La giornata
Allarme Bce: con i dazi RISCHIO destabilizzazione mercati
- Pnrr, ok alla risoluzione della maggioranza. Foti: “cambiato solo 24 miliardi su 194”
- Draghi: “L’Europa deve puntare sull’innovazione per aumentare la produttività”
- Dalla Ue misure di semplificazione per fare risparmiare alle imprese 400 milioni
- Ponte sullo Stretto, via libera dal Mase. Salvini: “fondamentale passo”
- Fs: entro il 2026 i nuovi collegamenti in Frecciarossa tra Italia, Germania e Austria
IN SINTESI
I dazi rischiano di destabilizzare i mercati, impattando sulle imprese e le famiglie europee con ripercussioni anche sulle banche e sul credito non bancario. E’ l’allarme che arriva dalla Bce nel suo rapporto sulla stabilità finanziaria, pubblicato ieri. “Le frizioni commerciali in aumento e i rischi collegati per la crescita economica stanno pesando sulle prospettive di stabilità finanziaria”, ha sottolineato il vice presidente della Bce Luis de Guindos durante un briefing con la stampa. De Guindos ha aggiunto che dopo la forte caduta delle Borse seguita all’annuncio dei dazi da parte del presidente Usa Donald Trump il 2 aprile, “gran parte delle Borse è tornata ai livelli precedenti”, ma “aumenta i rischi di un’altra acuta correzione dei mercati se dovesse aversi un’altra escalation” sui dazi. Le imprese e le famiglie dell’area dell’euro hanno visto migliorare i propri bilanci negli ultimi anni, ma le tensioni commerciali e le prospettive di crescita più deboli implicano futuri ostacoli. L’area dell’euro è un’economia molto aperta e le tensioni commerciali colpiranno le aziende che dipendono dal commercio estero, con potenziali effetti a catena sulle famiglie qualora le vulnerabilità aziendali legate al commercio venissero esposte e si traducessero in licenziamenti”, prosegue la Bce. “In tale contesto, l’esposizione al rischio di credito potrebbe aumentare per le banche e gli enti non bancari dell’area dell’euro, sebbene la capacità delle banche di assorbire un ulteriore deterioramento della qualità degli attivi dovrebbe essere supportata da una solida redditività e da consistenti riserve di capitale e liquidità”, sottolinea la Banca centrale europea. Inoltre “sebbene il rapporto debito sovrano/Pil nell’area dell’euro sia diminuito considerevolmente dopo l’impennata registrata durante la pandemia, i fondamentali di bilancio rimangono fragili in alcuni paesi. I piani per aumentare la spesa per la difesa hanno il potenziale di stimolare la crescita economica se focalizzati sugli investimenti produttivi, ma potrebbero anche comportare rischi, dato il maggiore fabbisogno di emissioni in un periodo di crescenti costi di finanziamento. “Questa maggiore spesa per la difesa, insieme a una crescita più debole e ad altre sfide strutturali, come quelle poste dal cambiamento climatico, dalla digitalizzazione e dall’invecchiamento della popolazione, potrebbe aggravare le già difficili posizioni di bilancio di alcuni governi dell’area dell’euro”, aggiunge la Bce. “Nell’attuale contesto macrofinanziario e politico altamente incerto, preservare e rafforzare la resilienza del sistema finanziario è fondamentale. In tale contesto, le autorità macroprudenziali dovrebbero mantenere i requisiti di capitale e le misure basate sui mutuatari esistenti per garantire solidi standard di erogazione del credito”, prosegue la nota della Bce. “Inoltre, la crescente presenza sul mercato e l’interconnessione del settore non bancario richiedono un insieme completo di misure politiche che aumenteranno la resilienza del settore dell’intermediazione finanziaria non bancaria. Tale resilienza in tutto il settore contribuirebbe inoltre a promuovere l’integrazione dei mercati dei capitali dell’area dell’euro”, conclude il comunicato della Banca centrale europea.
