IL DPCM
Carceri, ecco tutti gli interventi: ampliamenti al 2027, interventi DAP al 2026, progetto esecutivo in Campania ed Emilia
Nel programma dettagliato degli interventi predisposto dal Commissario Straordinario per l’edilizia penitenziaria Marco Doglio si legge che la spesa complessiva sarà di 1,3 miliardi per 10.845 nuovi posti. Quattro le linee di intervento, con le prime due dedicate agli interventi del piano e gli ampliamenti delle strutture esistenti, la terza sulle camere e le caserme penitenziarie e la quarta dedicata alla piattaforma digitale nazionale per il censimento delle strutture. Intanto, il rapporto di metà anno diffuso da Antigone registra un sovraffollamento cresciuto al 134,3% con oltre il 35% degli istituti senza spazi minimi calpestabili da 3mq a testa. Grave l’emergenza a Rebibbia, dove la presidente dell’Assemblea Capitolina, Svetlana Celli, ha annunciato per il 23 settembre un consiglio straordinario.
IN SINTESI
Il piano straordinario sulle carceri italiane è stato approvato anche con il decreto del Presidente del consiglio dei ministri, dopo essere stato presentato la scorsa settimana a margine del Cdm. Un piano che a conti fatti prevede una spesa complessiva di 1,3 miliardi (307 milioni da Giustizia e Dap) per “aumentare la capacità ricettiva degli istituti di detenzione” e “dotare il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia di metodologie volte a ottimizzare la capacità delle strutture esistenti e di strumenti utili per la pianificazione delle manutenzioni ordinarie e straordinarie delle strutture”. Sono quattro le linee di intervento che si trovano nel dpcm: interventi programmati/in corso (utilizzo poteri commissariali) per 800 nuovi posti con una spesa di 37 milioni per 7 interventi; ampliamenti delle strutture esistenti: 1.944 posti nuovi per 232 milioni in 21 interventi; ottimizzazione camere e caserme della polizia penitenziaria: 1.917 nuovi posti per 32 milioni; piattaforma digitale nazionale per il censimento delle strutture penitenziarie e potenziale valorizzazione di alcuni degli stessi (6 milioni). Alla fine, il numero esatto indicato sui posti detentivi in più che sorgeranno è di 10.845. Anche se in altri passaggi dell’allegato al decreto si legge “circa 10mila”, oppure “oltre 10mila”, “oltre 10.900”. E già la scorsa settimana Meloni parlava di una cifra intorno ai diecimila posti mentre Nordio e Doglio sui quindicimila.

Le 4 linee di intervento
Andando nel dettaglio degli interventi, ultimazione prevista per il IV° trimestre 2026, dei sette selezionati nel blocco delle opere della Linea 1 (costo 37 milioni) gli istituti di Santa Maria Capua Vetere e Castelfranco in Emilia hanno validato il progetto esecutivo: i posti aggiuntivi previsti sono 150 e 36. Nell’istituto campano i lavori dureranno 28 mesi per il padiglione Tevere. Mentre per il rifacimento delle coperture è in corso la gara dei lavori. Validato il Pfte, in fase di affidamento, a Trani dove sorgeranno 80 nuovi posti al costo di 4 milioni. Mentre a Nuoro è in validazione il progetto defintivo, le case circondariali di Rebibbia, Agrigento e Grosseto vedono in corso di redazione/predisposizione il Dip.
La Linea 2 prevede 1.944 posti derivanti dalla costruzione di 12 nuovi padiglioni e 9 strutture detentive modulari il cui costo stimato è di circa 232 milioni di euro. In quest gruppo, il termine dei lavori è previsto per fine anno negli istituti di Palmi, Reggio Emilia, L’Aquila, Frosinone, Voghera, Opera, Biella, Alba e Agrigento. Gli altri (21 totali) hanno un cronoprogramma fino al 2027.
Quanto agli istituti minorili, si attende il Pfte per il C. Beccaria di Milano mentre a Casal del Marmo e Catania è in fase di redazione.

