La giornata

Mattarella: “I SALARI inadeguati sono una questione nazionale”

  • Sicurezza lavoro, Governo studia risorse ad hoc, misure attese oggi in Cdm
  • Italia-Turchia, Meloni :”alziamo i target di interscambio a 40 miliardi di dollari”
  • Mazzoncini: “un black out come in Spagna può capitare ovunque, su rinnovabili investiamo 4,7 miliardi”
  • Adr colloca il nuovo Sustainability-linked Bond da 750 milioni a sostegno degli investimenti
  • Webuild: posato il primo chilometro di binari della metro dall’aeroporto di Sidney alla città

29 Apr 2025

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I salari bassi e inadeguati sono una “questione nazionale”. Non sono più tollerabili le morti sul lavoro. Alla vigilia del Primo Maggio, non potevano essere più forti i messaggi lanciati dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Si registrano, in questo periodo, segnali incoraggianti sui livelli di occupazione. Permangono, d’altro lato, aspetti di preoccupazione sui livelli salariali, come segnalano i dati statistici e anche l’ultimo Rapporto mondiale 2024-2025 dell’Organizzazione internazionale del lavoro”, ha detto Mattarella, nel corso della visita all’azienda Bsp Pharmaceuticals a Latina, in occasione della celebrazione della festa del lavoro. “Sappiamo tutti – ha aggiunto – come le questioni salariali siano fondamentali per ridurre le disuguaglianze, per un equo godimento dei frutti offerti dall’innovazione, dal progresso. Salari inadeguati sono una grande questione per l’Italia. Incidono anche sul preoccupante calo demografico, perche’ i giovani incontrano difficolta’ a progettare con solidita’ il proprio futuro. Resta, inoltre, alto il numero di giovani, con preparazione anche di alta qualificazione, spinti all’emigrazione”. Il Capo dello Stato ha sottolineato ancora che “questi fenomeni impoveriscono il nostro ‘capitale umano'”. Non solo. Mattarella punta l’indice contro la disparità salariale e il fenomeno del caporalato che colpisce i lavoratori migranti.  “Il trattamento dei migranti – con salari che, secondo l’Oil, risultano inferiori di un quarto rispetto a quelli dei connazionali – se non con fenomeni scandalosi come il caporalato, va contrastato con fermezza. Il carattere della nostra società è a misura della dignità della persona che lavora, anche per rispettare l’articolo 36 della nostra Costituzione. “Non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano” ci ha ricordato Papa Francesco nella benedizione pasquale, il suo ultimo messaggio”.
Dalla questione salariale all’emergenza sicurezza sul lavoro.  “L’Organizzazione internazionale del lavoro dedica, ogni anno, il 28 aprile, alla Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro. Tema fondamentale di civilta’. Quella delle morti del lavoro e’ una piaga che non accenna ad arrestarsi e che, nel nostro Paese ha gia’ mietuto, in questi primi mesi, centinaia di vite, con altrettante famiglie consegnate alla disperazione. Non sono tollerabili ne’ indifferenza ne’ rassegnazione”, ha incalzato Mattarella. “E’ evidente – ha aggiunto – che l’impegno per la sicurezza nel lavoro richiede di essere rafforzato. Riguarda le istituzioni, le imprese, i lavoratori” ha aggiunto.

Sicurezza lavoro, Governo studia risorse ad hoc, misure attese oggi in Cdm

Il Governo sta lavorando a un intervento economico a sostegno della sicurezza sul lavoro. La definizione dell’ammontare delle risorse (che ammonterebbero a qualche centinaio di milioni) potrebbe essere oggetto del Consiglio dei ministri atteso nella giornata di domani. Sul tavolo non ci sarebbe un provvedimento ad hoc, ma solo uno stanziamento economico la cui destinazione dovrebbe essere oggetto di confronto con associazioni datoriali e parti sindacali.

Italia-Turchia: Meloni, alziamo i target di interscambio a 40 miliardi di dollari

“I nostri lavori sono stati molto produttivi e sono particolarmente soddisfatta dei risultati che abbiamo raggiunto. La dichiarazione congiunta che adottiamo oggi conferma la solidita’ dei rapporti tra le nostre nazioni e getta le basi per rafforzare ancora di piu’ il nostro partenariato”. A dichiararlo è stata la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle dichiarazioni alla stampa al termine del vertice Italia-Turchia, che si e’ tenuto a Villa Pamphilj. “L’Italia – ha detto Meloni – e’ il primo partner commerciale della Turchia nell’area del Mediterraneo, il secondo in Europa, con un interscambio cresciuto negli ultimi anni in modo considerevole passando da 26 miliardi nel 2023 al record di oltre 32 miliardi di dollari nel 2024, dinamica nella quale tra l’altro le esportazioni italiane hanno avuto un ruolo decisivo registrando nell’ultimo anno un aumento di oltre il 28%. I nostri tessuti produttivi e industriali sono caratterizzati da un tasso di complementarieta’ che e’ molto alto. E’ un quadro molto positivo, che ci ha fatto superare con ben 5 anni di anticipo l’obiettivo di un interscambio pari a 30 miliardi di dollari che aveva fissato l’ultimo vertice intergovernativo e che ci porta oggi ad alzare ulteriormente l’asticella per cui abbiamo deciso di fissare un nuovo obiettivo e cioe’ di arrivare nel medio periodo a un interscambio che raggiunga i 40 miliardi di dollari”.