Pnrr, ok alla risoluzione della maggioranza. Foti: “cambiato solo 28 miliardi su 194”
La revisione del Pnrr deve “lasciare inalterata l’ambizione del Piano”, e reindirizzare le risorse che dovessero rendersi disponibili “verso altre misure già contemplate” per le quali vi è “un’eccedenza di domanda”, privilegiando in particolare le misure che favoriscono gli investimenti strategici ed innovativi, anche attraverso un adeguamento delle misure Transizione 5.0 e Net-Zero; l’occupazione, la formazione e l’aggiornamento professionale; il rafforzamento dell’autonomia energetica; il sostegno e la competitività delle attività economico – produttive, comprese quelle turistiche; la transizione clean e digitale. A chiederlo è la risoluzione di maggioranza sul Pnrr approvata ieri dalla Camera con 164 favorevoli e 88 contrari. La risoluzione impegna il governo ad “assumere ogni iniziativa, anche normativa, per garantire la tempestiva realizzazione di tutti gli obiettivi Pnrr”, e “ad assicurare il raggiungimento degli obiettivi trasversali della parità di genere, del miglioramento delle competenze e delle prospettive occupazionali dei giovani, del riequilibrio territoriale e dello sviluppo del Mezzogiorno, nonché a garantire l’attuazione della clausola che destina almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente alle regioni del Meridione”. Inoltre, si chiede ai “assumere ogni utile iniziativa che permetta il completamento degli investimenti, eventualmente espunti all’esito della revisione del Piano, anche mediante un utilizzo sinergico, più razionale ed efficiente delle risorse europee e nazionali destinate alla realizzazione degli investimenti pubblici, come avvenuto nella revisione dell’8 dicembre 2023”. “Questo governo ha cambiato in tutto 28 miliardi sui 194 miliardi” del Pnrr “che erano previsti. Allora qualcuno si faccia carico della differenza in termnini di differnza. Perché non si può dire che il Pnrr ‘l’avevamo fatto noi poi siete arrivati voi e l’avete distrutto’. Ma noi abbiamo cambiato” solo “28 miliardi. E tutti quelli che erano destinati per le stesse misure di prima? Come la mettiamo? Facciamo un’analisi voce per voce, io ci sto, perché i dati li ho guardati e li conosco”, ha detto il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Tommaso Foti, in sede di replica nel dibattito seguito alle sue comunicazioni nell’aula della Camera sulla revisione degli investimenti e delle riforme del Pnrr. “Nessuno – ha sottolineato – nasconde che il livello della spesa è un livello che deve trovare un’accelerazione fermo restando chi ha letto il Pnrr sa che il Pnrr non è uno strumento di spesa perché le rate vengono liquidate in ragione al raggiungimento degli oggettivi e non al livello di spesa»
II Rapporto Istat 2025: l’Italia invecchia e rallenta
L’Italia invecchia e rallenta. È la fotografia del Paese che emerge dal Rapporto 2025 dell’Istat. Un quarto della popolazione ha più di 65 anni. Gli ultraottantenni sono quasi 4,6 milioni, più dei bambini con meno di 10 anni, che sono 4 milioni 326mila. Mentre 25 anni fa gli under 10 erano 2,5 volte più degli over 80. Le famiglie sono sempre più piccole: il 36,5% sono persone sole e meno di una coppia su tre ha figli. Tra il 2019 e il 2024 i salari reali hanno perso il 10,5% del potere d’acquisto e il 23,1% della popolazione è a rischio povertà o esclusione. Un dato che al Sud sale al 39,8%. Tra le conseguenze, la difficoltà a curarsi di un italiano su 10 e la fuga all’estero di 97mila giovani laureati in 10 anni. Tanto più che l’80% della crescita dell’occupazione ha riguardato persone con più di 50 anni.
Nel 2024, rileva l’Istat, l’economia italiana ha continuato a crescere a un ritmo moderato, inferiore rispetto alla Francia e soprattutto alla Spagna, mentre la Germania è in recessione per il secondo anno di seguito. I primi mesi del 2025 sono stati caratterizzati da forte incertezza sulle prospettive a breve, soprattutto per i rischi circa l’evoluzione degli scambi associati alle decisioni di politica commerciale degli Stati uniti. L’occupazione ha continuato a espandersi ed è stato conseguito un parziale recupero nel potere d’acquisto dei salari. D’altra parte, l’aumento dell’occupazione, anche per la sua composizione settoriale, si è tradotto in una riduzione della produttività del lavoro. È proseguito il rientro dall’inflazione, riflettendo il forte calo nelle quotazioni dell’energia, la cui crescita ne era stata all’origine. L’inflazione al consumo si è mantenuta più bassa che nelle altre maggiori economie europee, tornando però a salire nei primi mesi del 2025.
