La giornata

Milano, Beppe Sala prende TEMPO sul nuovo assessore: “Scelta delicata”

  • Trump attacca ancora Powell: ha fatto un cattivo lavoro
  • Pnrr, una delegazione del Parlamento Ue a Roma per monitorare l’attuazione del piano
  • Poste: nel primo semestre ricavi +6,5% a 6,5 miliardi, utile + 14% a 1,2 miliardi
  • Dazi, Cna: il mercato USA vale oltre 100 miliardi per il Made in Italy, le piccole imprese le più esposte
  • Il Gruppo Hera acquista Ambiente Energia e cresce nell’Industrial Waste

22 Lug 2025

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Tempi più lunghi per la decisione sul nuovo assessore all’Urbanistica del Comune di Milano, dopo le dimissioni rassegnate ieri da Giancarlo Tancredi, che oggi affronterà l’interrogatorio di garanzia. Ad spiegarlo è stato ieri lo stesso sindaco di Milano, Beppe Sala, nella sua prima uscita pubblica, dopo la sua decisioni di proseguire nel suo mandato. “Non voglio prendere una decisione con un’urgenza che può portarci anche a fare riflessioni sbagliate”, ha chiarito Sala.  La delega all’urbanistica andrà dunque temporaneamente alla vicesindaca e assessora all’Istruzione Anna Scavuzzo, in attesa di trovare la persona che accetterà di guidare l’assessorato su cui sono concentrate le attenzioni della Procura, con un’inchiesta che ha 74 indagati compreso il primo cittadino. “Non mi spingerei a dire che decidiamo in settimana, fra due settimane, voglio fare la scelta giusta e con calma”, ha ribadito Sala che è anche tornato sulla sua decisione di non rimettere il mandato e andare avanti.. “Ho l’impressione che le mie dimissioni non avrebbero fatto comodo a nessuno, né al centrosinistra e neanche al centrodestra. Tutti parlano, ma tenersi sulle spalle una situazione così pesante non so chi l’avrebbe fatto in questo momento”. La scelta del nuovo assessore potrebbe cadere su un tecnico esperto della materia, non su un politico, e si sono fatti i nomi di urbanisti come Elena Granata o Gabriele Pasqui, entrambi docenti del Politecnico.

Trump attacca ancora Powell: ha fatto un cattivo lavoro

Donald Trump continua ad attaccare Jerome Powell, il capo della Federal Resereve. “Ha fatto un cattivo lavoro, tra otto mesi se ne andrà comunque”, ha detto il presidente americano nello Studio Ovale con il collega filippino ribadendo che ha sbagliato a “non abbassare i tassi d’interesse”. “Dovrebbero essere 3 punti in meno”, cioè l’1%, ha aggiunto il tycoon.

 

Pnrr, una delegazione del Parlamento Ue a Roma per monitorare l’attuazione del piano

La delegazione del Gruppo di lavoro incaricato del monitoraggio del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) – composta da membri delle commissioni Bilanci (BUDG) e Affari economici e monetari (ECON) sotto la guida di Carla Tavares (S&D, Portogallo), membro di entrambe le commissioni (BUDG ed ECON), sarà a Roma dal 22 al 24 luglio. Gli eurodeputati si concentreranno su raccolta e accertamento dei fatti relativi a governance del RRF in Italia, sui controlli antifrode e sui progetti di punta, attraverso incontri con ministri, revisori, sindacati, industria e autorità regionali. Per riassumere gli incontri e condividere i risultati con i media, Carla Tavares terrà una conferenza stampa oggi, mercoledì 23 luglio, alle 14. L’incontro sarà presso la Sala Bandiere, all’Ufficio del Parlamento europeo a Roma. La delegazione è composta da altri cinque eurodeputati: Isabel Benjumea Benjumea (EPP, ES), BUDG-ECON; Marco Falcone (EPP, IT), ECON; Jana Nagyova (PfE,CZ), BUDG; Denis Nesci (ECR, IT), ECON; Vlad Voiculescu (Renew, RO), ECON.