Il vertice Italia-Turchia ha portato una serie di accordi. Sace ha sottoscritto memorandum of understanding con Limak Group, per sostenere progetti infrastrutturali, incluso il prolungamento dell’autostrada Kinali–Malkara collegata al Ponte di Çanakkale;
con Yapi Merkezi, per supporto a progetti infrastrutturali in Africa (es. Tanzania e Uganda) e in Turchia con  Kalyon Group, per sostegno a progetti infrastrutturali incluso il progetto ferroviario ad alta velocità “KIAD” (linea Kars–Igdir–Aralik–Dilucu); un accordo di cooperazione quadripartito SACE-Kaylon-Fingen-JP Morgan per il progetto Florentia Village in Turchia; una Push Letter con Beko per sostenere le esportazioni delle filiere italiane, inclusa la fornitura di macchinari industriali.

Cassa Depositi e Prestiti ha siglato protocolli  d’intesa, di natura non vincolante e che non prevedono l’assunzione di impegni finanziari, con le seguenti controparti bancarie turche:
Türkiye Kalkınma ve Yatırım Bankası (“TKYB”), la Banca di Sviluppo e Investimento pubblica della Turchia,  Türk Eximbank – banca e agenzia di credito all’esportazione della Turchia, con le quali CDP sta esplorando nuove opportunità di finanziamento, Türkiye Sınai Kalkınma Bankası A.Ş. (“TSKB”) – è stata la prima banca di investimento privata in Turchia ed è già beneficiaria di un finanziamento da 50 milioni di euro a valere sul Fondo Italiano per il Clima
I Protocolli d’Intesa sono finalizzati all’individuazione di future opportunità di finanziamento a supporto di progetti di alto impatto economico, sociale e ambientale da realizzarsi in Turchia e, ii) sviluppare iniziative congiunte per promuovere la collaborazione tra imprese turche e italiane, nell’ambito delle filiere sostenibili e in settori di eccellenza dei sistemi imprenditoriali dei due Paesi.
Accordo tra Confindustria Assafrica & Mediterraneo – DEIK* (Foreign Economic Relations Board). Le parti si impegnano a rafforzare i rapporti economici tra Turchia e Italia, promuovendo il commercio e gli investimenti. Il memorandum favorisce collaborazioni tra aziende, inclusi joint venture e scambi di conoscenze e tecnologie. Saranno potenziati i canali di comunicazione per condividere informazioni e opportunità di mercato.Simest e Invest in Turkye (Investment and Finance Office of the Presidency of the Republic of Türkiye) hanno firmato un  mou che mira a rafforzare la cooperazione per favorire le opportunità di investimento tra Italia e Turchia attraverso la promozione di iniziative congiunte tra imprese italiane e turche, il supporto agli investimenti nei due Paesi, la condivisione di conoscenze, il rafforzamento dei contatti diretti tra i settori imprenditoriali e altre attività.

Blackout, Commissione Ue: “cercheremo di prevenire queste situazioni”

 

“Esistono protocolli su come ripristinare la situazione. Questa è la cosa più importante al momento, è necessario imparare la lezione giusta. Cercheremo di prevenire queste situazioni e cercheremo di adottare misure per prevenirle in futuro”. Lo ha detto una portavoce della Commissione europea nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles parlando del maxi blackout che ha colpito, lunedì, Spagna, Portogallo e il sud della Francia.

 

Mazzoncini: “un black out come in Spagna può capitare ovunque, su rinnovabili investiamo 4,7 miliardi”

“Un blackout come quello della Spagna a qualunque rete elettrica puo’ succedere”. Lo ha affermato l’ad di A2A, Renato Mazzoncini, parlando ieri con la stampa al termine dell’assemblea che ha approvato il bilancio 2024. Per capire le motivazioni di quanto accaduto in Spagna ‘attualmente ci vorranno molti giorni o settimane. Al momento sembra si tratti di uno sbilanciamento della rete elettrica ma non abbiamo elementi in piu’. Non e’ un blackout che nasce da una eccessiva domanda di energia elettrica. E’ la gestione complessiva della rete che sembra essere il problema.’, ha aggiunto sottolineando che ‘piu’ una rete e’ resiliente piu’ e’ difficile che si verifichino questi episodi e l’Italia ha investito molto in questo e quindi potremmo difenderci’. Mazzoncini ha quindi ricordato gli impegni del gruppo su, fronte degli investimenti. “Dal 2020 a oggi abbiamo triplicato gli investimenti sulle nostre attuali reti. Gli investimenti che prevediamo dal 2024 al 2035, 21 miliardi, sono coperti dal nostro flusso di cassa”, ha detto. Nel piano industriale, per le rinnovabili “abbiamo 4,7 miliardi di euro di investimenti, di cui un miliardo su idroelettrico e 3,7 su nuovi impianti fotovoltaici ed eolici. L’obiettivo e’ continuare a crescere sulle rinnovabili”. A fronte di questi investimenti, “calera’ la produzione termoelettrica che serve per la sicurezza energetica del Paese ma non va a regime per la produzione e la produzione di Co2 sara’ molto limitata. Le rinnovabili sono “per noi l’idroelettrico, che quest’anno sta andando piuttosto bene, ma e’ difficile battere il record dell’anno scorso, le nuove installazioni di eolico e fotovoltaico, la produzione di rinnovabili che viene dal mondo ambiente con il biogas e biometano e la parte di termovalorizzazione che ha un 50 per cento di natura biogenica”.