Ponte sullo Stretto, via libera dal Mase. Salvini: “fondamentale passo”
Via libera della commissione Via al progetto Ponte sullo Stretto di Messina. Ad annunciarlo è stato ieri sera il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini, che ha parlato di notizia “di straordinaria importanza”. Secondo il ministro è “un altro fondamentale passo in avanti”. Ieri mattina, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alessandro Morelli, parlando a margine di un evento al Forum della Pa, ha ribadito che il Cipess è pronto ad apporre il timbro al progetto che consentirà di aprire i cantieri. “Stiamo interloquendo con tutte le amministrazioni competenti. Penso che, una volta ottenuto la proposta di delibera parte del Mit, entro un paio di settimane riusciremo a chiudere il percorso burocratico. Siamo prontissimi da questo punto di vista”, ha assicurato. “A questo giro si parte, ho fiducia non perché credo negli astri ma perché grazie al ruolo che mi compete ho le carte”. Manca la risposta dell’Europa e, dunque, “la variabile tempo non la posso governare”.
Draghi: “L’Europa deve puntare sull’innovazione per aumentare la produttività”
Per preservare i suoi valori l’Europa deve puntare sull’innovazione perché solo l’innovazione può determinare un aumento di produttività. A sottolinearlo l’ex premier Mario Draghi che ieri a Torino ha ricevuto il il premio internazionale ‘PoliTo Foresight and Innovation’ istituito dal Politecnico di Torino. Nel suo intervento, l’ex presidente della Bce, soffermandosi sul Rapporto sul futuro della competitività europea da lui presentato nei mesi scorsi alla Commissione europea, Draghi dopo aver osservato: ”il vero premiato è il rapporto più che la persona con cui ingiustamente si identifica”, ha proseguito ”mi sono chiesto perché ha avuto grande successo e la prima cosa che mi e’ venuta in mente è la sua strategia generale che e’ dire che siamo molto orgogliosi dell’Europa, non vogliamo tradire assolutamente i nostri valori, ma dobbiamo chiederci come facciamo a preservarli. La risposta – ha osservato – è stata data attraverso l’innovazione, attraverso quegli aumenti di produttività che solo l’innovazione può produrre”. ”Quando appena dopo aver ricevuto l’incarico ho cominciato a chiedermi perché e se l’Europa è meno competitiva – ha sottolineato Draghi – la riposta è stata ‘è vero’ ma poi quali sono le spiegazioni? All’inizio da molti americani la spiegazione, che si sarebbe data già 15 anni fa, era che gli europei sono pigri. Non hanno cultura di rischio, sono protetti da leggi sociali molto rigide e costose per le imprese. Europa non è un buon continente dove fare affari. Era la spiegazione più diffusa. Ma quello che è stato fatto nel rapporto era vedere se questo fosse vero, e non è vero nei dati . Se noi astraiamo dal settore high tech l’economia americana la produttività del resto dell’economia usa è come la nostra. E se guardiamo noi stessi, vediamo che i Paesi che hanno alta produttività hanno un fortissimo sistema di sicurezza sociale”.
Morelli: “Cipess architrave della programmazione economica e infrastrutturale del Paese”
“Il Cipess si conferma come architrave della programmazione economica e infrastrutturale del Paese, in grado di coniugare velocità di azione e rigore nella valutazione degli interventi”. A sottolinearlo è stato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla programmazione economica, Alessandro Morelli intervenendo ieri al Forum PA 2025, nell’ambito della sessione tematica “Infrastrutture e Crescita: dal monitoraggio delle Grandi Opere al Premio di Risultato”. Adozione di 95 delibere, rafforzamento del sistema di monitoraggio degli investimenti pubblici e promozione di un nuovo modello basato sulla cultura del risultato: questi alcuni dei principali risultati ottenuti dal Cipess nel 2024. Parlando del settore infrastrutturale, Morelli ha ricordato che “è stato dato impulso al Piano ANAS, che prevede investimenti per 44 miliardi di euro, e sono proseguite le attività di monitoraggio e sostegno alle grandi opere strategiche nazionali”.
“Un pilastro fondamentale del nostro operato è rappresentato dal monitoraggio degli investimenti pubblici – ha spiegato – che non è solo un’attività tecnica, ma una leva di garanzia democratica. Il Codice Unico di Progetto (CUP) ne è l’emblema: ogni opera, ogni finanziamento, ogni autorizzazione è tracciabile fin dalla sua origine, creando un sistema che non lascia spazio all’opacità. Questo codice – che accompagna ogni investimento pubblico – è oggi integrato con le principali banche dati istituzionali, dalla Banca Dati Amministrazioni Pubbliche del MEF, al ReGiS per i fondi PNRR. Grazie a questa interoperabilità, siamo in grado di seguire l’intero ciclo di vita dell’investimento: dalla decisione politica alla realizzazione finale. In parallelo, abbiamo rafforzato il Monitoraggio Grandi Opere (MGO), strumento gestito proprio dal Dipartimento per la programmazione economica. A oggi, il sistema raccoglie 185 interventi strategici per un valore complessivo di oltre 102 miliardi di euro”. Inoltre, “grande attenzione è stata dedicata all’esperienza delle Olimpiadi Invernali Milano – Cortina 2026, definite ‘modello nazionale di trasparenza e legalità’. Con 140 opere infrastrutturali per oltre 8,3 miliardi di euro, l’intervento è gestito attraverso un sistema integrato di monitoraggio digitale in tempo reale, geolocalizzazione dei cantieri, tracciabilità dei flussi finanziari e linee guida antimafia approvate dal CIPESS”.
