IL DOCUMENTO

Rafforzamento delle reti, nuove sottostazioni e tubi porta-cavi: l’Ue stima al 2040 730mld per la distribuzione e 430mld per la trasmissione

Presentata ieri dal commissario alla casa e l’energia, Dan Jorgensen, la strategia fa seguito al Piano d’azione dell’Ue per le reti 2023 e al Piano d’azione per un’energia accessibile. Entro fine anno, invece, arriverà il Pacchetto reti europee su cui fino al 5 agosto resterà aperta la consultazione pubblica. L’obiettivo è arrivare a costruire un sistema digitalizzato, decentralizzato e e flessibile in vista del 2030 quando si prevede che il consumo elettrico aumenterà del 60%. Durante il forum, la European Climate, Infrastructure and Environment Executive Agency (Cinea) ha presentato cinque progetti selezionati nell’ambito del bando Cef Energy 2024 per Pci e Pmi, tra cui quello italiano H2 Backbone, guidato da Snam.

02 Giu 2025 di Mauro Giansante

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Rafforzamento delle reti, nuove sottostazioni e tubi porta-cavi: l’Ue stima al 2040 730mld per la distribuzione e 430mld per la trasmissione

Non solo investimenti ma investimenti preventivi. Sono quelli previsti dal nuovo documento presentato ieri dalla Commissione europea per lo sviluppo delle reti nel continente. Un piano che prevede 730 miliardi di euro per la distribuzione (all’utente finale) e 477 miliardi di euro per lo sviluppo delle reti di trasmissione (dalle centrali alle sottostazioni) necessari entro il 2040, rivolto quindi sia ai Paesi , alle autorità nazionali di regolamentazione, nonché ai gestori dei sistemi di trasmissione e distribuzione.

In concreto, si chiede di lavorare al rafforzamento delle reti, di preparare a costi contenuti l’ampliamento delle sottostazioni o l’aggiunta di tubi porta-cavi di riserva in vista di futuri aumenti di capacità. Agevolando, così, ulteriormente l’implementazione di aree di accelerazione delle energie rinnovabili o di aree di sviluppo offshore. Le tre aree di raccomandazione allora sono: pianificazione della rete, controllo normativo, costi e incentivi.

Le linee guida sulle nuove reti: interventi e costi

Nel dettaglio, la Commissione vuole stimolare la realizzazione di lavori per il rafforzamento della rete onshore, con nuove sottostazioni, per essere in grado di adattarsi a prevedibili cambiamenti nella domanda e nell’offerta, ad esempio sovra-dimensionando la capacità della sottostazione, della stazione di trasformazione o delle linee stesse. Consentendo a sua volta la connessione degli interconnettori in esame o la connessione di nuovi impianti eolici nelle vicinanze. E portando anche a risparmiare sui costi significativi rispetto alla costruzione di ulteriori sottostazioni offshore.

Ancora. Vengono citati i lavori di posa di tubi per cavi di riserva nei fossi per essere pronti per futuri aumenti di capacità, poiché una seconda fase di interventi potrebbe comportare costi e tempi significativi per ottenere nuovi permessi. Per Bruxelles, le risorse di rete devono poter essere progettate per essere equipaggiate con circuiti aggiuntivi, se necessari. Le linee possono essere costruite con pali per linee a doppio circuito, pur essendo inizialmente dotate di un solo circuito. Così come occorrono interventi per aumentare la resilienza del sistema a lungo termine. In generale, occorre sviluppare la rete per aumentare la resilienza climatica (garantendo la preparazione per anni climatici più avversi, ad esempio attraverso il rinforzo strutturale delle linee).

In termini economici, tutto questo si traduce – secondo le stime Ue – in investimenti pari a 730 miliardi di euro per la distribuzione e 472 miliardi di euro per lo sviluppo della rete di trasmissione entro il 2040 per far progredire il mercato interno dell’energia ed espandere la capacità della rete, consentendo la connessione di nuovi progetti di generazione puliti e a basso costo marginale che riducano i prezzi medi all’ingrosso dell’elettricità. Per la Commissione, è questa l’unica via per incidere positivamente anche sulla riduzione dei costi in bolletta dei consumatori. E, più ad ampio spettro, è anche una delle condizioni necessarie per la competitività industriale dell’Europa.

