OK AL DECRETO IN CDM

L’Italia accelera sulle materie prime critiche. SLITTA il Tu sulle rinnovabili

Il decreto “adegua l’Italia agli obiettivi e agli standard europei” e  “analizza la domanda e i fabbisogni del paese e incentiva l’offerta di materie prime critiche”, ha spiegato il ministro Urso. In Italia ce ne sono 15 su 34. Si punta a programmare le esplorazioni nel sottosuolo, semplificare gli iter autorizzativi e rafforzare il fondo nazionale da 1mld di euro. Slitta il testo unico con le semplificazioni per le rinnovabili.

20 Giu 2024

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La transizione verde e blu, quella ambientale-energetica e digitale, devono accelerare. Con il decreto miniere approvato ieri in Consiglio dei Ministri, anche l’Italia punta ad adeguarsi al regolamento europeo approvato ad aprile scorso. Secondo questo, infatti, ci sono tre parametri di riferimento per la copertura del consumo annuo di materie prime dell’Ue: il 10% da estrazione locale; il 40% da trasformare nell’Ue e il 25% da materiali riciclati. In Italia ci sono 15 delle 34 materie prime critiche previste dall’elenco continentale, ha confermato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. I protagonisti di questo percorso saranno appunto il Mimit ma anche il Mase e Ispra. Il tema è cruciale: secondo l’Iea le richieste di metalli e minerali critici salira dai 7,5 milioni di tonnellate del 2020 ai 28 milioni di tonnellate entro il 2040. Cina, Russia e Rdc dominano nel mondo. Inoltre, secondo Gianclaudio Torlizzi (T-Commodity e Consigliere della Difesa) ci sono alcune criticità nel decreto. Una su tutte l’assenza di diritto di prelazione del governo.

Al CdM, intanto, non è andato in esame – come invece previsto fino all’immediata vigilia – il Testo unico sulla semplificazione delle autorizzazioni degli impianti Fer, cioè eolico e fotovoltaico.

Gli obiettivi del decreto, Mase punto unico di contatto sui giacimenti

Tornando al decreto miniere, anzitutto “definisce, nelle more di una disciplina organica del settore delle materie prime critiche, misure urgenti finalizzate a garantire un approvvigionamento urgente, sicuro e sostenibile delle materie prime critiche considerate “strategiche”.

La lista Ue delle materie prime critiche, di cui quelle in giallo sono strategiche:

 

La mappa di Ispra (2023) sulla presenza in Italia di CRMs (Critical Raw Materials, ndr), i minerali di base (rame, nickel, zinco, piombo), i minerali preziosi ed alcuni non metalli

Inoltre, “presso il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica è istituito un punto unico di contatto per i progetti strategici aventi a oggetto la coltivazione di giacimenti di materie prime critiche strategiche. La domanda di autorizzazione è presentata al punto di contatto unico, il quale provvede a darne comunicazione agli Uffici competenti del Ministero e al Comitato tecnico di cui all’articolo 6. L’autorizzazione è rilasciata entro un termine che non supera i 27 mesi”.

Il ruolo del Mimit

“Presso il Ministero delle imprese e del made in Italy è istituito un punto unico di contatto per i progetti strategici aventi a oggetto il riciclo e la trasformazione delle materie prime critiche strategiche. La domanda di autorizzazione è presentata al punto di contatto unico, il quale provvede a darne comunicazione agli Uffici competenti del Ministero e al Comitato tecnico di cui all’articolo 6”, si legge nel decreto sul ruolo del Mimit. “L’autorizzazione è rilasciata entro un termine che non supera i 15 mesi”.

Sempre presso il dicastero guidato da Adolfo Urso, “è istituito il Comitato tecnico permanente materie prime critiche e strategiche. Il Comitato tecnico svolge compiti di: a) monitoraggio economico, tecnico e strategico delle catene di approvvigionamento di materie prime critiche e strategiche e delle esigenze di approvvigionamento delle aziende, anche al fine di prevenire, segnalare e gestire eventuali crisi di approvvigionamento di materie prime critiche e strategiche; b) coordinamento e monitoraggio del livello delle eventuali scorte disponibili per ciascuna materia prima strategica a livello aggregato, e del relativo livello di sicurezza”.

Inoltre, “il Comitato tecnico predispone e sottopone, ogni tre anni, all’approvazione del CITE, un Piano Comitato interministeriale per la transizione ecologica Nazionale delle materie prime critiche, in cui sono indicate, in modo organico, le azioni da intraprendere e le fonti di finanziamento disponibili, nonché gli obiettivi attesi anche alla luce delle funzioni di cui al comma 2”.