Parlando poi di grandi opere, come la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, Morelli ha ribadito che il Cipess è pronto ad apporre il timbro al progetto che consentirà di aprire i cantieri. “Stiamo interloquendo con tutte le amministrazioni competenti. Penso che, una volta ottenuto la proposta di delibera parte del Mit, entro un paio di settimane riusciremo a chiudere il percorso burocratico. Siamo prontissimi da questo punto di vista”, ha assicurato. “A questo giro si parte, ho fiducia non perché credo negli astri ma perché grazie al ruolo che mi compete ho le carte”. Manca la risposta dell’Europa e, dunque, “la variabile tempo non la posso governare”.
Dalla Ue misure di semplificazione per fare risparmiare alle imprese 400 milioni
Quarto intervento di semplificazione, con un nuovo pacchetto ‘omnibus’, della Commissione europea, che stima risparmi per 400 milioni di euro da Bruxelles. Introduce tra l’altro una nuova categoria di imprese europee, le ‘small mid-caps’, aziende con meno di 750 dipendenti e fino a 150 milioni di euro di fatturato o 129 milioni di attivi. Dovrebbe eliminare i ‘salti’ negli obblighi regolatori oggi previsti superando la soglia dei 250 dipendenti. La definizione permetterà a 38mila imprese di beneficiare di regole semplificate e deroghe già previste per le Pmi, contribuendo a incentivare la crescita senza penalizzare l’espansione.
Fs: entro il 2026 i nuovi collegamenti in Frecciarossa tra Italia, Germania e Austria
Nuovi collegamenti in Frecciarossa fra Italia, Germania e Austria grazie all’intesa fra Trenitalia (Gruppo FS), le ferrovie tedesche Deutsche Bahn (DB) e quelle austriache ÖBB. Entro il 2026 saranno attivati i nuovi collegamenti transfrontalieri ad Alta Velocità Milano – Monaco di Baviera e Roma – Monaco di Baviera. I servizi verranno gradualmente estesi verso Berlino e Napoli da dicembre 2028. Continua così il progetto della cosiddetta “Metropolitana d’Europa” con il Frecciarossa, eccellenza dell’Alta Velocità prima in Italia e adesso in Europa.
L’annuncio è arrivato ieri a Monaco di Baviera da Gianpiero Strisciuglio, amministratore delegato e direttore generale di Trenitalia; Michael Peterson, membro del consiglio di amministrazione per il Trasporto Passeggeri a Lunga Distanza di DB; Sabine Stock, membro del consiglio di amministrazione per il Trasporto Passeggeri a Lunga Distanza di ÖBB. Apostolos Tzitzikostas, Commissario Europeo per i Trasporti Sostenibili e il Turismo, ha partecipato con un videomessaggio. “Collegare in treno l’Italia con le principali città europee – ha sottolineato Strisciuglio – è uno degli obiettivi strategici del Gruppo FS. Il Frecciarossa si conferma protagonista anche sui mercati internazionali, con l’ambizione di diventare il treno degli europei e non solo degli italiani. Questi nuovi collegamenti si aggiungeranno a quelli già operativi tra Milano e Parigi. Inoltre, tra Svizzera, Austria e Italia sono attivi collegamenti Eurocity ed Euronight, realtà che migliorano e rendono più sostenibili le connessioni per lavoro, studio e turismo con il resto d’Europa”. Il progetto di collegamento ferroviario fra Italia, Austria e Germania è stato anche selezionato dalla Commissione Europea come Progetto Pilota nell’ambito del Commission Action Plan e mira a migliorare l’offerta di trasporto internazionale e a rispondere alla crescente domanda di viaggi tra i Paesi europei con un mezzo sostenibile come il treno. L’offerta commerciale partirà con quattro collegamenti sulle rotte Milano – Monaco di Baviera e Roma – Monaco di Baviera. Per il Milano – Monaco di Baviera, con un tempo di viaggio di sei ore e mezza, le principali fermate intermedie saranno a Brescia, Verona, Rovereto, Trento, Bolzano e Innsbruck.
