L'AUDIZIONE DEL PRESIDENTE ANAC
Busìa all’attacco sul Ponte: “Il Dl Infrastrutture non dice che i 13,5 mld sono il tetto massimo di costi, ma la base su cui calcolare il 50% aggiuntivo che fa scattare la gara. Con la Ue è urgente un’interlocuzione, elevato rischio di RIPETERE la gara”

GIUSEPPE BUSIA PRESIDENTE ANAC
Il presidente dell’Autorità Anticorruzione, Giuseppe Busìa, va all’attacco dell’articolo 1 del decreto legge Infrastrutture che fissa il costo del Ponte sullo Stretto a 13,5 miliardi. Secondo l’interpretazione che ne dà l’Anac, questo non sarebbe il tetto massimo del costo fissato, sopra il quale il costo non può salire, pena la ripetizione della gara, ma la base da cui partirebbe il calcolo del 50% aggiuntivo per far scattare la nuova gara. Un’interpretazione a dir poco clamorosa.
Vediamo il ragionamento del presidente Anac dall’inizio. “L’aver deciso di non svolgere una nuova gara in coincidenza della riattivazione del percorso per la costruzione del Ponte sullo Stretto – ha spiegato ieri intervenendo in audizione alle commissione Ambiente e Trasporti della Camera – pone dei vincoli sui costi dell’opera: questi infatti non possono crescere oltre il 50% del valore originariamente messo a gara. Ciò in base alle direttiva europea, che in certi casi consente di non attivare una nuova procedura concorrenziale, ma entro tali limiti. Ora – aggiunge Busìa – l’articolo 1 del decreto legge Infrastrutture stabilisce che il valore a cui fare riferimento sul quale calcolare il 50% aggiuntivo non è quello originario della gara, ma quello successivo e molto più alto, indicato nel Documento di economia e finanza 2012″.
Una lettura che finora non era assolutamente emersa e che, se confermata, ribalterebbe completamente lo scenario, aprendo quanto meno la possibilità di nuovi aumenti di costi. “Poiché l’interpretazione della direttiva sottesa a tale scelta – continua Busìa – pone delicati problemi legati anche a successione delle diverse disposizioni nel tempo, e poiché la previsione odierna nella legge italiana non elimina il rischio di una diversa interpretazione della direttiva da parte della Corte di giustizia, alla quale il legislatore nazionale è tenuto ad adeguarsi, sarebbe opportuno prevedere anche normativamente l’attivazione di una interlocuzione con le istituzioni europee. A tale chiarimento è infatti legata la legittimità di tutti i successivi passaggi: è quindi interesse di tutti che tale nodo sia sciolto quanto prima”.
Il presidente dell’Anac ha anche rilevato che queste stime di costi sono ancora poco stabili, in assenza di un progetto esecutivo. “L’esigenza di non superare il limite di costi si lega – dice Busìa – all’ulteriore problema che ad oggi non esiste un progetto esecutivo che aiuti ad individuare puntualmente gli oneri economici. Inoltre, si è previsto che il progetto esecutivo sarà approvato non unitariamente, ma per fasi, con riferimento a diverse componenti dell’opera. Questo rende ancora meno facile prevedere quali siano i costi e, se anche venisse accolta l’interpretazione della direttiva più favorevole, non avremmo oggi sufficienti elementi per rassicurare sul mancato superamento della soglia di costo calcolata sulla base del 2012. Per tale ragione -ha proseguito Busia- sarebbe fondamentale predisporre il progetto esecutivo in modo unitario e usando la modellistica digitale. Sappiamo che spesso i costi crescono anche dopo l’approvazione del progetto esecutivo, ma evidentemente, se non si ha neanche questo, l’incertezza sul quadro finanziario è molto superiore”.
Sempre con riferimento al Ponte, il Presidente di Anac ha poi rilanciato sul tema delle verifiche antimafia, suggerendo una norma del tutto diversa da quella che il ministro delle Infrastrutture Salvini aveva tentato di inserire nel decreto e che il Quirinale aveva fermato. Quella voleva spostare i controlli dalle Prefettire sul territorio al Viminale, Busìa invece suggerisce che le verifiche antimafia siano rese obbligatorie anche per gli affidamenti inferiori ai 150.000 euro e tutti i subappalti. “Occorre rafforzare le verifiche antimafia, come anche il Governo si è impegnato a fare, prevedendo tali controlli nel decreto, come pure l’indicazione della digitalizzazione dei cantieri, utile non solo ad evitare che vi si introducano soggetti legati alla criminalità organizzata, ma anche ad accrescere lee garanzie per la salute e sicurezza dei lavoratori”.
Infine, il Presidente dell’Anticorruzione, ha evidenziato che “considerato il rilievo dell’opera, il compito di risolvere eventuali dubbi o controversie che sorgano durante l’esecuzione non dovrebbe essere affidato a un collegio consultivo tecnico, formato sul modello degli arbitrati, prevedendo invece un diretto coinvolgimento di istituzioni pubbliche che diano maggiori garanzie, come l’Avvocatura dello Stato, o immaginando un canale preferenziale e accelerato per l’accesso alla giustizia amministrativa. Busìa ha anche espresso apprezzamento per il fatto che altre disposizioni del decreto diano soluzione a delicate problematiche che ANAC aveva evidenziato, con riferimento, in particolare, agli incentivi per le funzioni tecniche e sulla qualificazione degli operatori economici.