Come accelerare la ricerca di materie prime critiche. Le aree di Ispra

Sull’accelerazione del processo di ricerca, invece, ecco le fasi istituite. “Per il permesso di ricerca relativo a materie prime strategiche è esclusa la sussistenza di potenziali effetti significativi sull’ambiente e pertanto non è richiesta la procedura di verifica di assoggettabilità di cui all’articolo 19 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, né la valutazione di incidenza nei casi in cui la ricerca non eccede il periodo di due anni ed è effettuata con le seguenti modalità: a) rielaborazione e analisi dei dati esistenti; b) preparazione di carte geologiche di dettaglio anche a mezzo di rilevamenti satellitari; c) effettuazione di analisi geochimiche di superficie attraverso la raccolta di campioni rappresentativi dalle rocce affioranti; d) prelievo di campioni in tunnel o cave preesistenti; e) esecuzione di piccoli scavi o trincee tramite l’utilizzo di mezzi meccanici di dimensioni ridotte quali minipale o miniescavatori purchè al di fuori delle aree sensibili (parchi, ZPS); f) analisi mineralogiche e petrografiche su campioni selezionati per la definizione delle associazioni mineralogiche e delle loro relazioni; g) prospezioni geofisiche mediante tecniche non invasive di analisi; h) campionamento dei sedimenti dei corsi d’acqua; i) rilievi geofisici da veicolo monoala (droni); i) la ricerca non eccede il periodo di due anni”.

Quanto all’espolorazione nazionale: “L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – Servizio Geologico d’Italia elabora il Programma Nazionale di Esplorazione, sulla base di specifici obiettivi, indicazioni e tempistiche stabilite dal Comitato tecnico di cui all’articolo una convenzione stipulata con il Ministero delle imprese e del Made in Italy e il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica. Il Programma è sottoposto a riesame almeno ogni cinque anni”.

“Il Programma include: a) mappatura dei minerali su scala idonea; b) campagne geochimiche, anche per stabilire la composizione chimica di terreni, sedimenti e rocce; c) indagini geoscientifiche come le indagini geofisiche; d) elaborazione dei dati raccolti attraverso l’esplorazione generale, anche mediante lo sviluppo di mappe predittive”.

Aliquote di produzione tra il 5 e il 7% per Stato e Regioni

Il decreto introduce poi aliquote per la produzione. “Per le concessioni minerarie rilasciate dopo l’entrata in vigore della presente disposizione, aventi a oggetto l’estrazione delle materie prime critiche di cui al Regolamento (UE) 2024/1252 e successive modifiche, il titolare della concessione corrisponde annualmente il valore di un’aliquota del prodotto pari ad una percentuale compresa tra il 5 % e il 7% in favore dello Stato e della Regione ove il giacimento insiste. Le somme versate in favore dello Stato confluiscono nel Fondo di cui all’articolo 4 della legge 27 dicembre 2023, n. 206 per sostenere investimenti nella filiera delle materie prime critiche strategiche per la Nazione. Le somme versate in favore della Regione confluiscono in un Fondo istituito presso il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica,
finalizzato a riconoscere misure compensative in favore delle comunità e dei territori locali”.

La ripartizione degli introiti, i calcoli delle aliquote e le esenzioni, invece, avverranno con decreto Mef entro 120 dalla vigenza di questo decreto.

Le aziende coinvolte

Per il coinvolgimento delle imprese, infine, “con decreto del Ministero delle imprese e del made in Italy, da adottarsi entro 60 giorni dall’entrata in vigore del presente decreto, e comunque non oltre il 24 maggio 2025, sono individuate le imprese strategiche che operano sul territorio nazionale e che utilizzano materie prime strategiche. Al fine di monitorare le catene del valore strategiche e condurre prove di stress, è istituito presso il Ministero delle imprese e del made in Italy il Registro nazionale delle catene del valore”.

I commenti di Pichetto e Urso

“Quello che c’è nel nostro sottosuolo” è “assolutamente strategico”, ha commentato Urso alla stampa dopo il CdM. Confermando che di “34 materie prime critiche ne abbiamo individuate. secondo le vecchie mappe nel nostro territorio. almeno 15 particolarmente importanti e significative”.

Per il capo del Mase, Pichetto Fratin, “la valenza del litio credo non sfugga. Noi stiamo iniziando percorso prevede la mappatura, con istanze per alcune forme di produzione”. E ancora: la Rpc domina “sia nell’estrazione, dove la Cina ha più del 40% del controllo della proprietà e più 85% del controllo della lavorazione. Prima bisogna avere contezza dei giacimenti. Secondo, anche rispetto ai giacimenti, pur rimanendo dentro i confini Ue bisogna capire quale è la convenienza economica rispetto ad altri paesi Ue nell’estrarre questo o un altro minerale raro. E’ una stima difficile da farsi in questo momento”.

“Abbiamo anche dei grandi giacimenti, si tratterà di vedere le condizioni di estraibilità: pensiamo al cobalto, ce n’è una parte rilevante sull’Appenino tra Piemonte e Liguria, dalle prime stime è rilevante. Poi le condizioni di estraibilità saranno da valutare caso per caso”, ha aggiunto Pichetto.

Le criticità del decreto

Nel decreto, “che va nella giusta direzione”, ci sono alcune prime criticità individuabili, secondo il fondatore di T-Commodity e Consigliere del Ministero della Difesa Gianclaudio Torlizzi. Criticità “che non possono essere sottovalutate. In primo luogo, non prevede il diritto di prelazione sull’estrazione mineraria da parte del Governo in caso di estrema carenza nel mercato. Inoltre, non viene fatto alcun accenno alla prospettiva di vincolare l’attività di estrazione alla creazione di una filiera che contempli anche la produzione di beni ad alto valore aggiunto”. Cosi, si rischia “che si dia il via a un’azione di auto-depauperamento delle risorse nazionali per favorire gli investitori esteri”.

La conferenza stampa:

M. Gia

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