I problemi della rete europea

Dei problemi alla base di questi interventi ormai imprescindibili e non più rinviabili ne stiamo sentendo parlare nelle ultime settimane per via dei blackout in Spagna, Portogallo, Francia e Regno Unito. E nello stesso documento, la Commissione riepiloga le difficoltà attuali del sistema europeo.

Anzitutto, si legge, reti insufficientemente dimensionate causano tempi di attesa più lunghi per le connessioni, ritardando l’elettrificazione e l’impiego di fonti di energia pulita. Questo perché i tempi di sviluppo della rete sono più lunghi di quelli degli asset di generazione e domanda. I progetti di rete sono complessi e spesso si estendono su più regioni o su più Stati membri o paesi terzi. Tale complessità aumenta i tempi di sviluppo dei progetti. E questi possono arrivare a 8-10 anni per i progetti di reti di distribuzione e a oltre un decennio per quelli di trasmissione. Poi c’è il tema dell’insufficiente capacità produttiva nazionale: i prezzi e i tempi di attesa per nuovi trasformatori e cavi sono quasi raddoppiati rispetto alla situazione del 2021-2022, spiega la Commissione. E oggi, occorrono almeno 2-3 anni per l’approvvigionamento dei cavi e fino a quattro anni per l’acquisto di grandi trasformatori di potenza.

Insomma, una migliore gestione degli investimenti anticipati nella pianificazione della rete può ridurre significativamente i tempi di attesa complessivi per la connessione, aiutare i fornitori di componenti chiave ad aumentare le loro capacità produttive e a pianificare meglio gli investimenti. E, anticipandoli, consentono di utilizzare un unico processo autorizzativo per le esigenze imminenti e future, accelerando così lo sviluppo della rete e migliorando l’accettazione da parte del pubblico.

Chi dovrà fare cosa: istruzioni per Stati, autorità e operatori

Nei compiti a casa assegnati dalla commissione, gli Stati e le autorità di regolamentazione dovranno garantire che i piani di sviluppo della rete siano basati su scenari di sviluppo futuro e che spieghino chiaramente il legame tra la futura generazione e il consumo previsti e lo sviluppo della rete proposto. Dovranno essere definiti dopo una consultazione pubblica e un coordinamento generale che metta tutti sulla stessa linea e soprattutto che rispecchi le indicazioni del Pniec.

Quanto agli operatori di rete, saranno chiamati a garantire che i piani nazionali siano il primo e principale strumento in cui gli investimenti anticipati dovrebbero essere inclusi, valutati e infine approvati dal sistema di regolamentazione. Concretamente, dice la Commissione, nella pianificazione di nuovi investimenti i gestori di rete dovrebbero considerare soluzioni che consentano potenziali futuri aumenti di capacità, preparando gli asset per future espansioni. Quindi: l’allocazione di più spazio per le sottostazioni, l’installazione di tralicci, trasformatori o pali più grandi (che consentano futuri circuiti aggiuntivi sulla linea) e la posa di tubi di riserva nei fossi.

Nel resto del documento, poi, la Commissione menziona altri ambiti di investimento e intervento. Come sulla tariffazione di rete, i costi di connessione, il controllo normativo e gli incentivi. Alla prima giornata del Forum di Copenaghen, inoltre, l’agenzia europea per clima, energia e infrastrutture Cinea ha celebrato la firma simbolica di cinque accordi di sovvenzione con progetti cofinanziati nell’ambito del programma Cef Energy. Tra questi, anche il SoutH2 Corridor di Snam, il corridoio di idrogeno rinnovabile che dal nord dell’Africa, passando per l’Italia, arriverà fino al centro Europa. Il progetto verrà finanziato con 24 milioni Ue.

Entro fine anno il pacchetto sulle reti

Secondo Bruxelles, insomma, la pianificazione della rete con tempi adeguatamente lunghi dovrebbe basarsi su scenari solidi di domanda e produzione future, tenendo conto delle strategie energetiche e climatiche, inclusi i Piani Nazionali per l’Energia e il Clima. Su cui, come raccontato qui la scorsa settimana, l’Italia ha ricevuto una doppia pesantissima bocciatura (Commissione UeFondo Monetario Internazionale).

La palla, dunque, passa agli Stati, alle autorità e ai gestori di rete. L’Ue, dal suo canto, presenterà il Pacchetto reti europee entro la fine del 2025 mentre la relativa consultazione pubblica è già aperta e durerà fino al 5 agosto prossimo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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