LA GIORNATA

Meloni fissa la linea sull’Ucraina: “non partecipiamo come forza nazionale”

  • Ponte Morandi, Castellucci: “sento il peso ma non abbiamo tagliato le manutenzioni per aumentare i dividendi”
  • Piano della Ue contro le minacce di guerra ed emergenze: “un kit con scorte per almeno 72 ore”
  • Panetta: “la Bce mantenga un approccio pragmatico in questa fase delicata”
  • Polizze Catastrofali, stop all’emendamento per il rinvio di sette mesi. Cna: “confidiamo in norma al Cdm di venerdì”

26 Mar 2025

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IN SINTESI

La premier Giorgia Meloni fissa la linea dell’Italia in vista del vertice sulla pace e sulla sicurezza dell’Ucraina convocato dal presidente francese, Emmanuel Macron, per oggi a Parigi. Ieri mattina, a Palazzo Chigi, si è tenuta una riunione alla quale hanno partecipato oltre a Meloni, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani (in videocollegamento), il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, e il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Nel corso della riunione, riferisce la Presidenza del Consiglio, è stato riaffermato l’impegno alla costruzione, insieme ai partner europei e occidentali e con gli Stati Uniti, di garanzie di sicurezza solide ed efficaci per l’Ucraina che trovino fondamento nel contesto euroatlantico. Ciò anche sulla base di un modello che in parte possa ricalcare quanto previsto dall’articolo 5 del Trattato di Washington, ipotesi che sta riscontrando sempre più interesse tra i partner internazionali. L’incontro ha inoltre permesso di ribadire che non è prevista alcuna partecipazione nazionale ad una eventuale forza militare sul terreno. È stato, infine, affrontato il tema dell’attuazione e del monitoraggio del cessate il fuoco, su cui si sta facendo spazio un possibile ruolo delle Nazioni Unite, che il Governo italiano sostiene da tempo.

Il vertice di Palazzo Chigi arriva dopo giorni ad alta tensione nella maggioranza, con l’aspra contrapposizione tra i due vicepresidenti, Matteo Salvini e Antonio Tajani, a tal punto che la premier li avrebbe ieri ammoniti con un “basta liti in pubblico”, secondo ricostruzioni riferite  in ambienti della maggioranza. Ma in serata è poi arrivata la smentita di Palazzo Chigi : nella coalizione di governo c’è “salda convergenza” e da parte di Meloni non c’è stata alcuna intimazione ai due vicepremier. Salvini a fine vertice ha assicurato  che la riunione è andata “benissimo”, liquidando “certi retroscena surreali”. Dall’opposizione, l’esponente Pd, Debora Serracchiani si è detta soddisfatta che “Meloni sia venuta sulle nostre posizioni”.

Ponte Morandi, Castellucci: “sento il peso ma non abbiamo tagliato le manutenzioni per aumentare i dividendi”

«Questo peso lo sentivo allora e lo sento ancora adesso», anche perché «io ero l’amministratore delegato della società che ha gestito quel ponte per 50 anni». E’ con queste parole che l’ex amministratore delegato di Atlantia e di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci, ha iniziato le sue dichiarazioni spontanee nell’ambito del processo per il crollo di ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018, che provocò la morte di 43 persone. E’ stata una tragedia che «penso abbia afflitto non solo Genova, ma tutta l’Italia», ha detto Castellucci. Già qualche giorno dopo, ha riferito, «dissi chiaramente che noi ci sentivamo responsabili della gestione del ponte, non come colpa, ma eravamo coloro che avevano la custodia del ponte» e in quanto «custodi di quel bene, questa responsabilità me la sento». Dopo il crollo, nei successivi 13 mesi, «ho fatto quello che potevo per alleviare le pene di coloro che avevano sofferto per questa tragedia» ma «questo non cancella che il ponte è caduto e non doveva cadere». Castellucci ha respinto le accuse su presunti risparmi sugli interventi di manutenzione per garantire maggiori dividendi per gli azionisti. “E’ stato presentato un grafico con il calo delle manutenzioni, ma vi assicuro che essere accusato di aver tagliato le manutenzioni per dare più dividendi non lo posso accettare. Il dividendo del 2017 – ha spiegato – era dovuto a un fatto straordinario, in quell’anno si decise un riassetto organizzativo, un asset veniva passato da Autostrade ad Atlantia”. “Il piano finanziario di Aspi con il decreto Genova presenta circa 21 miliardi di dividendi in 19 anni dal 2020 al 2038. Un importo quasi doppio di quello distribuito prima del 2016. Ritengo che l’idea di dividendi abnormi e crescenti sia un’idea che non ha basi. Le manutenzioni avevano un importo superiore a quello previsto dai contratti. Posso solo dire – ha concluso Castellucci – che Autorità dei trasporti ha fatto un’analisi per verificare l’efficienza della spesa dei vari concessionari e ha stabilito che Autostrade spendesse troppo, un 10% in più di quanto doveva”.

