LA GUIDA AL VOTO DELL'8-9 GIUGNO
Sfida su lavoro e cittadinanza, è corsa al quorum per i cinque referendum
E’ corsa al quorum per i cinque referendum sui quali sono chiamati a votare domenica 8 e lunedì giugno i cittadini italiani. E’ sicuramente questa la sfida politicamente più rilevante per la quale si stanno battendo, in questo rush finale di campagna elettorale, i promotori a cominciare dal segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, e lo schieramento politico con in prima fila la segretaria del Pd Elly Sclhein. Il primo nemico da battere è l’astensionismo per il quale si sono espressi rappresentanti del Governo, tra chi alle urne proprio non ci andrà, come i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, e chi, come la premier Giorgia Meloni andrà al seggio ma non ritirerà le schede.
Ma, all’interno della compagine governativa, c’è anche chi, come Noi Moderati, che andrà a votare, mettendo la croce sul No. Raggiungere la soglia dei 50% più uno è, dunque, l’obiettivo ma quanto sia arduo raggiungerlo, in anni di grande disaffezione degli elettori, lo dicono i numeri: per essere valido dovrebbero recarsi alle urne 25 milioni di elettori. Ma se questo obiettivo non dovesse essere raggiunto, non si dovrebbe parlare di flop tout-court. Infatti, ci sono quote ‘intermedie’ che, se raggiunte, avrebbero un loro significato. Una partecipazione del 40%, con 20 milioni di elettori, sarebbe considerato sicuramente un successo. Ma c’è anche un’altra quota che, se pur ben più bassa, che viene indicata : 12 milioni, cioè il numero di elettori che hanno consentito la vittoria del centrodestra alle ultime politiche. Superare quest’asticella, significherebbe mandare un messaggio chiaro a Meloni e al Governo, “un avviso di sfratto”.
Domenica e lunedì si vota, dunque, su 5 referendum: di questi, quattro, proposti dalla Cgil, riguardano il tema del lavoro e in particolare prevedono l’abrogazione di alcune parti del Jobs Act, la riforma del lavoro varata dal Governo Renzi mentre uno è sul tema della cittadinanza, ed è stato proposto da +Europa, Radicali Italiani, Partito Democratico, Alleanza Verdi Sinistra, Partito Socialista Italiano, Rifondazione Comunista. All’interno dello schieramento delle opposizioni, le posizioni sono articolate. A sostenere cinque sì è Alleanza Verdi-Sinistra, formata da Sinistra Italiana e Europa Verde. Anche il Partito Democratico ha formalizzato una posizione ufficiale a favore del Sì su tutti e cinque i quesiti. Elly Schlein ma nel partito risuonano voci discordanti che sono per i due sì sulla sicurezza sul lavoro e cittadinanza ma sostengono il no per i tre quesiti sul jobs act. Il Movimento 5 Stelle ha espresso pieno sostegno ai quattro quesiti sul lavoro, mentre sulla cittadinanza ha lasciato libertà di voto. Giuseppe Conte ha però dichiarato pubblicamente che voterà Sì anche su questo, Italia Viva e Più Europa sostengono due Sì (cittadinanza e sicurezza sul lavoro) e tre No. Azione ha annunciato voto favorevole solo sul quesito della cittadinanza.
Con il terzo quesito della scheda grigia si punta a eliminare alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine. I rapporti a termine possono oggi essere instaurati fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo. Il quesito, invece, chiede che venga ripristinato l’obbligo di causali per questi contratti. Il quesito mira, dunque, a limitare il ricorso ai contratti a termine rispetto alle assunzioni a tempo indeterminato e la precarietà. In Italia, calcola il sindacato, circa 2 milioni e 300mila persone hanno contratti di lavoro a tempo determinato. I contratti a termine oggi possono essere instaurati fino a 12 mesi senza causali, ovvero – sottolinea – senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo. L’obbligo di causali per i contratti a termine fino a 12 mesi era stato eliminato nel 2015 con il Jobs act del governo Renzi e poi reintrodotto nel 2018 con il decreto Dignità del governo Conte. L’ultima modifica è arrivata nel 2023 con il decreto Lavoro del governo Meloni, che ha escluso per i rinnovi e per le proroghe l’esigenza delle causali per i contratti fino a 12 mesi e introdotto nuove causali per i contratti con durata compresa tra i 12 e i 24 mesi (tra cui quella per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva individuate dalle parti in assenza della previsione contrattuale, che è possibile stipulare fino a fine anno).
Il quarto quesito della scheda viola è incentrato sulla sicurezza sul lavoro e interviene sul Testo unico del 2008; riguarda l’attuale esclusione della responsabilità solidale di committente, appaltante e subappaltante negli infortuni sul lavoro. Con il referendum si vogliono modificare le norme che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Più nel dettaglio, il quesito verte sull’abrogazione dell’ultimo periodo del comma 4 dell’articolo 26 del d.lgs 81/2008 che prevede specifiche limitazioni in tema di responsabilità solidale per “i danni conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici”. Lo scopo del referendum è quello di estendere il più possibile l’ambito di applicazione di responsabilità solidale fra gli operatori, al fine di garantire una maggiore tutela per i lavoratori, ripristinando quella che era l’originaria formulazione del comma 3 bis dell’art. 7 del d.lgs. 626/1994. Tale scopo viene perseguito abrogando l’ultimo periodo del comma 4 dell’articolo 26 che ha introdotto una fattispecie derogatoria al principio di responsabilità solidale fra gli operatori. La responsabilità solidale, senza alcuna deroga, era già stata prevista, dall’articolo 1, comma 910, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, (che aveva introdotto un comma 3-bis nell’art. 7 del d.lgs. n. 626 del 1994), per i danni non indennizzati dall’INAIL. Tuttavia, quando, nel 2008, è stato promulgato il D.lgs. 81/2008 ed è stato abrogata la 626 del 1994, il previgente articolo 7 è stato riproposto nel comma 4 dell’art. 26, introducendo però la limitazione e la deroga di cui all’ultimo periodo, oggi oggetto del quesito referendario. Come anche rilevato dalla Corte Costituzionale, “dalla formulazione del quesito e dall’analisi della sua incidenza sul quadro normativo si evince in modo inequivocabile la finalità di rafforzare la responsabilità solidale per i danni non indennizzati dall’INAIL o dall’IPSEMA e di ripristinarne l’originaria ampiezza, nei termini definiti dall’art. 1, comma 910, della legge n. 296 del 2006, che non contemplava limitazioni di sorta”.
L’ultimo dei cinque quesiti referendari riguarda la cittadinanza e propone di Italia, dimezzare da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale richiesto a uno straniero extracomunitario maggiorenne per poter richiedere la cittadinanza italiana. La proposta non modifica gli altri requisiti previsti dalla legge, che restano invariati: tra questi, la conoscenza della lingua italiana, il possesso di un reddito adeguato negli ultimi anni, l’assenza di precedenti penali, la regolarità fiscale e l’assenza di motivi ostativi legati alla sicurezza della Repubblica.