Poste: nel primo semestre ricavi +6,5% a 6,5 miliardi, utile + 14% a 1,2 miliardi

Prosegue la crescita di utili e ricavi di PosteItaliane, spinta da tutti i numerosi segmenti di business in cui il gruppo oramai opera. Nel secondo trimestre l’utile è salito del 9,1% a 572 milioni di euro portando quello semestrale a 1,2 miliardi (+14%), mentre i ricavi dei primi sei mesi hanno toccato i 6,5 miliardi di euro (+5%). Per il gruppo è il “semestre record” dalla quotazione nel 2015. E in prospettiva c’è l’operazione Tim dove il gruppo è divenuto nei mesi scorsi primo azionista, con il 24,81% del capitale, dopo aver rilevato la quota di Vivendi. L’ad Matteo del Fante non si sbilancia sulle mosse future ma sottolinea come con il gruppo delle tlc “proseguirà un avvicinamento graduale perché nella prima metà dell’anno abbiamo fatto un investimento importante che è propedeutico a mettere in atto azioni di efficientamento reciproco, cogliendo sinergie”. In ogni caso, ha detto durante la conference call con gli analisti “non c’è una necessità di riorganizzazione all’interno di Poste per ottenere” con Tim “sinergie aggiuntive”. Nel frattempo tuttavia il gruppo rialza le stime per l’intero 2025 di utile e ricavi e viene premiato dalla Borsa (il titolo a Piazza Affari chiude in rialzo del 2,77%, a 18,35 euro) proprio per quanto emerso nei conti semestrali. Il mercato apprezza anche la politica di dividendi che aveva visto a febbraio un aumento del payout ratio al 70% per il 2024-2028 e la crescita del valore delle azioni. Risultati che l’ad definisce frutto della “strategia di diversificazione” del gruppo nei tanti settori. In primis quello finanziario da dove arriva oramai la maggior parte dei ricavi: 2,8 miliardi nel semestre (+5,7%) e una decisa redditività visto che l’utile è stato in crescita di oltre il 28%, cui si aggiungono i 906 milioni del comparto assicurazione.

 

Dazi, Cna: Il mercato USA vale oltre 100 miliardi per il Made in Italy. Le piccole imprese sono le più esposte

Oltre 100 miliardi di euro. È il valore del mercato degli Stati Uniti per l’export italiano tra flussi diretti e indiretti, secondo un’analisi realizzata dalla CNA su indicatori e dati Ocse, Banca Mondiale e Istat. La questione dazi impatta dunque su una fetta consistente del fatturato all’estero del Made in Italy e in termini relativi è il sistema delle piccole imprese a essere il più esposto sul mercato a stelle e strisce. L’anno scorso l’export diretto verso gli Stati Uniti ha raggiunto 67 miliardi, ai quali va sommato il valore dell’export indiretto, che sfiora i 40 miliardi secondo l’analisi della CNA. Le voci principali sono i beni intermedi con prevalenza dei settori della meccanica, moda e agroalimentare. Soltanto l’automotive con riferimento alla componentistica vale circa 7 miliardi l’anno. Il mercato americano rappresenta il 10,4% del totale dell’export italiano ma per le piccole imprese del manifatturiero (9 miliardi di euro) la quota sale al 14% e calcolando anche i flussi indiretti (un giro d’affari di circa 10 miliardi) sfiora il 18% complessivo. Analizzando l’export diretto verso gli Stati Uniti, nel tessile la quota delle piccole imprese supera il 30% del totale di 485 milioni, nel legno e prodotti in legno quasi il 40% dell’export è realizzato da imprese fino a 49 dipendenti, quote superiori al 25% nella fabbricazione mobile e altre industrie manifatturiere. “Le imprese italiane, e in particolare le piccole, sono le più esposte a un eventuale innalzamento dei dazi da parte degli Stati Uniti – sottolinea il Presidente CNA Dario Costantini – è necessaria l’unità dell’Europa per scongiurare una disputa commerciale che non avrebbe vincitori. Ma è anche necessario prevedere da subito strumenti e misure emergenziali con risorse comunitarie e nazionali per sostenere decine di migliaia di piccole imprese che non sono nelle condizioni di orientarsi su nuovi mercati”.