Il 2024 e’ stato un anno “estremamente positivo, ha visto la base clienti che continua a crescere, oltre tre milioni e mezzo di clienti, in un contesto molto competitivo, con anche Poste italiane che, negli ultimi due anni, e’ entrata nella vendita dell’energia”, ha sottolineato poi Mazzoncini evidenziando la crescita della Rab, “la parte di infrastrutture regolate che crea il margine operativo lordo”. L’anno passato e’ stato caratterizzato anche da un “upside importante, con una quantita’ di acqua e neve eccezionale che ha generato un’elevata produzione di energia idroelettrica”. Anche i risultati economici “sono stati straordinari, con margine operativo lordo di 2,3 miliardi” e “cinque anni fa l’azienda viaggiava a meta’ di questa ebtida”

Adr colloca il nuovo Sustainability-linked Bond da 750 milioni a sostegno degli investimenti

Aeroporti di Roma ha concluso con successo il collocamento del nuovo Sustainability-Linked bond, che collega direttamente il costo del debito ai risultati di sostenibilità raggiunti dall’azienda. L’operazione, da 750 milioni di euro e con durata circa 7 anni, è dedicata ad investitori istituzionali. Dopo aver emesso il Green Bond inaugurale nel 2020, e due Sustainability-Linked bonds (SLBs) rispettivamente nel 2021 – primo gestore aeroportuale al mondo – e nel 2023, ADR, società del Gruppo Mundys, consolida così la propria strategia finanziaria con una quota complessiva di debito “ESG-labelled” che supera ormai il 74%. L’operazione ha riscontrato un forte interesse a livello internazionale e da parte degli operatori specializzati in investimenti ESG (Environmental, Social and Governance), con ordini complessivi per 3 volte l’importo offerto. L’elevata attrattività a livello internazionale del credito Aeroporti di Roma è stata testimoniata dall’ampia sottoscrizione del bond da parte di investitori esteri, per una quota superiore all’85%. “Con questa nuova emissione – ha affermato l’amministratore delegato di Aeroporti di Roma, Marco Troncone – rafforziamo la strategia di Sustainable Financing di ADR, a sostegno del nostro piano di investimenti volto a garantire efficienza, modernizzazione e crescita sostenibile agli aeroporti della Capitale, a beneficio del Paese e del nostro territorio. Un quadro industriale e finanziario robusto e credibile ci ha permesso di investire, dal 2013 al 2024, ben 3 miliardi di euro in opere di rigenerazione e ampliamento degli scali di Fiumicino e Ciampino. Il mantenimento di una cornice abilitante stabile e affidabile ci consente di guardare al futuro con ambizione: nel 2025 prevediamo investimenti per 400 milioni di euro, in crescita di oltre il 20% rispetto all’anno precedente, propedeutici al Piano di sviluppo di medio-lungo termine, che prevede un impegno di circa 9 miliardi di euro, interamente autofinanziato. Il nostro obiettivo è contribuire in modo determinante al rafforzamento del trasporto aereo nazionale, promuovere la centralità dell’Italia nelle reti globali e affermare un modello di sviluppo che coniughi crescita economica, innovazione e responsabilità verso le future generazioni”.

 

Bankitalia: polizze catastrofali mitigano danni, Italia con i più bassi livelli assicurativi

