L'INTERVISTA

Carpinello (Bentley Soa): “Le imprese nate dal Superbonus ora apprezzano la qualificazione Soa e restano nel mercato degli appalti pubblici”

02 Giu 2025 di Giorgio Santilli

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Carpinello (Bentley Soa): “Le imprese nate dal Superbonus ora apprezzano la qualificazione Soa e restano nel mercato degli appalti pubblici”

©DavideDusnasco

Nei dodici mesi che vanno dal dicembre 2022 al novembre 2023, il 58% delle imprese che hanno acquisito un’attestazione SOA venivano dai lavori del Superbonus, con punte dell’80% nel maggio 2023. Questo fenomeno è andato bruscamente riducendosi da dicembre 2023 per poi azzerarsi a partire da marzo 2024. La crescita era già cominciata dal giugno-luglio 2022. Sono i dati messi a disposizione di Diario DIAC dall’ufficio studi di Bentley SOA, che tira le somme di questo lavoro con le percentuali calcolate per periodi più lunghi: fra maggio 2022 e dicembre 2023 la quota delle imprese da Superbonus sul totale delle nuove attestate è vicina al 50%, mentre si riduce bruscamente al 32% se si prende in considerazione il periodo  più lungo maggio 2022-dicembre 2024. Questo non significa che l’ondata delle nuove attestazioni sia finita con la spinta del Superbonus: nel 2024 hanno registrato un +30%, dovuto questa volta alla volontà di entrare nel giro dei subappalti dei lavori Pnrr, mentre solo i primi mesi del 2025 mostrano un rallentamento con un -8%.

Ma torniamo al legame con il Superbonus. I numeri confermano, dal punto di osservazione privilegiato di una SOA, quanto Diario DIAC aveva già evidenziato utilizzando dati ufficiali di ANAC (si veda l’articolo “Novemila nuove imprese entrate negli appalti dal 2023 a oggi, è l’effetto Superbonus- Pnrr): le imprese che hanno realizzato lavori incentivati con il 110% si sono poi affacciate al mondo degli appalti (e soprattutto dei subappalti) pubblici. Il lavoro di Bentley Soa consente alcune considerazioni ulteriori, grazie alla periodizzazione dettagliata delle attestazioni e anche a un’indagine qualitativa che la presidente Tiziana Carpinello ha fatto fare su un robusto campione di imprese clienti.

La prima importante novità che emerge dai dati è che le imprese “native Superbonus” non hanno aspettato la fine del ciclo degli incentivi né la norma che a un certo punto ha imposto il certificato SOA per attestarsi, ma si sono mosse anche prima. Il boom delle richiesta di attestazioni SOA coincide con il picco dei lavori Superbonus, sia pure nella parte finale dell’espansione. A questa considerazione Carpinello ne aggiunge un’altra, strettamente correlata. “Registriamo – dice – che c’è stato un cambio di mentalità perché chi si avvicina alla qualificazione SOA ha capito che l’attestato non è una gabella, ma una opportunità importante per accrescere la propria reputazione e per adeguare l’organizzazione e la gestione dell’impresa: ancor più significativo che questa considerazione arrivi soprattutto dalle piccole imprese”.

Le SOA hanno un contatto significativo con le imprese a più riprese, soprattutto nel momento della verifica triennale, per cui però le imprese devono “prenotarsi” con la SOA alcuni mesi prima (almeno tre) della scadenza degli attestati. Questo consente alle SOA di avere in anticipo un termometro di chi continua e chi rinuncia. “Una percentuale per ora bassissima, pari all’1%, delle imprese di nuova attestazione – dice Carpinello – ha deciso di rinunciare al rinnovo”. Non ci sarebbe, quindi, quel fenomeno “mordi e fuggi” indotto dal Superbonus che molti hanno temuto. Si direbbe, al contrario, che l’effetto Superbonus ha portato un allargamento della base dell’offerta di mercato e che questa si stia consolidando. “L’altro fenomeno che notiamo – dice ancora Carpinello – è che l’attestato Soa viene sempre più utilizzato anche per i lavori privati. L’85 % delle aziende mantiene l’attestato per utilizzarlo abitualmente nel settore privato, mentre sempre più committenti privati richiedono, per lavori importanti, che l’impresa sia in possesso di attestazione”.