Il Gruppo Hera acquista Ambiente Energia e cresce nell’Industrial Waste

E’ stato perfezionato ieri  l’acquisto, da parte di Herambiente Servizi Industriali, società controllata da Herambiente, da Manifattura Lane Gaetano Marzotto & Figli del 100% del capitale sociale di Ambiente Energia, società attiva nel trattamento dei rifiuti liquidi industriali attraverso l’impianto di Schio (VI). Il closing conclude il percorso avviato lo scorso 27 febbraio con la stipula dell’accordo vincolante fra le due società. Il Gruppo Hera, dunque, cresce ancora a Nordest e, in particolare, nel trattamento e recupero rifiuti, in piena coerenza con il Piano Industriale al 2028, che vede nelle integrazioni verticali un’importante leva per l’ulteriore allargamento e diversificazione della base impiantistica, con positivi impatti su profittabilità e quote di mercato. Nello specifico, Ambiente Energia estenderà l’offerta di global waste management di Herambiente Servizi Industriali S.r.l. in una delle aree più produttive e dinamiche del Paese, dove il Gruppo Hera è già radicato con le controllate Vallortigara Servizi Ambientali S.p.A. a Torrebelvicino (VI) e Marano Vicentino (VI), Aliplast S.p.A. a Ospedaletto d’Istrana (TV) e Recycla S.p.A. a Resana (TV) e Maniago (PN).

L’impianto di Ambiente Energia S.r.l., con una capacità annua di oltre 120.000 tonnellate, grazie a dotazioni tecnologiche all’avanguardia, è in grado di trattare numerose tipologie di rifiuti liquidi e fangosi, pericolosi e non pericolosi, come, ad esempio, acque di verniciatura e lavaggio, acidi e basi, acque da trattamenti chimico-fisici. Dunque, un servizio completamente orientato ai distretti industriali veneti, fra cui tessile, conciario, metalmeccanico e occhialeria. Il depuratore, che dopo i trattamenti restituisce la risorsa idrica alle acque superficiali, dispone di 41 serbatoi di stoccaggio, una linea di trattamento reflui (sia chimico-fisica che biologica) e una linea di trattamento fanghi. Tale capacità consentirà maggiore flessibilità e capienza nella costruzione dei progetti di gestione e recupero rifiuti proposti da Herambiente Servizi Industriali S.r.l. alle aziende del territorio. I già clienti Ambiente Energia avranno, invece, a disposizione il know-how di Herambiente S.p.A. e delle sue controllate per sviluppare progetti di valorizzazione delle risorse e di economia circolare, con particolare riguardo altrattamento dei rifiuti liquidi e fangosi. Come già confermato alla firma dell’accordo vincolante, loperazione vedrà il mantenimento di tutti gli attuali dipendenti di Ambiente Energia S.r.l., garantendo piena continuità occupazionale e tutela del patrimonio tecnico-operativo della società a favore dei clienti. “Siamo molto soddisfatti di questo ulteriore tassello di crescita messo a segno, spiega Andrea Ramonda,Amministratore Delegato di Herambiente S.p.A..Questa acquisizione non solo consolida la già vasta base impiantistica di Herambiente, ma allarga ulteriormente la base clienti nei servizi ambientali, con ricadute positive sulle opportunità di cross-selling, che beneficeranno anche delle sinergie con la vicina VallortigaraServizi Ambientali, già parte del Gruppo Hera.

Terna: le temperature record spingono i consumi elettrici, a giugno fabbisogno +7,4%

 A giugno il fabbisogno di energia elettrica in Italia è stato pari a 27,6 miliardi di kWh, valore in crescita del 7,4% rispetto allo stesso mese del 2024. E’ quanto emerge dalle rilevazioni diffuse da Terna, la società  che gestisce la rete elettrica nazionale. Tale variazione è stata determinata da una temperatura di giugno eccezionalmente alta (oltre 2°C in più rispetto a giugno 2024 e alla temperatura media decennale). In particolare, nell’ultima settimana di giugno sono state registrate temperature medie giornaliere fino a 4°C superiori all’anno precedente.  Negli ultimi anni si sta osservando un progressivo cambiamento del comportamento dei consumatori in risposta a temperature elevate. Infatti, il fabbisogno di energia, durante i periodi estivi, cresce con l’aumentare della temperatura per le necessità di raffrescamento e recentemente tale correlazione sta aumentando. Oggi, quando la temperatura media supera i 27 gradi, si registra una crescita di oltre 2.000 MW per ciascun grado centigrado aggiuntivo. Depurando il dato del fabbisogno di giugno dall’effetto temperatura, a parità di giorni lavorativi rispetto allo stesso mese dello scorso anno, la variazione resta comunque positiva, ma più contenuta (+1%).