“L’Italia è tra i Paesi europei più esposti ai rischi fisici, legati a eventi sismici o di origine climatica” e “la copertura assicurativa contro i rischi climatici estremi, se adeguatamente diffusa presso imprese e famiglie, può contribuire ad attenuare gli impatti dei costi connessi con la ricostruzione a seguito di calamità naturali e a consentire una più rapida ripresa delle attività produttive”. Lo sottolinea un approfondimento della Banca d’Italia nel suo ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria. Nonostante l’incremento della frequenza e della gravità degli episodi catastrofali negli ultimi anni, la presenza di coperture assicurative che proteggano imprese e famiglie dalle relative perdite “è ancora molto contenuta”. Nel confronto europeo l’Italia figura tra i Paesi con il più basso livello di assicurazione contro i rischi derivanti da calamità naturali (insurance protection gap), con una quota di perdite assicurate di circa il 3% rispetto a una media europea del 20%. Tenuto conto che catastrofi naturali particolarmente severe e territorialmente estese sono in grado di generare danni che difficilmente il mercato assicurativo privato può risarcire da solo, le istituzioni internazionali ed europee indicano nei sistemi di protezione misti (a compartecipazione pubblica e privata) la soluzione “più idonea per mitigare tali danni”. Bankitalia ricorda che la legge di Bilancio per il 2024 aveva introdotto l’obbligo per le imprese italiane di stipulare una copertura assicurativa contro i danni climatici (calamitosi e catastrofali come terremoti, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni). Il termine per la sottoscrizione della copertura assicurativa obbligatoria da parte delle grandi imprese è stato fissato al 31 marzo 2025 (per le medie imprese e per quelle piccole e micro i termini sono rispettivamente l’1 ottobre 2025 e l’1 gennaio 2026, rispettivamente). Un intervento normativo che “si colloca nel solco di misure già presenti in altri Stati europei”, sottolinea l’analisi di via Nazionale. Sugli impegni assunti dalle compagnie è prevista la possibilità di richiedere, a condizioni di mercato, la copertura riassicurativa di Sace, che si avvale della garanzia dello Stato, entro i limiti e alle condizioni individuati dalla norma, mentre specifiche disposizioni contenute nel decreto attuativo “sono volte ad assicurare che le compagnie forniscano la copertura assicurativa nel rispetto della propria capacità di assunzione dei rischi, per garantire la salvaguardia della stabilità economico‑patrimoniale delle compagnie e del mercato assicurativo nel suo complesso”. Nel bollettino, gli esperti di Bankitalia citano anche gli indicatori sul rischio climatico fisico elaborati dal Sistema europeo delle Banche centrali (Sebc) e pubblicati dalla Bce. Tali indicatori segnalano che rispetto alla media dell’area dell’euro il sistema finanziario italiano “presenta una maggiore vulnerabilità allo stress idrico e agli incendi. L’esposizione al rischio di siccità è in linea con la media; quella al rischio di alluvioni fluviali, attualmente contenuta, rimarrebbe moderata nello scenario prospettico”. Nel medio periodo il rischio legato allo stress idrico aumenterebbe significativamente, mentre quello connesso con gli incendi rimarrebbe pressoché stabile. L’esposizione al rischio di siccità è nel complesso in linea con la media europea; quello di alluvioni fluviali, attualmente contenuto, rimarrebbe moderato anche nello scenario prospettico.

 

Il gruppo Icm emette un bond da 25 milioni di euro strutturato da Finint per supportare la crescita

Icm, società capofila dell’omonimo Gruppo trai principali general contractor in Italia nella realizzazione di grandi opere infrastrutturali, ha finalizzato l’emissione di un prestito obbligazionario di 25 milioni di euro con l’obiettivo di supportare la crescita del Gruppo ICM-Impresa Costruzioni Maltauro prevista nel prossimo triennio con l’avvio di importanti progetti in ambito PNRR. L’operazione, strutturata e collocata da Banca Finint, prevede l’emissione di due prestiti obbligazionari rispettivamente da 20 milioni e 5 milioni di euro con termini e condizioni sostanzialmente analoghi, e una durata di 6 anni con un profilo di rimborso amortizing. I bond sono stati sottoscritti da un pool di investitori composto da Mediocredito Centrale (anchor investor), Volksbank, Banco Desio, Banca Ifis, Finest e la stessa Banca Finint. Il prestito obbligazionario permetterà al Gruppo ICM di sviluppare l’importante portafoglio commesse che a fine 2024 ammontava a 3,8 miliardi di euro e che è destinato a crescere ulteriormente nei prossimi mesi con l’acquisizione di importanti progetti in ambito PNRR. Questo consentirà a Gruppo ICM di accelerare nel proprio percorso di crescita superando il miliardo di euro di valore della produzione già entro il 2026, una cifra record, mai raggiunta, in oltre cento anni di storia del Gruppo. Il bond consentirà inoltre di finanziare importanti investimenti per l’ampliamento e il potenziamento delle attrezzature di cantiere consentendo al Gruppo ICM di consolidare la propria posizione come uno dei principali player a livello nazionale nel proprio settore. Nell’operazione, Banca Finint ha svolto anche il ruolo di Banca Agente, mentre lo studio legale Hogan Lovells ha agito in qualità di deal legal counsel e di advisor legale degli obbligazionisti attraverso due team dedicati. Gianfranco Simonetto, Presidente del Gruppo ICM ha commentato: “La prima emissione obbligazionaria del Gruppo, risalente al 2016, presentava al mercato un’azienda con un fatturato di circa 340 milioni di euro, attiva nel settore delle costruzioni edili e infrastrutturali, in Italia e all’estero – uno dei comparti più complessi, ma anche tra i più ricchi di potenziale. Agli investitori veniva proposto un percorso ambizioso, con l’invito a prenderne parte come partner, condividendo rischi e opportunità. A distanza di nove anni, quel percorso si è rivelato vincente. Sostenuta da un piano industriale e strategico solido, ICM S.p.A. è oggi stabilmente posizionata tra i principali operatori nazionali del settore, con un fatturato che nel 2024 ha superato i 700 milioni di euro. Il nuovo piano prevede il raggiungimento di 1 miliardo di euro nei prossimi tre anni, spinto anche dai rilevanti contratti acquisiti nell’ambito del PNRR. Ulteriore motivo di soddisfazione è rappresentato dalla rinnovata fiducia da parte di molti degli investitori originari, che hanno scelto di partecipare anche a questa nuova emissione. L’operazione, completamente unsecured e caratterizzata da uno spread tra i più competitivi rispetto alle ultime emissioni sottoscritte, conferma la solidità della visione strategica di lungo periodo perseguita dalla Società. Un ringraziamento speciale va anche ai nuovi sottoscrittori, il cui supporto sarà determinante per la realizzazione di progetti chiave legati al PNRR e all’espansione internazionale del Gruppo” – ha concluso Gianfranco Simonetto. Per Simone Brugnera, Head of Corporate Debt di Banca Finint, “è motivo di grande soddisfazione accompagnare da quasi dieci anni il Gruppo ICM nella sua esperienza nel mercato dei capitali: dopo la prima emissione avvenuta nel 2016, insieme al Gruppo ICM abbiamo completato con successo altre cinque operazioni per un valore complessivo di circa 90 milioni di euro. Questo importante risultato è stato reso possibile grazie alla credit story di successo del Gruppo ICM, che ha contribuito a creare un clima di fiducia e trasparenza necessari per poter attrarre l’interesse del mondo finanziario. La collaborazione di lunga data, inoltre, conferma la capacità della nostra banca di essere partner delle imprese offrendo soluzioni e strumenti finanziari innovativi e personalizzati per accelerare i loro percorsi di crescita”.