 

Piano della Ue contro le minacce di guerra ed emergenze: “un kit con scorte per almeno 72 ore”

La Commissione europea ha adottato ieri la Strategia dell’Unione per sostenere gli Stati membri e migliorare la capacità dell’Europa di prevenire e rispondere alle minacce emergenti. “L’Unione europea si trova ad affrontare crisi e sfide sempre più complesse che non possono essere ignorate. Dalle crescenti tensioni e conflitti geopolitici, alle minacce ibride e alla sicurezza informatica, alla manipolazione e all’interferenza di informazioni straniere, ai cambiamenti climatici e alle crescenti catastrofi naturali, l’Ue deve essere pronta a proteggere i suoi cittadini e le funzioni sociali fondamentali per la democrazia e la vita quotidiana”, afferma l’Esecutivo Ue con una nota. La strategia intende sviluppare sviluppare criteri minimi di preparazione per servizi essenziali come ospedali, scuole, trasporti e telecomunicazioni; migliorare le scorte di attrezzature e materiali critici; migliorare l’adattamento al clima e la disponibilità di risorse naturali critiche come l’acqua”. La strategia – si legge – comprende 30 azioni chiave e un piano d’azione dettagliato per portare avanti gli obiettivi dell’Unione della preparazione, oltre a sviluppare una “cultura della preparazione fin dalla progettazione” in tutte le politiche dell’Ue. “Le azioni chiave per promuovere la preparazione della popolazione comprendono: incoraggiare la popolazione ad adottare misure pratiche, come il mantenimento di scorte essenziali per un minimo di 72 ore in caso di emergenza; integrare le lezioni di preparazione nei programmi scolastici e introdurre una Giornata europea della preparazione; migliorare il coordinamento della risposta alle crisi”.

È in un video, sul filo dell’ironia, che la commissaria Ue per la Gestione delle Crisi Hadja Lahbib illustra il proprio kit di sopravvivenza in un minuto e mezzo. L’elenco prevede acqua, una torcia, un coltellino svizzero, fiammiferi e accendino, medicine e cibo in scatola. E, “ovviamente del contante, perché nel mezzo di una crisi il cash è sovrano e la tua carta di credito può essere solo un pezzo di plastica”, spiega Lahbib, senza dimenticare di mettere in borsa un caricabatterie e un power bank per il cellulare.  Ma nel kit  ci sono anche  della carte da gioco – “un po’ di distrazione non fa male a nessuno” – e una radio. E “gli occhiali da vista, super importanti”, aggiunge Lahbib, e documenti in una confezione impermeabile.

Panetta: “la Bce mantenga un approccio pragmatico in questa fase delicata”

In questa fase delicata, la Bce deve mantenere un “approccio pragmatico” nelle sue scelte di politica monetaria,  guardando, quindi, ai dati dell’inflazione e non guidate dal tasso neutrale. E’ la rotta che indica il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, in un editoriale pubblicato ieri sul Financial Times. Il tasso neutrale, il cosiddetto R-Star,  è “un bersaglio mobile e invisibile, si sposta nel tempo, plasmato da forze strutturali lente come la demografia,  il progresso tecnologico e le preferenze di rischio”. “Quando l’inflazione cala e i tassi si avvicinano alla neutralità, l’incertezza diventa un problema. I decisori politici entrano in una ‘zona grigia’ in cui la politica monetaria può sembrare espansiva o restrittiva a seconda della stima del tasso neutrale (R-star che utilizzano), rendendo le stime inutili”, sottolinea Panetta. “Per l’area dell’euro, le stime attuali variano tra l’1,5 e il 2,5 per cento in termini nominali”. “Ciò mette i banchieri centrali in difficoltà – prosegue -. Da un lato, R-star è essenziale: i tassi di riferimento possono essere considerati solo “espansivi” o “restrittivi” rispetto a esso. Dall’altro, è sfuggente: un parametro di riferimento incerto e in continua evoluzione è una base traballante per l’elaborazione delle politiche”.

