La giornata

Dietrofront di Trump: SOSPESI i dazi per 90 giorni, vola Wall Street

  • Via libera al Def, nel 2025 l’obiettivo di crescita del Pil dimezzato a +0,6%
  • Stop della Consulta sul terzo mandato, Vincenzo De Luca non potrà ricandidarsi
  • Terre rare, Eurostat: import in Ue in calo del 30% nel 2024
  • Fs, linea Av Napoli-Bari: completati gli scavi di due gallerie
  • Polizze catastrofali, Confcommercio: “bene le proroghe, ora sciogliere i nodi interpretativi”

09 Apr 2025

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L’ipotesi era circolata ma era stata smentita seccamente dalla Casa Bianca. Ma ieri è stato lo stesso Presidente Donald Trump ad annunciarlo su Truth: l’applicazione dei nuovi dazi reciproci viene sospesa, proprio nel giorno della loro entrata in vigore, per 90 giorni ai Paesi che hanno manifestato l’intenzione di negoziare. Viene peroò mantenuta per tutti la tariffa base del 10%. Linea dura nei confronti della Cina, punita per aver reagito. Nei confronti del gigante asiatico scattano dazi sino al 125%. La Cina aveva annunciato, a sua volta, tariffe dell’84% sul made in Usa. Parlando poi alla Casa Bianca, il presidente ha spiegato che la sua tattica “ha funzionato forse più rapidamente del previsto”, ma ha ammesso di aver visto “gente un pò spaventata” dai dazi. E si é dichiarato pronto ad “accordi equi con tutti i i Paesi”, ritenendoli “possibili anche con la Ue”. Inoltre si é detto convinto che anche Pechino voglia un accordo ma non sappia come procedere, evocando l’orgoglio cinese e del presidente Xi. Il dietrofront di Trump sembra maturato a fronte delle crescenti pressioni dei ceo di Wall Street e della Silicon Valley, dei suoi donatori e di molti repubblicani, nonché al crollo dei mercati finanziari. Aggravato dall’allarme sui bond americani, che aveva sollevato l’interrogativo se restassero ancora un paradiso sicuro. I 90 giorni consentiranno di trattare senza che i dazi mandino in tilt i mercati, anche se continua a pesare lo scontro tra le due maggiori economie mondiali: gli Usa e la Cina. Dopo l’annuncio di Trump, Wall Street è tornata a respirare e a volare, al termine dell’ennesima giornata sulle montagne russe. New York ha chiuso con il Dow Jones salito del 7,87% a 40.607,46 punti e il Nasdaq a +12,16% a 17.124,97 punti mentre lo S&P 500 ha messo a segno un progresso del 9,51% a 5.456,76 punti.. Le Borse europee hanno chiuso prima della svolta di Trump e non sono riuscite così ad approfittare della spinta della piazza americana.

Via libera al Def, nel 2025 l’obiettivo di crescita del Pil dimezzato a +0,6%

Via libera del Consiglio dei ministri al nuovo Def 2025, il primo documento dell’anno sull’andamento dei conti pubblici che, da quest’anno, dopo un passaggio normativo cambierà nome in Dfp, Documento di finanza pubblica. Il documento fissa gli obiettivi di crescita del Pil a +0,6% nel 2025, a +0,8% nel 2026 e nel 2027. Viene dimezzato, dunque, rispetto alla previsione originale dell’1,2%. “Abbiamo deciso di adottare stime di crescita allineate a quelle recenti”, ha spiegato il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti in conferenza stampa dopo il Cdm. Nonostante il dimezzamento delle previsioni di crescita per l’anno in corso il profilo di finanza pubblica, con riferimento a indebitamento netto, “si mantiene al 3,3% nel 2025, 2,8% nel 2026 e 2,6% nel 2027. Il debito pubblico sul Pil previsto sarebbe pari al 136,6 nel 2025, 137,6 nel 2026 e 137,4 nel 2027, quando finalmente l’effetto di cassa dei crediti Superbonus tenderà a sgonfiarsi. Anche il piano di traiettoria sulla finanza pubblica risulta rispettato, prevediamo l’1,3% nel 2025, l’1,6% nel 2026, l’1,9% nel 2027, l’1,7% nel 2028 e 1,5% nel 2029. Le previsioni di crescita per il 2025 sono state ridotte in funzione delle stime più pessimistiche e, in base all’evoluzione della situazione, possono presentarsi circostanze sia peggiorative che migliorative: questo piano non sconta la riprogrammazione del Pnrr, che sarà eseguita entro fine maggio, quindi profilo temporale e ammontare della spesa risultano distribuiti come originariamente previsto nel documento che abbiamo presentato. La destinazione verrà scelta anche in funzione della vicenda relativa ai dazi”.