Webuild: posato il primo chilometro di binari della metro dall’aeroporto di Sidney alla città

Un progetto di mobilità sostenibile che contribuirà a sostenere la crescita demografica e industriale di Sydney in Australia: è la nuova linea metro della città per cui il Gruppo Webuild ha completato la posa del primo chilometro di binari. Il progetto Sydney Metro–Western Sydney International Airport, finanziato dal governo federale australiano e dallo stato del New South Wales, rappresenta uno dei pilastri della visione integrata di sviluppo per l’’intera regione. La nuova linea metropolitana Sydney Metro-Western Sydney Airport non solo collegherà il nuovo scalo aeroportuale alla città, ma si inserirà anche nella più ampia rete della Sydney Metro, in un’area in piena espansione. La posa dei binari è partita da Luddenham, sobborgo occidentale di Sydney, e questa fase delle lavorazioni proseguirà con la sistemazione di oltre 100 chilometri di acciaio lungo il tracciato che dalla stazione di St Marys si estende fino a Bradfield, dove troverà la sua sede un polo industriale. Webuild, con una quota del 78%, guida il consorzio Parklife Metro per l’esecuzione del lotto SSTOM (Stations, Systems, Trains, Operations and Maintenance), che include la realizzazione di sei stazioni, e l’armamento e l’impiantistica per l’intera linea, lunga 23 chilometri. La quota Webuild in questo progetto, che nel complesso è il più grande di partnership pubblico-privato (PPP) nella storia del New South Wales, è pari a circa 3,9 miliardi di dollari australiani. Il Gruppo detiene anche una quota del 10% della project company che curerà la gestione e la manutenzione dell’opera per 15 anni. Il contratto PPP consente alle parti pubbliche e private di lavorare a stretto contatto in ogni fase del progetto, dal finanziamento alla costruzione fino al funzionamento. Webuild è oggi all’opera su alcune delle opere infrastrutturali più strategiche in Australia, anche grazie alla consolidata presenza nel Paese della controllata Clough. Tra i principali lavori in corso, ci sono anche Snowy 2.0, il più grande progetto idroelettrico nel Paese, una tratta del Suburban Rail Loop East Project, destinato a rivoluzionare il sistema di trasporto di Melbourne, il Perdaman Industries Urea Plant, uno dei più grandi impianti al mondo per la produzione di urea, e il Woodman Point Water Treatment Facility, per potenziare il più grande impianto di trattamento delle acque reflue del Paese.

Maire si aggiudica contratti per un valore complessivo di circa 900 milioni di euro

Le società controllate del gruppo Maire, TECNIMONT e KT- Kinetics Technology – anche grazie al supporto tecnologico e di ingegneria di NEXTCHEM – si sono aggiudicate lavori aggiuntivi di ordini precedentemente annunciati e nuove aggiudicazioni per un
valore complessivo di circa €900 milioni relativi ad attività di ingegneria, procurement e costruzione (EPC) per progetti petrolchimici e servizi ad alto valore aggiunto per impianti di idrogeno verde. Questi progetti sono stati aggiudicati da parte di importanti clienti internazionali in Asia Centrale e Sud Europa, rafforzando ulteriormente la diversificazione geografica del portafoglio di MAIRE e
consolidandone la presenza in aree strategiche, grazie alle indiscusse capacità esecutive del Gruppo. Ulteriori dettagli saranno forniti al completamento di alcune formalità attualmente in fase di finalizzazione tra le parti coinvolte.

