L'ASSEMBLEA ANCE/1

Brancaccio: “Casa, città, Fs, acqua, clima: serve agenda ordinata ‘modello Pnrr’ per il dopo-2026. Con i tempi giusti della programmazione”

La presidente dei costruttori invita ad “andare oltre il dibattito proroga SI/proroga NO del Pnrr” e a dotarci di strumenti nuovi”: un’agenda chiara che identifichi le priorità per il Paese e, al centro del nuovo sistema, una programmazione che definisca “i tempi giusti”, garantisca le risorse necessarie, crei le condizioni per uno sviluppo lungo e costante nel tempo. Lo studio del Cresme sui “tempi giusti”.

25 Giu 2025 di Giorgio Santilli

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Brancaccio: “Casa, città, Fs, acqua, clima: serve agenda ordinata ‘modello Pnrr’ per il dopo-2026. Con i tempi giusti della programmazione”

ASSEMBLEA ANNUALE ANCE 2025

Federica Brancaccio all’Assemblea 2025 dell’Ance

Anche se non mancano le difficoltà nella fase di attuazione, il Pnrr “ha introdotto un nuovo modello decisionale e di gestione con target chiari, obiettivi precisi, risorse certe e riforme: ci ha fatto fare passi avanti da gigante e potrebbe funzionare ovunque”. Se fosse utile, Federica Brancaccio sarebbe forse pronta a proporre dieci, cento, mille Pnrr, per ciascuna delle urgenze e priorità italiane del dopo-2026, dalle casa alle risorse idriche, dal completamento della rete ferroviaria al dissesto idrogeologico, dalle infrastrutture per l’adattemtno climatico alla rigenerazione urbana. Più semplicemente, parlando all’assemblea nazionale dell’Ance, la presidente dei costruttori individua nel “modello Pnrr” la cerniera fra il presente (fatto da ritardi nell’attuazione delle opere, ma meno di quanto dicano i dati ufficiali) e il futuro (tutto da inventare).

Primo, scacciare i fantasmi del passato, perché non tornino. “È il momento – dice Brancaccio – di archiviare definitivamente i vecchi paradigmi che hanno segnato i primi anni 2000: tagli sistematici a sanità, scuola e infrastrutture. Misure frammentarie e discontinue, competenze sovrapposte e spesso in conflitto. Da questa stagione sono nate politiche di breve respiro, limitate nel tempo e nella portata”. Nella nuova stagione che si apre “dobbiamo andare oltre il dibattito proroga SI/proroga NO del Pnrr e ragionare sugli obiettivi da raggiungere. Proporre nuovi strumenti, pensati oggi per domani. Ci vuole flessibilità di progettazione e di utilizzo. Altrimenti non saremo mai in grado di rispondere alle esigenze della società
che cambia”.

Serve un’agenda chiara che identifichi le priorità per il Paese e, al centro del nuovo sistema, una programmazione che definisca “i tempi giusti”, garantisca le risorse necessarie, crei le condizioni per uno sviluppo lungo e costante nel tempo.

Lo studio del Cresme

Qui è la vera svolta che l’Ance individua per il futuro. “Lo studio che il Cresme sta elaborando per noi e di cui oggi presentiamo una piccola anteprima – dice Brancaccio – ci permette di sfatare alcune leggende. Primo: scopriamo che nessuna grande opera nel mondo viene realizzata nei tempi e nei costi previsti. Pesa ovunque la burocrazia e l’assenza di una corretta  pianificazione. Criticità in cui l’Italia era maestra e che oggi invece grazie al Pnrr e al nuovo codice degli appalti, sono in parte superate con una forte accelerazione sia nell’attribuzione delle risorse (meno di sei mesi) sia nei tempi di affidamento di un’opera (da oltre un anno a poco più di tre mesi). Secondo:  quando i finanziamenti sono costanti e la strategia di lungo termine, riusciamo a raggiungere grandi traguardi”.

L’esempio virtuoso è la rete ferroviaria italiana. “Oggi conta quasi 17mila chilometri, con oltre il 72% dei tracciati
elettrificati. Una percentuale che ci pone al di sopra di altri grandi Paesi europei come la Spagna, la Francia, il Regno Unito
e che testimonia anche un impegno concreto verso la sostenibilità ambientale e l’efficienza energetica. Lo stesso non si può dire della rete stradale e autostradale in cui gli investimenti non sono stati costanti. In Italia quella autostradale si estende per circa 7.500 chilometri, ma siamo ancora distanti da Francia e Spagna, creando un deficit di competitività importante per molti territori. E andamento discontinuo hanno avuto anche le opere dei comuni spazzate via negli anni del patto di stabilità con il risultato che tante città non hanno servizi sufficienti: scuole, ospedali, trasporto pubblico. Bisogna porvi  rimedio”.

Il tempo buono e il tempo cattivo

Brancaccio chiude da dove aveva cominciato: il tempo buono e il tempo cattivo.

“Il tempo – aveva cominciato la presidente di Ance – scorre all’infinito e per questo è tiranno. Lo sapevano bene gli antichi Greci che immaginavano kronos come un titano, così preoccupato di lasciare il potere in eredità da mangiare i suoi stessi figli. La dittatura di kronos impone un rispetto cieco del tempo senza distinzioni e senza valutazioni. Un susseguirsi perpetuo che non ammette variazioni. Ma c’è anche un altro modo in cui i Greci chiamavano il tempo: kairòs, il tempo giusto, un giovane snello e dotato di ali. Se Kronos segna inesorabilmente il tempo, kairòs rimette al centro la nostra capacità di agire. Il tempo non è solo una progressione numerica di istanti, ma anche ciò che possiamo scegliere di fare. In tempi di estrema incertezza, come quelli che stiamo vivendo, le scelte vengono condizionate troppo spesso dalla paura. Si limitano a disegnare il presente, senza preoccuparsi di ciò che accadrà dopo. Dobbiamo reagire, senza paura e con coraggio. Come fecero i nostri padri alla fine di due guerre fratricide che sconvolsero il Mondo nella prima metà del secolo scorso e dopo le quali abbiamo vissuto la stagione di pace e benessere più duratura che l’Europa abbia mai attraversato”.

Concetti ripresi in chiusura. “Le nuove tecnologie ci devono aiutare a ridurre le disuguaglianze, a colmare divari, tutelando i diritti dei lavoratori e allo stesso tempo migliorando la produttività delle imprese. Tutto questo è possibile, ma non scontato. Per riuscirci dobbiamo liberarci dalla tirannia di Kronos e indossare le ali di Kairòs”.

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