 

 

Polizze Catastrofali, stop all’emendamento per il rinvio di sette mesi. Cna: “confidiamo in norma a Cdm di venerdì”

Niente da fare per l’emendamento al dl Bollette sul rinvio di sette mesi dell’entrata in vigore dell’obbligo per le imprese di stipulare polizze anti catastrofali, che scatta il 31 marzo prossimo. La modifica proposta dal deputato di Fratelli d’Italia, Riccardo Zucconi, è stato ritenuto inammissibile e non è stato, successivamente, neanche riammesso. Si chiude così la strada parlamentare per un possibile rinvio, che comunque avrebbe avuto tempi lunghi. Rimane la strada di una norma ad hoc che dovrà essere approvata dal Consiglio dei ministri in tempo utile per evitare la tagliola della scadenza di fine marzo.

“È necessaria una proroga adeguata dell’entrata in vigore dell’obbligo di assicurazione contro gli eventi catastrofali a causa dei tanti elementi di incertezza che ancora riguardano le polizze”, torna alla carica la  CNA confidando che il consiglio dei ministri convocato per venerdì prossimo sposti in avanti l’obbligo. A giudizio della Confederazione esistono molti elementi oggettivi per giustificare la proroga: l’offerta delle polizze assicurative non è ancora ben strutturata, manca il portale Ivass previsto dalla legge per confrontare le offerte. “Circa 4 milioni di imprese si trovano nell’impossibilità di sottoscrivere contratti in maniera consapevole sul livello di copertura e sui meccanismi di indennizzo. Occorre quindi più tempo per valutare le offerte sul mercato”, incalza la Cna, convocata, insieme alle altre organizzazioni  imprenditoriali, al Mimit il 31 marzo prossimo.Chiede di agire in fretta Confesercenti : “è assolutamente necessario rinviarlo per sbloccare la situazione di incertezza in cui si trovano in questo momento milioni di imprese. Chiediamo al Governo di chiarire se c’è la volontà politica di accordare una proroga, visto che l’emendamento al decreto bollette che avrebbe dovuto spostare più in là il termine è per ora saltato e non sono state presentate alternative”, Confesercenti in una nota in cui si chiede di “agire in fretta”
Intanto, arrivano gli attacchi dell’opposizione. “Il garbuglio sull’obbligo delle polizze catastrofali e’ vergognoso. E non fa che confermare come l’esecutivo Meloni sia sempre piu’ anti-impresa. Siamo al 26 marzo, e in cinque giorni milioni di aziende dovranno dotarsi di una polizza anti-catastrofale, altrimenti rischiano di perdere l’accesso a ogni agevolazione e di incorrere in sanzioni. Tutte le categorie produttive, nessuna esclusa, hanno denunciato l’astrusita’ di quest’obbligo, che e’ un’altra invalidante ‘tassa-Meloni’ per le nostre imprese, molte delle quali non hanno liquidita’ sufficiente per dotarsi di questi costosi strumenti assicurativi”, dichiarano  i parlamentari M5S delle commissioni Attivita’ produttive di Camera e Senato Emma Pavanelli, Chiara Appendino, Enrico Cappelletti, Antonio Ferrara, Sabrina Licheri e Gisella Naturale. “Sarebbe bastato dire si’ – aggiungono – al nostro emendamento al Milleproroghe che rinviava questa ennesima pazzia e rifletterci sopra un po’ meglio, ma non sia mai che questa destra accolga una proposta dell’opposizione”.

