La giornata

Von der Leyen: non abbiamo iniziato lo scontro sui dazi, pronti a REAGIRE

  • A marzo l’inflazione dell’eurozona cala al 2,2%
  • Pnrr, Mase: “tutti gli obiettivi raggiunti, da discariche a semplificazione energia”
  • Appalti: Cgil, scaduti termini decreto su equivalenze Ccnl. Ora rischio caos per incompetenza Governo
  • Enav: al via il nuovo piano industriale 2025-2029, 570 milioni di investimenti
  • Icop, nel 2024 valore della produzione a +67% a 187,2 milioni. Utile a 18 milioni
  • Riparte il Frecciarossa Milano-Parigi. Strisciuglio: “Av metropolitana d’Europa”

01 Apr 2025

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IN SINTESI

“Voglio essere chiara: l’Europa non ha iniziato questo scontro, pensiamo che sia sbagliato. Ma il messaggio che vi rivolgo oggi è anche che abbiamo tutto ciò che serve per proteggere i nostri cittadini e la nostra prosperità. Abbiamo il più grande mercato unico del mondo, abbiamo la forza di negoziare, abbiamo la forza di reagire e i cittadini europei dovrebbero saperlo: insieme promuoveremo e difenderemo sempre i nostri interessi e valori, e ci batteremo sempre per l’Europa”. Alla vigilia dell’entrata in vigore delle nuove ‘tariffe reciproche’  annunciate da Donald Trump per domani, 2 aprile, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, preannuncia le contromosse  intervenendo nella plenaria di Strasburgo del Parlamento Ue per il dibattito sulle conclusioni del Consiglio europeo del 20 marzo 2025

“La nostra risposta immediata è l’unità e la determinazione. Mi sono già messa in contatto con i nostri capi di Stato e di Governo per i prossimi passi. Oggi abbiamo il dibattito parlamentare, e valuteremo attentamente gli annunci – Usa – di domani per calibrare la nostra risposta. Il nostro obiettivo è una soluzione negoziata. Ma naturalmente, se necessario, proteggeremo i nostri interessi, i nostri cittadini e le nostre aziende. Voglio essere molto chiara sull’obiettivo della nostra risposta: riteniamo che questo confronto non sia nell’interesse di nessuno. Il flusso di beni e servizi tra noi è quasi equilibrato. Siamo disposti a lavorare sulla bilancia commerciale dei beni e dei servizi. Questa è la relazione commerciale più grande e più prospera al mondo. Se riuscissimo a trovare una soluzione costruttiva, staremmo tutti meglio. Allo stesso tempo, deve essere chiaro che l’Europa non ha iniziato questo confronto. Non vogliamo necessariamente fare ritorsioni, ma abbiamo un piano solido per farlo, se necessario”

“Ci sono troppi ostacoli  – prosegue von der Leyen – che frenano le nostre imprese e dobbiamo fare i compiti a casa. Mario Draghi ha ragione quando dice: ‘Le alte barriere interne sono molto più dannose per la crescita di qualsiasi tariffa’. Il mercato unico è nato per abbattere le barriere tra i nostri Paesi, per eliminare dogane e dazi e per facilitare gli affari all’interno dell’Europa. Dobbiamo tornare a quell’idea e realizzarla. Per le Pmi deve essere più facile vendere lo stesso prodotto in tutti gli Stati membri, invece di rietichettarlo 27 volte per rispettare le leggi nazionali. Per i professionisti deve essere più facile lavorare a livello transfrontaliero, invece di essere bloccati dalle diverse burocrazie nazionali. Per le aziende tecnologiche deve essere più facile lanciare un nuovo servizio in tutta Europa, invece di dover affrontare 27 procedure diverse. E per gli europei deve essere più facile investire in Europa, invece di mandare i propri risparmi dall’altra parte del mondo. Questa è la promessa del nostro mercato unico, e deve essere mantenuta”.

Vance prepara una missione a Roma, tensioni tra Lega e Fi anche su dazi

Il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, ha in programma una visita a Roma e ha chiesto un incontro con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. A riferirlo ieri è stata l’agenzia Bloomberg, secondo cui l’ambasciata statunitense a Roma ha comunicato ieri al Ministero degli Affari Esteri italiano i piani del vice di Trump. Vance dovrebbe essere a Roma dal 18 al 20 aprile (nel ponte di Pasqua) e i diplomatici statunitensi hanno chiesto alle loro controparti italiane di coordinare un incontro con la Meloni. Al momento da Palazzo Chigi non arrivano indicazioni ma si starebbe lavorando per organizzare l’incontro.

La notizia dell’arrivo di Vance ha rinfocolato le tensioni all’interno della coalizione di governo. Ieri il vicepremier, Matteo Salvini, dopo la conversazione avuta il 21 marzo scorso, si è detto subito disposto a vedere Vance. “Avere buoni rapporti con l’amministrazione Trump è fondamentale, ritengo che Vance sia una persona di assoluto spessore. Io l’ho invitato a venire in Italia per le Olimpiadi, se venisse anche prima sarebbe per me un’opportunità incontrarlo”, ha detto ieri da Torino, ricordando di essere al lavoro per formare “una delegazione di imprese italiane per portare business e sviluppo sul tema infrastrutture e trasporti, quindi i miei dossier così nessuno polemizza, il prima possibile negli Stati uniti”. polemizza”. Parole che sembrano indirizzate all’altro vicepremier, Antonio Tajani, che per arginare l’attivismo del titolare del Mit aveva di recente specificato che “la politica estera la fanno il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri, che rappresentano le posizioni ufficiali del governo. Il resto sono iniziative personali” . Su Vance Forza Italia tace.
Altro tema divisivo è quello dei dazi. Per Salvini, è sbagliata l’idea di “vendicarsi” e auspica negoziati bilaterali tra Roma e Washington, senza seguire la risposta europea. “Le guerre commerciali o militari non portano nulla di buono – ha detto – le questioni vanno risolte al tavolo. Come europei? Io sono italiano, mi pagano lo stipendio gli italiani, ho il dovere di difendere le imprese e gli operai italiani”. Dunque tavoli ‘uno a uno’? “Sì, dal mio punto di vista sì “. Altolà da Forza Italia. “Non possiamo andare per conto nostro a trattare sui dazi – ha ricordato ancora Tajani -. Tocca all’Unione Europea trattare le regole sui dazi. Possiamo avere una certa politica commerciale, decidendo dove esportare di più o meno, ma le regole le fa la Commissione Europea. Stiamo nell’Unione Europea e ne siamo parte”.

A marzo l’inflazione dell’eurozona cala al 2,2%

La stima flash di Eurostat prevede che l’inflazione nell’Eurozona sia stata al 2,2% a marzo, in calo rispetto al 2,3% di febbraio. I servizi sono visti con il tasso più alto (3,4%, dal 3,7% di febbraio). Ai minimi l’energia (-0,7%, dallo 0,2% di febbraio). L’inflazione dell’Italia è vista risalire al 2,1% (dall’1,7% di febbraio). Valori più alti nell’area dell’euro per Estonia, Croazia e Slovacchia (4,3%), all’opposto Francia (0,9%) e Lussemburgo (1,5%).

Pnrr, Mase: “tutti gli obiettivi raggiunti, da discariche a semplificazione energia”