Ue: ad aprile peggiora la fiducia sull’andamento dell’economia

Peggiora la fiducia nell’andamento dell’economia. L’indice Esi della Commissione europea registra in aprile un calo di 1,4 punti a quota 93,6 punti per l’area euro e di 1,4 punti a quota 94,4 punti per la Ue. Le attese di occupazione (indice Eei) sono ulteriormente calate nella Ue (-0,7 punti a quota 96,9) ma sono rimaste stabili nell’area euro a quota 96,5 punti.

Istat: ad aprile in calo la fiducia di consumatori e imprese

In calo ad aprile sia la fiducia dei consumatori sia quella delle imprese italiane. Secondo quanto comunica Istat, nel mese di aprile l’indice relativo al clima di fiducia dei consumatori e’ sceso da 95 punti a 92,7 mentre l’indicatore composito del clima di fiducia delle imprese e’ stimato in flessione da 93,2 a 91,5. Si tratta del terzo mese consecutivo di flessione per l’indice relativo alle imprese che si porta al livello piu’ basso da marzo 2021. Il dato relativo ai consumatori segna il secondo calo consecutivo. Tra i consumatori, riporta la nota, si evidenzia un diffuso peggioramento delle opinioni, soprattutto quelle sulla situazione economica generale: il clima economico scende da 93,2 a 89,6, il clima personale diminuisce da 95,7 a 93,9, quello corrente flette da 97,9 a 95,4 e quello futuro cala da 91,1 a 89,1. Per quanto riguarda le imprese, la flessione risulta piu’ marcata nei servizi che nell’industria: il clima di fiducia delle imprese dei servizi di mercato scende da 94,3 a 91,4 e l’indice del commercio al dettaglio cala da 103,8 a 101,8; nelle costruzioni la fiducia diminuisce da 104,6 a 103,6, mentre nel settore manifatturiero il calo e’ meno accentuato, da 86,0 a 85,7. Nella manifattura, prosegue Istat, migliorano i giudizi sugli ordini mentre calano le attese sulla produzione e le scorte sono giudicate invariate. Nelle costruzioni si registra invece un peggioramento delle attese sull’occupazione presso l’impresa in presenza di una stabilita’ dei giudizi sugli ordini. Per quanto riguarda i servizi, la rilevazione segnala un “diffuso peggioramento di tutte le componenti del clima di fiducia”: il deterioramento dell’indice del comparto e’ influenzato, principalmente, “dal crollo nel settore del turismo”. Nel commercio al dettaglio, il calo della fiducia e’ dovuto ai giudizi sulle vendite e dalle scorte di magazzino giudicate in accumulo; le attese sulle vendite, invece, aumentano moderatamente. A livello di circuito distributivo, l’indice scende solo nella grande distribuzione mentre in quella tradizionale si registra una crescita.

Dazi, Unioncamere: 7 imprese su 10 si stanno attrezzando per fronteggiarli

Sette imprese su 10 si stanno attrezzando per contrastare gli effetti negativi dei possibili dazi Usa. Emerge da un recente sondaggio di Unioncamere e Centro studi Tagliacarne che mostra anche che sebbene le vendite italiane negli States rappresentino una quota significativa del nostro export, la capacità di diversificazione dei mercati (11 quelli mediamente raggiunti dalle aziende italiane) potrebbe contenere
almeno in parte il peso delle nuove barriere economiche. Ne hanno discusso ieri i presidenti delle Camere di commercio, giunti a Roma per
l’Assemblea di Unioncamere. “Il 43% delle imprese interpellate da una analisi di Ipsos resa nota oggi è convinto che la Camera di commercio possa offrire un valido supporto nell’accesso ai mercati esteri e quasi la metà pensa che le Camere di Commercio possano continuare ad essere un punto di riferimento per affrontare le sfide future”, ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “Soprattutto le imprese di piccola dimensione vanno aiutate visto che, secondo le nostre stime, oltre 7 miliardi di euro di export aggiuntivo potrebbero venire proprio da queste”. Il primo effetto che le barriere commerciali del governo Usa potrebbe determinare, dicono le imprese, è la riduzione dell’export (il 56% delle imprese che subiscono un impatto da queste politiche indica questa limitazione). Al secondo posto (26%) c’è l’aumento dei costi di approvvigionamento. Al terzo posto (22%) è segnalata la riduzione delle vendite di beni intermedi e semilavorati che sono incorporati in prodotti di altri paesi per il mercato USA. Circa un’impresa su cinque (19%), inoltre, si aspetta un aumento della concorrenza da parte di altre imprese che potrebbero spostare i mercati di vendita dagli Stati Uniti all’Ue. Sette imprese su 10, però, sono pronte a rispondere, aumentando i prezzi di vendita (ipotesi dichiarata dal 33% delle aziende), ricercando nuovi mercati nella Ue (25%) o extra-UE (18%), aumentando/spostando la produzione negli Usa (lo dichiara solo il 3%). L’Italia è il paese con la più alta quota di imprese esportatrici verso gli Usa (22,3%) dopo la Francia (22,6%). Dopo Irlanda (26,7%) e Finlandia (11,1%), il nostro Paese è al terzo posto per valore dell’export delle imprese (circa 65 miliardi di euro nel 2024) verso gli Stati Uniti sul totale dell’export italiano (10,8%). Complessivamente, il 2,9% del fatturato delle aziende Made in Italy è generato dall’export negli Usa, ma con dei picchi notevoli a livello provinciale. E’ il caso di Trieste, dove il 36,2% del fatturato delle imprese proviene proprio dalle vendite negli Usa, seguita da L’Aquila (17,6%), Isernia (16%), Grosseto (12,1%), Massa Carrara (8,5%), Rieti (8,1%), Sassari (7,6%), Modena (6,9%), Latina (6,6%) e Ferrara(5,2%). Le imprese italiane nel tempo hanno imparato a diversificare i propri mercati di sbocco, proprio per essere meglio in grado di affrontare le turbolenze internazionali. Le aziende esportatrici manifatturiere, mediamente, esportano in 11 mercati diversi. E più si sale al Nord, più la diversificazione aumenta: nel Nord-Ovest in media ogni impresa manifatturiera vende in 13 Paesi, nel Nord-Est in 11, al Centro in 9 e nel Mezzogiorno in 6. Quattro le province da record (Reggio Emilia, Vercelli, Bologna e Ravenna), in cui la media
di paesi di esportazione per ogni impresa manifatturiera è tra i 15 e i 17.

