IL DECRETO OMNIBUS ECONOMIA

Il Senato ponga fine all’illogica e pericolosa esclusione di 5mila opere FOI dalle compensazioni degli extracosti

Se si segue il groviglio delle norme sovrapposte e spesso contraddittorie che si sono susseguite dal 2022 per far fronte agli aumenti di costi che hanno rischiato di paralizzare i cantieri Pnrr e non-Pnrr non si riuscirà a capire l’ultimo nodo che resta da risolvere per garantire equità, equilibrio economico e una conclusione dei lavori senza scossoni: l’esclusione delle opere finanziate inizialmente con il “Fondo per l’avvio di opere indifferibili” (FOI) – che agiva sull’aggiornamento dei prezzi nella fase di gara – da qualunque meccanismo compensativo in fase di esecuzione.

Il Parlamento e il Governo (soprattutto il Mef), in più occasioni chiamati a legiferare sulla questione, hanno sempre opposto un rifiuto a una soluzione definitiva del problema, sottovalutando la questione e preferendo trincerarsi dietro una norma che è stata interpretata (illogicamente) come un divieto assoluto.

Meglio allora tentare adesso – prima che la questione torni in settimana al Senato – un ragionamento semplificato, rafforzato da qualche numero, per arrivare al punto. E il numero che conta è 5.000: tanti sono – secondo Ance – ancora i cantieri interessati da questa esclusione, per un investimento totale di 22 miliardi (rispetto a un numero iniziale di 7.821 opere finanziate con il FOI per 41,2 miliardi di investimento). Non proprio noccioline.

Ma torniamo al nostro ragionamento.

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