Dalla sesta Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr, emerge che il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha conseguito tutti gli obiettivi previsti. E anche per il pagamento della settima rata, i dodici target sono già tutti stati raggiunti. Lo comunica lo stesso ministero in una nota. Il Mase è titolare di una parte estremamente rilevante del Piano: 33,7 miliardi di euro, ripartiti in 49 misure, con 119 milestone e target da conseguire. Lo stato di avanzamento finanziario di competenza del ministero conferma avvenuti pagamenti per un importo totale pari ad oltre 16 miliardi di euro che corrisponde al 61,16% delle misure attivabili. “Grande soddisfazione” è stata espressa dal ministro Gilberto Pichetto, che evidenzia “l’impegno dell’amministrazione, che ha permesso di raggiungere risultati significativi per il sistema Paese nel suo percorso di transizione”. “Sono tanti – spiega Pichetto – gli obiettivi che ci attendono nei prossimi mesi, molti dei quali strategici: penso al fronte energetico, innanzitutto, ma anche ad importanti sfide di resilienza ambientale e climatica”. “Dobbiamo saper adattare il Piano alle effettive esigenze e utilità, con il pragmatismo che ci ha fin qui contraddistinto”, conclude.
Dal documento reso al Parlamento emerge che è stato superato il target di riduzione delle discariche abusive oggetto di infrazione europea: si è passati da trentatré a undici siti relativi alla procedura 2003/2077 e da quattordici a nove sulla procedura 2011/2215, quest’ultimo risultato conseguito con un anno di anticipo. Nel campo della digitalizzazione, è stato ampiamente superato il target previsto per la digitalizzazione dei Parchi nazionali: a fronte dell’obiettivo di copertura del 70%, tutti i 24 parchi e le 31 aree marine protette hanno sviluppato nuovi servizi digitali per i visitatori. Sul fronte delle energie rinnovabili, è stata completata la riforma di semplificazione delle autorizzazioni per impianti eolici e fotovoltaici ed è entrato in vigore un nuovo quadro giuridico, che razionalizza e snellisce gli iter autorizzativi per gli impianti onshore/offshore. Per la settima rata, il Mase ha già portato a termine tutti gli obiettivi, molti dei quali costituiscono il compimento finale di riforme e investimenti chiave per la transizione ecologica: la riduzione del divario nei tassi di raccolta differenziata tra Regioni, gli investimenti in reti elettriche intelligenti, lo sviluppo dell’agro-voltaico per combinare energia rinnovabile e produttività agricola. Nell’ambito del programma di riforestazione urbana, sono stati messi a dimora oltre 4,6 milioni di alberi e arbusti nelle città metropolitane, superando con margine la soglia prevista dall’obiettivo PNRR. Inoltre, è stato completato il primo target intermedio del progetto di rinaturazione dell’area del Po, riattivando processi naturali per favorire la biodiversità e l’uso sostenibile delle risorse idriche.
Sul fronte delle infrastrutture energetiche, tra le opere strategiche già aggiudicate spicca il progetto Tyrrhenian Link, l’elettrodotto sottomarino che collegherà la Sicilia alla Campania (514 km di cavi, 500 MW) per integrare al meglio la produzione rinnovabile del Sud nella rete nazionale.

Reti, Corte dei conti europea: investimenti da 1871 miliardi tra il 2024 e il 2050

Per rafforzare l’indipendenza energetica dell’UE e contrastare i cambiamenti climatici occorre disporre di una rete elettrica modernizzata, capace di integrare più energia da fonti rinnovabili e di adattarsi ad un’elettrificazione crescente. Affinché ciò sia possibile, l’UE deve fare di più, stando ad una nuova analisi delle reti elettriche dell’UE prodotta dalla Corte dei conti europea.
“Gran parte della rete elettrica dell’UE è stata costruita nel secolo scorso: quasi metà delle linee di distribuzione ha più di 40 anni. Per garantire la competitività e l’autonomia dell’UE, occorrono infrastrutture moderne che possano sostenere la nostra industria e mantenere i prezzi accessibili”, ha affermato Keit Pentus-Rosimannus, il Membro della Corte responsabile dell’analisi. “Si prevede che la domanda di energia elettrica nell’UE sarà più che raddoppiata entro il 2050; sono dunque inevitabili notevoli investimenti nella rete. Bisogna però utilizzare ogni strumento disponibile per ridurre al minimo il fabbisogno d’investimenti: nuove tecnologie, soluzioni di stoccaggio e reti più flessibili possono tutte contribuire a tenere bassi i costi”.

Gli investimenti su vasta scala nella rete sono fondamentali per modernizzare la rete elettrica dell’UE che invecchia e sostenere la transizione dalle energie basate sul carbonio a quelle verdi. I piani d’investimento dei gestori di rete – se l’attuale ritmo continuerà – ammonteranno in totale a 1 871 miliardi di euro tra il 2024 e il 2050. Si tratta di una cifra inferiore al fabbisogno d’investimenti stimato dalla Commissione, che va dai 1 994 ai 2 294 miliardi di euro. La modernizzazione dovrebbe accelerare, ma è ostacolata da una carente pianificazione delle reti, da lunghe procedure di autorizzazione e dalla scarsa accettazione da parte del pubblico, nonché da carenza di attrezzature, materiali e manodopera qualificata. La Corte indica misure di attenuazione, quali un miglior coordinamento ed una migliore integrazione delle pratiche di pianificazione delle reti, la razionalizzazione delle autorizzazioni e l’impiego di tecnologie moderne.

Ottimizzare il sistema elettrico può contribuire a ridurre il fabbisogno d’investimenti, osserva la Corte. La pressione sulla rete può essere allievata adattandosi in modo più flessibile alle fluttuazioni giornaliere, settimanali e stagionali del consumo e della produzione di energia, riducendo così la necessità di espandere la rete su vasta scala. La tecnologia offre molte
opportunità in quest’ambito: ad esempio, sviluppare ed estendere nuove soluzioni di stoccaggio, anche se alcune opzioni possono ancora essere troppo costose. Anche il potenziamento delle interconnessioni tra i vari paesi dell’UE sarebbe di grande aiuto. Strumenti quali i contatori intelligenti possono consentire di ridurre i picchi della domanda, ma la loro diffusione è ancora lenta in alcuni Stati membri. In aggiunta, i consumatori che producono energia elettrica localmente e le comunità energetiche che producono e consumano energia elettrica collettivamente possono svolgere un ruolo importante.

I quadri normativi sono cruciali per le decisioni di investimento. Le modalità di finanziamento sono particolarmente importanti, dato che alcuni gestori si trovano ad affrontare un aumento dei rischi di credito e faticano a reperire i fondi necessari per gli investimenti iniziali. La normativa determina inoltre il guadagno e la remunerazione dei gestori. Di solito, agli utenti vengono addebitate tariffe di rete, che generalmente consentono ai gestori di ottenere un utile sui loro investimenti nella rete, coprendo al contempo anche l’ammortamento degli attivi e le spese operative. Tuttavia, è difficile trovare un equilibrio tra soddisfare il fabbisogno di investimenti e garantire che le bollette dell’energia elettrica restino ad un livello economicamente accessibile per i consumatori, specie per le famiglie e le industrie ad alta intensità energetica. È difficile prevedere l’impatto di lungo periodo che avranno sulle bollette dell’energia elettrica gli investimenti nella rete e l’integrazione delle fonti rinnovabili (oltre alle tariffe di rete, le bollette includono imposte ed il costo dell’energia elettrica stessa).

Appalti: Cgil, scaduti termini decreto su equivalenze Ccnl. Ora rischio caos

Il 31 marzo  “scadevano i novanta giorni previsti dal D. Lgsl 209/24 di modifica del Codice Appalti per l’emanazione da parte del Ministero del Lavoro, d’intesa con il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, dello specifico decreto su come verificare l’equivalenze tra Ccnl negli appalti pubblici, mettendo così stazioni appaltanti, lavoratori ed imprese nelle condizioni di meglio operare e vedere i propri diritti e tutele garantiti. Il rischio ora è più caos, maggiore discrezionalità e quindi aumento dei ricorsi e dei contenziosi legali”. A dichiararlo è Alessandro Genovesi, responsabile contrattazione inclusiva, appalti, contrasto al lavoro nero della Cgil Nazionale. “Il Governo assenteista – incalza il dirigente sindacale – si assuma ora le proprie responsabilità, dopo aver scelto di modificare il Codice appalti e superare il principio dell’auto applicazione delle norme, rischio denunciato oltre che dal sindacato anche dallo stesso Consiglio di Stato. Cosa aspettano i Ministri Calderone e Salvini? – si chiede Genovesi – Sperano forse di subappaltare la scrittura e la gestione del decreto, delle linee guida sulle equivalenze, della definizione degli scostamenti marginali sulla verifica delle tutele normative dei lavoratori a qualcun altro? A qualche soggetto non previsto dalla normativa vigente?”. “Soprattutto – aggiunge – cosa devono fare da oggi le pubbliche amministrazioni in caso di operatori economici che non vogliono applicare il Ccnl indicato nei bandi di gara o negli affidamenti? Come si potranno orientare nel verificare la parità di tutele economiche e soprattutto normative? Perché i singoli dirigenti di Comuni, Regioni, Aziende Sanitarie devono assumersi oggi una responsabilità che il Governo stesso ha demandato a dei suoi ministri?”.

“Oggi gli appalti pubblici – sottolinea Genovesi – valgono qualcosa come 250 miliardi di euro l’anno, dando lavoro a decine di migliaia di imprese e a centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori, impegnati nel garantire opere, servizi e forniture a milioni di italiani. Questo Governo che ha predicato il fare presto, l’efficienza, i risultati ad ogni costo, spesso anche a detrimento delle tutele e dei diritti dei lavoratori, si rende conto del caos che rischia di generare per proprie incapacità?. Qualche giorno fa – ricorda – come Cgil avevamo chiesto che si aprisse un confronto su un tema così delicato come il rispetto dei Contratti collettivi di lavoro, la garanzia delle uguali tutele economiche e normative. Tutti aspetti che incidono sulla pelle viva di centinaia di migliaia di persone e che riguardano anche il rispetto dell’orario di lavoro, la salute e sicurezza, la malattia e gli infortuni, coinvolgendo chi quei Ccnl li sottoscrive. Proprio per mettere tutti, a partire dalle Pubbliche Amministrazioni, nelle condizioni di poter procedere in piena tranquillità. Prendiamo atto – conclude Genovesi – che il ministero del Lavoro non ci ha mai convocato, forse a questo punto per un motivo evidente: non sa come muoversi”.