Per quanto riguarda Roma – Monaco di Baviera, con un tempo di viaggio di otto ore e mezza, le principali fermate saranno a Firenze, Bologna, Verona, Rovereto, Trento, Bolzano e Innsbruck. L’apertura del Tunnel di Base del Brennero ridurrà i tempi di viaggio di circa un’ora. Da dicembre 2028 l’offerta completa consisterà in 10 collegamenti tra l’Italia e la Germania che copriranno le tratte tra Milano e Monaco di Baviera; Milano e Berlino; Roma e Monaco di Baviera; Napoli e Monaco di Baviera; Napoli e Berlino. Il nuovo servizio sarà operato con il Frecciarossa 1000, il treno ad Alta Velocità di Trenitalia, che è conforme alle Specifiche Tecniche Europee di Interoperabilità. È stato inoltre progettato e realizzato per viaggiare in Italia e sulle reti ferroviarie europee di Francia, Germania, Spagna, Austria, Svizzera, Paesi Bassi e Belgio, essendo in grado di superare le differenze di alimentazione elettrica e segnalamento dei vari Paesi. Con i collegamenti Roma/Milano – Monaco di Baviera – Berlino, Frecciarossa, dopo Francia e Spagna, arriverà anche in Germania, continuando a perseguire l’obiettivo della “Metropolitana d’Europa” ad Alta Velocità, collegando le città più nevralgiche del Vecchio Continente. Il nuovo collegamento Frecciarossa offrirà un servizio diretto tra Italia e Germania, passando attraverso l’Austria, e avrà un impatto significativo sulle connessioni ferroviarie tra i due Paesi. Con il supporto delle infrastrutture tedesche, che si collegano a numerosi altri Paesi, la linea intercetterà anche la domanda di trasporto per altre destinazioni come Francoforte e Cracovia.
Istat, dal 2005 al 2024 l’Italia ha triplicato produzione energia da fonti rinnovabili
Potenziata la capacità dell’Agenzia europea per la sicurezza marittima
La Commissione europea accoglie con favore l’accordo politico provvisorio raggiunto martedì tra il Parlamento europeo e il Consiglio per aggiornare il mandato dell’Agenzia europea per la sicurezza marittima (EMSA). La revisione del mandato dell’EMSA rafforza il suo sostegno alla Commissione e alle autorità nazionali in settori chiave quali la sicurezza marittima, la tutela ambientale, la sicurezza, la decarbonizzazione e la digitalizzazione. Nell’ambito di questo ruolo rafforzato, l’EMSA fornirà assistenza fondamentale alla Commissione e agli Stati membri nell’attuazione del regolamento marittimo FuelEU e nell’estensione del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE al trasporto marittimo. Per raggiungere questo obiettivo, l’EMSA impiegherà strumenti di sorveglianza avanzati per individuare e scoraggiare gli scarichi illegali in mare , sviluppando al contempo i propri sistemi di monitoraggio delle emissioni e facilitandone la segnalazione. Inoltre, l’Agenzia rafforzerà il suo sostegno agli Stati membri nell’attuazione delle loro responsabilità in relazione ai loro ruoli di Stati portuali, costieri e di bandiera. Oltre a queste iniziative, l’EMSA continuerà a fornire un supporto essenziale alla Commissione e agli Stati membri in settori quali la sorveglianza marittima , la resilienza alla sicurezza informatica e la preparazione alle crisi , semplificando al contempo la rendicontazione attraverso strumenti informatici innovativi e offrendo programmi di formazione e sviluppo delle capacità. Questo aggiornamento è la parte finale del pacchetto sulla sicurezza marittima, una serie di cinque proposte legislative che modernizzano le norme UE in materia di sicurezza marittima e inquinamento causato dalle navi. Le restanti proposte sono state formalmente adottate nell’autunno del 2024. In seguito all’accordo politico raggiunto oggi, il Parlamento europeo e il Consiglio adotteranno formalmente il nuovo regolamento, che entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE.