“Questo Documento di finanza pubblica – ha sottolineato Giorgetti – viene adottato in una situazione molto complessa sotto l’aspetto economico globale e quindi nei riflessi sull’economia nazione. Questo rende molto complesso e difficile, perfino aleatorie, le previsioni non solo a lungo termine ma anche a breve. Nel documento non ci sono come in passato i contenuti programmatici, sono già ricompresi nelle dinamiche a legislazione vigente una serie di interventi che in passato venivano ricompresi nelle cosiddette politiche invariate, perché li abbiamo sistematizzati e fanno parte della spesa già proiettata nel medio termine e quindi non è necessario finanziarli”.

“La spesa per la difesa in questo momento mantiene l’orientamento e l’andamento originario, riteniamo in base ai nostri criteri di contabilizzazione che eventualmente saranno discussi in sede Nato, di essere in linea con la richiesta del 2%” ha detto il ministro. Ma – ha aggiunto Giorgetti – “l’aumentare delle spese per la difesa chieste da Commissione e Nato implicherà di fare delle scelte che in questo momento non si ritiene di adottare e saranno fatte nei tempi prescritti: c’è una sostanziale richiesta da parte della Commissione di chiedere la clausola nazionale di eccezione rispetto agli indicatori entro la fine di aprile quindi, probabilmente, in sede di risoluzione sul Def il Parlamento si dovrà esprimere perché procedendo in quel senso si dovrà fare uno scostamento che prevede procedura rafforzata di votazione nelle due Camere”.

“Se succede una recessione bestiale – ha affermato Giorgetti parlando delle regole europee e dell’ipotesi che nel quadro del nuovo contesto vengano allentate – è evidente che qualcuno dovrà chiedersi se queste regole sono ancora attuali o no”.”La previsione di crescita per il 2025 è già ridimensionata rispetto ai documenti di qualche giorno fa, ci siamo adeguati alle previsioni di consenso. Notizie come quelle di qualche minuto fa potrebbero indurle al rialzo, ma io non sono in grado in questo momento, mi sono espresso contro i piani quinquennali che dimostrano sempre di fallire, perché l’economia riserva sempre sorprese. Mi chiedete di pianificare a 3 anni, in Parlamento qualcuno ha fatto battaglie sul 2028, ma di cosa stiamo parlando? Se riesco ad azzeccare il 2025 sono già un mago”.

Stop della Consulta sul terzo mandato, Vincenzo De Luca non potrà ricandidarsi

La Consulta ha dichiarato incostituzionale la legge regionale che avrebbe consentito a Vincenzo De Luca di tentare la terza volta alla presidenza della Regione. La decisione chiude anche la porta ad un ulteriore possibile mandato per il presidente della Regione Veneto Zaia. Per la Corte Costituzionale la legge campana viola “l’articolo 122, primo comma, della Costituzione, che attribuisce al legislatore regionale il compito di disciplinare, tra l’altro, le ipotesi di ineleggibilità del presidente della Giunta regionale nel rispetto dei principi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica”. Il divieto del terzo mandato consecutivo – osserva la Consulta – infatti “opera per tutte le Regioni ordinarie dal momento in cui esse hanno adottato una qualsiasi legge in materia elettorale, nel contesto di una scelta statutaria a favore dell’elezione diretta del presidente della Giunta regionale”. Contro la legge aveva fatto ricorso il governo a favore del vincolo dei due mandati consecutivi introdotto dalla legge n. 165 del 2004. “Esiste chiarezza del dato normativo” per cui è evidente che la legge statale stabilisce “il divieto o limite del terzo mandato” e pertanto se un presidente di Regione “ha conseguito due mandati consecutivi non può concorrere a una terza elezione”, ha sottolineato l’ Avvocato dello Stato Ruggero Di Martino.