Enav: al via il nuovo piano industriale 2025-2029, 570 milioni di investimenti

Enav traccia la rotta dei prossimi anni con il nuovo piano industriale 2025-2029 che punta su 570 milioni di investimenti.  Nel capital market day, ieri a Milano, la società di assistenza al volo ha indicato le tre direttrici strategiche che sono l’evoluzione del mercato regolato, l’espansione nel mercato terzo con la crescita geografica all’estero e l’avvio di nuovi business con M&A nel settore dei droni, oltre all’innovazione tecnologica e sostenibile. Al varo del nuovo business plan, Enav arriva forte dei risultati conseguiti nel 2024. La gestione dello spazio aereo italiano ha registrato un incremento del traffico del 10,5%, mentre i ricavi consolidati hanno superato i 1,037 miliardi di euro in aumento del 3,7% rispetto al 2023. Il Cda ha deliberato di proporre all’Assemblea degli Azionisti del 28 maggio la distribuzione di un dividendo per il 2025 di 146,2 milioni di euro, pari a 0,27 euro per azione. Gli investimenti sono focalizzati sulla modernizzazione delle infrastrutture di controllo del traffico aereo, con la transizione da quattro a due centri di controllo d’area (ACC) e la remotizzazione delle torri di controllo; nuove piattaforme digitali per la gestione del traffico aereo, tra cui l’introduzione della piattaforma di nuova generazione in grado di garantire elevati livelli di efficienza e sicurezza per gestire i crescenti volumi di traffico mantenendo un’elevata qualità del servizio; l’ICT e sistemi operativi, la necessaria evoluzione della tecnologia di supporto alle attività operative e di corporate verso soluzioni orientate al cloud e all’intelligenza artificiale. Nel settore regolato, nell’arco di piano Enav proseguirà la trasformazione dei centri di controllo di Brindisi e Padova in hub per la gestione da remoto di 16 aeroporti a basso traffico, puntando a raggiungere 26 torri di controllo remotizzate entro il 2033. L’evoluzione garantirà una maggiore flessibilità operativa, con la possibilità di offrire un servizio h24 alle compagnie aeree e contribuire allo sviluppo degli aeroporti regionali. Sul fronte del mercato terzo, il Piano prevede un’espansione internazionale con l’apertura di sedi in India, Brasile e Arabia Saudita entro il 2026, oltre al rafforzamento dell’offerta di servizi digitali e di consulenza.  Avanti poi sui droni. Enav intende sviluppare nuove opportunità di business, lanciando una piattaforma “drones as a service” dedicata a settori strategici come energia, trasporti, infrastrutture, agricoltura, logistica e sicurezza. I target di crescita economico-finanziari al 2029 prevedono ricavi totali di 1,2 miliardi (+4,3% CAGR al 2029); ricavi da mercato terzo 106 milioni (+19,3% CAGR al 2029); ebitda 361 milioni (+12,5% CAGR al 2029); risultato netto di 165 milioni (+26,7% CAGR al 2029).

“Il Piano Industriale 2025-2029 rappresenta un punto di svolta per ENAV, delineando un percorso di crescita orientato all’innovazione, alla sostenibilità e al rafforzamento della competitività internazionale. La nostra strategia si fonda su investimenti mirati in tecnologie avanzate e capitale umano, con l’obiettivo di ottimizzare l’efficienza del traffico aereo e consolidare la sicurezza operativa”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Enav, Pasqualino Monti. “In un contesto di trasformazione del settore dell’aviazione, puntiamo a rafforzare il posizionamento dell’Italia come hub strategico dell’industria aeronautica e ad incrementare il valore per gli azionisti. Inoltre, ci proponiamo di diventare un attore di primo piano nell’ecosistema dei velivoli a pilotaggio remoto, non solo come provider di servizi per droni, ma anche attraverso l’integrazione di tali tecnologie nelle operazioni aeronautiche, contribuendo così allo sviluppo di un nuovo segmento di mercato ad alto potenziale”. Inoltre, per Monti, bisogna “immettere all’interno dell’organizzazione aziendale la capacità mentale di chi lavora che non si deve vivere di solo mercato regolato”. Per l’ad, è “giusto guardare a tutto il settore dell’aviation non per la gestione aeroportuale sic et sempliciter ma per vendere prodotti ad alta tecnologia anche all’interno degli aeroporti”. E sul fronte dell’M&A quello dei droni “è un mercato che sta esplodendo” all’interno del quale Enav sta “trattando”. “Abbiamo bisogno semplicemente di trovare quelle aziende che sono magari piccole, tecnologicamente molto avanzate, che hanno superato la fase di start up ma si affacciano ad un mercato e magari nonostante abbiano un prodotto o il livello di servizi molto molto buono non riescono a over performare o a performare bene”, ha spiegato Monti, ricordando che “abbiamo conseguito nel 2024 due certificazioni, la certificazione di D-Flight per la gestione della regolazione dello spazio e la certificazione della società per la gestione dei servizi all’interno di quello spazio e siamo gli unici ad averlo fatto”. Ha chiarito che “viviamo di mercato, però siamo un’azienda oltre che quotata, pubblica. Quindi abbiamo accesso alle infrastrutture strategiche, la parte di controllo, come ad esempio della rete elettrica, delle nostre ferrovie, delle piste aeroportuali”.

Inps, approvato l’apporto di immobili nel Fondo Invimit

I consigli di amministrazione di Inps e Invimit SGR hanno approvato, durante le rispettive sedute, l’operazione di conferimento nel Fondo i3 Inps di 3 immobili cielo-terra ad uso direzionale, attualmente locati alla Pubblica Amministrazione, e 53 unità immobiliari libere destinate a uso commerciale e uffici. L’operazione, deliberata nei giorni scorsi, segna l’inizio – spiega Inps – di un programma di conferimenti previsto dall’Istituto per il triennio 2024-2026, mirato alla dismissione del patrimonio immobiliare di Inps non utilizzato per fini strumentali. L’obiettivo principale del Fondo è “valorizzare il portafoglio immobiliare conferito, ottimizzando le sue caratteristiche. Le parti esprimono grande soddisfazione per questo primo passo di un piano triennale che rilancia la sinergia tra Inps e Invimit SGR S.p.A., due soggetti istituzionali impegnati nel miglioramento e nella valorizzazione del patrimonio pubblico, e che risponde alle indicazioni della cabina di regia istituita dal Mef nei mesi scorsi per volontà del ministro Giorgetti e coordinata dal sottosegretario Lucia Albano”. “Con questa operazione prende il via il progetto di razionalizzazione e valorizzazione del grande patrimonio immobiliare dell’Istituto, uno degli obiettivi di mandato della nuova governance. Dopo aver condotto un’analisi approfondita delle unità di proprietà dell’Inps con il Consiglio d’Amministrazione stiamo valutando i progetti e le opportunità migliori per capitalizzare al massimo gli edifici in nostro possesso anche in collaborazione con altre istituzioni ed enti pubblici”, afferma il presidente Inps Gabriele Fava.

Polizze, il dl di rinvio dei termini assegnato alla Commissione Ambiente della Camera

È stato assegnato alla commissione Ambiente della Camera il decreto legge, varato dal Consiglio dei ministri del 28 marzo, recante “misure urgenti in materia di assicurazione dei rischi catastrofali”. Lo ha fatto sapere, ieri in apertura dei lavori dell’aula della Camera, il vice presidente Sergio Costa. Il decreto, si ricorda, proroga per alcune categorie di imprese, l’obbligo di stipulare contratti assicurativi a copertura dei danni direttamente cagionati da calamità naturali ed eventi catastrofali verificatisi sul territorio nazionale. Nel dettaglio, il termine del 1° aprile è differito al 1° ottobre 2025 per le medie imprese e al 1° gennaio 2026 per le piccole e micro imprese. Rimane fermo, invece, al 1° aprile il termine per le grandi imprese. Ma per tali soggetti non si tiene conto, per ulteriori 90 giorni, dell’eventuale inadempimento dell’obbligo di assicurazione nell’assegnazione di contributi, sovvenzioni o agevolazioni di carattere finanziario a valere su risorse pubbliche, anche con riferimento a quelle previste in occasione di eventi calamitosi e catastrofali.

