CENTRO CIRO COLONNA

Ponticelli a Napoli, rigenerazione difficile ma continua con le associazioni PROTAGONISTE contro la povertà educativa

14 Lug 2025 di Nicola Pini

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Ponticelli a Napoli, rigenerazione difficile ma continua con le associazioni PROTAGONISTE contro la povertà educativa

La storia che proviamo qui a raccontare, quella del centro Ciro Colonna di Ponticelli, a Napoli, esemplifica nel bene e nel male diversi aspetti che caratterizzano molte delle esperienze di rigenerazione urbana trainate da imprese non profit. Le opportunità e allo stesso tempo le difficoltà legate al riutilizzo di beni pubblici in stato di abbandono e dunque da ristrutturare, la faticosa ricerca di finanziamenti, l’ideazione di strumenti di gestione che compongano l’interesse pubblico con il privato, lo scoglio rappresentato da una burocrazia che spesso complica e allunga i tempi dei progetti anche quando ne condivide le finalità di promozione sociale.

Nel caso di Ponticelli, un quartiere ad alta densità abitativa che fa parte del municipio 6 di Napoli (120mia abitanti), l’idea di creare un centro polifunzionale a gestione pubblico-privata destinato in particolare ai giovani, risale al 2016. Il 7 giugno di quell’anno venne ucciso per uno scambio di persona  Ciro Colonna, un ragazzo di 19 anni, mentre si trovava in strada con un gruppo di coetanei. “La motivazione  che ci ha mosso allora – racconta Bruno Esposito dell’Associazione Maestri di Strada – è stata quella di pensare che se ci fossero stati più luoghi sicuri in grado di accogliere i giovani del territorio, non ci sarebbe stata questa un’ennesima vittima innocente di camorra”. Nel 2017 l’associazione chiede di poter utilizzare i locali di un edificio scolastico pubblico di Via Curzio Malaparte 42, ormai del tutto in disuso.

Maestri di Strada è stata la capofila di questo progetto, a cui si sono poi affiancate una decina di altre associazioni del terzo settore con l’intento di dare vita a un polo con finalità aggregative, educative, culturali, sportive e per sostenere forme di sviluppo di impresa e di autoimpiego, come ha spiegato lo stesso Esposito alla rassegna “Città in scena” di Firenze

Oggi, a nove anni, di distanza il centro è una realtà attiva, ospita iniziative culturali e laboratori per i bambini a rischio di dispersione scolastica. Sono state ultimate una palestra e una cucina a servizio della futura mensa sociale di quartiere e sono in corso i lavori per il rifacimento dell’impianto elettrico. Ma molto resta da fare per rendere pienamente fruibile un edificio importante, con 30 aule, 4.000 metri quadrati coperti e altri 2.000 di spazio esterno: edificio che “senza l’impegno delle associazioni sarebbe divenuto l’ennesima discarica a cielo aperto o un centro di attività della camorra”, sottolinea Esposito, che stima in 1,5 milioni, il costo della completa ristrutturazione.

La cronaca di questi anni dà conto dell’impegno profuso e, appunto, delle grandi difficoltà affrontate. Inizialmente il Comune di Napoli decise di emettere un avviso pubblico per l’assegnazione di due terzi dell’edifico, lasciando alla scuola la restante parte. L’Associazione Maestri di Strada fu l’unica a presentarsi al bando aggiudicandosi la concessione per 12 anni con un canone calmierato in cambio dell’impegno a effettuare lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria e miglioramento energetico sull’intero edificio nell’edificio. La struttura viene materialmente consegnata nel luglio del 2019. L’anno successivo l’arrivo del SuperBonus 110% sembra offrire una possibilità insperata di procedere con i lavori di ristrutturazione a costi minimi.

Ma l’operazione va in porto solo a metà. “Una serie di problemi, in larga misura legati ad inadempimenti da parte dell’amministrazione comunale, ha determinato enormi ritardi e ingentissime spese da parte dell’associazione”, spiega Esposito. Gli enti no profit hanno dovuto pagare 45 mila euro al Comune per ottenere un nuovo contratto di affitto (scadenza 2034) sull’intero stabile, passaggio preliminare per il via libera ai lavori, e spenderne altri 50mila per regolarizzare l’accatastamento dell’edificio, che pur essendo di proprietà pubblica risultava non correttamente registrato. I lavori sono stati di conseguenza avviati in ritardo e non hanno potuto godere di tutte le agevolazioni previste inizialmente. Il tetto è stato comunque completamente ripristinato, garantendo l’impermeabilizzazione, la messa in sicurezza antisismica e la possibilità di installare un impianto fotovoltaico. Altri lavori di riqualificazione degli spazi interni proseguono grazie al sostegno di vari finanziatori privati, tra i quali Fondazione Prosolidar, Con i Bambini Impresa Sociale, Fondazione Con il Sud, Fondo per la Repubblica Digitale. Gli spazi della ex scuola, sono stati suddivisi in base alle funzioni assegnate, in 12 unità distinte alle diverse associazioni: c’è l’area per la formazione professionale, quella per le famiglie, per la consulenza psicologica, musica,  teatro, palestra, cucina ecc .

Dal punto di vista gestionale gli enti del terzo settore hanno formalizzato nel 2022  la loro collaborazione in una Associazione Temporanea di Scopo. E successivamente, nel luglio del 2024, alcuni di questi stessi enti insieme a due istituti scolastici pubblici napoletani (Aldo Moro e Porchiano Bordiga) e due imprese profit del territorio (la Hitachi rail e un esercizio commerciale) hanno costituito la Fondazione di Partecipazione Impresa Sociale “Napoli Est – Ciro Colonna”: assetto giuridico che consentirà anche lo svolgimento di attività commerciali, fondamentali per finanziare i lavori e le attività non profit.

“Per terminare la ristrutturazione – spiega ancora Esposito – ora puntiamo a ottenere le agevolazioni del Conto termico, che nella sua ultima versione comprende anche le realtà del terzo settore, ed è pronto il progetto per l’installazione sul tetto di pannelli fotovoltaici da 200 kw destinati oltre che all’autoconsumo alla creazione di una Comunità energetica rinnovabile solidale in grado di distribuire energia sul territorio” .

L’obiettivo del progetto resta quello di “partenariato pubblico-privato volto ad attivare percorsi di co-progettazione di servizi socio-educativi e culturali”: da un lato si vuole contrastare la povertà educativa e l’abbandono scolastico con un programma di Tempo Pieno gestito insieme alle scuole e agli altri servizi territoriali; dall’altro si pensa a uno sviluppo del Centro non solo per l’offerta e la fruizione culturale, ma anche per la produzione artistico-culturale dal basso (laboratori per i giovani). Inoltre la Cucina e la Mensa sociale daranno opportunità di impiego e occasioni di convivialità ed aggregazione per la comunità locale.

Le associazioni chiedono al Comune di Napoli non finanziamenti ma un maggiore coinvolgimento.“Nelle dichiarazioni pubbliche si riconosce il valore dei nostri progetti. Ma da un punto di vista formale non c’è un vero riconoscimento. Noi abbiano chiesto più volte che il Ciro Colonna venga considerato uno dei centri educativi polifunzionali del Comune, che ne ha già quattro, perché questo passaggio ufficiale ci permetterebbe di interloquire meglio con le scuole e le altre realtà del territorio. Così come attendiamo che l’amministrazione risponda all’invito della nostra Fondazione di nominare un suo rappresentante nel nostro CdA, così come ha già fatto l’Università Federico II di Napoli”.

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