Al via la missione di Confindustria in Cile per diversificare export e investimenti

Conoscere i progetti di sviluppo in Cile e le opportunità di export per prodotti, servizi e tecnologie, incontrare aziende locali per valutare possibili partnership e approfondire le modalità di partecipazione alle gare e ai finanziamenti dell’IDB-Interamerican Development Bank. Sono gli obiettivi della missione imprenditoriale avviata oggi a Santiago del Cile, nata su impulso di Confindustria e realizzata grazie al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Santiago, l’Ufficio ICE in Cile, Anie, Anima, Ance e Oice e Assolombarda. “La presenza delle imprese italiane in Cile rappresenta un asset strategico per la crescita e l’internazionalizzazione del nostro sistema produttivo. Con un interscambio bilaterale di 2,2 miliardi di euro nel 2024 e un saldo commerciale positivo per l’Italia, il Cile si conferma un mercato dinamico e aperto, con un elevato potenziale per il nostro export, stimato in ulteriori 650 milioni di euro tra macchinari, apparecchi elettrici e metallurgia. Le nostre aziende, alcune delle quali già fortemente radicate nel Paese, trovano nel Cile un partner solido, grazie a un’economia in espansione, a una chiara strategia di sviluppo sostenibile e a una crescente domanda di tecnologie innovative per il settore minerario, infrastrutturale ed energetico. Come Confindustria, proseguiremo nel supportare le nostre imprese nell’accesso alle gare internazionali e alle opportunità di finanziamento, affinché possano contribuire allo sviluppo del Cile con il know-how, la qualità e l’innovazione che caratterizzano il Made in Italy”, dichiara la vicepresidente per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti di Confindustria, Barbara Cimmino, alla guida della delegazione italiana, composta da 32 aziende, 2 associazioni imprenditoriali (Ance e Anima, Cdp e Sace Questa missione mira a favorire ulteriormente la convergenza tra il fabbisogno del Paese e l’offerta delle aziende italiane. Durante il Foro de Inversiones de Magallanes e l’Annual Meeting della Banca Interamericana di Sviluppo, la delegazione di imprese italiana si è distinta per il più alto numero di partecipanti rispetto a quelle degli altri Paesi.

Ponte sullo Stretto, Salvini: “presto al Cipess per l’approvazione del progetto definitivo”

“Se siamo nelle condizioni di portare presto al Cipess, quindi all’approvazione del progetto definitivo, le deliberazioni di competenza sul Ponte sullo Stretto? Sì, il progetto approderà presto al Cipess e ci arriverà nel rispetto di tutti gli standard richiesti dalle direttive ambientali di settore”. Lo ha detto, ieri,  durante il question time in aula alla Camera, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, rispondendo a un’interrogazione di Avs sul processo di approvazione del progetto relativo al Ponte sullo Stretto di Messina. “Ricordo che la procedura di compatibilità ambientale del progetto si è completata lo scorso 13 novembre con il parere positivo dalla commissione tecnica Via-Vass che, lo sottolineo, è una commissione tecnica e non politica”, ha aggiunto Salvini.

Enea, via libera della Camera alla nomina di Mariotti alla presidenza

La commissione Attività produttive della Camera ha dato parere positivo alla nomina di Francesca Mariotti alla presidenza dell’Enea. L’ex direttrice generale di Confindustria, indicata dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, ha avuto il favore dei partiti di maggioranza, contrario il M5S mentre Pd e Avs  si sono astenuti.

Italgas e Grdf ampliano la collaborazione verso la net zero economy, firmato il memorandum a Parigi