 

Ponte sullo Stretto, la società agli ambientalisti: “nessuna questione tecnica irrisolta”

La società Stretto di Messina risponde a tutte le osservazioni presentate ieri dalle associazioni ambientaliste, riaffermando quanto già detto più volte. Il progetto del ponte sullo Stretto di Messina è stato accantonato nel 2012 dal governo Monti non per “motivazioni tecniche” ma per aspetti legati alla ben nota congiuntura internazionale di fine 2012. Infatti non c’è alcuna “questione tecnica irrisolta” né sotto il profilo sismico né per gli aspetti aerodinamici. Per l’avifauna migratrice sono stati svolti studi molto approfonditi e il monitoraggio è stato aggiornato con campagne radar h 24. Per l’illuminazione del Ponte è stato sviluppato un sistema che riduce le emissioni minimizzando l’impatto sull’avifauna. Sul fronte delle ricadute economico-sociali, l’analisi costi benefici, svolta seguendo le linee guida europee e nazionali, ha mostrato che la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina è in grado di contribuire in maniera molto significativa al miglioramento del benessere collettivo, apportando significativi benefici netti alla collettività nazionale, migliorando sia gli espetti economici sia quelli ambientali. Tra i principali indicatori sintetici, a fronte di un costo investimento stimato in 13,5 miliardi, il Valore Attuale Netto Economico (VANE) di 3,9 miliardi di euro (attualizzati 2023) e il Tasso interno di rendimento economico (TIRE) del 4,51%. Tra i principali benefici socioeconomici c’è il risparmio di tempo: 1 ora per i mezzi leggeri; 1,5 ore per i mezzi pesanti; 2 ore per i treni. A livello complessivo, tenuto conto dei trasferimenti modali in favore della ferrovia, nell’arco temporale 2024-2063, si stima una riduzione di circa 12,8 milioni di tonnellate di C02. La Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale – VIA e VAS ha rilasciato parere favorevole sul progetto definitivo con 62 prescrizioni, 60 sono da ottemperare in sede di approvazione del progetto esecutivo e due dopo l’entrata in esercizio del Ponte. In generale sono richieste di approfondimenti già, in larga misura, programmati da Stretto di Messina. In merito alla procedura approvativa, non c’è alcuna “disapplicazione delle normative europee”. Sono in corso di predisposizione le comunicazioni al ministero dell’Ambiente e alla Commissione UE secondo quanto previsto Direttiva “Habitat” per aspetti relativi alla Valutazione di incidenza ambientale. Successivamente verrà presentata al CIPESS tutta la documentazione tecnica e contrattuale, per l’approvazione che consentirà di avviare la progettazione esecutiva e le opere anticipate, così come previsto dalla legge. Sul fronte della valenza europea dell’opera, la Stretto di Messina ha partecipato e vinto un bando europeo – Connecting Europe Facility for Transport – aperto a tutti i Paesi dell’Unione per il finanziamento di opere di trasporto. In questo ambito la Commissione Europea ha evidenziato l’interesse collettivo dell’Opera, sulla base della sua capacità di incidere su tutti e quattro gli obiettivi dei corridoi TEN-T: coesione, efficienza, sostenibilità e incremento dei benefici per gli utenti. Ha inoltre valutato le positive ricadute socioeconomiche e ambientali del progetto, la riduzione dei tempi di viaggio, dell’impatto acustico e delle emissioni inquinanti, la capacità del progetto di incrementare l’accessibilità e lo sviluppo economico di Calabria e Sicilia, migliorando le connessioni. Il finanziamento accordato, unitamente all’inserimento del Ponte nell’ambito del corridoio ‘Scandinavo-Mediterraneo’, da parte del Consiglio Europeo, evidenzia il ruolo strategico dell’Opera per l’Europa e per il Paese.

 

Icop, nel 2024 valore della produzione a +67% a 187,2 milioni. Utile a 18 milioni

Icop archivia il 2024 all’insegna di risultati operativi, economici e patrimoniali in forte crescita e, intanto, perfeziona l’acquisizione del 100% della statunitense Atlantic GeoConstructio Holding. La società di ingegneria del sottosuolo e tra i principali operatori europei in ambito fondazioni speciali e microtunneling registra un valore della produzione pari a 187,2 milioni con un balzo del 67% rispetto ai 112,2 milioni del 2023. In deciso aumento la reddittività con un incremento a tripla cifra dell’ebitda, +176,9%, a 40,7 milioni con l’ebitda margin che segna un progresso del 66% dal 13,1% al 31 dicembre 2023 al 21,7%. Il risultato operativo sale a 27 milioni con un aumento del 789,3% mentre l’utile netto tocca i 18 milioni con aumento del 267,3% rispetto ai 4,9 milioni del precedente esercizio. Migliora la posizione finanziaria netta con una cassa di 12 milioni in netto miglioramento per 33,1 milioni rispetto all’indebitamento di 20,9 milioni al 31 dicembre 2023. Il patrimonio cresce del 103,8% a 90,4 milioni. Il cda del gruppo ha deliberato la distribuzione di un dividendo pari a 0,07 euro ad azione. Nel corso del 2024 Icop, sottolinea la società, “ha dimostrato in maniera inequivocabile l’efficacia e la coerenza del proprio modello industriale, confermando appieno gli obiettivi strategici comunicati in occasione della quotazione su Euronext Growth Milan”. Nel corso del 2024, ICOP ha gestito numerosi cantieri in Italia e in Europa, distinguendosi per progetti infrastrutturali strategici (gasdotti, fognature, ferrovie e porti) e per l’espansione in Francia e Germania. Ha inoltre compiuto un importante passo nel microtunnelling con il successo della nuova macchina “Evolute”, confermando l’efficacia del suo approccio innovativo e focalizzato su tecnologie proprietarie. Anche nell’esercizio 2024 non sono stati contabilizzati ricavi da riserve o claim. Il valore della produzione riflette esclusivamente attività effettivamente eseguite e contrattualizzate, senza alcun tipo di ‘adjustment’ extracontabile. La rappresentazione adottata è quindi prudente e trasparente, in linea con le politiche contabili del Gruppo. Inoltre, anche nei casi in cui i consorzi di cui ICOP è parte iscrivano prudenzialmente riserve o ricavi potenziali, questi importi non vengono riportati nel bilancio consolidato di ICOP, in assenza di formalizzazione e certezza economica. Questo approccio garantisce una lettura chiara e coerente delle performance economiche, non influenzata da elementi non definiti o aleatori. Il portafoglio ordini ICOP a fine 2024 risulta pari a 960 milioni di euro, confermando una copertura pluriennale della produzione e una pipeline altamente diversificata in termini geografici, settoriali e di committenza. Questo dato rafforza ulteriormente la visibilità strategica della società e consolida le basi per una gestione ordinata e strutturata della crescita nei prossimi esercizi. L’elevata marginalità registrata nel 2024 è stata sostenuta da un mix tecnologico distintivo, con oltre l’88,7% della produzione riconducibile ad attività specialistiche nel sottosuolo e un peso preponderante dei settori del microtunnelling e delle fondazioni speciali. Il microtunnelling ha rappresentato circa il 47% del valore della produzione, confermandosi come principale motore di redditività del gruppo. Le fondazioni speciali hanno contribuito con il 38% del totale, beneficiando di una pipeline di lavori in forte espansione su scala europea.

Dal punto di vista organizzativo, l’espansione della produzione è stata accompagnata da un potenziamento della struttura interna. Alla fine del 2024, la società contava 515 collaboratori diretti, in crescita significativa rispetto all’anno precedente. L’aumento del personale ha coinvolto operativi, tecnici e manager, riflettendo la volontà di ICOP di rafforzarsi con risorse qualificate per la nuova fase di sviluppo. La crescita è stata accompagnata da investimenti in digitalizzazione, controllo, pianificazione e ottimizzazione dei processi produttivi. Nel complesso, evidenzia ancora il gruppo, il 2024 si chiude con ICOP pienamente proiettata in una nuova fascia dimensionale e strategica, con una struttura adeguata, un posizionamento distintivo nei settori a maggiore valore aggiunto, una pipeline consolidata e la piena operatività dei cantieri che sosterranno la produzione futura. L’identità della società come pure player dell’ingegneria del sottosuolo, ad alta specializzazione e forte vocazione all’innovazione, è oggi riconosciuta a livello industriale e finanziario. Le basi poste nel corso dell’anno offrono una piattaforma solida e credibile per affrontare con fiducia la nuova fase di crescita, anche su scala internazionale.