A livello territoriale, la variazione tendenziale di giugno è stata ovunque positiva: +8,9% al Nord, +6,3% al Centro e +4,9% al Sud e nelle Isole. Nel primo semestre dell’anno, il dato della domanda di energia è stazionario (+0,3%) rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno (-0,3% il valore rettificato). L’indice IMCEI (Indice Mensile dei Consumi Elettrici Industriali) elaborato da Terna, che prende in esame i consumi industriali delle imprese cosiddette ‘energivore’, ha fatto registrare una flessione del 2,2% rispetto a giugno 2024. In particolare, positivi i comparti degli alimentari, meccanica, mezzi di trasporto, ceramiche e vetrarie. In flessione metalli non ferrosi, chimica, cemento calce e gesso, siderurgia e cartaria. In termini congiunturali, la variazione della richiesta elettrica destagionalizzata e corretta dagli effetti di calendario e temperatura è in aumento (+5,3%). In flessione invece la variazione congiunturale dell’indice IMCEI (-1,5%). L’indice IMSER elaborato da Terna sui dati dei consumi elettrici mensili forniti da alcuni gestori di rete di distribuzione (E-Distribuzione, UNARETI, A-Reti, Edyna e Deval), e che viene presentato in differita di due mesi rispetto ai dati dei consumi elettrici e industriali, ha fatto registrare nel mese di aprile 2025 una variazione negativa dell’1,7% rispetto ad aprile 2024. In particolare, solo due i comparti che hanno registrato variazioni positive: attività professionali, scientifiche e tecniche e amministrazione pubblica e difesa. Tornando al bilancio mensile di Terna, nel mese di giugno la domanda di energia elettrica italiana è stata soddisfatta per l’84,5% dalla produzione nazionale e per la quota restante (15,5%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. Il valore del saldo estero mensile risulta pari a 4,3 TWh, il 44,5% in più rispetto a giugno 2024, per via di un dato dell’import in crescita del 31,9% rispetto all’anno precedente e, allo stesso tempo, di un significativo decremento dell’export. A livello progressivo, da gennaio a giugno 2025, il saldo estero è in flessione del 12,9% rispetto ai primi sei mesi del 2024 a causa dell’aumento dell’export (+25,5%) e della diminuzione dell’import (-10,3%).

In dettaglio, la produzione nazionale netta a giugno è risultata pari a 23,6 miliardi di kWh. Le fonti rinnovabili hanno coperto il 48,5% della domanda elettrica (era 52,4% a giugno 2024). Record per la fonte fotovoltaica (con 5,7 TWh prodotti, pari a +36,7%). L’incremento del fotovoltaico (+1.528 GWh) è dovuto al contributo positivo dell’aumento della capacità in esercizio (+780 GWh) e della maggiore producibilità legata all’irraggiamento (+748 GWh). In crescita anche la fonte termica (+6,3%), in diminuzione la fonte idrica (-22,8%) ed eolica (-7,9%). Nei primi sei mesi dell’anno la produzione da fonte fotovoltaica ha registrato il record di oltre 22 TWh (+23,1%), rappresentando così il 34,5% delle fonti rinnovabili e raggiungendo i livelli della produzione idrica. In totale le fonti rinnovabili hanno coperto il 42% della richiesta di energia elettrica. Da gennaio a giugno, la capacità rinnovabile in esercizio è aumentata di 3.099 MW (di cui 2.809 MW di fotovoltaico).  Negli ultimi dodici mesi, la capacità installata di fotovoltaico ed eolico è aumentata di 6.859 MW (+14,8%), raggiungendo i 53.180 MW complessivi. Al 30 giugno 2025 si registrano in Italia 16.411 MWh di capacità di accumulo (valore in aumento del 69,3% rispetto allo stesso mese del 2024), che corrispondono a 6.750 MW di potenza nominale, per circa 815.000 sistemi di accumulo.

 

Credito, Bankitalia: nel secondo trimestre allentati i criteri di offerta sui prestiti alle imprese