Polo Logistica Fs: Athena, la nuova nave green di Bluferries, è arrivata a Messina

È arrivata nel porto di Messina la nuova nave della flotta Bluferries, società del Polo Logistica del Gruppo FS, attiva nel trasporto marittimo dello Stretto di Messina. “Athena, questo il nuovo nome dell’ultima arrivata in casa Bluferries, segna un significativo passo in avanti nel campo della tecnologia marittima sostenibile” ha dichiarato Giuseppe Sciumè, AD di Bluferries “è una nave passeggeri Ro-Ro ibrida, caratterizzata da un sistema di propulsione ibrido di ultima generazione, che testimonia il nostro impegno nei confronti della tutela ambientale”. “L’arrivo di Athena in casa Bluferries rappresenta un traguardo concreto in termini di innovazione, sostenibilità ed efficienza” ha dichiarato Sabrina De Filippis, AD di Mercitalia Logistics “Abbiamo investito importanti risorse per garantire un’offerta più attenta alle attuali esigenze di mercato e, soprattutto, a tutela dell’ambiente. Continuiamo ad aggiungere nuovi tasselli al nostro ambizioso Piano Strategico, protagonista dell’evoluzione del nostro business e del futuro del trasporto merci e della logistica”.

Con un nome che evoca la dea greca della saggezza, delle arti, della guerra strategica e protettrice di Atene, Athena è stata varata lo scorso mese di luglio nella capitale greca, ed è pronta per entrare in servizio fra Messina e Villa San Giovanni. La propulsione ibrida consentirà una riduzione delle emissioni di CO2 del 56% rispetto alle navi più vetuste della flotta e del 13% rispetto alle navi gemelle non ibride Trinacria e Sikania, grazie alla tecnologia “zero emissioni” durante le operazioni di avvicinamento in porto, di carico e scarico, tramite l’utilizzo dei soli motori elettrici, le cui batterie vengono caricate in fase di navigazione attraverso i motori elettrici. Inoltre, i pannelli solari a bordo forniscono 25kW di energia, alimentando tutti i servizi di alloggio della nave. Athena presenta ulteriori parametri ambientali qualitativi, i motori principali, ad esempio sono in grado di funzionare con miscela di gasolio con biodiesel fino al 20% e a bordo è presente un impianto per la produzione di acqua dolce, con conseguente riduzione del consumo idrico superiore al 70% La nuova nave, frutto di un investimento di 26 milioni di euro, in parte finanziato con i fondi del Piano Nazionale di Investimenti Complementari al PNRR, è destinata ad operare nel traghettamento di mezzi commerciali, autovetture, roulotte, camper e motocicli nello Stretto di Messina. Nel porto greco del Pireo sono state portate avanti le prove di collaudo previste dai regolamenti Rina, trainata sino a Messina e completate le iscrizioni nei registri marittimi, Athena entrerà in esercizio in estate. Lunga 105 metri e larga 18, la nave Athena ha un ponte dedicato al transito degli automezzi, uno per i passeggeri. Può trasportare fino a 22 tir o 125 autoveicoli e 393 persone tra viaggiatori e membri dell’equipaggio e garantisce il servizio di trasporto per i passeggeri a ridotta mobilità assicurando elevati standard di qualità con minori vibrazioni e maggiore comfort. Athena si aggiunge alle unità navali bidirezionali, Enotria, Fata Morgana, Trinacria e Sikania, progettate per trasportare carichi gommati pesanti e leggeri, e anche per il trasporto di vagoni ferroviari (con la nave Fata Morgana). Coerentemente con la propria mission di rispetto della sostenibilità ambientale, ed in linea con gli obiettivi previsti dal Gruppo FS, la società ha avviato un piano di ammodernamento della flotta che prevede la sostituzione delle due navi più vetuste (una delle quali, la Riace, già in dismissione) con nuove navi a propulsione ibrida (diesel-elettrica), per una sempre maggiore efficienza energetica e minor impatto ambientale.