Non ci sono quindi, in questa fase di forte espansione della domanda, imprese che escono dal mercato? “In realtà – risponde Carpinello – c’è un certo numero di imprese che abbandona, ma non sono le nuove imprese attestate che non ce l’hanno fatta a sopravvivere nei nuovi mercati, quanto piuttosto imprese di vecchia attestazione che sono uscite dal mercato negli anni della crisi o subito dopo e non sono riuscite a rientrarci: le chiamerei imprese datate, con capacità manageriali molto ridotte e senza che siano state capaci di fare il ricambio generazionale”.

Carpinello risponde anche a sollecitazioni su altri aspetti del mercato dei lavori pubblici, come la digitalizzazione in atto e l’impatto del nuovo codice degli appalti.

“Sulla digitalizzazione – dice Carpinello – sono state superate le difficoltà iniziali, ma non possiamo dire che sia stato ancora raggiunto un equilibrio. Lo potremmo definire uno stato di semi-digitalizzazione in cui permane, soprattutto sul lato pubblico, una resistenza a sfruttare tutte le opportunità che si aprono”. Un esempio concreto? “Possiamo prendere il caso della certificazione dei lavori da parte delle stazioni appaltanti. Non c’è – dice Carpinello – un obbligo di legge a emettere automaticamente il certificato di esecuzione lavori (CEL) per la stazione appaltante che deve però emetterlo su richiesta dell’impresa appaltatrice. Ma è giusto questo in un mondo digitalizzato? In un percorso opportunamente regolato, progettato e digitalizzato del flusso dei lavori dovremmo poter immaginare che, in automatico, una volta conclusa una certa fase dei lavori, le stazioni appaltanti rendessero disponibili i certificati e inserissero i dati nel Fascicolo virtuale dell’operatore economico (FVOE), consentendo alle imprese e a noi SOA di averli rapidamente senza doverli richiedere o andare a cercare. Invece riceviamo spessissimo dalle nostre imprese indicazioni di lavori realizzati che non risultano ancora”. E anche il FVOE  – dice Carpinello – “funziona solo a tratti”.

L’auspicio è che qualche passo avanti in questa direzione, verso un cambio di mentalità, si faccia con la riscrittura, in corso presso l’ANAC, del Manuale per la qualificazione delle imprese e l’attività delle SOA. “È un lavoro utile – dice Carpinello – ma sarebbe necessario, a questo punto, anche una riscrittura più radicale delle norme che adegui i requisiti richiesti alle imprese per la qualificazione. Si è deciso, invece, di non intervenire con il nuovo codice appalti, con il risultato che siamo ancora fermi al Dpr 34 del 2000: in 25 anni è cambiato il mondo, è cambiato il modo di fare impresa e di lavorare, sono cambiati gli strumenti per darsi un’organizzazione più efficiente e noi siamo ancora al 2000”. Il rischio – aggiungiamo noi – è che, come avvenne con il vecchio Albo nazionale costruttori negli anni ’80 e inizio anni ’90, la qualificazione ingessi anziché aiutare a cogliere le opportunità di sviluppo date dal cambiamento.

L’ultima domanda è, allora, sul rating di impresa, cancellato dal nuovo codice degli appalti: pensa sia il caso di reintrodurlo? “Noi SOA – risponde Carpinello – nel rating non eravamo coinvolti, era stata prevista come un’attività esclusivamente dell’ANAC. Penso però, proprio in virtù di quello che dicevamo sui requisiti, che sarebbe utile introdurre in fase di qualificazione un plus che consenta di premiare le imprese virtuose che abbiano regolarmente pagato i contributi per i lavoratori a dimostrazione di una buona struttura organizzativa, possano contare su una certa anzianità e affidabilità,  abbiano dimostrato di saper condurre bene i lavori”.

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