 

Dazi, Ecco Climate: la risposta a Trump deve arrivare dal Green Deal

Martedì 8 aprile 2025, la Presidente del consiglio, Giorgia Meloni, ha annunciato lo stanziamento di 25 miliardi di euro per le imprese come prima risposta ai dazi imposti dagli Stati Uniti. Secondo Meloni, le risorse provenienti dall’Unione europea sono già disponibili e non avrebbero un impatto sulla finanza pubblica.

Di questi 25 miliardi di euro:

  • 14 sarebbero garantiti dalla revisione del PNRR “per sostenere l’occupazione e aumentare l’efficienza della produttività”;
  • 11 dalla revisione della politica di coesione approvata la scorsa settimana dalla Commissione, che “possono essere riprogrammati a favore delle imprese, dei lavoratori e dei settori che dovessero essere più colpiti”;
  • a questi si aggiungerebbero 7 miliardi che, secondo il Governo, potrebbero provenire dal Fondo Sociale per il Clima, per “ridurre i costi dell’energia per famiglie e microimprese, attraverso misure per compensare i costi logistici e incentivare le tecnologie pulite”.

Matteo Leonardi, Cofondatore e Direttore Esecutivo di ECCO, il think tank italiano per il clima ha detto:

“La prima risposta dell’Italia ai dazi imposti da Trump arriva da risorse europee: PNRR e fondi di coesione. Tali fondi devono essere spesi in modo efficace per rendere il nostro sistema produttivo competitivo e sicuro. Questo, nel lungo periodo, è possibile solo nell’ottica di un progressivo abbandono delle dipendenze energetiche fossili dell’Europa e dell’Italia.” “L’utilizzo dei fondi europei del PNRR e del Green Deal per aiuti alle imprese non è però giustificato se l’Europa prometterà di importare più gas americano nella trattativa sui dazi. Questi fondi sono destinati proprio all’emancipazione dell’Europa dalle dipendenze energetiche e specificatamente dal gas, il cui costo ha trainato l’inflazione e il debito pubblico degli ultimi anni.”

Secondo Meloni la crisi innescata dai dazi può essere un’occasione per rendere il sistema economico nazionale più produttivo e competitivo. Il report Draghi, così come la grande parte dei documenti di indirizzo su industria e competitività dell’Unione, pubblicati all’avvio di quest’ultimo mandato, sottolineano come la competitività dell’industria sia a rischio. In questo senso, Bruxelles, attraverso l’Affordable Energy Action Plan sottolinea che: “la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di combustibili fossili provoca volatilità dei prezzi dell’energia e l’aumento dei costi di approvvigionamento, e allo stesso tempo rende l’UE più vulnerabile alle pressioni esterne e all’incertezza del mercato globale”.

Chiara Di Mambro, Direttrice strategia Italia e Europa di ECCO, il think tank italiano per il clima ha detto: “Il Fondo Sociale per il Clima, uno degli elementi fondanti del Green Deal che il Governo ha annunciato di voler rivedere in maniera sostanziale, ha una funzione precisa nella protezione e redistribuzione temporanea dei maggiori costi che derivano dall’affrancarsi dalle fonti fossili per le famiglie e le microimprese più vulnerabili. Una questione che necessariamente deve accompagnarsi a politiche decise verso l’autonomia completa dell’approvvigionamento energetico, che come anche sottolineato da Draghi nell’audizione in Senato del 18 marzo non potrà venire dal gas.”

Terre rare, Eurostat: import in Ue in calo del 30% nel 2024

Nel 2024 sono state importate nell’Ue complessivamente 12.900 tonnellate di terre rare (Ree+) , con un calo del 29,3% rispetto al 2023. Nello stesso periodo sono state esportate dall’UE 5.500 tonnellate di terre rare, con un calo solo dello 0,8%. È quanto ha rilevato Eurostat, ricordando che le terre rare sono un gruppo di 17 metalli speciali che presentano un elevato rischio di approvvigionamento e una notevole importanza economica, utilizzati in varie applicazioni high-tech. Nel 2024, la Cina è stata il principale partner per le importazioni di terre rare, rappresentando il 46,3% del peso totale delle importazioni, ovvero 6.000 tonnellate. Segue la Russia con il 28,4% delle importazioni, ovvero 3.700 tonnellate, e la Malesia, con il 19,9% delle importazioni, ovvero 2.600 tonnellate.

