PROTOCOLLO TRA CONFERENZA REGIONI E GESTORI PATRIMONIO ERP
Regioni e Federcasa: “Sul piano casa il governo collabori. Incentivi, fondi e riqualificare subito 86mila alloggi Erp sfitti”
Il messaggio a Salvini del presidente delle Regioni Fedriga: “Superare la logica dell’intervento frammentato, bisogna costruire una politica strutturale con una governance multilivello che valorizzi il ruolo delle autonomie locali, degli enti gestori e del partenariato sociale”. Il coordinatore Infrastrutture per la Conferenza delle Regioni, Marco Scajola: “Chiediamo la riattivazione dell’Osservatorio per la condizione abitativa al Mit, promuoveremo il coordinamento con gli Osservatori regionali e gli enti che gestiscono il patrimonio di edilizia residenziale”. Il presidente Federcasa, Marco Buttieri: “Il Pnrr ha messo a disposizione 1,38 miliardi per la riqualificazione energetica di alloggi Erp, richieste per 3 miliardi. Con Bocconi un progetto da presentare alla Bei: per l’Italia ci sono 5 miliardi, ci candidiamo ad averne 2,5”.

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IN SINTESI
Le Regioni e i gestori del patrimonio di edilizia residenziale pubblica battono un colpo con un messaggio chiaramente rivolto al governo: il Piano casa non si può fare senza di noi. L’occasione per far sentire la propria voce è la firma di un protocollo fra la Conferenza delle Regioni e Federcasa, l’associazione che rappresenta 85 aziende (in prevalenza regionali) di gestione di alloggi popolari: l’obiettivo del protocollo è “rilanciare le politiche abitative”.
Fedriga: serve una governance multilivello

A dare il senso politico all’operazione è il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. “L’emergenza abitativa – dice Fedriga – non è il frutto di una contingenza. E la risposta deve essere una politica abitativa strutturale e duratura. È necessario superare la logica dell’intervento frammentato e costruire una governance multilivello che valorizzi il ruolo delle autonomie locali, degli enti gestori e del partenariato sociale”. Governance multilivello: la politica della casa è costituzionalmente competenza delle Regioni che “hanno una funzione strategica” e non si può pensare a un Piano casa che le escluda. Programmazione, gestione e innovazione sono funzioni e competenze appartenenti alle Regioni. Solo con una politica condivisa il Piano casa potrà superare lo “stratificarsi di criticità”: la progressiva riduzione dell’offerta pubblica, la frammentazione delle risposte territoriali, l’assenza di una strategia nazionale coerente e la crescente pressione del mercato privato.
“A tutto ciò – ha detto ancora Fedriga – si aggiungono le trasformazioni demografiche e sociali che modificano profondamente la domanda: nuclei familiari più piccoli, mobilità lavorativa, invecchiamento della popolazione, nuove vulnerabilità”. Fra le risposte da dare con la nuova stagione: promuovere la rigenerazione del patrimonio esistente, incentivare forme di abitare collaborativo e sostenere l’accesso alla casa anche per quelle fasce di popolazione che, pur non rientrando nei criteri tradizionali, vivono una condizione di instabilità abitativa.
Marco Scajola: far rinascere l’Osservatorio al Mit

D’altra parte, per conoscere non si può non coinvolgere chi opera sul territorio. Per rilanciare le politiche abitative – dice il protocollo – occorre partire da alcune azioni di base: anzitutto “attivare una ricognizione del patrimonio abitativo a livello regionale per censire gli immobili destinati alle politiche pubbliche dell’abitare e, contemporaneamente, individuare il fabbisogno abitativo delle famiglie italiane sulla base delle necessità emergenti di una parte di popolazione a rischio esclusione”. Il coordinatore Infrastrutture, Mobilità e Gestione del territorio della Conferenza delle Regioni, Marco Scajola, assessore in Liguria, che ha concretamente firmato il protocollo: “Chiediamo la riattivazione dell’Osservatorio per la condizione abitativa al Mit, promuoveremo il coordinamento con gli Osservatori regionali e gli enti che gestiscono il patrimonio di edilizia residenziale”.
Il protocollo mette anche sul piatto le misure finanziarie in cui dovrebbe concretizzarsi la nuova politica abitativa: più fondi statali, perché i 660 milioni del piano casa sono una buona base di partenza ma non bastano; fiscalità agevolata sugli alloggi Erp ed Ers; veicoli di finanziamento europei come i mutui Bei; fondi immobiliari privati.
L’intervento urgente sugli alloggi sfitti