Pa: al via la tornata contrattuale 2025-2027 con l’apertura delle trattative all’Aran
Con l’avvio delle trattative all’Aran per la definizione dei comparti e delle aree di contrattazione, prende ufficialmente il via la tornata contrattuale 2025-2027. Le risorse economiche sono gia’ state stanziate nella legge di Bilancio, rendendo possibile l’apertura dei tavoli negoziali, non appena saranno definiti l’accordo quadro e la rappresentativita’ sindacale, a valle delle elezioni RSU. Per il comparto delle Funzioni Centrali, il cui accordo collettivo e’ stato firmato definitivamente nel gennaio 2025, esistono tutte le condizioni per un avvio tempestivo delle trattative. Per gli altri comparti – Enti locali, Sanita’, Istruzione e Ricerca – l’obiettivo e’ giungere alla firma degli accordi 2022-2024 entro l’estate, cosi’ da consentire un’immediata partenza della nuova tornata contrattuale. Nei prossimi giorni si svolgeranno le riunioni dedicate ai rinnovi ancora in corso. L’auspicio e’ che, da parte di tutti, vi sia la volonta’ di chiudere quanto prima le intese ancora aperte e proiettarsi con decisione verso il nuovo triennio, consentendo una continuita’ contrattuale mai realizzata prima.
Contratto edilizia artigianato, le imprese: “importante rinnovo per un rilancio incentrato su qualità, formazione e legalità”
“Un rinnovo importante che pone le basi per un rilancio incentrato su qualità, formazione e legalità”. Lo sottolineano le associazioni imprenditoriali dell’artigianato (CNA Costruzioni, ANAEPA Confartigianato, FIAE Casartigiani, CLAAI Edilizia) e della piccola e media impresa del settore costruzioni commentando l’accordo per il rinnovo del ccnl dell’edilizia che si applica a oltre 50 mila imprese e più di 500 mila lavoratori, sottoscritto il 20 maggio. “Dal punto di vista economico, l’intesa prevede un incremento complessivo di 178 euro a regime, da erogare in quattro tranche. Al contempo, si rafforza la funzione identitaria del CCNL, introducendo strumenti che premiano le imprese virtuose che investono nella qualificazione del personale. Particolarmente innovativa l’istituzione del Fondo “Artigianato Qualificazione e Sviluppo”, una misura concreta di sostegno all’impresa anche con finalità assistenziali e che rappresenta un tassello inedito nel panorama della bilateralità. Il rinnovo include anche un nuovo Protocollo sull’orario di lavoro che rafforza la flessibilità, garantendo la tutela dei lavoratori. Parallelamente, si consolida il sistema delle premialità per le imprese, legato a comportamenti virtuosi in materia di
sicurezza, regolarità contributiva, partecipazione alla formazione e rispetto dei parametri contrattuali. Il Catalogo Formativo Nazionale è lo strumento di riferimento per la progressione professionale e la definizione degli standard minimi di formazione, mentre viene strutturato un sistema di premialità, sia per le imprese che per i lavoratori, che valorizza concretamente la partecipazione attiva al modello contrattuale di settore. L’intesa si muove dentro una chiara visione politica delle Parti Sociali che indicano la necessità di definire un quadro stabile e strutturale di incentivazione per il mercato privato, a sostegno degli investimenti delle famiglie in materia di riqualificazione edilizia, efficientamento energetico e sicurezza sismica. Inoltre si rilancia la richiesta di un impegno istituzionale per il riconoscimento della legge di accesso alla professione quale prerequisito per operare nel settore, in coerenza con le finalità di legalità, trasparenza e qualità. Si riafferma l’importanza di una normativa che rafforzi la presenza delle micro e piccole imprese nel mercato degli appalti pubblici, e si rinnova l’impegno per un sistema di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro con il pieno coinvolgimento degli enti bilaterali di settore. Il rinnovo del CCNL Edilizia Artigianato e PMI si conferma dunque come uno strumento di regolazione e di sviluppo, al servizio di un’edilizia che vuole continuare a crescere su basi solide, con imprese responsabili, lavoratori formati e istituzioni capaci di riconoscere e sostenere chi produce valore per l’intero Paese. Infine le parti sociali riaffermano il ruolo centrale della bilateralità quale presidio di legalità, inclusione, formazione e sviluppo sostenibile del settore”.
Terna: l’assemblea approva il bilancio 2024, dividendo e buyback
Via libera dagli azionisti, pari al 72,198% del capitale sociale, con il voto favorevole del 99,94%, al bilancio 2024 di Terna che si e’ chiuso con un utile netto pari a 970,4 milioni di euro e ad un dividendo pari a 39,62 centesimi di euro per azione, in linea con la politica dichiarata al mercato (+17% rispetto al 2023), di cui 11,92 centesimi gia’ pagati lo scorso novembre a titolo di acconto, mentre i rimanenti 27,70 centesimi per azione saranno pagati a giugno 2025. I soci hanno approvato anche il piano di incentivazione di lungo termine destinato al management nel 2025-2029, il piano di buyback e la relazione sulla politica in materia di remunerazione.