Fs, linea Av Napoli-Bari: completati gli scavi di due gallerie

Completati gli scavi di due gallerie della nuova linea AV/AC Napoli – Bari di Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS). Le due gallerie, Telese e Reventa, fanno parte rispettivamente dei lotti Frasso Telesino – Telese e Telese – Vitulano dal valore economico totale di 745 milioni di euro. Erano presenti il Sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Tullio Ferrante, il sindaco di Telese Terme, Giovanni Caporaso, l’Amministratore Delegato e Direttore Generale di Rete Ferroviaria Italiana, Aldo Isi, e il Commissario Straordinario di Governo dell’opera, Roberto Pagone.  La nuova linea Alta Velocità/Alta Capacità Napoli – Bari è parte integrante del Corridoio ferroviario europeo TEN-T Scandinavia – Mediterraneo. Con l’attivazione della tratta Cancello – Frasso Telesino entro la fine del 2025, sarà possibile viaggiare direttamente da Bari a Napoli in 2h 40’; al completamento dell’intera opera sarà possibile spostarsi da Bari a Napoli in due ore, fino a Roma in tre ore e da Lecce e Taranto verso la Capitale in quattro ore. L’opera costituisce già oggi un volano di sviluppo per il territorio e per la creazione di posti di lavoro e vede impegnate circa settemila persone tra ingegneri, tecnici e operai, oltre a una filiera di duemila imprese tra fornitori e subfornitori. L’abbattimento dell’ultimo diaframma unisce i due fronti di scavo della galleria Telese, lunga circa 3 chilometri. Gli interventi sul lotto Frasso Telesino – Telese consistono nel raddoppio e nella velocizzazione della linea per 11 chilometri, con la realizzazione di due nuove fermate ad Amorosi e Telese. I lavori sono stati affidati da RFI, committente dell’opera, sotto la direzione lavori di Italferr (società del Gruppo FS), all’ATI costituita dalle imprese Pizzarotti, Ghella, Itinera, Salcef ed EDS Infrastrutture per un investimento di circa 245 milioni di euro. Contemporaneamente è stato completato lo scavo della galleria Reventa, lunga circa 150 metri, la prima delle sette gallerie del lotto Telese – San Lorenzo Maggiore – Vitulano ad essere ultimata. I lavori prevedono il raddoppio e la velocizzazione della linea storica per 19 chilometri, con la realizzazione di tre nuove fermate a Solopaca, San Lorenzo e Ponte Casalduni. Gli interventi sono stati affidati da RFI al Consorzio Telese costituito dalle imprese Ghella, Itinera, Salcef e Coget Impianti, per un investimento complessivo di circa 500 milioni di euro. La nuova linea AV/AC Napoli – Bari, del valore complessivo di circa 6 miliardi di euro, finanziati anche con fondi PNRR, rientra tra le opere strategiche del Gruppo FS per migliorare la mobilità nel Sud Italia. Il primo lotto Bovino – Cervaro è attivo dal 2017 e sono in corso i lavori su tutte le altre tratte. Il completamento dell’opera velocizzerà il collegamento trasversale tra il Tirreno e l’Adriatico, ottimizzando le connessioni tra la Puglia e le aree interne della Campania con la dorsale AV Napoli – Roma – Milano. L’opera rientra nel progetto Cantieri Parlanti, iniziativa del Gruppo FS in collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che punta a informare e comunicare in modo chiaro e trasparente le opere ferroviarie in corso di realizzazione.