Italgas e GRDF (Gaz Réseau Distribution France) compiono un ulteriore passo avanti nella direzione della net-zero economy. Oggi, presso l’Ambasciata d’Italia in Francia, le due aziende hanno rinnovato il Memorandum of Understanding (MoU) sottoscritto nel 2019 rafforzando la collaborazione strategica incentrata su innovazione, digitalizzazione e sostenibilità delle reti di distribuzione del gas. Il rinnovo dell’intesa è stato firmato da Paolo Gallo, Amministratore Delegato di Italgas, e Laurence Poirier- Dietz, Amministratore Delegato di GRDF, alla presenza dell’Ambasciatrice d’Italia a Parigi, Emanuela D’Alessandro. L’alleanza tra Italgas e GRDF si inserisce in un percorso di collaborazione che ha permesso alle due aziende di condividere competenze e sviluppare soluzioni innovative per l’evoluzione delle rispettive infrastrutture energetiche. I risultati ottenuti, dall’ottimizzazione della gestione delle reti alla crescente integrazione dei gas rinnovabili, hanno confermato il valore strategico di questa sinergia. Con il nuovo accordo, Italgas e GRDF non solo confermano il loro reciproco impegno ma ampliano il perimetro della cooperazione intensificando lo scambio di conoscenze e tecnologie per affrontare congiuntamente le sfide della transizione energetica. L’aggiornamento degli accordi, infatti, valorizza i punti di forza di entrambe le aziende: la Francia è un punto di riferimento nella connessione degli impianti di biometano alla rete di distribuzione, con 624 impianti entro la fine di marzo 2025, un modello virtuoso di economia circolare a supporto della decarbonizzazione. Italgas, invece, ha rivoluzionato la gestione delle reti attraverso la trasformazione digitale, con progetti come DANA, l’avanzato sistema di monitoraggio e controllo remoto che ottimizza l’efficienza e la sicurezza delle infrastrutture, facilitando l’adozione dei gas rinnovabili. Il memorandum si concentrerà su condivisione di conoscenze e scambi di nuove competenze, best practices e tecnologie per accelerare l’integrazione di biometano, idrogeno e gas rinnovabili. Un focus specifico sarà dedicato alla digitalizzazione del network, all’adozione di strumenti avanzati per il monitoraggio e l’efficienza operativa al fine di garantire sicurezza energetica, contenere i costi dell’energia per famiglie e imprese e il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione dei due Paesi. Inoltre, il protocollo consolida e rilancia il valore della rete di distribuzione e il suo contributo alla decarbonizzazione, alla resilienza e all’affidabilità del sistema energetico europeo.

La rinnovata intesa prevede uno scambio strutturato di informazioni e dati, promuovendo l’adozione di competenze, risorse e soluzioni innovative capaci di rispondere alle sfide di un mercato in continua evoluzione. In particolare, l’accordo si concentra su tre aree chiave di collaborazione: decarbonizzazione e gas rinnovabili: le due società metteranno a fattor comune i rispettivi know-how e le esperienze nell’utilizzo di biometano, idrogeno e metano sintetico, sviluppando soluzioni innovative per facilitare l’adozione di green gas; digitalizzazione della rete: Italgas e GRDF condivideranno i modelli e le tecnologie che le hanno rese leader nel settore, con l’obiettivo di ottimizzare la gestione da remoto della distribuzione del gas e migliorare l’efficienza operativa; evoluzione dell’uso del gas: verranno analizzate nuove applicazioni per il gas all’interno di sistemi energetici integrati, valutando il potenziale di soluzioni ibride che combinano diverse fonti di energia e permettono di valorizzare il contributo della molecola alle esigenze di flessibilità imposte dalla domanda.

“Nel giugno del 2019, in questi stessi saloni, Italgas e GRDF sottoscrivevano per la prima volta un Memorandum of Understanding volto a rafforzare la collaborazione per lo sviluppo di attività congiunte e lo scambio di conoscenze ed esperienze nella gestione delle reti. Sono particolarmente lieta di ospitare all’Ambasciata d’Italia a Parigi il rinnovo di questo importante accordo in modo da rendere ancora più intensa la cooperazione tra le due aziende, leader rispettivamente in Italia e in Francia nel settore della distribuzione del gas naturale e tra i principali player in Europa. – ha sottolineato l’Ambasciatrice d’Italia in Francia Emanuela D’Alessandro –Sono proprio le forme di cooperazione come il partenariato tra Italgas e GRDF che permettono al già eccellente rapporto bilaterale tra Italia e Francia di consolidarsi ulteriormente secondo lo spirito del Trattato del Quirinale che lega Roma e Parigi”.