“Dietro questi numeri c’è prima di tutto il lavoro di tante persone. È a loro che va il mio ringraziamento più sincero. La crescita che abbiamo registrato nel 2024 è stata resa possibile da una struttura che ha saputo reggere ritmi alti, gestire complessità operative
molto diverse e adattarsi in tempo reale, senza mai perdere l’equilibrio”, commenta l’amministratore delegato di Icop, Piero Petrucco. “Abbiamo aperto cantieri nuovi, affrontato mercati impegnativi, integrato nuove tecnologie e iniziato una trasformazione profonda anche nel nostro modo di lavorare insieme. Il passaggio a una dimensione sempre più internazionale ci pone sfide nuove, ma il modo in cui abbiamo risposto quest’anno non può che rendermi fiducioso: abbiamo una squadra che sa reggere il cambiamento senza snaturarsi. Questo, più di ogni altra cosa, è la base su cui stiamo costruendo il futuro di ICOP.”

Con il closing per Agh, Icop rafforza la sua presenza internazionale.  L’operazione è stata finanziata attraverso un mix di risorse proprie del gruppo e di finanziamenti bancari forniti da un pool di primarie banche italiane, tra cui Intesa Sanpaolo, Banco BPM, BNL BNP Paribas e Cassa Depositi e Prestiti. Con AGH, operatore consolidato nella costruzione geotecnica – che nel 2024 ha realizzato oltre 114 milioni di dollari di valore della produzione e registrato un EBITDA margin rettificato del 15,5% – ICOP entra formalmente nel mercato statunitense, accedendo a un bacino industriale superiore a 11 miliardi di dollari con un tasso di crescita previsto oltre il 5% annuo. AGH, con oltre 250 collaboratori distribuiti tra Virginia e Florida e articolato in due divisioni operative (GeoStructures e ASAP Group), opera in settori strategici quali logistica, data center, trasporti e difesa costiera, e ha registrato un CAGR del 19% dal 2017 al 2024 grazie all’impiego di tecnologie distintive.

Italgas completa l’acquisizione di 2i Rete Gas

Italgas ha concluso ieri l’acquisizione del 99,94% del capitale sociale di 2i Rete Gas dai venditori F2i SGR e Finavias. L’acquisizione, annunciata al mercato lo scorso 5 ottobre, è stata perfezionata a seguito dell’ottenimento delle autorizzazioni Golden Power, Foreign Subsidies Regulation e da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Con quest’operazione il Gruppo Italgas diventa il primo operatore della distribuzione del gas in Europa con oltre 6.500 dipendenti, 12,9 milioni di clienti serviti in Italia e in Grecia 154.000 chilometri di reti e più di 13 miliardi di metri cubi di gas distribuiti ogni anno. Il corrispettivo (equity value) dell’operazione al closing – per il 99,94% del capitale – è di 2,0719 miliardi di euro, sulla base del meccanismo cosiddetto locked-box. L’indebitamento finanziario netto (esclusi gli effetti ex IFRS 16) di 2i Rete Gas al 31 dicembre 2024 è pari a 3,2 miliardi di euro. Con il closing dell’operazione, prende ufficialmente il via l’integrazione di 2i Rete Gas nel Gruppo, in linea con il Piano Strategico 2024-2030. La fase iniziale si concentrerà sull’integrazione societaria e dei sistemi informativi per realizzare rapidamente le prime sinergie. Parallelamente, sarà avviato un programma su larga scala di digitalizzazione della rete e dei processi, insieme all’implementazione di iniziative di intelligenza artificiale volte a migliorare performance e qualità del servizio. “L’acquisizione di 2i Rete Gas è storia che si compie davanti ai nostri occhi”,  ha commentato l’amministratore delegato di Italgas, Paolo Gallo. ”Una operazione di straordinario valore per il Paese, che cambia il volto del settore creando un campione europeo in grado di rafforzare la sicurezza energetica e accelerare il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. In anticipo di alcuni mesi rispetto a quanto annunciato, oggi per il Gruppo Italgas inizia una nuova stagione di crescita, che ci vedrà lavorare per l’integrazione di 2i Rete Gas, cogliere importanti sinergie industriali, realizzare l’upgrade digitale delle reti acquisite e creare valore per tutti i nostri stakeholder”.

 

Prezzi dell’energia in calo: il fotovoltaico spinge la transizione verde

L’energia da fonti rinnovabili sta palesando il suo ruolo strategico per la transizione ecologica, dimostrando, tra l’altro, l’impatto che potrebbe avere sui prezzi contribuendo alla riduzione del prezzo dell’elettricità. Sono alcuni degli elementi che emergono dall’Osservatorio FER realizzato da ANIE Rinnovabili, associazione di ANIE Confindustria, sulla base dei dati di Terna. Nel 2024, il prezzo medio dell’energia elettrica su MGP è sceso del 18%, passando da 127,4 €/MWh nel 2023 a 108,5 €/MWh. Questo calo è in parte attribuibile all’aumento della produzione da rinnovabili, che hanno costi marginali più bassi rispetto alle centrali termoelettriche. In un mercato in cui il prezzo dell’energia si forma sulla base del “system marginal price”, questo significa che quando aumenta la produzione di energia rinnovabile, il prezzo dell’elettricità tende a diminuire. Questo effetto è evidente nel grafico riportato in basso, dove ogni colonna rappresenta il PUN medio [Euro/MWh] registrato in fasce orarie con diversi livelli di produzione da FER. La linea rossa rappresenta il PUN medio del 2024, cioè il prezzo medio di acquisto dell’energia elettrica sulla borsa elettrica italiana gestita dal GME. La differenza tra PUN medio 2024 (pari a 108,5 €/MWh) e il PUN medio nelle diverse fasce varia ed è decrescente, quanto maggiore è il volume di elettricità FER immesso in rete. Il trend, noto come merit order, mostra chiaramente che all’aumentare della quota di energia rinnovabile, il prezzo dell’elettricità tende a diminuire.

Il 2024 si conferma, quindi, un anno positivo per le energie rinnovabili in Italia. La capacità di generazione è aumentata di quasi il 29%, con una crescita del 25% nella nuova capacità installata e un repowering che ha raggiunto +68%. Il fotovoltaico è il principale motore della crescita, contribuendo al 90% della potenza nelle nuove installazioni e al 97% nei progetti di repowering. Dall’Osservatorio risulta che nel 2024 le nuove installazioni di fonti rinnovabili hanno raggiunto un totale di 6.664 MW. Il fotovoltaico ha trainato questo risultato con 5.999 MW, seguito dall’eolico con 612 MW, mentre idroelettrico e bioenergie hanno contribuito rispettivamente con 28 MW e 25 MW. Se si considerano anche i potenziamenti e le dismissioni degli impianti esistenti, la potenza complessiva installata ammonta a 7.480 MW. In questo scenario, il fotovoltaico tocca i 6.795 MW, l’eolico i 685 MW, l’idroelettrico 27 MW e le bioenergie registrano un decremento netto di 27 MW, con un aumento di 25 MW compensato da una dismissione di 52 MW. Al 31 dicembre 2024 il totale di impianti rinnovabili installati in Italia è di 73,520 GW, distribuiti su 1.893.111 impianti.

Edison avvia cantieri per 50 Mw di nuova capacità rinnovabile in Puglia

Edison ha avviato cantieri per la realizzazione di 50 MW di nuova capacità rinnovabile in Puglia. Si tratta di due nuovi impianti eolici in costruzione a Ascoli Satriano e Sant’Agata, in provincia di Foggia, per investimenti complessivi pari a 80 milioni di euro. “Con l’avvio dei cantieri per due nuovi impianti confermiamo la leadership nel settore eolico e proseguiamo il robusto percorso di crescita che ci porterà a 5 GW al 2030. La Puglia è una regione chiave del percorso di decarbonizzazione e transizione energetica del Paese e in quanto tale prevediamo ulteriori importanti investimenti che andranno a rafforzare la nostra presenza sul territorio e a stimolare il tessuto economico e sociale territoriale”,  ha dichiarato Marco Stangalino, executive vice president Power Asset Edison. I due impianti eolici generano complessivamente 133,2 GWh di energia rinnovabile all’anno, soddisfacendo così il fabbisogno energetico di 58 mila famiglie ed evitando l’emissione in atmosfera di oltre 57 mila tonnellate di CO2 all’anno. I nuovi progetti si aggiungono ai 16 impianti eolici e ai 17 impianti fotovoltaici già presenti nella regione e confermano il ruolo di Edison quale operatore responsabile impegnato nello sviluppo e realizzazione di nuova capacità rinnovabile, in linea con il Piano Strategico del Gruppo che prevede di accrescere l’installato green dagli attuali 2,2 GW a 5 GW e così contribuire agli obiettivi di decarbonizzazione del Paese.

Udinese, parco solare del Bluenergy stadium al centro della prima cer del calcio

Intorno al parco fotovoltaico da 1,1 MWh/anno dello stadio di Udine, prende vita un’iniziativa di sostenibilità e solidarietà senza precedenti. L’impegno comune di Udinese Calcio e Bluenergy Group sul fronte della sostenibilità ambientale e sociale compie oggi un nuovo straordinario passo. Mentre le due società annunciano la conclusione dei lavori dell’impianto fotovoltaico ospitato sulla copertura del Bluenergy Stadium, prende vita un nuovo progetto che coinvolge il territorio e la società del Friuli Venezia Giulia.