Webuild: la controllata Usa Lane consegna la tratta strategica del progetto autostradale  in Florida

Fine dei lavori sull’Interstate 275 in Florida per Lane, controllata statunitense di Webuild, che completa così la Fase 1 della Sezione 7 del progetto, cruciale per rispondere ai flussi crescenti dell’area di Tampa Bay garantendo una mobilità più efficiente e sicura. Il progetto ha previsto l’ampliamento delle corsie autostradali e la realizzazione di sistemi avanzati di segnaletica e illuminazione per migliorare visibilità e la sicurezza, dallo svincolo con la I-4 fino a nord di Hillsborough Avenue. Utilizzati materiali innovativi e soluzioni progettuali ecosostenibili, oltre all’installazione di generatori di emergenza per le telecamere di monitoraggio per garantirne il funzionamento anche durante eventi climatici estremi. Lane è attualmente impegnata in numerosi progetti stradali in Florida, tra cui i progetti I-275/I-4 Downton Tampa Interchange e Westshore Interchange per il potenziamento di due degli snodi più trafficati e vie di evacuazione principali in occasione di eventi climatici eccezionali nell’area di Tampa Bay, il Seminole Expressway/SR 417 Widening Project nella contea di Seminole, e l’intersezione tra la I-4 e Sand Lake Road nella contea di Orange. Il Gruppo Webuild, con un track record di circa 82.600 chilometri di strade e autostrade realizzate nel mondo, è all’opera per l’ammodernamento delle infrastrutture stradali e autostradali degli Stati Uniti con progetti come la tratta Newport News del progetto I-64 Hampton Roads Express Lanes (HREL) in Virginia e il progetto I-440 Beltline Widening nella Contea di Wake, in North Carolina. Lane è inoltre è impegnata nel progetto di ammodernamento “495 Express Lanes Northern Extension (495 NEXT)” nell’area metropolitana di Washington, D.C., e nei lavori di sostituzione e ammodernamento dei ponti Wateree e Pond sulla I-20, nella conta di Kershaw, in Carolina del Sud.

Citiwave: Posa della bandiera sul nuovo iconico edificio a Citylife

Il cantiere di CityWave a CityLife è stato protagonista della cerimonia di ‘posa della bandiera’, che tradizionalmente segna il completamento delle strutture e l’inizio di una nuova fase di costruzione. Con il suo profilo originale ed il progetto centrato sulla sostenibilità e la qualità della vita, CityWave sarà un building direzionale di nuova generazione che ‘completerà senza competere” lo skyline delle tre torri di CityLife. Il progetto di CityWave, firmato da BIG – Bjarke Ingels Group, era risultato vincitore di un concorso ad inviti con la partecipazione di sei studi internazionali. La progettazione e la traduzione costruttiva dell’edificio vede la stretta collaborazione fra i team di CityLife (in particolare la Direzione Tecnica guidata dall’Ing. Marco Beccati) e dell’architetto Bjarke Ingels, nonché il contributo di esperti con competenze ingegneristiche all’avanguardia a livello internazionale per quanto
riguarda gli aspetti strutturali, impiantistici, lo studio dei materiali e le prove in galleria del vento. Fra i principali studi che hanno collaborato alla stesura del progetto, nelle varie discipline, compaiono appunto:
o Architettonico: Big – Bjarke Ingels
o Strutture: Holzner Bertagnolli Engineering
o Impianti: Manens S.p.A.
o Facciate: Faces
o Direzione Lavori: Proiter
o Sicurezza Antincendio: Ing. Mistretta

Il cantiere è stato avviato ad agosto 2023, e la programmazione delle attività di costruzione, di cui è incaricata la Associazione Temporanea d’Impresa (A.T.I.) Colombo Costruzioni – CMB, prevede l’ultimazione dei fabbricati nel 2026. CityWave rappresenta un progetto unico nel suo genere dal punto di vista architettonico, ingegneristico e di sostenibilità. La struttura ardita ed avveniristica è composta da due edifici con geometria variabile collegati da una copertura in legno ed acciaio (la ‘canopy’). Gli edifici East e West ospiteranno circa 60.000 mq di uffici flessibili e luminosi, integrati con il quartiere ed il parco, e con la piazza coperta sotto la canopy.

Dal punto di vista ingegneristico, la canopy è un elemento strutturale costruito come un ponte sospeso tra due piloni, e presenta ambiziose sfide progettuali legate alla statica ed alla resistenza al vento. La copertura è realizzata con cavi di acciaio ancorati ai fabbricati che sostengono strati sovrapposti di legno, per assicurare resistenza, leggerezza e flessibilità. La canopy sarà interamente rivestita da pannelli fotovoltaici per una estensione di circa 11.000 mq (più grande di un campo di calcio), che produrranno circa 1,3 MWh/anno. Il potente impianto fotovoltaico, combinato con l’utilizzo del geotermico per alimentare le pompe di calore, consentirà un risparmio energetico del 30-40% rispetto al consumo di un fabbricato di volumetria equivalente. Inoltre, l’ampio utilizzo di fonti energetiche rinnovabili eviterà l’immissione in atmosfera di circa 400 tonnellate di anidride carbonica ogni anno, pari alla CO2 assorbita da 15.000 alberi.

