SAN GIOVANNI A TEDUCCIO
Taverna del Ferro, la spinta dei comitati alla rigenerazione
Rosaria Cordone del Comitato di lotta Ex Taverna del Ferro ricorda la spinta iniziale della popolazione nella richiesta di una radicale riqualificazione del quartiere con la demolizione delle “Stecche”. Apprezzamento per l’attuale progetto che prevede la realizzazione di 28 edifici più bassi ed energeticamente autosufficienti, spazi pubblici e servizi per gli abitanti.

“Il progetto di rigenerazione dell’insediamento di Taverna del Ferro a San Giovanni a Teduccio intende trasformare radicalmente l’area attraverso la demolizione delle cosiddette ‘Stecche’, ossia complessi residenziali esistenti caratterizzati da altezza e sviluppo longitudinale eccessivi, per fare spazio a 28 edifici di dimensioni più basse ed energeticamente autosufficienti”. In questo modo esordisce Rosaria Cordone del Comitato di lotta Ex Taverna del Ferro, in merito al progetto di rigenerazione che sta interessando il quartiere dell’area orientale di Napoli. Finanziato con un ammontare complessivo di circa 106 milioni di euro, provenienti da diverse fonti tra cui il PNRR e il Fondo PON METRO PLUS, tale piano architettonico mira a restituire una casa dignitosa e un quartiere più vivibile agli abitanti di Taverna del Ferro, area di San Giovanni a Teduccio.
Come altre costruzioni popolari che si trovano a Napoli, anche in questo quartiere fu realizzato un complesso architettonico per far fronte all’emergenza abitativa provocata dal terremoto dell’Irpinia del 1980. Come soluzione temporanea, furono così costruite a Taverna del Ferro due strutture di dieci palazzine, ognuna alta otto piani, che comunicavano tra loro. Questi blocchi orizzontali di cemento, chiamati appunto “Stecche” per la loro forma, dovevano essere una soluzione temporanea, ma così non fu. “All’epoca, quando furono costruite grazie alla legge 219, le Stecche – dice Cordone – erano un complesso urbano visto come innovativo. Nel tempo però si è dimostrato totalmente sbagliato, perché composto da edifici che non offrono sufficienti garanzie per essere abitati. In primo luogo, perché la vicinanza eccessiva tra i due blocchi di costruzioni produce una forte introspezione reciproca tra gli appartamenti e la conseguente mancanza di privacy”.
Gli inquilini finirono di fatto per rimanere in queste costruzioni provvisorie, che con il passare degli anni non ricevettero interventi di manutenzione degni di nota. Queste condizioni di degrado e di abbandono in cui riversavano gli edifici, agevolarono l’insediamento di clan di camorra, che occuparono abusivamente una serie di alloggi, mettendo in cattiva luce Taverna del Ferro.
Fu solamente grazie alla partecipazione sul territorio delle varie associazioni e comitati presenti, tra cui proprio il Comitato di lotta Ex Taverna del Ferro, che nel tempo si riuscì ad ottenere interventi di manutenzione e a cambiare l’immaginario rispetto al quartiere. Su richiesta di queste realtà territoriali, si è arrivati a progettare un piano di rigenerazione dell’intera area di Taverna del Ferro.

Entrato nella fase attuativa il 2 febbraio 2024, questo piano ha preso il via con l’insediamento del cantiere per la realizzazione dei 360 nuovi alloggi che ospiteranno le famiglie all’interno delle due “Stecche”. Esso prevede 28 nuovi edifici, la cui altezza varierà tra i 3 e i 5 piani, che saranno classificati come NZEB (Nearly Zero Energy Building), cioè in grado di massimizzare l’efficienza energetica. Diversi sono i proventi economici che permetteranno al piano di rigenerazione urbana di essere realizzato: 64.483.258,39 euro provengono da Piani Urbani Integrati (PUI), inserito nella linea progettuale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dell’Italia; 12.600.000,00 euro dal Fondo Complementare, che nasce con lo scopo di integrare, tramite risorse nazionali, gli interventi del PNRR per gli anni dal 2021 al 2026; infine, 29.400.000,00 euro arrivano dal Fondo PON Metro Plus, che nasce con lo scopo di integrare le azioni condotte nell’ambito del Programma Operativo Nazionale “Città Metropolitane 2014-2020”. Tuttavia questa somma di circa 106 milioni sarà utilizzata non solo per costruire nuovi alloggi di media dimensione, ma anche per rendere il quartiere maggiormente vivibile.
Oltre a ridare dignità in termini abitativi a circa a 360 famiglie, tale progetto prevede di fatto la realizzazione di palestre, campi da calcio, un parco urbano e altri luoghi di aggregazione per i residenti del territorio. “Il piano terra degli edifici ospiterà servizi locali e urbani erogati da associazioni, cooperative o imprese sociali per andare incontro alle esigenze della comunità circostante. In più – continua Cordone – si promuoveranno attività commerciali per la comunità del territorio, tra cui un panificio, un supermercato, dei bar, dei parrucchieri, un’officina e tanto altro”.
Per quanto riguarda le tempistiche, i lavori sono ancora in corso. Per ora si sta procedendo con la demolizione del terrapieno con le attrezzature sportive e i garage nord ed est. Dopo aver creato nuovi spazi pubblici e il futuro posizionamento degli edifici residenziali, si passerà alla realizzazione dei primi 180 alloggi, destinati agli abitanti della Stecca lato mare e, successivamente, dei restanti 180 alloggi assegnati ai residenti della Stecca lato Vesuvio. Quasi sicuramente, l’esecuzione delle costruzioni nei prossimi mesi verrà velocizzata, perché altrimenti si andrebbe oltre la data limite stabilita per l’erogazione di alcuni fondi economici.
Ma il conto alla rovescia dei residenti di Taverna del Ferro è iniziato da tempo. Come evidenziato da Cordone la popolazione non vede l’ora di animare il nuovo quartiere, che sarà caratterizzato da una distribuzione degli spazi più equilibrata in modo da creare un ambiente abitativo più accogliente e rispondente alle esigenze manifestate degli abitanti: “Gli abitanti vivono positivamente questo progetto di rigenerazione. Nutrono ansia e trepidazione nel poter accedere alle nuove abitazione e nell’usufruire dei nuovi servizi, anche perché dopo circa 40 anni sono arrivati al limite della sopportazione delle condizioni di vita esistenti”. Non resta loro, dunque, che dare tempo al tempo e attendere pazientemente che la nuova area residenziale di San Giovanni a Teduccio diventi presto una realtà a misura d’uomo.