 

Aeroporti di Puglia: “confermiamo l’impegno per lo sviluppo di Grottaglie, i lavori procedono speditamente”

“I lavori sullo scalo di Grottaglie procedono speditamente e gli interventi  procedono a ritmo sostenuto e nel rispetto del cronoprogramma. Un segnale importante che conferma l’impegno concreto di Aeroporti di Puglia e dell’Assessorato regionale ai Trasporti, per restituire piena funzionalità a uno scalo strategico per il territorio che, ricordiamo, è anche il primo spazioporto in Italia”. A precisarlo è la società di gestione aeroportuale pugliese in merito a dichiarazioni rese nei giorni scorsi e riprese dagli organi di informazione sulla mancata attenzione di Aeroporti di Puglia riguardo allo sviluppo dell’aeroporto di Grottaglie. “AdP sta dedicando tutta l’attenzione possibile ad attuare, per quanto di propria competenza, ogni intervento necessario affinché la struttura aeroportuale sia messa nelle migliori condizioni operative per far fronte alla domanda di trasporto aereo. Da ieri, infatti, sono in corso trattative commerciali con un importante operatore internazionale, e che confidiamo possano concludersi a breve, che favoriranno lo sviluppo di ulteriori importanti attività sullo scalo. Sul fronte del futuro avvio di collegamenti commerciali, lo studio affidato al Professor Stefano Paleari sulla continuità territoriale apre un interessante scenario anche per lo scalo jonico. Le prime indicazioni, infatti, non escludono che l’aeroporto di Grottaglie possa rientrare tra quelli ammessi ai benefici della continuità territoriale, con ricadute positive per la mobilità dei cittadini e per lo sviluppo economico.

Ita Airways, Spohr (Lufthansa): “l’integrazione sarà un successo”

“Avendo gia’ partecipato ad alcune integrazioni in passato, posso dire che persiste un clima positivo in Italia e in Germania, in Ita e in Lufthansa e siamo convinti che questa integrazione sarà un successo”. Ad assicurarlo è stato il ceo di Lufthansa Carsten Spohr durante la conference call con gli analisti per la presentazione del bilancio del primo trimestre. “Solo quattro settimane fa, abbiamo trasferito con successo la nostra nuova compagnia aerea del gruppo a Francoforte e Monaco, nei nostri terminal. Già ora abbiamo oltre 40.000 passeggeri da e verso Ita che si connettono e beneficiano di questi collegamenti migliorati a terra. Come forse sapete, e’ in corso il processo per l’adesione di Ita all’alleanza Star Alliance e stiamo già  integrando attivamente gli orari dei voli: l’integrazione per i collegamenti di corto raggio e’ gia’ avvenuta, mentre quella per il lungo raggio proseguirà nel corso dell’anno. A breve annunceremo le prime attivita’ congiunte nel settore cargo. Anche l’integrazione dei sistemi informatici è in corso”.

Avio: Vega-C lancia il satellite Biomass per l’Esa, fornirà dati sull’evoluzione delle foreste e il loro ruolo nel ciclo del carbonio

Il volo Vega-C VV26 ha lanciato con successo il satellite Biomass per l’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Il lanciatore è decollato ieri dal Centro Spaziale in Guyana Francese. Dopo un volo della durata di 57 minuti, il lanciatore ha rilasciato il satellite in orbita eliosincrona a un’altitudine di circa 666 km. Vega-C è stato spinto dai primi tre stadi a propellente solido per poco più di sette minuti. Il quarto stadio AVUM+ ha effettuato due accensioni prima di rilasciare Biomass nell’orbita prevista. L’ESA ha acquisito il segnale dal satellite circa 14 minuti dopo la separazione. Biomass è il primo satellite equipaggiato con un radar ad apertura sintetica in banda P, in grado di penetrare la copertura forestale per misurare la biomassa — ovvero i tronchi, i rami e i fusti degli alberi, dove è immagazzinata la maggior parte del carbonio. Il satellite è progettato per fornire dati fondamentali sullo stato e sull’evoluzione delle foreste del nostro pianeta, contribuendo ad approfondire la conoscenza del ruolo che esse svolgono nel ciclo del carbonio. Giulio Ranzo, amministratore delegato di Avio, ha dichiarato: “Ancora una volta Vega-C ha dimostrato il suo ruolo strategico nel rispondere alle esigenze di accesso allo spazio dell’Europa. Siamo orgogliosi di partecipare a questa importante missione a beneficio del pianeta. Desidero ringraziare tutti i nostri partner e il team per l’eccellente lavoro svolto”.

 

 

 

 

Maria Cristina Carlini

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