Eni con McKinsey e SAP Italia lancia G∙row, un’alleanza tra imprese che mette al centro la Governance per guidare l’evoluzione dei sistemi di controllo e gestione dei rischi

Eni, McKinsey & Company e SAP Italia lanciano G∙row: un’alleanza tra imprese che, attraverso un processo di contaminazione culturale, intende promuovere l’evoluzione e il progressivo rafforzamento dei sistemi di controllo e gestione dei rischi lungo la catena del valore aziendale. Questo nuovo progetto, nato su iniziativa di Eni e con il supporto strategico di McKinsey & Company e SAP Italia, sarà sostenuto anche da altre primarie aziende e istituzioni. L’iniziativa risponde alle sfide di un contesto globale sempre più complesso che vede le imprese affrontare crescenti rischi esterni (es. cyber, supply chain, reputazione etc.), la cui gestione richiede la cooperazione tra imprese, valicando i tradizionali confini dei sistemi di controllo interno. Questa nuova prospettiva suggerisce alle grandi organizzazioni di promuovere e supportare con approccio solidale la crescita del proprio ecosistema e lo sviluppo progressivo di competenze distintive in materia di Risk & Control Governance. G∙row intende quindi veicolare una nuova visione del sistema di controllo e gestione dei rischi, passando da un approccio «interno» ad uno «diffuso, collaborativo e distribuito» lungo la catena del valore (Scope 3 like). Tale approccio è in linea con i principi dell’Agenda ONU 2030 che evidenzia l’importanza della creazione di partnership efficaci in cui condividere conoscenze, competenze, tecnologie e risorse a sostegno dello sviluppo sostenibile. G∙row svilupperà un framework condiviso partendo dalle esperienze e dalle migliori pratiche delle imprese Partner. Il framework sarà diffuso attraverso una piattaforma gratuita, che fornirà accesso immediato a strumenti e risorse per favorire la transizione verso modelli di controllo scalabili, valorizzando soluzioni traversali e semplificazioni operative; autovalutarsi e confrontarsi con realtà comparabili per dimensione e settore, identificando eventuali punti di forza e aree di miglioramento;  intraprendere un percorso di miglioramento organico e adattivo, funzionale all’evoluzione continua
e sostenibile del proprio sistema di controllo e gestione dei rischi, in particolare per le PMI. Attualmente, G∙row sta coinvolgendo importanti player nazionali e internazionali, il cui contributo è imprescindibile per il successo di un’iniziativa a vocazione sistemica e con ricadute positive sul tessuto imprenditoriale. Nell’ambito dell’alleanza, Eni apporterà l’esperienza consolidata nella strutturazione ed integrazione di modelli di governance e gestione dei rischi; McKinsey contribuirà con le sue competenze sui temi del rischio e della resilienza; SAP condividerà le sue competenze architetturali e tecnologiche e la sua profonda conoscenza dei processi di business a supporto della piattaforma, sviluppata su SAP Business Technology platform. L’iniziativa conferma l’impegno di Eni nel promuovere – unitamente a Partner aziendali di primario standing nazionale e internazionale – la transizione verso modelli di business sempre più sostenibili e virtuosi, anche grazie all’innovazione in materia di governo e gestione dei rischi.

 

Pnrr, Openpolis: i dati del governo sull’avanzamento rischiano di essere fuorvianti

Siamo ormai entrati nella fase finale del Pnrr, la cui conclusione è prevista nel 2026. È quindi importante iniziare a fare delle valutazioni su cosa ha funzionato e cosa no. Il governo italiano, pur riconoscendo la necessità di accelerare sulla spesa, continua a professare grande fiducia. Va in questa direzione anche la sesta relazione sullo stato di attuazione del piano pubblicata di recente. Nel documento infatti si legge che oltre il 60% dei progetti finanziati con i fondi europei sarebbe già concluso o in via di conclusione. Tale dato, se non contestualizzato, rischia di essere fuorviante.

