IN UE AUMENTO DETENUTI A +3,2%

La Corte dei Conti BOCCIA il piano carceri e avverte il commissario Doglio su ritardi degli interventi, nuove esigenze detentive, sovraffollamento, tecnici e costi

05 Mag 2025 di Mauro Giansante

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La Corte dei Conti BOCCIA il piano carceri e avverte il commissario Doglio su ritardi degli interventi, nuove esigenze detentive, sovraffollamento, tecnici e costi

Un esame a cui viene sempre rimandata a settembre. Per l’Italia il problema carceri è questo e stavolta a ribadire la bocciatura è un ampio dossier pubblicato ieri dalla Corte dei Conti. “A dieci anni dalla conclusione della gestione commissariale, l’analisi sullo stato di attuazione del Piano Carceri – approvato nel 2010, dopo diverse rimodulazioni arrivò a prevedere 12.324 posti detentivi in più nel 2013 – evidenzia situazioni critiche di sovraffollamento carcerario che – soprattutto in Lombardia, Puglia, Campania, Lazio, Veneto e Sicilia – assumono contorni ai limiti dell’emergenza, anche alla luce dei dati del Ministero della Giustizia”. Le criticità messe in evidenza sono parecchie: dalla necessità di nuovi posti detentivi, ad oggi non soddisfatta, ai ritardi e le inadempienze contrattuali delle imprese, passando per i “repentini” cambiamenti di esigenze detentive nel tempo fino ai deficit finanziari per gli interventi. Tutto, è il richiamo ulteriore dei giudici contabili, tenendo conto del principio dell’individualizzazione della pena, che impone una corretta collocazione dei detenuti all’interno delle strutture in base alla loro condizione giuridica e alle esigenze trattamentali.

Lo stato dell’arte tra nuovi edifici e digitalizzazione

Al 31 dicembre dello scorso anno, il tasso di sovraffollamento carcerario in Italia ammontava al 120,5% con 61.861 detenuti rispetto ad una capienza di 51.312 nelle strutture penitenziarie. Ad oggi, solamente un quarto delle carceri italiane risulta non sovraffollato. Il problema riguarda, nella sostanza, la quasi totalità delle regioni italiane con esclusione di Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Sardegna. Il maggior numero delle strutture è presente in Sicilia (23), Lombardia (18), Campania (16), Toscana, Lazio (15) e Piemonte (13).

 

Ed è sempre la Lombardia a conservare il triste primato regionale per la maggior parte di interventi edilizi programmati ma ancora in corso. Di più: “ancora lontani dalla compiuta realizzazione”. Altre situazioni critiche si rilevano in Puglia e Campania, mentre nel Lazio a Roma si attendono i lavori a Rebibbia già previsti nel D.i. di dieci anni fa.

Quanto ai lavori di digitalizzazione e cablaggio, invece, “sono stati effettuati o sono in corso di completamento i cablaggi per l’83 per cento di tali articolazioni tramite le convenzioni Consip Lan 6 e Lan 7”. Con la prima, sono state cablate le 105 sedi del Dap per 11 milioni. Con la seconda, invece, “sono stati completati i cablaggi per 77 articolazioni del Dipartimento, per un importo di circa euro 11.751.000,00. Risultano, invece, in corso di completamento i lavori di cablaggio presso 4 sedi del DAP, per un importo di circa euro 1.172.000”. C’è poi un piano Lan 8 che prevede il completamento del cablaggio per le 40 sedi residue del Dap per ulteriori 7 milioni, effettivamente disponibili.