Nel secondo trimestre del 2025 i criteri di offerta sui prestiti alle imprese sono stati lievemente allentati per effetto della maggiore pressione concorrenziale. I termini e le condizioni generali applicati ai finanziamenti alle imprese sono stati resi più favorevoli mediante una riduzione dei tassi di interesse praticati, anche a seguito dei minori margini applicati dalle banche sui prestiti meno rischiosi. E’ quanto emerge dal’indagine sul credito bancario nell’area euro, diffusa dalla Banca d’Italia. Secondo la valutazione delle banche, l’incertezza globale e le tensioni commerciali ad essa associate non hanno avuto effetti significativi sulle politiche di offerta. I criteri di offerta sui prestiti alle famiglie sono rimasti invariati per quelli finalizzati all’acquisto di abitazioni, mentre sono stati irrigiditi per il credito al consumo. Per tali finanziamenti sono stati resi più stringenti anche i termini e le condizioni generali, a fronte di un allentamento per i mutui. Nel trimestre in corso i criteri di offerta rimarrebbero invariati sia per il credito alle imprese sia per quello alle famiglie. La domanda di finanziamenti delle imprese è aumentata, prevalentemente a seguito della riduzione dei tassi di interesse. Sull’incremento, che ha riguardato principalmente le aziende di grandi dimensioni, hanno inciso le maggiori necessità per investimenti fissi, per scorte e capitale circolante e per il rifinanziamento del debito. La richiesta di prestiti da parte delle famiglie è lievemente aumentata per i mutui ed è rimasta invariata per il credito al consumo. Nel trimestre in corso la domanda di finanziamenti delle imprese e delle famiglie rimarrebbe sostanzialmente stabile. Le condizioni di accesso al finanziamento delle banche sono migliorate, principalmente con riferimento ai depositi a breve termine e ai titoli di debito a medio-lungo termine. Nel trimestre in corso le condizioni di accesso alla raccolta registrerebbero variazioni contenute. Nel secondo trimestre del 2025 la quota di crediti deteriorati e gli altri indicatori della qualità del credito hanno esercitato un effetto restrittivo solo sulle politiche di offerta del credito al consumo. Per il trimestre in corso, su tali tipologie di prestiti le banche si attendono un impatto accomodante. Nel primo semestre del 2025 gli intermediari hanno segnalato un allentamento dei criteri di offerta per il settore dei servizi. Nel semestre in corso, le banche si attendono di mantenere i criteri invariati. Nei dodici mesi terminanti in giugno i cambiamenti climatici hanno contribuito all’allentamento delle politiche di offerta e all’aumento della domanda per i prestiti erogati alle imprese green e a quelle in transizione; per le imprese brown, è stato segnalato un effetto negativo sui criteri di concessione e sulla richiesta di finanziamenti. Gli intermediari hanno anche segnalato un effetto positivo sulle politiche di offerta e sulla domanda di mutui per gli edifici ad alta e media prestazione energetica. Nei prossimi
dodici mesi le banche si attendono andamenti simili. Nel primo semestre del 2025 la variazione della liquidità in eccesso detenuta dalle banche
presso l’Eurosistema non avrebbe influenzato i criteri di offerta e i volumi erogati. Anche nel semestre in corso, le banche non si attendono effetti significativi.

Cdp in campo per sostenere la ripresa nel Rio Grande do Sul in Brasile dopo l’alluvione

Favorire la ripresa economica della regione del Rio Grande do Sul in Brasile, colpita dall’alluvione nell’aprile 2024, e contribuire all’espansione del portafoglio ESG di Banco do Brasil. Questi gli obiettivi del finanziamento d 250 milioni di euro, firmato a Roma, concesso da  Cassa Depositi e Prestiti con garanzia Sace per l’80%, alla banca brasiliana – tra le principali del Paese e controllata dallo Stato. L’operazione mira a potenziare le linee di credito destinate a progetti con finalità ambientali e sociali di Banco do Brasil, riservando una quota di 125 milioni di euro, pari al 50% del totale, a sostegno di iniziative nei territori più colpiti dalle inondazioni nell’area meridionale del Paese. Le risorse saranno utilizzate per realizzare progetti di sviluppo sostenibile tramite prestiti che la banca brasiliana concederà direttamente a enti locali e imprese. Tra gli interventi già individuati figurano attività di ripavimentazione e miglioramento dei sistemi di drenaggio in municipalità gravemente danneggiate dagli eventi alluvionali, la ricollocazione e ricostruzione di magazzini aziendali distrutti e finanziamenti da destinare alle PMI danneggiate. Il finanziamento permetterà anche di promuovere iniziative in settori chiave individuati nel framework ESG di Banco do Brasil, come fonti rinnovabili, efficienza energetica, edilizia a basso impatto, trasporti green e inclusione sociale, e contribuirà anche al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, in particolare quelli legati alla crescita economica, all’innovazione e alla cooperazione internazionale.

