INNOVATION PLAN

Snam: 85 progetti da 400 milioni su nuove tecnologie e IA al 40% al 2029

A partire dal 2000, il 100% dei principali processi operativi è stato digitalizzato, un target che ha poi reso possibili progetti pervasivi di cybersecurity e la progressiva creazione di gemelli digitali (tridimensionali e operabili in virtual reality) degli asset gestiti, un’innovazione utile per test, simulazioni e formazione. “Le complessità crescenti della fase attuale, caratterizzata dalla fragilità degli equilibri complessivi e da un percorso di transizione energetica sempre meno lieare, hanno ulteriormente accresciuto l’importanza di un costante upgrade tecnologico di asset, processi e sistemi, sviluppando un innovativo modello di gestione e visione della prospettiva”, ha dichiarato l’amministratore delegato Stefano Venier.

06 Mag 2025 di Mauro Giansante (da Milano)

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Snam: 85 progetti da 400 milioni su nuove tecnologie e IA al 40% al 2029

Transition e Strategic prima, Innovation adesso. Arriva anche il terzo piano di Snam al 2029 dedicato specificamente agli investimenti e i progetti sulle nuove tecnologie da applicare nei processi e sulle infrastrutture energetiche del gruppo guidato (ancora per poco) da Stefano Venier, che tra qualche settimana verrà sostituito da Agostino Scornajenchi, attuale ceo di Cdp Venture. I due rami dell’Innovation Plan presentato ieri a Milano sono: da un lato, la cosiddetta proven innovation per rispondere alle esigenze operative con soluzioni tecnologiche scalabili, affidabili e già pronte per il mercato. Dall’altro, l’explorative innovation, per avere una finestra sempre aperta su idee e tencologie emergenti, con programmi di ricerca e sviluppo, scouting e testing condotti con startup, acceleratori, università e risorse interne.

50 progetti già attivi da 338 milioni in nuove tecnologie al 2029

Il piano prevede investimenti pianificati in innovazione per 400 milioni di euro, in crescita del 15% rispetto a quelli previsti dal piano precedente. Di questi, grazie all’approccio dual-track, 338 milioni sostengono iniziative di proven innovation mentre 62 milioni alimentano progetti di explorative innovation, il tutto nel segno di un modello people-centric, che persegue il costante aggiornamento delle competenze di tutte le persone Snam e il conseguente livellamento dei gap generazionali.

Il core del ramo proven innovation è SnamTec, il programma di innovazione applicato alle operation attivo dal 2018, articolato in circa 50 progetti e dal quale è già nata l’Asset Control Room, una piattaforma digitale che grazie anche all’Ia supporta oltre 2.000 persone nel monitoraggio e nella gestione data driven, da remoto e su device mobili, di asset fisici e di 47 processi end-to-end. Insomma, il sistema fisico e digitale insieme (phygital) si compone di infrastrutture di Internet of things, cloud e edge computing è totalmente interconnesso nelle sue componenti, abilitando i processi decisionali e consentendo interazioni più intelligenti ed efficienti tra operatori di rete, attori del mercato e utenti finali.

Obiettivo Ia al 40% in cinque anni

Quanto all’uso dell’intelligenza artificiale, Snam prevede di arrivare al 2029 ad una quota del 40%. Ma già oggi questa è integrata nel 15% degli applicativi aziendali. Di più: a partire dal 2000, il 100% dei principali processi operativi è stato digitalizzato, un target che ha poi reso possibili progetti pervasivi di cybersecurity e la progressiva creazione di gemelli digitali (tridimensionali e operabili in virtual reality) degli asset gestiti, un’innovazione utile per test, simulazioni e formazione.

Tra gli altri strumenti tecnologici impiegati dal gruppo ci sono sensori intelligenti, tele-diagnostica, unità terminali remote, asset e dispositivi a basse o zero emissioni, smart pipe, calcolo avanzato, realtà aumentata, asset pronti per l’idrogeno e la CO2. Per non parlare, poi, del ricorso alla modellazione predittiva del rischio all’impiego di droni e satelliti nelle attività automatizzate di leak detection, monitoraggio e controllo, a vantaggio anche e soprattutto dei territori e dei loro fragili equilibri ecosistemici e geologici. Il prossimo anno, inoltre, sarà disponibile per Snam un nuovo supercomputer.