Snam colloca con successo il suo primo bond in dollari in formato Sustainabilty-Linked multi-tranche per 2 miliardi
Snam ha collocato con successo la sua prima emissione obbligazionaria in dollari statunitensi destinata a investitori istituzionali, in formato Sustainability-Linked multi-tranche, per un ammontare complessivo di 2 miliardi di dollari statunitensi, equivalenti a circa 1,8 miliardi di euro.nL’operazione – che rappresenta la prima emissione obbligazionaria Sustainability-Linked al mondo con obiettivo Net Zero sulle emissioni GHG su Scope 1, 2 e 3 – ha ricevuto una domanda di circa 5 volte l’offerta, con ordini per circa 10 miliardi di dollari.mL’offerta è stata preceduta da una giornata di marketing, durante la quale Snam ha dialogato con oltre 50 investitori internazionali. Il confronto ha generato un feedback molto positivo e costruttivo, che ha contribuito in modo determinante a creare un forte momentum e a favorire condizioni di mercato competitive. Il collocamento segna anche il debutto di Snam sul mercato dei capitali statunitense, attraverso un formato 144A / Reg S, e consente alla società di diversificare ulteriormente le fonti di finanziamento di medio e lungo termine, che oggi sono rappresentate per oltre il 10% da valuta estera. “Questa prima emissione obbligazionaria in dollari statunitensi rappresenta un traguardo importante nella nostra strategia di diversificazione delle fonti di finanziamento, accelerazione sul fronte della finanza sostenibile e ampliamento della base di investitori a livello internazionale”, ha affermato il CEO di Snam Agostino Scornajenchi. “In un contesto in cui Snam si consolida come operatore infrastrutturale nazionale e paneuropeo, rafforzare la nostra presenza sui mercati globali è fondamentale per sostenere le nostre ambizioni di crescita nel lungo periodo. L’elevato interesse da parte degli investitori statunitensi di fixed income, oltre alla larga componente di azionisti americani nella nostra base azionaria, conferma la forte fiducia nei confronti della strategia di sostenibilità, solidità finanziaria e visione industriale di lungo periodo di Snam.
Logistica, Hapag-Lloyd: “continueremo a investire in Italia ma servono regole e norme chiare”
Certezze e affidabilità per continuare a investire in Italia: lo chiede il gruppo tedesco della logistica Hapag Lloyd, dopo che il Dl Infrastrutture il governo non ha inserito la norma che consentirebbe al colosso tedesco di blindare la concessione in seguito alla sentenza del Consiglio di Stato che invece l’ha annullata. “Con oltre 500 dipendenti – il 90% dei quali con base a Genova – e un ruolo consolidato come primo cliente container del Porto di Genova e secondo cliente dell’intero sistema portuale nazionale, Hapag-Lloyd – sottolinea il gruppo – è fortemente legata al mercato italiano. L’azienda si posiziona costantemente al quinto posto tra i maggiori operatori mondiali nel trasporto marittimo di container e gestisce circa 300 navi e 21 terminal a livello globale, con Genova che rappresenta una sede strategica per il Gruppo fin dagli anni ’90 e, da quasi sei anni, la “capitale” della Regione Sud Europa, che supervisiona l’intera area del Mediterraneo per la compagnia di trasporto container. Hapag-Lloyd è il gruppo tedesco di spedizioni e logistica quotato in borsa, con azionisti quali Kuhne Maritime, CSAV (Compañia Sudamericana de Vapores), Qatar Holding, il Public Investment Fund e la Città di Amburgo. L’azienda figura tra i principali investitori internazionali che hanno scelto – e sono pronti a rinnovare – la propria fiducia nell’Italia. Hapag-Lloyd ha investito diverse centinaia di milioni di euro nel Porto di Genova (anche in vista di grandi progetti infrastrutturali come la Diga Foranea e il Terzo Valico Ferroviario), sulla base di una concessione inizialmente valida fino al 2056, confidando su una collaborazione stabile, affidabile, improntata alla fiducia e trasparente con le autorità italiane e su un quadro normativo chiaro”.