Il forte legame storico e culturale tra l’Italia e la regione del Rio Grande do Sul, dove si stima che circa il 40% della popolazione abbia origini italiane, conferisce ulteriore valore strategico all’operazione. In quest’ottica, CDP e SACE favoriranno nuove opportunità per le aziende italiane interessate a sviluppare o rafforzare la propria presenza in Brasile, attraverso attività di promozione imprenditoriale e di business matching. L’operazione si inserisce nel più ampio processo di rafforzamento dei rapporti tra Italia e Brasile, secondo partner commerciale dell’Italia in America Latina, con un interscambio bilaterale superiore ai 10 miliardi di euro nel 2024 e una presenza crescente di realtà italiane nei settori strategici per la transizione verde e digitale. Il consolidamento dei rapporti riflette il crescente impegno italiano nella regione, concretizzatosi lo scorso anno con una missione di sistema guidata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI). Edmondo Cirielli,  viceministro  degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha commentato: «Sono lieto di vedere i risultati concreti della sinergia assicurata dalle presidenze G7 e G20 dell’Italia e del Brasile lo scorso anno. Questa iniziativa riflette l’approccio dell’Italia alla cooperazione internazionale e alla diplomazia economica. Rafforza i nostri legami storici con il Brasile e promuove un impegno congiunto per la crescita sostenibile e la ricostruzione di una regione con profonde radici italiane».

«L’operazione con Banco do Brasil – ha dichiarato Darko Scannapieco, amministratore delegato  di Cassa Depositi e Prestiti – si inserisce pienamente negli obiettivi del Piano Strategico 2025-2027 di CDP che promuove interventi a sostegno della crescita sostenibile dei Paesi partner. Intervenire a favore della regione del Rio Grande do Sul significa accompagnare un territorio duramente colpito dagli eventi atmosferici in un percorso di ricostruzione e crescita, rafforzando al contempo legami economici e culturali profondi tra Italia e Brasile e creando nuove opportunità per le imprese italiane».

«SACE conferma la propria missione di sostenere, con strumenti innovativi, la crescita sostenibile delle imprese italiane all’estero ed è orgogliosa di svolgere un ruolo centrale in questa operazione che promuove interventi in settori strategici per lo sviluppo sostenibile – ha affermato Alessandra Ricci, amministratrice delegata di Sace- Attraverso la nostra garanzia, favoriamo non solo la ripresa di un’area colpita duramente, ma stimoliamo anche il dialogo tra Italia e Brasile che si traduce in opportunità concrete grazie al forte impegno di SACE nel facilitare investimenti e sinergie tra i due Paesi. Siamo convinti che la collaborazione tra istituzioni sia la chiave per rispondere efficacemente alle sfide globali».

Secondo Josè Ricardo Sassero , Government Affairs and Sustainability Chief Officer e Senior Vice-President del Banco do Brasil, «l’operazione firmata con CDP e SACE rafforza l’impegno del Banco do Brasil per lo sviluppo sostenibile del Paese. Questa strategia è anche allineata con la nostra azione alla COP30, in particolare nell’asse “Giustizia climatica e impatti sociali del cambiamento climatico”, riaffermando il ruolo del Banco do Brasil come agente di trasformazione e partner del Brasile nei momenti decisivi»

 

Aree idonee rinnovabili, Pichetto: “Stiamo definendo la revisione del decreto”

A prescindere da quale sarà l’esito del ricorso al Consiglio di stato sul decreto aree idonee per le rinnovabili da parte del Ministero dell’ambiente una revisione del testo sarà effettuata “nel più breve tempo possibile”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, a margine di un evento del Gse. “Il ricorso al Consiglio di Stato riguarda un filone. Dall’altra parte però noi stiamo anche per rispondere a quello che è un vuoto normativo”, spiega il ministro aggiungendo che “nei prossimi giorni dovremmo definire” l’intervento che potrebbe essere una norma primaria o solo un decreto interministeriale.