I 35 progetti esplorativi da 62mln: il methane detector, i laser-scanner per i cantieri

Quanto al ramo esplorativo, Snam in questo caso ha in programma 35 progetti per sviluppare una vasta gamma di idee nuove e tecnologie emergenti, da nuove applicazioni basate sull’Ia alle clean tech per la produzione, l’uso finale e la trasformazione di molecole decarbonizzate. L’attenzione, in questo caso, attraverso iniziative come Centrale delle Idee, HyAccelerator, Innova.Lab e Decarbonisation Research Program, è rivolta ai programmi di R&S, scouting e testing condotti con startup (“circa quattromila incontrate negli ultimi anni”, ha rivelato alla stampa il Chief Strategy & Technology Officer Claudio Farina), acceleratori, università e risorse interne.

L’obiettivo finale è testare e accelerare l’implementazione di soluzioni innovative ad alto potenziale ma non ancora mature o non ancora industrializzate nel contesto energetico, per disporre di opzioni di diversificazione, integrandole al business stesso di Snam. Per questo c’è il T.Lab, lo strumento di Snam per collegare explorative e proven innovation, scalando e implementando le operational technologies più mature e promettenti fra quelle prese in esame.

Fra i progetti attualmente al vaglio del T.Lab c’è, per esempio, il methane detector: una telecamera iperspettrale per rilevare e quantificare con precisione le perdite di gas su scala industriale, così come la sensoristica avanzata per il monitoraggio metereologico marino già implementata con successo presso i rigassificatori di Panigaglia e Ravenna. Ci sono poi le tecnologie laser-scanner per il monitoraggio della biodiversità successivo ai ripristini vegetazionali effettuati a valle dei cantieri, ma anche valvole a zero emissioni regolate a distanza che non necessitano di sostituzioni, nonché progetti per il miglioramento dei sistemi elettrolitici tesi ad abbattere i costi della produzione di idrogeno verde e, così facendo, a favorire lo sviluppo del suo mercato.

Venier: “Innovazione nel nostro dna, upgrade necessario contro le fragilità attuali”

“Diciamo quello che faremo e diamo conto di ciò che abbiamo fatto, come sempre”. Per Stefano Venier, ad in uscita di Snam, “l’innovazione è da sempre nel nostro dna, sin dai primi anni, ma le complessità crescenti della fase attuale, caratterizzata dalla fragilità degli equilibri complessivi e da un percorso di transizione energetica sempre meno lineare, hanno ulteriormente accresciuto l’importanza di un costante upgrade tecnologico di asset, processi e sistemi, sviluppando un innovativo modello di gestione e visione della prospettiva”. Ecco quindi che “il nostro Innovation Plan” è “una roadmap flessibile che include e mobilita risorse sia interne che esterne, che condividono con noi l’idea di non subire il cambiamento, ma di avere l’ambizione di guidarlo”.

Di qui, ha spiegato l’ad, la necessità di approcciare a “due fenomeni che tra loro possono essere a volte convergenti e a volte divergenti, cioè il processo di digitalizzazione e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Convergenti perché spesso queste tecnologie digitali ci aiutano a ottimizzare l’uso dell’energia e a progettare soluzioni che consentono di avere un uso più efficiente delle infrastrutture e della risorsa energetica”. Ma “divergenti perché sono delle soluzioni tecnologiche particolarmente energy intensive e, in quanto tali, stanno facendo crescere la domanda di energia livello globale in maniera molto spinta, e questo chiaramente va nella direzione opposta”. Per Claudio Farina, che ha risposto a una domanda di Diac a riguardo, “quello energivoro è un tema che va trattato con grande serietà, sebbene Snam non si poggia sui consumi energetici delle tecnologie e le applicazioni ai nostri processi non sono mass market“.

Sta di fatto, ha proseguito Venier, che “di fronte ad un contesto di questo tipo, bisogna trovare delle risposte che siano rapide e tempestive, ma anche pragmatiche e coerenti. Se da un lato abbiamo la consapevolezza che molti dei jolly ce li siamo giocati in termini di innovazione, di soluzioni o programmi – e quindi non possiamo più permetterci di commettere dei grossi errori, dobbiamo essere coerenti rispetto alle scelte che facciamo -, dall’altro sappiamo che abbiamo davanti a noi tutta una serie di opzioni che non conosciamo, ma sulle quali dobbiamo lavorare, dobbiamo costruirle e portarle in una logica di market readiness”.

 

 

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