“Il rinnovo del Memorandum of Understanding con GRDF conferma l’impegno comune nella costruzione di un sistema energetico sempre più sostenibile, digitale e resiliente – ha dichiarato Paolo Gallo, CEO di Italgas. – La transizione energetica passa attraverso reti intelligenti, capaci di accogliere e distribuire i gas rinnovabili in modo sicuro ed efficiente. Con questa collaborazione puntiamo a rafforzare la condivisione di competenze e tecnologie, accelerando il percorso di innovazione per garantire alle comunità alle imprese servite, energia a costi accessibili, affidabile e che salvaguardi l’ambiente.” “Siamo felici di rafforzare la nostra collaborazione con il rinnovo di questo accordo – ha dichiarato Laurence Poirier-Dietz, CEO di GRDF. – La condivisione di esperienze e conoscenze tra partner è fondamentale per accelerare lo sviluppo del gas decarbonizzato e ottimizzare la gestione delle nostre reti. La Francia, leader nella produzione e integrazione del biometano, sta tracciando la strada per altri Paesi europei, mentre GRDF potrà beneficiare delle innovazioni digitali di Italgas per migliorare l’efficienza e la sicurezza della rete gas francese.”

Rwe si aggiudica due progetti eolici offshore nell’asta Fer1

Rwe si aggiudica due progetti eolici onshore nell’asta FER1: il Parco Eolico Venusia da 45 megawatt (MW), situato nella provincia di Potenza, in Basilicata, e il Parco Eolico Serra Palino da 48 MW, nella provincia di Foggia, in Puglia. L’inizio della costruzione è previsto per la seconda metà del 2025, con l’entrata in esercizio l’anno successivo, informa una nota. Paolo Raia, Country Chair Rwe Renewables Italia commenta: “L’energia eolica onshore è un pilastro fondamentale della transizione energetica in Italia e della strategia di crescita di Rwe. Con questo successo, aggiungiamo due importanti parchi al nostro già consolidato portafoglio eolico onshore nel Paese. Non vediamo l’ora di realizzare i parchi Venusia e Serra Palino, nuovi traguardi nel nostro percorso per sostenere un futuro energetico pulito, stabile ed economico per l’Italia”. Ad oggi Rwe gestisce 16 parchi eolici onshore con una capacità installata di circa 527 MW nel Paese. Con il proprio portafoglio di impianti onshore, Rwe fornisce elettricità verde a circa 450.000 famiglie italiane ogni anno.

Energia, Aero: hub strategico ad Augusta per l’eolico offshore

“La transizione ecologica e lo sviluppo sostenibile sono obiettivi cruciali per il futuro del nostro Paese, con un ruolo sempre più rilevante per la produzione di energia rinnovabile e per l’utilizzo dell’idrogeno come fonte pulita e innovativa. In questo contesto, la regione Sicilia si conferma un’area strategica per il potenziamento delle energie rinnovabili, in particolare nel settore dell’energia eolica offshore e nelle tecnologie legate all’idrogeno. Il Mediterraneo si prepara così a diventare il cuore pulsante dell’energia rinnovabile offshore”. Lo dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente di AERO – l’Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, in occasione del Convegno “Transizione ecologica, sviluppo sostenibile e idrogeno: ricerca e innovazione per la crescita della Regione Siciliana”, organizzato dal Consorzio UNISOM, con il patrocinio della Regione Siciliana e dell’ARS, e in collaborazione con i Dipartimenti di Ingegneria delle Università degli studi di Palermo, Università di Catania, Università degli studi di Enna “Kore” e Università di Messina.

“L’importanza di sostenere lo sviluppo delle energie rinnovabili nel Mezzogiorno, con particolare attenzione alla Sicilia come regione chiave, emergerà chiaramente con l’imminente decreto Porti, che designa Augusta, in Sicilia, come uno degli hub prioritari per l’Italia. I decreti V.I.A. relativi a 2,2 GW di nuovi progetti, con l’ultimo decreto MASE da 1,1 GW in fase di elaborazione, segnano tappe fondamentali per affermare il nostro Paese come punto di riferimento nel Mediterraneo per le energie rinnovabili offshore. Inoltre, il decreto FER2 e le aste per 3,8 GW promettono di accelerare ulteriormente lo sviluppo del settore. I porti di Augusta, Taranto, Brindisi e Civitavecchia rivestiranno un ruolo cruciale nell’assemblaggio e nella logistica degli aerogeneratori eolici, contribuendo così alla creazione di una filiera industriale italiana. Questi progressi non solo posizioneranno l’Italia come leader nella transizione energetica, ma porteranno anche grandi benefici all’intero Paese, generando nuove opportunità economiche, occupazionali e tecnologiche per tutta la Nazione”, continua il presidente.