 

Nasce “Open-es Ecogenius”, suite di strumenti digitali per le imprese. Semplifica il percorso sugli obiettivi Esg

All’interno dell’alleanza di sistema Open-es, Accenture ha collaborato per la realizzazione di “Open-es ECOgenius”, una suite digitale dove le imprese potranno trovare strumenti semplici e intuitivi per rispondere alle sfide di misurazione e di sviluppo consapevole, raggiungendo gli obiettivi di business in maniera efficiente ed efficace. Accenture ha contribuito alla progettazione, allo sviluppo e all’implementazione della suite, che riunisce in un unico spazio digitale strumenti basati sull’intelligenza artificiale per fornire a tutte le aziende, con un approccio pragmatico e concreto, soluzioni per una strategia di mercato maggiormente competitiva, integrando risultati in ambito economico e di impatto. Progettata per essere user-friendly, “Open-es ECOgenius” rende accessibili dati e linee guida anche alle organizzazioni che hanno meno familiarità con le tematiche connesse alla sostenibilità. Questo consente alle imprese di rispondere, insieme ai propri partner finanziari e industriali lungo le filiere, a sfide chiave per il nostro sistema produttivo. Nella sua versione di lancio, disponibile direttamente nella piattaforma gratuita Open-es, consente di accedere al Carbon Estimator, strumento validato da RINA come conforme al GHG Protocol Standard, che guida in maniera semplice le aziende nella raccolta dei dati e nella stima delle emissioni, tenendo conto delle specificità dei diversi settori industriali. Oltre a questo primo strumento, lo spazio digitale si arricchirà progressivamente di nuovi moduli e soluzioni per l’identificazione, miglioramento e scambio dei dati relativi alle diverse esigenze di sviluppo delle imprese. “In Accenture, ci impegniamo a sviluppare strumenti pratici e accessibili che supportino la trasformazione sostenibile delle imprese e delle loro filiere. Siamo quindi orgogliosi di collaborare con Open-es, mettendo a disposizione le nostre competenze in sostenibilità, decarbonizzazione e digitalizzazione” ha dichiarato Fausto Torri, Responsabile dell’area Energy, Utility, Chimica e Risorse Naturali di Accenture per Italia, Europa Centrale e Grecia. “Crediamo che Open-es ECOgenius possa rappresentare un valido supporto per semplificare il percorso delle piccole e medie imprese ai temi della sostenibilità, rendendo i loro impegni in termini di efficienza non solo obiettivi raggiungibili e misurabili, ma anche un vantaggio competitivo nei rispettivi settori di business”. “Questa novità è un risultato rappresentativo dello spirito che caratterizza tutti i partner dell’alleanza Open-es. Ascolto delle imprese, collaborazione orientata all’innovazione e approccio pragmatico per supportare tutte le realtà lungo le catene del valore nella sfida per migliorare la propria competitività in un contesto di mercato in transizione. Questo approccio ci ha permesso di arricchire la piattaforma Open-es con un nuovo ambiente che grazie al “genius” umano e tecnologico consente di coniugare semplicità e accuratezza. Questa è l’equazione che Open-es sta contribuendo a risolvere ormai da quattro anni e con l’avvio di questa suite digitale si aggiunge un nuovo importante elemento per una soluzione concreta alla portata di tutti” ha commentato Stefano Fasani, Program Manager di Open-es.

Protocollo di intesa tra Iren e Egyptian Electronics Recycling per il recupero di materie prime critiche

Il Gruppo Iren ed Egyptian Electronics Recycling Co., azienda egiziana attiva nel settore del riciclo dei rifiuti elettronici, hanno firmato un protocollo d’intesa   volto ad esportare in Egitto il know-how della multiutility nel recupero di metalli preziosi e materie prime critiche. L’iniziativa rappresenta infatti un ulteriore importante passo avanti verso la diffusione internazionale di modelli di economia circolare. L’Egitto difatti è il maggiore produttore di rifiuti elettronici del continente africano, con una stima annuale di oltre 700.000 tonnellate e un notevole potenziale di crescita nel tasso di recupero. Il protocollo prevede una collaborazione tra Iren ed EERC per valutare la fattibilità di realizzare in Egitto impianti di recupero dei metalli preziosi analoghi a quello inaugurato da Iren a Terranuova Bracciolini (Arezzo) negli scorsi mesi. L’obiettivo è replicare la tecnologia idrometallurgica innovativa e a basse emissioni di carbonio utilizzata in questo impianto modulare per estrarre, da circuiti stampati e schede elettroniche a fine vita, materiali ad alto valore come oro, argento e rame. Luca Dal Fabbro, Presidente del Gruppo Iren, ha dichiarato: “Questa collaborazione fra il Gruppo Iren ed EERC rientra pienamente nello spirito del Piano Mattei e in linea con la normativa nazionale ed europea sullo sviluppo dell’approvvigionamento delle materie prime critiche, anche tramite partnerships internazionali. L’accordo raggiunto dimostra che grazie allo sviluppo di tecnologie innovative e con spirito imprenditoriale possiamo migliorare la gestione dei rifiuti elettronici e la disponibilità di materiali strategici attraverso processi circolari innovativi soprattutto in aree del mondo dove è più necessario, come nelle grandi aree metropolitane, una fra tutte Il Cairo”.