Più in generale, sulla digitalizzazione penitenziaria – ricorda la CdC – nella relazione 2024 sull’amministrazione della giustizia “su 1.057 sedi previste, 954 sono già passate alla fibra, mentre le restanti 114 utilizzano ancora connessioni in rame, in attesa di aggiornamento”. Si è puntato, così, a migliorare “l’efficienza operativa, la sicurezza e il supporto ai detenuti e alle loro famiglie anche mediante lo sviluppo di una piattaforma tecnologicamente avanzata, integrata con i servizi Microsoft Teams, per ottimizzare i video colloqui per detenuti e familiari”. Mentre è in corso la “reingegnerizzazione il sistema per la gestione degli eventi critici negli Istituti penitenziari, con l’obiettivo di creare una piattaforma centralizzata e scalabile che consenta il monitoraggio dei fenomeni a rischio dell’incolumità negli stessi Istituti”.

Le soluzioni: risorse, tempi, manutenzione e monitoraggio

Cosa fare, allora? Nelle conclusioni del documento la Corte chiede all’amministrazione penitenziaria “di predisporre fin dall’inizio stime realistiche dei costi, accompagnate da una pianificazione efficace delle risorse e dalla definizione di linee guida per le strutture penitenziarie, coerenti con gli standard minimi europei e internazionali. Nonché di portare “a conclusione gli ulteriori interventi di manutenzione straordinaria già programmati – e tuttora in corso – per il miglioramento delle condizioni ambientali, igienico-sanitarie e trattamentali all’interno degli Istituti”. Al nuovo Commissario straordinario si chiede di tenere conto delle criticità emerse dall’indagine e di assicurare un attento monitoraggio degli interventi nel rispetto dei cronoprogrammi procedurali e finanziari, per evitare ulteriori ritardi e criticità operative”. Per ricordare, il piano di edilizia penitenziaria affidato al Commissario Marco Doglio prevede la realizzazione di settemila nuovi posti detentivi. Anche se recentemente la premier Meloni ha detto che “il mio intendimento sarebbe di arrivare a 10mila”.

Nordio: il problema sono i nuovi spazi

Le carceri sono “un problema quotidiano, una delle nostre priorità, che si riassume in una parola soltanto: spazi, più che fondi”, ha detto ieri il ministro della Giustizia Carlo Nordio, a margine dell’illustrazione della nuova cittadella giudiziaria a Modena. “I fondi possiamo anche trovarli. Adesso abbiamo il commissario straordinario che ha poteri piuttosto estesi, abbiamo trovato anche buoni fondi per ampliare le strutture carcerarie. L’Italia non è la California o l’Arizona dove puoi instaurare 500 moduli in un mese, piazzandoli nel deserto. Qui da noi, per rimuovere una porta all’interno di Regina Coeli, abbiamo avuto un veto da parte delle Belle arti, perché sono elementi vincolati”, ha spiegato il ministro. Questo per capire “quanto sia difficile erigere o anche modificare strutture per fare delle carceri, però ce la stiamo mettendo tutta”. Le carceri, ha ribadito Nordio, “oggi hanno bisogno essenzialmente di spazi e in Italia non è facile trovarli. Per questo stiamo pensando ad edifici compatibili come le vecchie caserme dismesse o anche altri edifici”. E poi: “Siamo quasi in dirittura di arrivo per importanti provvedimenti che riguarderanno la possibilità di trasferire, per una detenzione differenziata, i detenuti tossicodipendenti dalle carceri alle comunità”. Si tratterà di “comunità terapeutiche per la detenzione differenziata” di detenuti “per reati collegati alla tossicodipendenza, che più che delinquenti da punire sono malati da curare”, ha detto.

La situazione in Ue: al 2023 sovraffollamento a +3,2%

Va detto, infine, che la situazione non è rosea neppure nel resto dell’Unione europea. Sempre ieri, Eurostat ha fornito i dati sul 2023 registrando circa 499.000 detenuti, con un aumento del 3,2% rispetto al 2022. In media, significano 111 detenuti ogni 100.000 persone. L’Italia è tra i Paesi con le situazioni più critiche, sul podio del sovraffollamento con un tasso del 119,1%. A fare peggio sono soltanto Cipro (226,2%) e la Francia (122,9%).

 

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