LA SITUAZIONE DOPO L'ANNUNCIO DI SALVINI ALL'ASSEMBLEA ANCE

Caro materiali, i 660 mln di cassa accelerano i pagamenti, ma le imprese attendono ancora 2,25 miliardi per il 2022-24

La firma del decreto da parte del ministro pone le condizioni per effettuare i pagamenti che ora richiedono però il passaggio delle risorse prima agli enti attuatori e poi da questi alle imprese appaltatrici. In attesa di riparto 1.492 milioni per la seconda metà del 2024, ma anche qui si ripropone il problema della mancanza di cassa: lo scorso anno si trovò una soluzione parziale con l’assestamento del bilancio del Mit. Per il 2025 la strada è tutta in salita: la legge di bilancio ha stanziato 300 milioni ma l’Ance stima un fabbisogno di 1,8 miliardi. Il rischio di creare tensioni sul completamento del Pnrr.

25 Giu 2025 di Giorgio Santilli

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Caro materiali, i 660 mln di cassa accelerano i pagamenti, ma le imprese attendono ancora 2,25 miliardi per il 2022-24

La boccata d’ossigeno di 660 milioni di cassa per il caro materiali, annunciata dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, all’assemblea nazionale dell’Ance, è un passaggio decisivo per accelerare i pagamenti alle imprese appaltatrici, ma non chiude affatto la partita delle compensazioni per i rincari registrati nel 2022-2023 per i lavori pubblici, Pnrr e non-Pnrr. Le imprese devono infatti ricevere ancora 2,25 miliardi di pagamenti per i maggiori costi sopportati nel 2022-2024, mentre, sul fronte della competenza, i 300 milioni stanziati dalle legge di bilancio 2025 per l’anno in corso saranno del tutto insufficienti a coprire il fabbisogno, stimato dall’Ance in 1,8 miliardi.

Il ritardo nei pagamenti è dovuto, in gran parte, proprio alla mancanza di “cassa” che affligge questi provvedimenti praticamente dall’origine e che impedisce di pagare per tempo le imprese, nonostante le risorse siano state in buona parte già ripartite ai soggetti attuatori sulla base delle disponibilità di competenza.

Salvini è riuscito ora con il proprio decreto, agendo su fondi propri del ministero, a recuperare una parte della cassa necessaria per “chiudere” le pendenze relative al secondo semestre 2022 e al secondo trimestre 2024. Per il primo periodo si tratta di completare il pagamento di 510 milioni per cui è stato pagata finora solo un’anticipazione del 50%. Questo importo è relativo solo a opere non prioritarie (cioè che non siano né Pnrr, né Pnv, Né commissariate).

Per il 2024 le risorse recuperate dal ministro andranno ad alimentare il pagamento di 433 milioni relativi alla seconda finestra. Resterò ancora scoperta la sconda metà dell’anno. La terza e quarta finestra possono contare su risorse di competenza ancora da ripartire presso i soggetti attuatori rispettivamente per 454 milioni e 1.038 milioni. Totale: 1.492 milioni. Qui non solo non c’è il riparto, ma la cassa è tutta da trovare. Si potrebbe forse dire che non si procede con il ritardo proprio perché non c’è cassa.

Lo scorso anno, di fronte alle stesse difficoltà, la soluzione fu trovata all’interno dell’assestamento di metà anno del bilancio del ministero delle Infrastrutture. Non si può escludere che, dopo aver raschiato il barile, la soluzione possa essere la stessa anche quest’anno, per una somma almeno parziale del miliardo e mezzo mancante. Bisogna capire, in altre parole, se Salvini considera chiusa la partita, per quest’anno, con il reperimento dei 660 milioni o se farà uno sforzo per rendere disponibile almeno un’altra quota di cassa.

Queste due finestre 2024 riguardano anche le opere Pnrr: sembrerebbe strano che il ministero – e il governo più complessivamente – non si adoperassero al meglio per risolvere le criticità che colpiscono gli appaltatori (con il rischio di strozzature di liquidità e crisi aziendali) proprio nel momento in cui gli si chiede il massimo sforzo, a pieno regime, per il completamento del Pnrr.

Per il 2025, infine, la strada è tutta in salita. La legge di bilancio ha sì prorogato a quest’anno l’operatività delle misure per compensare il caro materiali che nel 2022-2023 ha creato un vero e proprio scalino verso l’alto dei costi delle opere, che si continua a pagare nel tempo, ma ha disposto solo un “cip” di 300 milioni, molto distante dal fabbisogno stimato dall’Ance a 1,8 miliardi. Anche questa quota rischia di avere ripercussione sul completamento del Pnrr.

 

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