Eurostat: le entrate fiscali ambientali registrano un leggero aumento nel 2023

Nel 2023, il gettito fiscale ambientale nell’UE è ammontato a 341,5 miliardi di euro , rispetto ai 334,6 miliardi di euro del 2022, con un aumento del 2,1% (+6,9 miliardi di euro). Nonostante questo aumento, la quota delle imposte ambientali nel prodotto interno lordo (PIL) dell’UE è scesa dal 2,4% nel 2010 al 2,0% nel 2023. Nello stesso periodo, il gettito delle imposte ambientali in percentuale delle entrate governative totali derivanti da imposte e contributi sociali è sceso dal 6,3% al 5,1%. Così Eurostat in una nota.
A livello UE, nel 2023, le imprese hanno generato la maggior parte delle entrate fiscali ambientali, rappresentando il 49,4% del totale. La maggior parte di questo contributo aziendale è derivato da aziende del settore manifatturiero, edile, minerario e dei servizi pubblici (23,6%) e dal settore dei servizi (25,8%).
A livello nazionale, le società hanno contribuito in media alla metà delle entrate fiscali totali nella maggior parte dei paesi dell’UE, con le quote più elevate in Repubblica Ceca (81,2%), Estonia (80,3%) e Romania (79,1%) e quelle più basse in Austria (33,6%), Lussemburgo (34,9%) e Irlanda (38,0%).
Le famiglie hanno contribuito per il 48,3% al gettito fiscale ambientale totale. In 15 paesi dell’UE, le famiglie hanno versato oltre il 40% del gettito fiscale ambientale totale, con percentuali che variano dal 41,5% in Ungheria al 60,3% in Irlanda. Solo in pochi Paesi i non residenti hanno contribuito in modo significativo alle entrate derivanti dalle imposte ambientali, con la quota più elevata in Lussemburgo (48,7%), ben al di sopra di Malta (17,4%) e Austria (14,1%).

Contratti, sottoscritto il rinnovo  per le cooperative metalmeccaniche

È stato ufficialmente sottoscritto il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro delle cooperative metalmeccaniche e impiantistiche. Il contratto, scaduto a giugno 2024, interessa circa 300 imprese cooperative e oltre 15.000 addetti sul territorio nazionale. L’ipotesi di accordo era stata siglata in data 17 giugno e, a seguito della consultazione certificata delle lavoratrici e dei lavoratori, che ha registrato un consenso del 98%, si è proceduto allo scioglimento della riserva delle organizzazioni sindacali e alla firma del testo del contratto collettivo nazionale. Così come, rispettivamente in data 10 luglio e in data 17 luglio, hanno sciolto la loro riserva sulla sottoscrizione del CCNL anche Agci Produzione e Lavoro e Confcooperative Lavoro e Servizi. L’intesa è stata sottoscritta dalle organizzazioni sindacali Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil, rappresentate rispettivamente dai Segretari generali Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella, e dalle centrali cooperative Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi e Agci Produzione e Lavoro, rappresentate rispettivamente dal Vicepresidente Vicario Andrea Laguardia, dal Presidente Massimo Stronati e dal Coordinatore del Settore Produzione e Lavoro Nicola Ascalone, alla presenza delle delegazioni trattanti. Il nuovo contratto, valido dal 1° luglio 2024 al 30 giugno 2028, rafforza le tutele salariali e normative delle lavoratrici e dei lavoratori del settore, con un aumento economico minimo di 200 euro al termine del quadriennio al livello C3, il rafforzamento del sistema di welfare, il mantenimento della clausola di salvaguardia sull’IPCA, l’implementazione delle causali contrattuali per la proroga dei contratti a termine e l’aggiornamento di istituti contrattuali rilevanti come orari di lavoro, congedi mercato del lavoro e relazioni sindacali. Con questo rinnovo, le parti sociali confermano il valore della contrattazione nazionale come strumento essenziale per tutelare il lavoro e rafforzare il potere di acquisto di soci e lavoratori, valorizzando al contempo le specificità del sistema cooperativo.

Maria Cristina Carlini

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