“Per la nostra associazione è di estrema rilevanza essere presenti su questi territori: la transizione energetica costituisce una significativa opportunità per il futuro del nostro Paese, favorendo lo sviluppo sostenibile e generando un impatto positivo tanto per le comunità locali quanto per l’intera nazione”, conclude Mamone Capria.

Rinnovabili, Mase: monitorati problemi applicazione Testo unico; valutazione progetti Pniec in ordine cronologico e di apporto

“Il Mase sta attentamente monitorando tutte le segnalazioni relative a problematiche inerenti all’applicazione del decreto legislativo recante ‘Disciplina dei regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili’ e verranno pertanto intraprese tutte le azioni idonee a garantire una corretta gestione del periodo transitorio, al fine di evitare il blocco delle istanze degli operatori”.  Lo ha detto il sottosegretario al ministero dell’Ambiente, Claudio Barbaro, rispondendo, nel corso del question time in commissione Attività produttive alla Camera, a un’interrogazione di FI sui profili di applicazione del testo unico sulle rinnovabili nel periodo transitorio per evitare difformità di trattamento tra le imprese settore energetico.  “Al contempo – ha aggiunto –, verranno adottate rapidamente tutte le misure di semplificazione possibile al fine di garantire un quadro giuridico certo per lo sviluppo degli impianti”.

Per quanto concerne la determinazione della priorità da accordare ad alcuni dei progetti attuativi del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), in considerazione della volontà di rispettare gli impegni assunti in tema di installazione di impianti Fer entro il termine del 2030 e delIa necessita di far fronte alle numerose richieste di installazione di tali impianti, “si è stabilito di prediligere, per una quota non superiore ai tre quinti, I’esame delle istanze aventi ad oggetto impianti di potenza nominale superiore a 50 mw o 70 mw, a seconda delle specifiche tipologie. Cionondimeno, la quota dei progetti di secondaria urgenza deve comunque essere non inferiore ai due quinti”.  Lo ha detto il sottosegretario al ministero dell’Ambiente, Claudio Barbaro, rispondendo, nel corso del question time in commissione Attività produttive alla Camera, a un’interrogazione di Azione sulle procedure di valutazione relative ai progetti attuativi del Pniec.  “In ogni caso – ha proseguito il sottosegretario –, qualunque sia la tipologia di impianto trattato, esame deve essere comunque attuato un principio di tipo cronologico, atto a garantire un ordine che si rifletta anche sull’occupazione delle aree da parte degli operatori, nell’ottica di evitare eventuali impatti cumulativi”.

L’adozione di criteri quale, ad esempio, quello che porterebbe a privilegiare i progetti collocati in aree dove è maggiore il fabbisogno energetico, ha detto Barbaro, è “di difficile applicazione”.  “I limiti di un simile criterio – ha spiegato – sono ascrivibili tanto a motivi di equità, quanto e soprattutto a considerazioni legate alle esigenze di sviluppo di alcune aree del paese, in un’ottica di potenziale maggiore produttività”.  “In definitiva – ha concluso –, è possibile individuare il vantaggio derivante dalla preferenza accordata ad alcune fattispecie di impianti, e, a parità di tipologia, a quelli che per requisiti dimensionali assicurano un maggiore apporto, fermo restando il rispetto dell’ordine cronologico. Difatti, tale soluzione risulta quella più utile a fornire maggiori garanzie sia per l’effettivo raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, sia in tema di sicurezza energetica e di affrancamento dalla dipendenza estera”.  “Non si può infine trascurare – ha aggiunto – il necessario rispetto degli interessi delle società proponenti, in considerazione dell’opportunità di garantire tempi certi del procedimento amministrativo connessi all’esercizio della libera iniziativa economica privata”.