Nasce “Energia in campo”, una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) che permetterà, ai sostenitori del club e alle aziende dell’area circostante l’impianto che vi aderiranno, di condividere e utilizzare la parte di energia prodotta dal parco solare del Bluenergy Stadium e non impiegata nella struttura.
La manifestazione di interesse da parte delle aziende circostanti è già in corso, mentre la presentazione ufficiale del progetto coincide con il kick-off della fase di raccolta delle adesioni tra i supporter della squadra. Si realizza così – attraverso la prima CER legata al parco fotovoltaico di uno stadio di calcio – un modello sostenibile, solidale e accessibile di produzione e gestione dell’energia.

Completato da pochi giorni dal team Bluenergy, l’impianto fotovoltaico ospitato sulla copertura dello stadio di proprietà del club friulano è una realizzazione d’avanguardia che vede installati 2.409 pannelli solari di ultima generazione in grado di produrre una media di circa 3.000 kWh/giorno. Progettato con il supporto del Politecnico di Milano in qualità di energy advisor, l’impianto, i cui pannelli occupano un totale di 4.615 mq di superficie, aggiunge ulteriori elementi di innovazione a una struttura sportiva che rappresenta già oggi un riferimento in Europa per gli stadi del futuro in termini di design, multifunzionalità, sicurezza e sostenibilità.

La struttura sportiva assorbirà circa il 70% dell’energia generata dall’impianto, mentre il restante 30% sarà messo a disposizione della comunità energetica che potrà così godere degli incentivi che il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) riconosce per l’energia prodotta dall’impianto e contestualmente consumata dalla CER. Per valorizzare ulteriormente il supporto al territorio, queste risorse saranno destinate ad un progetto benefico di utilità sociale che ha l’obiettivo di supportare l’ASUFC (Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale) e, in particolare, la struttura di Neuropsichiatria Infantile nell’affrontare la problematica relativa ai disturbi del comportamento alimentare nei minori e negli adolescenti. Oltre alle attività ed ai trattamenti attualmente svolti presso i Centri diurni per i disturbi del comportamento alimentare in età evolutiva è prevista nel corso del 2025 l’attivazione di un Centro residenziale per il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare, che sarà la prima struttura residenziale per i pazienti con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione nella Regione Friuli Venezia Giulia. La scelta di sostenere questa causa nasce dalla volontà di affrontare un tema di grande rilevanza con un approccio integrato e multidisciplinare, fondamentale per il trattamento dei disturbi alimentari fin dalla giovane età. Grazie al contributo derivante dall’attività della CER, sarà possibile non solo finanziare l’acquisto di beni e materiali, ma anche sviluppare laboratori e attività, anche all’esterno delle strutture, offrendo ai pazienti esperienze riabilitative in un ambiente non prettamente ospedaliero, favorendo così un percorso di cura che mira al reinserimento del minore nel proprio contesto di vita.

Il parco solare e la nascita della CER “Energia in campo” costituiscono un ulteriore tassello dell’impegno per la sostenibilità che guida la partnership tra Udinese Calcio e Bluenergy Group. Un impegno che rende già oggi Bluenergy Stadium l’impianto sportivo capofila per il calcio italiano nella sfida per l’azzeramento delle emissioni di CO2 e su altri fronti della salvaguardia ambientale.
Malgrado i maggiori oneri, il club ha voluto infatti che la costruzione avvenisse nella sede occupata dal precedente impianto, per non consumare ulteriore territorio. Si è anche provveduto al parziale recupero del materiale prodotto dalla demolizione. Nella stessa direzione va considerata la decisione di creare una struttura che possa essere utilizzata tutti i giorni della settimana anziché nei soli matchday. Il meeting center, la sede della società, uffici di aziende e istituzioni e negozi già presenti all’interno e, in un futuro ormai prossimo, l’apertura di un museo, un wellness center e aree dedicate alle famiglie. Bluenergy ha inoltre fornito in questi anni al club energia proveniente esclusivamente da fonti rinnovabili per un risparmio di circa 6.500 tonnellate di CO2. Ai risultati sul territorio si affiancano quelli raggiunti a livello internazionale da Udinese Calcio in qualità di membro del Working Group ECA – la Confindustria del calcio europeo – e quale club firmatario del Patto per il clima alla conferenza ONU COP29 di Baku insieme a Liverpool, Atletico Madrid, Tottenham Hotspur, Real Betis, Porto e Qarabag.

“Il completamento del parco solare e l’avvio della prima CER del mondo del calcio segnano un traguardo straordinario nel nostro impegno per la sostenibilità. Questo progetto non solo riduce in modo significativo l’impatto ambientale dello stadio, ma introduce un modello innovativo di condivisione dell’energia rinnovabile che coinvolge imprese e tifosi, creando valore per il territorio” ha commentato – Alberta Gervasio, Amministratore Delegato di Bluenergy Group  – “ Siamo particolarmente orgogliosi che i benefici della comunità energetica vengano destinati a un progetto sociale di grande rilevanza, iniziativa che dimostra come la transizione energetica possa andare oltre la tutela ambientale e diventare un motore di cambiamento concreto, capace di migliorare la vita delle persone e rafforzare il legame con la comunità”.

“Oggi è un momento storico: nasce dal Bluenergy Stadium la prima comunità energetica del calcio italiano. Un progetto unico che fa il paio con il solar park e che ci vede, insieme a Bluenergy, essere nuovamente dei pionieri permettendoci di consolidare il nostro stadio come modello globale di sostenibilità” – commenta Franco Collavino, Direttore Generale di Udinese Calcio. – ”La comunità energetica rende concreto il nostro progetto di stadio punto di riferimento della comunità, dando la possibilità anche ai tifosi di fare squadra con noi per l’ambiente diventando veri e propri ambasciatori per la sostenibilità. Siamo molto felici, inoltre, del coinvolgimento di Udinese Per la Vita Onlus grazie alla realizzazione di progetti benefici per il territorio con il ricavato degli incentivi della comunità energetica “.

Economia circolare, stato di attuazione Mase: 65 target raggiunti su 104

Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha pubblicato l’aggiornamento del cronoprogramma di attuazione delle misure della Strategia nazionale per l’economia circolare, riforma abilitante del Pnrr. Al 6 marzo 2025 risultano raggiunti 65 target su 104. Altri 24 obiettivi sono in fase di attuazione, mentre i rimanenti 15 dovranno essere portati a compimento nell’arco del prossimo anno e mezzo.

Il Cronoprogramma di attuazione delle misure prioritarie della Strategia Nazionale per l’economia circolare (SEC) è stato adottato con il decreto ministeriale 19 settembre 2022, n. 342, a valle dell’adozione del decreto ministeriale 24 giugno 2022, n. 259, con cui è stata approvata la SEC. Il Cronoprogramma individua azioni, obiettivi e misure da perseguire nella definizione delle politiche istituzionali per assicurare un’effettiva transizione verso l’economia circolare. Da ultimo, il Cronoprogramma è stato integrato con nuovi target e aggiornato con nuove tempistiche di attuazione.

Qui il documento: Stato di attuazione e aggiornamento Cronoprogramma SEC -06.03.2025

Riparte il Frecciarossa Milano-Parigi. Strisciuglio: “Av metropolitana d’Europa”