“Con livelli occupazionali raddoppiati dal 2018 e con l’azienda che si è assunta la responsabilità diretta di altri 700 lavoratori nel terminal portuale e nella logistica interconnessa, oggi siamo pronti – assicura Hapag-Lloyd Italia – a riaffermare le nostre scelte strategiche. Proprio per questo cerchiamo il massimo livello di trasparenza nei rapporti con le istituzioni, come parte del nostro diritto e dovere di tutelare i nostri investimenti e, per estensione, i nostri azionisti. Con la nostra flotta di circa 300 navi e il coinvolgimento nella cooperazione Gemini, abbiamo bisogno di certezze e affidabilità per continuare a investire e far crescere il nostro business in Italia. Non possiamo portare avanti i piani se ci troviamo di fronte a una concessione che – al di fuori del nostro controllo – viene improvvisamente considerata in scadenza alla fine del prossimo giugno, trentuno anni prima di quella data originaria del 2056 che ha giustificato il nostro investimento nel terminal del Porto di Genova. Siamo fiduciosi e confidiamo nell’eccellente collaborazione in corso con il governo italiano, come base per superare i fraintendimenti, riattivare la concessione e porre le premesse per lo sviluppo del traffico attraverso Genova nonché per la crescita dell’occupazione”.
Ey-Oxford Economics: i dazi frenano la crescita, per il Pil italiano +0.4% nel 2025 e per l’Eurozona fino a 0,9%
I dazi sono visti innescare un forte rallentamento a livello globale, ma per ora senza una recessione. È quanto emerso dal convegno “Nuovi scenari macroeconomici: sfide, opportunità e risposte delle aziende” promosso da EY e Oxford Economics, ieri a Roma. Secondo le stime di EY, il Pil italiano è atteso crescere, nel 2025 e 2026, rispettivamente dello 0,4% e 0,7%, supportato principalmente da una ripresa dei consumi privati. Tuttavia, in virtù dell’attuale incertezza geopolitica e commerciale, è previsto un potenziale impatto negativo sul Pil cumulato al 2026 fino a 1,1 punti percentuali. Per l’Eurozona, Oxford Economics stima una crescita nello scenario di base solamente dello 0,9% sia nel 2025 che nel 2026.. L’economia statunitense, con i dazi effettivi in crescita verso il 15%, rimane quella più colpita dalle politiche commerciali e crescerà circa dell’1,5% quest’anno e il prossimo, al di sotto del suo tasso di crescita potenziale. L’Eurozona è vista crescere poco al di sotto dell’1% quest’anno, fino allo 0,9%, frenata principalmente dalla domanda estera. Inoltre, nonostante gli ultimi accordi tra l’amministrazione Trump e altri paesi, per esempio la Cina, l’incertezza continua a pesare negativamente sugli investimenti delle imprese, che ci aspettiamo rimanere deboli per tutto il corso dell’anno. In questo contesto, infatti, il clima di incertezza complessivo rappresenta un potenziale rischio al ribasso sull’andamento degli investimenti futuri, solo in parte bilanciato da politiche monetarie meno restrittive. Tornando all’Italia, le previsioni di EY e OE per quest’anno rimangono molto simili. Secondo EY, la crescita nel 2025 sarà supportata da una ripresa dei consumi privati (0,9%, con un contributo alla crescita di 0,5 punti percentuali); un contributo negativo sarà invece determinato dagli investimenti (-0,1 punti percentuali), e dalla domanda estera (-0,8 punti percentuali). Il contributo negativo della domanda estera è in parte anche il riflesso dell’incertezza commerciale attuale e prospettica. Nel 2026 si attende invece una crescita del PIL leggermente più solida (0,7%), con dinamiche simili a quelle viste per il 2025. La variazione del contesto geopolitico comporta un cambiamento nelle relazioni economiche internazionali dell’Italia con alcuni dei principali Paesi del mondo come Russia, Cina e USA. Questo si riflette anche nella variazione delle quote di destinazione delle esportazioni di beni in prospettiva di lungo periodo. Gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di riferimento per i prodotti italiani, con un valore di circa 65 miliardi di euro al 2024, ma il principale partner rimane l’Europa grazie alle esportazioni per 392 miliardi su un totale di 623 miliardi al 2024. L’esposizione al mercato statunitense è tuttavia eterogenea a seconda del comparto industriale considerato. Nel complesso, al 2026 il PIL dell’Italia potrebbe segnare una riduzione cumulata fino a 1,1 punti percentuali a seguito delle politiche protezionistiche statunitense, che si accompagnerebbe a un rallentamento dell’inflazione a seguito della minore attività economica. Queste stime rimangono tuttavia soggette a un clima di forte incertezza internazionale, considerate anche le contrattazioni in corso in merito alle misure protezionistiche da parte degli Stati Uniti.
Maria Cristina Carlini