Gli interventi già conclusi infatti valgono appena un terzo dei fondi Pnrr già assegnati. Dato che scende al 24% se invece si considerano le risorse totali spettanti al nostro paese (molte delle quali ancora devono essere ripartite). A questo si lega un altro elemento molto rilevante. La gran parte dei progetti già conclusi riguarda infatti l’acquisto di beni o servizi (53,3%) o la concessione di contributi a privati o imprese (42,3%). Meno del 5% dei progetti completati afferisce invece a opere pubbliche (infrastrutture o impiantistica). Ne consegue che a “gonfiare” il dato sui progetti già completati sono gli interventi di minori dimensioni o con un’implementazione relativamente più semplice. Al contrario, per quanto riguarda le opere più complesse, siamo ancora indietro.

Polizze catastrofali, Confcommercio: “bene le proroghe, ora sciogliere i nodi interpretativi”

“Giusta la scelta di prorogare il termine del 31 marzo per l‘obbligo di sottoscrizione delle polizze anti catastrofali da parte delle piccole e medie imprese e di rinviare le sanzioni per le grandi imprese. Resta, comunque, la complessità di un’operazione di sistema che coinvolge circa quattro milioni di imprese che devono poter valutare e scegliere coperture assicurative di particolare complessità”. Ad affermarlo è stata Loretta Credaro, Vicepresidente di Confcommercio, con incarico per le Politiche Finanza e Assicurazioni, nel corso dell’audizione in Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici alla Camera sul disegno di legge “di conversione del decreto-legge 31 marzo 2025, n. 39, recante misure urgenti in materia di assicurazione dei rischi catastrofali”. “Occorre utilizzare bene questa finestra temporale – ha sottolineato Credaro – per sciogliere i nodi tecnico-interpretativi e applicativi connessi al nuovo obbligo assicurativo e mettere in campo un sistema caratterizzato da una efficace applicazione del principio mutualistico e del principio solidaristico. In particolare nei casi di locazione di un immobile per l’esercizio dell’attività di impresa (per esempio di un esercizio commerciale) va chiarito su chi ricade l’onere di stipulare la polizza e vanno introdotti meccanismi adeguati sul versante dei premi e dei ristori. Va altresì fornita una metodologia unica per la valutazione dei rischi per tutto il mercato. Mentre il sistema tariffario deve differenziarsi nell’ambito della libera concorrenza fra compagnie assicurative”.

Pa, Zangrillo: “al lavore per equilibrare gli stipendi degli enti locali e delle amministrazioni centrali”

“L’importanza della vostra attività risiede nella capacità di facilitare il dialogo con le istituzioni per garantire a chi compone la macchina dello Stato un ambiente lavorativo che possa davvero essere all’altezza delle aspettative dei 3,2 milioni di donne e uomini che rappresentano la spina dorsale dell’Italia”. È così che il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo si è rivolto ieri mattina alla platea del VII Congresso nazionale CISL Funzione Pubblica, che si è svolto a Palazzo dei Congressi di Firenze. Tra i temi affrontati dal ministro Zangrillo ci sono i molteplici progetti messi in campo dal Dipartimento della Funzione pubblica, tra i quali il reclutamento, la formazione, il merito e il benessere organizzativo. Ha ricordato il titolare della Funzione pubblica: “I recenti dati ISTAT rilevano come a febbraio 2025 il tasso di occupazione sia cresciuto al 63%, mentre quello di disoccupazione diminuisce al 5,9%. Dall’insediamento di questo Governo, a ottobre 2022, il numero degli occupati è aumentato di oltre 1 milione. In particolare, negli ultimi due anni la Pubblica amministrazione ha assunto circa 350 mila persone attraverso la pubblicazione di oltre 22 mila bandi e solo nei primi mesi del 2025 sono stati pubblicati oltre 2.500 bandi per quasi 50 mila posizioni”. Il ministro Zangrillo ha quindi ribadito che l’attenzione del Governo verso la Pubblica amministrazione è e resta alta, avendo stanziato ben 20 miliardi per due tornate contrattuali: 10 miliardi per la tornata 2022-2024 e ulteriori 10 per quella relativa al triennio 2025-2027. Senza dimenticare gli ulteriori 10 miliardi previsti per quella 2028-2030. Un traguardo storico mai raggiunto fino ad oggi che ci permette di dare continuità ai rinnovi contrattuali nonostante il contesto economico piuttosto complicato”. E sul tema delle differenze retributive tra comparti, il ministro ha spiegato: “Nel decreto-legge PA, ora all’esame della Camera dei deputati, abbiamo introdotto una norma che prevede una progressiva armonizzazione dei trattamenti accessori tra amministrazioni centrali. A questo si aggiunge il DPCM di ripartizione delle somme assegnate per il riequilibrio delle indennità di amministrazione, pubblicato da poco tempo in Gazzetta Ufficiale”. Per aggiungere subito dopo: “Il nostro impegno non si ferma qui, stiamo lavorando, d’intesa con il
Ministero dell’economia e delle finanze, per cercare di aiutare gli enti locali nel limitare la fuga dei dipendenti verso le amministrazioni centrali”.