Il Frecciarossa torna a varcare le Alpi e a raggiungere Parigi, riportando l’esperienza dell’Alta Velocità targata Trenitalia e Ferrovie dello Stato Italiane in Francia. Questa mattina, alle 6:25, è partita la prima corsa, dopo l’interruzione di agosto 2023 causata dalla frana nella valle della Maurienne. Sono quattro le corse giornaliere: due partenze da Milano, alle 6:25 e alle 15:53, e due da Parigi, alle 7:30 e alle 15:20, con 1.840 posti complessivi offerti ogni giorno. Il viaggio, della durata di circa 7 ore, avrà fermate intermedie a Lione, Chambéry, Saint-Jean-de-Maurienne, Modane, Oulx e Torino. I biglietti possono essere acquistati sui canali di vendita di Trenitalia, presso le biglietterie di tutte le stazioni italiane e in quelle di Parigi Gare de Lyon e Lyon Part-Dieu, nonché presso alcuni partner di distribuzione. “Il Frecciarossa Milano-Parigi segna una ripartenza importante per Trenitalia e per il Gruppo FS. Un collegamento che va oltre i confini italiani e che rappresenta un’opportunità per i passeggeri di poter pianificare il proprio viaggio in treno verso la Francia non solo da Milano e Torino, ma anche dalle altre località italiane servite da Trenitalia”, ha dichiarato Gianpiero Strisciuglio, amministratore delegato e direttore generale di Trenitalia. Sono infatti oltre tre milioni i passeggeri trasportati da Trenitalia France da dicembre 2021 ad oggi. Un successo accompagnato da alti tassi di soddisfazione dei passeggeri (98%), con il 97% pronto a ripetere l’esperienza e a raccomandare Trenitalia ai propri conoscenti. A partire dal 15 giugno 2025, al Milano – Parigi si aggiungerà il collegamento in Frecciarossa tra Parigi e Marsiglia, con quattro corse giornaliere. Il viaggio, della durata di 3 ore e 20 minuti, collegherà la capitale francese, con partenza da Parigi-Gare-de-Lyon, alla stazione Saint-Charles di Marsiglia. Le fermate intermedie sono Lione Saint-Exupéry, Avignone, Aix-en-Provence e Marsiglia Saint-Charles. Questa frequenza giornaliera rafforzerà la mobilità sostenibile tra il Nord e il Sud della Francia, offrendo una soluzione rapida e confortevole, la cui attrattiva è in crescita per le persone che si spostano per motivi di lavoro, svago e turismo. “Il gruppo Ferrovie dello Stato e’ molto concentrato sulla crescita internazionale del trasporto passeggeri, proprio sulla base dell’esperienza fatta nel nostro paese e sulla base delle esperienze gia’ fatte in alcuni mercati europei”, ha detto ancora Strisciuglio. “Guardiamo con fiducia alla rete Alta Velocita’ in Europa, ad un servizio che da metropolitana d’Italia può diventare metropolitana d’Europa. Siamo sicuri di poterlo affrontare con grande competenza”.

Italo-Msc, servizio integrato per collegare le città  con Civitavecchia, Napoli e Venezia

Da oggi le navi da crociera sono ancora più “vicine” alle case delle persone grazie a un servizio integrato treno/bus/nave che collega in modo comodo e agevole le città di partenza degli ospiti con i porti di imbarco. Un risultato reso possibile da un accordo tra MSC Crociere e Italo, entrambe aziende del Gruppo MSC, per le crociere in partenza dai porti di Civitavecchia, Napoli e Venezia. Chi prenota una crociera MSC in partenza da questi tre porti può, quindi, scegliere di utilizzare il viaggio combinato Italo/Itabus per raggiungere direttamente la nave dalla propria città di partenza. Si tratta di un servizio multimodale molto importante per iniziare nel modo giusto la propria vacanza attraverso l’utilizzo dei diversi mezzi di trasporto per raggiungere in modo comodo e agevole la nave presso il porto di imbarco e per tornare poi a casa al termine della crociera. Leonardo Massa, Vice President Southern Europe di MSC Crociere, ha affermato: “Siamo orgogliosi che l’ingresso di Italo nel gruppo MSC abbia già portato un risultato concreto e tangibile così importante per i nostri ospiti. La prima parte di una vacanza inizia quando si lascia la propria abitazione ed è fondamentale che l’esperienza per raggiungere la nave sia comoda, confortevole e mantenga gli standard dei servizi che offriamo a bordo delle nostre navi. Possiamo quindi affermare che con questo servizio la vacanza in crociera inizia nel modo giusto perché rende più agevole il percorso treno + bus per raggiungere il porto di imbarco. Siamo convinti che questo servizio sarà molto apprezzato da numerosi ospiti e che presto faremo altri passi per ampliare questa sinergia con servizi sempre più di ampio respiro”. “L’intermodalità rappresenta il futuro dei trasporti, sempre più viaggiatori chiedono servizi integrati e door to door. Da diverso tempo siamo impegnati per stringere sinergie di questo calibro, a beneficio dei nostri passeggeri. Grazie all’arrivo di MSC come azionista di maggioranza, abbiamo rafforzato il nostro impegno in questa direzione. Il collegamento verso i porti rappresenta un ulteriore step in questo percorso di crescita e sono certo che continueremo a sviluppare collegamenti all’insegna di una mobilità condivisa e green” ha dichiarato Gianbattista La Rocca, Amministratore Delegato di Italo e Presidente Itabus. Da oggi, grazie a questo nuovo servizio, dalle principali città italiane si arriva con Italo in stazione e da lì si prende, con il vantaggio di un unico biglietto, Itabus per raggiungere i porti di Venezia (5 servizi giornalieri), Civitavecchia (4 viaggi quotidiani) e Napoli (15 collegamenti al giorno), nei giorni in cui ci sarà la nave di MSC Crociere pronta a salpare per una vacanza indimenticabile. Si tratta del primo servizio di intermodalità treno/bus/nave in tutta Europa. Si può così arrivare a Venezia Mestre con Italo e da lì prendere Itabus per raggiungere il terminal crociere e viceversa sbarcare dalla nave, prendere il bus in porto per andare in stazione e prendere il treno; stessa cosa a Roma: si scende da Italo alla stazione Tiburtina e si prende Itabus diretto a Civitavecchia dove ci sarà la nave MSC Crociere in coincidenza. Per il porto di Napoli il servizio si estende: non attivo solo per le connessioni con le crociere, ma Itabus servirà indipendentemente lo scalo portuale per collegare anche i servizi marittimi le altre destinazioni del golfo.

Missione di Assarmatori a Bruxelles: “superare eccessi green”

“Il trasporto marittimo è un elemento chiave per garantire all’Europa sicurezza e coesione, e lo è a maggior ragione in Italia dove opera una flotta di traghetti ai vertici a livello mondiale per tonnellaggio, capacità di carico e di trasporto passeggeri. Un segmento da tutelare, specie dagli eccessi ideologici del Green Deal, a partire dalle distorsioni del sistema Ets, per mantenere e implementare la sua strategicità”. Lo afferma il presidente di Assarmatori, Stefano Messina, a valle di una missione di due giorni a Bruxelles durante la quale un’ampia delegazione composta da componenti del Consiglio Direttivo, armatori, manager e parte della struttura dell’Associazione ha avuto una serie di incontri di alto livello e operativi, fra cui quello con il vice presidente esecutivo della Commissione europea Raffaele Fitto.

“In tempi nei quali il controllo di queste catene e degli approvvigionamenti è diventato un fattore centrale della geopolitica delle grandi potenze, il ruolo strategico del settore marittimo emerge con chiarezza, come già accaduto durante la crisi pandemica. A ciò va aggiunta l’imprescindibile funzione svolta per il trasporto passeggeri e merci per le isole, e i servizi delle Autostrade del Mare, che contribuiscono significativamente alla sostenibilità ambientale grazie allo shift modale. La coesione dei territori insulari e costieri è garantita anche e soprattutto dalle rotte marittime. Allo stesso tempo, va tutelato il ruolo del transhipment dei contenitori dalle distorsioni dell’Ets, che regalano un vantaggio competitivo agli scali posti appena al di fuori dei confini europei, come quelli del nord Africa. Il rischio è quello di una desertificazione di hub strategici come quello di Gioia Tauro, con conseguente perdita di controllo sugli snodi cruciali del trasporto marittimo containerizzato”, aggiunge Messina.

Next Generation Robotics, round di investimento da 4,5mln nella robotica ferroviaria

Next Generation Robotics, startup toscana specializzata nella robotica ferroviaria, spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna, annuncia il closing di un round di finanziamento Serie A da 4,5 milioni di euro. L’operazione è stata guidata da CDP Venture Capital SGR attraverso il fondo Digital Transition – PNRR, che utilizza le risorse stanziate dall’UE tramite l’iniziativa NextGeneration EU, con l’obiettivo di favorire la transizione digitale delle filiere e delle piccole e medie imprese, con il coinvolgimento del Fondo ToscanaNext, istituito e gestito da CDP Venture Capital e sottoscritto dalle principali fondazioni bancarie della Toscana (Fondazione CR Firenze, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Fondazione Caript, Fondazione Monte dei Paschi di Siena) per massimizzare gli investimenti destinati alle imprese innovative territorio. Al round hanno partecipato anche RIF-T, il Fondo Cysero EuVeca di AVM SGR e Kilometro Rosso e SIMEST (in qualità di gestore del F. 394/81) accompagnati da Pariter Robotics e RoboIT, il Polo Nazionale di Trasferimento Tecnologico per la Robotica e l’Automazione industriale nato su iniziativa di CDP Venture Capital e Pariter Partners, questi ultimi già presenti nel precedente round Seed da 1 milione di euro. Grazie a questa operazione, la startup ambisce ad affermarsi come azienda di riferimento nel settore della robotica ferroviaria e a trasformare il futuro della manutenzione infrastrutturale proponendo nuove tecnologie di digitalizzazione e di automazione intelligente, attraverso lo sviluppo di dispositivi che combinano piattaforme robotiche progettate e realizzate direttamente da Next Generation Robotics con algoritmi avanzati e intelligenza artificiale. Next Generation Robotics, nata nel 2020, impiega oggi un team di 12 persone, di cui 11 ingegneri, ed è guidata dal Ceo e co-founder Massimiliano Gabardi. Le risorse raccolte attraverso questo round saranno utilizzate in particolare per accelerare la crescita dell’azienda, attraverso il consolidamento sul mercato europeo e l’espansione a livello internazionale, lavorando per spingere sempre più avanti la frontiera della digitalizzazione e dell’AI nel settore ferroviario, grazie allo sviluppo di sistemi automatici di nuova generazione per l’ispezione e la manutenzione predittiva di treni e materiale rotabile in generale.