C’è un ulteriore aspetto, più immediato, su cui ha molto battuto il presidente di Federcasa, Marco Buttieri. “Ci sono in questo momento – ha detto – 86mila alloggi che sono sfitti perché hanno bisogno di manutenzione straordinaria o di riqualificazione. Rendere immediatamente utilizzabili con un intervento straordinario questi alloggi, dando un’abitazione a 86mila famiglie che ne hanno bisogno sulle 250mila che oggi aspettano una casa, è la prima urgenza. Per fare questo servono subito stanziamenti aggiuntivi”. Anche qui si evidenzia una criticità dell’azione del governo centrale, considerando che al momento i fondi per il Piano casa sono spendibili a partire dal 2027.
Buttieri ha anche insistito sulla necessità di guardare all’Europa che pure si sta muovendo, per la prima volta, sulle politiche abitative. “Abbiamo avuto – ha detto – interlocuzioni con il nuovo commissario europeo all’Housing Dan Jorgensen e con la presidente della commissione speciale HOUS Irene Tinagli e siamo convinti che proprio dall’Europa potremo recuperare le risorse necessarie per la valorizzazione del nostro patrimonio immobiliare pubblico, cogliendo tutte le opportunità che si renderanno disponibili”.
Il Pnrr e i finanziamenti Bei
Due esempi concreti rendono bene l’orizzonte in cui si sta muovendo Buttieri, a un anno dalla sua elezione alla presidenza. Il primo è quello della misura M7-17 del Pnrr per l’efficientamento energetico degli alloggi pubblici. “C’erano disponibili un miliardo e 380 milioni, le nostre aziende hanno presentato 52 proposte per un investimento di tre miliardi”. A operare concretamente, ricevendo i fondi, sono le Esco, ma la proposta è appannaggio delle aziende di gestione del patrimonio. Buttieri non lo dice esplicitamente, ma la sua speranza è che con la revisione finale del Pnrr, che sarà presentata a giorni dal governo italiano a Bruxelles, possano arrivare ulteriori fondi su questa misura.
Il secondo riferimento a opportunità concrete Buttieri lo fa parlando dei 5 miliardi di finanziamenti che la Bei metterà a disposizione dell’Italia per iniziative sulla casa. “Stiamo realizzando con l’Università Bocconi – ha detto Buttieri – un progetto che siamo certi ci metterà in condizioni di candidarci a 2-2,5 miliardi di quei finanziamenti”. Di più Buttieri non ha voluto dire.
Per ribadire la profonda conoscenza che le aziende regionali di gestione hanno della questione abitativa sono stati dati, collegati al protocollo, alcuni numeri fondamentali sul disagio abitativo. Un modo anche per dire che questa conoscenza va approfondita e costantemente aggiornata, a livello regionale e nazionale.
I numeri del disagio abitativo
Il disagio abitativo – dice la nota elaborata – in Italia riguarda già oltre 1,5 milioni di famiglie, il 78% delle quali vivono in locazione. “La situazione – dice il documento – rischia di aggravarsi a causa di una marginalità sociale più estesa: la perdita di potere d’acquisto degli italiani (-8,7% dal 2016 al 2024) sommata alla crescente indisponibilità di offerta abitativa sul mercato, con conseguente aumento dei prezzi di affitto e mutuo (il canone di locazione medio è aumentato del +8,2% dal 2021 al 2024), finisce per far superare l’indice di sostenibilità convenzionalmente fissato al 30% del reddito familiare (il cosiddetto “Affordability index”)”.
Le categorie a rischio
In questo quadro, la nota delinea le categorie a maggiore rischio. “Già nel 2021 i singles – dice il documento – hanno superato le coppie con figli, che soltanto al Sud Italia costituiscono ancora la maggioranza dei nuclei familiari. La crescita della composizione mono-nucleo determina quindi un aumento del numero assoluto di famiglie che nelle previsioni Istat passano dai 25,3 milioni registrati nel 2021 ai 26,3 milioni previsti nel 2041, quando oltre il 60% delle persone sole sarà composta da over 65”. Di conseguenza, si stima l’aumento della domanda di abitazioni da parte di una popolazione sempre più anziana e con minore disponibilità economica connessa all’uscita dall’età lavorativa. Rischiano di più le persone in affitto, più esposte alla condizione di disagio economico: il 21,6% di chi vive in locazione è povero contro il 4,7% di chi vive in case di proprietà.