La Linea 3 “prevede di intervenire con l’ottimizzazione delle camere esistenti, attualmente non utilizzate all’interno delle carceri, tramite la possibilità di agire rapidamente in fase di opere di adeguamento degli stessi beneficando di un Accordo Quadro costruito appositamente cui i singoli Provveditori possono attingere per l’individuazione e realizzazione delle specifiche attività”, si legge nell’allegato. Perciò, “il Commissario, avvalendosi di Invitalia, provvederà a progettare e pubblicare procedure di gara, aggregate e flessibili, finalizzate a selezionare operatori economici in grado di attuare interventi di manutenzione straordinaria, ivi inclusi interventi che prevedono il rinnovo o la sostituzione di parti strutturali delle opere o di impianti, purché comunque necessari per il ripristino delle camere chiuse presenti negli istituti dislocati nelle aree di competenza dei singoli Prap. Le procedure di gara avranno ad oggetto l’aggiudicazione di Accordi Quadro e saranno suddivise in lotti geografici e prestazionali”. L’atto ricognitivo del commissario è previsto entro fine 2025 con il dettaglio dei singoli interventi e relativo corredo informativo trasmettendolo per conoscenza al Mef. Le risorse totali necessarie saranno 144.195.144.

Il piano per la piattaforma digitale
Infine, il piano per la piattaforma digitale. “La linea di attività proposta traguarderà prospetticamente tempi che vanno oltre il mandato del Commissario, ma che si ritiene sia necessario introdurre, anche per allineare il sistema carcerario italiano agli standard europei promossi anche con il Pnrr, che dedica oltre 40 Miliardi di Euro in Italia alle Misure relative alla digitalizzazione delle Pa, alla cybersecurity e a tematiche correlate”, premette il dpcm. Tre le fasi di intervento: ricognizione, avvio della piattaforma, valorizzazione e sostituzione. “Entrambi i due stream di attività – cioè la fase preparatoria e operativa – verranno messe a terra a seguito di gare ad evidenza pubblica, gestite da stazione appaltante identificata a tale scopo dal Commissario”. Sulla piattaforma da scegliere, “la soluzione tecnologica che la Struttura Commissariale ha intenzione di selezionare deve rispondere a requisiti di gestione integrata e data-driven, di tutti gli aspetti di repository, property, asset e facility management riferiti ad un portafoglio di asset immobiliari (terreni ed immobili)”.
La situazione nelle carceri peggiora
Ma secondo Patrizio Gonnella (presidente dell’associazione Antigone) “tutti dobbiamo interrogarci su cosa significhi l’espressione ‘valorizzazione di carceri storiche’ di cui hanno parlato fonti governative. Ha il sapore della trasformazione di Regina Coeli e San Vittore in luoghi commerciali”. Lunedì, Antigone ha pubblicato il rapporto di metà anno sulle carceri: al 30 giugno 2025 le persone detenute erano 62.728, in aumento di 1.248 unità rispetto all’anno precedente. A fronte di una capienza regolamentare di 51.276 posti, e con oltre 4.500 letti indisponibili, il tasso di affollamento reale si attesta al 134,3%. In ben 62 istituti il sovraffollamento supera il 150%, e in 8 casi addirittura il 190% – come a San Vittore, Foggia, Lodi e Roma Regina Coeli. Nel 35,3% degli istituti visitati c’erano celle in cui non erano garantiti 3mq a testa di spazio calpestabile.
A Regina Coeli, secondo i nuovi dati della Relazione 2024 Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Roma, i detenuti sono passati da 1.051 al 31 dicembre 2024 a 1.092 al 30 giugno 2025, contro una capienza regolamentare di 628 posti, ridotti a 566 per inagibilità strutturali. Simili condizioni sono state riscontrate a Rebibbia Nuovo Complesso, con 1.571 presenze contro una disponibilità effettiva di 1.057 posti, e a Rebibbia femminile, con 369 detenute contro una capienza di 265 posti disponibili. Qui, intanto, la presidente dell’Assemblea Capitolina, Svetlana Celli, ha annunciato per il 23 settembre un consiglio straordinario.
Le soluzioni contro il sovraffollamento esistono ma per Antigone “non vengono applicate abbastanza”. Più contatti (video e telefono) con l’esterno, più tecnologie, meno isolamenti, lotta agli abusi, sorveglianza dinamica e soprattutto misure alternative alla detenzione classica. Neanche quanto previsto dal governo per la liberazione dei tossicodipendenti basta, secondo l’associazione: “dietro l’apparente apertura si cela un’impostazione sbagliata: la nuova misura sostituisce l’affidamento in prova – già previsto per pene fino a 6 anni – con una forma comunque detentiva”. La soluzione è depenalizzare il consumo delle sostanze e rafforzare le misure comunitarie e socio-sanitarie. Ma di questo il piano Doglio-Nordio-Salvini-Meloni non parla.