Grazie a una collaborazione tra Trenitalia e la Scuola Superiore Sant’Anna, e con il supporto dal 2022 del Polo RoboIT per il percorso di trasferimento tecnologico, Next Generation Robotics ha sviluppato un robot di nome Argo che è in grado di eseguire autonomamente l’ispezione del sottocassa dei treni, ossia la parte inferiore del treno che comprende sia la componentistica meccanica di sicurezza (freni, pinze e dischi), sia gli elementi relativi agli impianti, come i connettori e le tubazioni, quindi tutte quelle parti del treno che richiedono manutenzione e devono essere ispezionate periodicamente dagli operatori. Grazie ad Argo l’operatore ha la possibilità di monitorare l’ispezione da remoto, senza più doversi trovare fisicamente sotto il treno nelle fosse di ispezione, come avviene attualmente. In questo modo è possibile eseguire l’ispezione visionando le immagini da remoto, o sfruttare gli algoritmi di intelligenza artificiale che riconoscono autonomamente i guasti e le necessità di intervento. Questo rappresenta un grande vantaggio: con il robot è possibile accedere ai dati di ispezione analizzandoli anche a posteriori in modo da evolversi verso logiche di manutenzione predittiva sempre più puntuali. Inoltre, il lavoro dell’operatore diventa più sicuro, riducendo il tempo di permanenza nella fossa di ispezione e l’esposizione ai rischi associati e permettendogli di visualizzare i dati comodamente seduto alla scrivania.

Demanio: a Roma laboratorio di progettazione partecipata per Porta Portese

L’Agenzia del Demanio e l’Assessorato all’Urbanistica e alla Città dei 15 Minuti di Roma Capitale, con il supporto di Stratosferica Impresa Sociale, promuovono un workshop di cinque giornate per immaginare il futuro del Lungotevere di Porta Portese. “Corrente Urbana” sarà un workshop di design & placemaking, organizzato con il Municipio Roma XII, che si terrà dal 14 al 18 aprile, un laboratorio di progettazione partecipata per individuare idee e soluzioni per la valorizzazione dell’area compresa tra Ponte Sublicio e Ponte Testaccio, il cui processo di rigenerazione è oggetto di uno specifico protocollo d’intesa tra lo Stato e Roma Capitale. Il workshop sarà aperto a 25 progettisti under 40 (architetti, urbanisti, designer, PhD candidate ma anche ricercatori) e vedrà la partecipazione di professionisti internazionali, organizzazioni, realtà del territorio, studi e progettisti con una solida esperienza nella rigenerazione degli spazi fluviali e nella progettazione urbana sostenibile che si alterneranno in attività di confronto, di ascolto del territorio e di progettazione per ridefinire, tra l’altro, il ruolo del fiume nel suo rapporto con la città. Una straordinaria opportunità per capire come trasformare questa parte di Lungotevere in un acceleratore di socialità, sostenibilità e qualità urbana che ospiterà quattro guest lecturer di fama internazionale Valentina Chiappa Nunez (MVRDV / Rotterdam), Henriette Vamberg (GEHL / Copenhagen), Sverre Landmark (Landmarks / Oslo) e Juval Dieziger (Holzmarkt / Berlino). Le proposte che emergeranno durante il workshop saranno presentate durante la giornata finale del 5 maggio nel corso di un evento di condivisione e confronto tra i partecipanti e le realtà del territorio. E’ possibile inviare la propria candidatura entro venerdì 4 aprile compilando il seguente form https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSenHj7Hf3_RUK0xs3Xfgzc2VG4ravQw_0VMsebH-dQOjIfoPw/viewform

L’11 aprile l’Ordine degli Architetti di Roma presenta la proposta sui cinema dismessi

L’Ordine degli Architetti di Roma e provincia organizza per venerdì 11 aprile un convegno dal titolo “Il recupero delle sale cinematografiche – Dal dire al fare”. L’evento, che si svolge alla Casa dell’Architettura (piazza Manfredo Fanti, 47) vuole favorire un confronto tra architetti, registi, giornalisti e scrittori, associazioni e operatori del settore al fine di far emergere le migliori soluzioni riguardo un patrimonio storico e architettonico presente nella Capitale che già da anni è stato abbandonato e che ora rischia anche di essere dimenticato.

I lavori (dalle 14,30 alle 19) saranno aperti dai saluti istituzionali del Presidente OAR, Alessandro Panci, e prevedono diverse tavole rotonde e gli interventi, tra gli altri, della Presidente della Commissione Urbanistica della Regione Lazio, Laura Corrotti, della vice Presidente Commissione Urbanistica di Roma Capitale, Antonella Melito, e della Soprintendente Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio, Daniela Porro.

Già lo scorso ottobre, l’Ordine degli Architetti di Roma aveva organizzato un convegno sul tema delle sale cinematografiche dismesse (“La carica dei 101”) per dare risalto alla problematica che interessa ormai un centinaio di edifici della Capitale e della provincia. Ora che tanto in ambito comunale quanto a livello regionale la questione è entrata nel vivo, anche con la discussione di nuove normative e regolamenti, comprese le recenti proposte di legge regionale e di variante delle Note Tecniche di Attuazione (NTA) del Piano Regolatore Generale (PRG), venerdì 11 aprile l’OAR riunisce nuovamente architetti e referenti che operano nel settore cinematografico al fine di riflettere sulle possibili implicazioni sociali, culturali e sulle applicazioni normative  relative a differenti tipologie di sale cinematografiche, elaborando possibili simulazioni attraverso cuipossano nascere proposte concrete per il recupero e per la trasformazione virtuosa dei cinema a Roma. 

L’obiettivo è individuare e illustrare quali possano essere, dal punto di vista tecnico, le auspicabili soluzioni per non disperdere e anzi valorizzare e rilanciare questo patrimonio storico a cui in passato hanno lavorato professionisti del calibro di Adalberto Libera, Leo Calini, Eugenio Montuori, Giuseppe Capogrossi, solo per citare alcuni nomi. Un patrimonio concepito fin dall’inizio con una forte valenza sociale e che da molti anni, in molti casi superiori al decennio, è del tutto inutilizzato. 

L’abbandono non può essere la soluzione, è il punto di partenza del confronto che si svolgerà alla Casa dell’Architettura, e i necessari interventi dovranno tener conto della funzione con cui originariamente sono stati progettati questi ambienti. 

Tra le sale cinematografiche dismesse ci sono infatti edifici che non solo sono architettonicamente di grande interesse, ma che vanno recuperati tenendo in considerazione anche il ruolo culturale e sociale, di aggregazione, di incontro con in quale vennero progettati e inseriti in un determinato contesto urbano.   L’appuntamento dell’11 aprile servirà proprio ad approfondire il tema e a indicare i necessari interventi per trasformare quelle che ad oggi sono delle criticità presenti nella Capitale in nuove opportunità a beneficio della cittadinanza.

Maria Greco nuovo direttore tecnologie e sistemi informativi di Iren

Da ieri, 1°aprile 2025, Maria Greco assume la carica di Direttore Tecnologie e Sistemi informativi del Gruppo Iren. Laureata con lode in Ingegneria Gestionale, Maria Greco ha ricoperto sino ad oggi la carica di Direttore Customer Operations all’interno della Business Unit Mercato e vanta una lunga esperienza con crescenti responsabilità nel Gruppo Iren, sempre all’interno della società commerciale su cui sono centralizzate tutte le attività di gestione dei clienti per i servizi offerti dalla multiutility. Nell’ultimo ruolo svolto, in particolare, Maria Greco ha guidato un numeroso team di risorse con cui ha realizzato una profonda trasformazione dell’area Mercato, aprendo la strada all’innovazione digitale di tutte le Customer Operations del Gruppo, con il ridisegno dell’esperienza clienti su tutti i canali di contatto (digitali e fisici) e l’ottimizzazione dei processi di billing e credito con risvolti positivi sui temi di efficienza operativa e finanziaria.

 

Maria Cristina Carlini

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