Innovazione: da ENEA nuovo supercomputer CRESCO8 per la transizione energetica e digitale

Si chiama CRESCO8 ed è il nuovo supercalcolatore dell’ENEA, dotato di capacità computazionali in grado di supportare le attività di ricerca e sviluppo in settori strategici come l’energia da fusione, i cambiamenti climatici, l’intelligenza artificiale e i nuovi materiali. Inaugurato oggi presso il Centro Ricerche ENEA di Portici (Napoli), il supercomputer della famiglia CRESCO è ospitato in un ambiente dedicato di circa 150 metri quadrati, appositamente progettato per massimizzarne l’efficienza. Università, enti di ricerca e imprese potranno accedere al supercomputer per condurre progetti che necessitano di risorse avanzate HPC (High Performance Computing). “Con CRESCO8, ENEA conferma il suo posizionamento di rilievo in termini di risorse di calcolo a supporto della comunità scientifica nazionale e internazionale. Inoltre, le innovazioni tecnologiche adottate nell’architettura del sistema di supercalcolo e nella progettazione dell’impianto consentono di disporre di una infrastruttura all’avanguardia sia in termini tecnologici sia dal punto di vista dell’efficienza energetica”, afferma Giorgio Graditi, direttore generale dell’ENEA. Uno degli utilizzi di maggior rilievo di CRESCO8 sarà il supporto al progetto PNRR Divertor Tokamak Test Facility Upgrade (DTT-U) per migliorare l’affidabilità dei sistemi dell’impianto DTT per l’energia da fusione, in costruzione presso il Centro Ricerche ENEA di Frascati (Roma). In particolare, il supercomputer consentirà di sviluppare modelli avanzati e simulazioni per il comportamento del plasma utilizzato nella reazione di fusione nucleare. “Aumentare la potenza di calcolo e ridurre i consumi energetici è una sfida cruciale e complessa per il nostro settore. La nuova infrastruttura mette insieme potenza e tecnologie per affrontare carichi di lavoro estremamente articolati che spaziano dalle simulazioni numeriche avanzate al trattamento dei big data e dell’intelligenza artificiale”, commenta Giovanni Ponti, responsabile della Divisione ENEA Sviluppo di sistemi per l’informatica e ICT del Dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili. “Da un punto di vista di capacità di calcolo – aggiunge – CRESCO8 con oltre 9 PFlops di potenza computazionale rappresenta un miglioramento significativo rispetto al precedente sistema composto da CRESCO6 e CRESCO7, che raggiungeva i 2 PFlops”. Da un punto di vista tecnologico, CRESCO8 è un sistema Lenovo ThinkSystem SD650 V3 Neptune composto da 758 nodi con 2 CPU Intel Xeon Platinum 8592 che garantiscono un’elevata capacità computazionale e una migliore efficienza energetica rispetto al passato, grazie alla tecnologia di raffreddamento ad acqua Lenovo Neptune che cattura fino al 98% del calore prodotto dal supercomputer, consentendo di ridurre fino al 40% l’energia usata per il raffreddamento del sistema. CRESCO8 sarà incluso nella prossima classifica TOP500 dei supercomputer più veloci al mondo, che sarà ufficializzata in occasione della conferenza ISC di Amburgo a giugno prossimo.

 

Maria Cristina Carlini

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