Ad esempio, nel caso dell’eolico, non vengono considerati i componenti rigenerati, inclusi nel Dm Fer 2019. “È importante sottolineare che il costo di un nuovo prodotto è spesso inferiore rispetto a quello di uno rigenerato, il quale, secondo le regole operative del Gse, è soggetto unicamente all’obbligo di produrre apposita dichiarazione sostitutiva di atto notorio attestante l’avvenuto ripristino delle normali condizioni funzionali e prestazionali del componente dal punto di vista tecnico e della sicurezza“. Di qui, i dubbi sulla disponibilità per i prodotti rigenerati delle necessarie certificazioni previste dalla normativa analogamente a quanto richiesto per i componenti nuovi. Per Anie, si deve creare una filiera nazionale tecnologicamente avanzata ed innovativa con prodotti performanti conformi alle norme tecniche, duraturi e sicuri. Da qui la richiesta ad Arera e Gse di attivare un tavolo di confronto quanto prima.
Infine, la delibera 340/2025 di Arera dispone l’applicazione a decorrere dal 1° novembre 2025 di alcune misure sanzionatorie, tra cui la sospensione dell’erogazione degli incentivi e la restituzione del valore dell’energia immessa in rete valorizzata a prezzo zonale nei casi in cui il Brp dell’impianto non sia il Gse. Ma siccome si tratta di misure riferite solo ai 1.183 produttori di impianti Fer di potenza superiore a 1 MW esistenti prima della delibera 504/2021 che hanno l’obbligo di installare il Controllore centrale di impianto, Anie punta a “verificare tempestivamente lo stato di adeguamento dei propri impianti e ad attivarsi per garantire la conformità entro i termini regolatori”.
Imprese preoccupate, parla Cristini
Secondo il presidente dell’associazione Anie Rinnovabili, Andrea Cristini, sentito direttamente da Diac, il dato del secondo trimestre “genera preoccupazione ed incertezza nel mercato. Tra tutti, c’è un dato che desta particolare perplessità: la flessione del fotovoltaico, che sta vivendo un calo del 25%, in tutti i segmenti. Un dato di questo tipo riferito alla tecnologia oggi più matura, affidabile, i cui costi sono drasticamente diminuiti, fa pensare”. Secondo Cristini, “l’Italia ha bisogno di energia autoprodotta per rendersi indipendente, ha bisogno di abbassarne il costo, ha bisogno come il resto del mondo di muoversi a passi spediti verso la decarbonizzazione, ma ciò semplicemente non sta accadendo”. Guardando tutto ciò dal punto di vista delle imprese, aggiunge, di questi problemi “ne sono ben consapevoli e che ovviamente sono costantemente costrette a rivedere i loro piani di sviluppo nel Paese, ma a cascata, è un problema che si riflette su ciascuno di noi, in termini sia economici sia sociali”. Ecco perché i dati dell’osservatorio sono l’occasione, conclude Andrea Cristini, per ribadire “l’importanza di adottare un approccio basato sul mix energetico, in cui tutte le fonti – tradizionali e rinnovabili – siano valorizzate in base al loro grado di maturità e alla loro applicabilità sui territori. Tuttavia, questo approccio stenta ancora a tradursi in azioni concrete”. Secondo il presidente di Anie mentre “il dibattito si è recentemente orientato in particolare sul tema del nucleare, restano aperte numerose urgenze su cui è necessario intervenire con tempestività e visione strategica”. Lo stallo, insomma, continua.