Nel 2024 risultati in crescita per il gruppo Hera, utile +31,8% a 494,5 milioni, investimenti a 860 milioni

Il Gruppo Hera ha chiuso l’esercizio 2024 “con i principali indicatori economico-finanziari e gli investimenti in crescita”. I ricavi hanno toccato quota 12,889 miliardi di euro, cresce la redditività con un margine operativo lordo  salito del 6,2% a 1,587 miliardi e un utile netto di pertinenza degli azionisti a 494,5 milioni (+31,8%). Il gruppo ha effettuato investimenti operativi lordi per 860,3 milioni di euro (+5,5%) mentre l’indebitamento finanziario netto si attestava a fine 2024 a 3,963 miliardi con un rapporto debito netto/Mol a 2,50x. Hera registra poi un incremento del ritorno sul capitale investito, con il ROI che sale al 10,4%. Alla luce di questi risultati il cda ha proposto un dividendo in crescita a 15 centesimi di euro per azione (+7,1%). A sostenere la crescita dei risultati operativi sono state tutte le aree di business, sottolinea Hera : i clienti energy salgono a 4,6 milioni (+20%) mentre sono oltre 7,5 milioni i cittadini che hanno almeno un servizio fornito dal Gruppo. Inoltre proseguono le iniziative innovative per abilitare le comunità servite alla transizione ecologica e rafforzare la resilienza degli asset gestiti, in linea con la strategia industriale al 2028 e il target Net Zero al 2050. “La creazione di valore per tutti gli stakeholder e la solidità patrimoniale attestano ancora una volta la validità del modello multibusiness e la capacità di coniugare crescita aziendale e sviluppo sostenibile”, sottolinea Hera.

”I risultati conseguiti confermano – dichiara il presidente esecutivo Cristian Fabbri –  la capacità del Gruppo Hera di proseguire nel suo percorso di creazione di valore sostenibile. L’incremento dei principali indicatori economico-finanziari e il continuo miglioramento della redditività del capitale investito, con un ROI in crescita al 10,4% e un Total Shareholders Return superiore al 35%, sono segnali evidenti della solidità del nostro modello industriale. Abbiamo ottenuto una crescita significativa sia nei business liberi sia in quelli regolati, con un Ebitda prossimo a 1,6 miliardi di euro nel 2024, mentre gli investimenti operativi lordi si sono attestati a 860,3 milioni di euro, il 35% in più rispetto alla media dei cinque anni precedenti, di cui il 76% finalizzati al perseguimento di decarbonizzazione, resilienza ed economia circolare. Anche la crescita dell’Ebitda a valore condiviso, in termini assoluti e percentuali, testimonia la nostra costante attenzione alla creazione di valore non solo economico, ma anche sociale e ambientale. Ne è prova il valore economico distribuito nei territori in cui operiamo, che nel 2024 ha raggiunto i 2,1 miliardi di euro. Alla crescita infrastrutturale si è aggiunta anche la crescita commerciale in tutti i business del libero mercato e, in particolare, nelle forniture energetiche, dove abbiamo raggiunto 4,6 milioni di clienti, in crescita del 20%. Grazie a questo ulteriore sviluppo, oltre il 13% della popolazione italiana riceve almeno un servizio dal Gruppo Hera. Alla luce dei risultati conseguiti e della solidità patrimoniale del Gruppo, proporremo all’Assemblea degli Azionisti il ​​pagamento di un dividendo pari a 15 centesimi di euro per azione, in crescita del 7,1% rispetto all’ultimo dividendo distribuito. Gli effetti di tale incremento si estenderanno a tutta la nostra politica di dividendi per i prossimi anni. I risultati del 2024 confermano quindi ancora una volta la validità della visione strategica del nostro Gruppo e costituiscono il primo tassello del nostro Piano industriale.”

Anche per Orazio Iacono, amministratore delegato del Gruppo Hera, “nel 2024 il Gruppo Hera ha confermato la propria solidità e capacità di crescita, registrando un incremento di oltre il 30% dell’utile netto per gli Azionisti, salito a quasi 500 milioni di euro. A questo risultato hanno contribuito tutte le aree di business, che dimostrano la capacità del Gruppo Hera di continuare a crescere in un contesto macroeconomico complesso. Le positive performance operative sono state supportate da un’efficace gestione finanziaria, che dal 2024 ha beneficiato delle iniziative di liability management e razionalizzazione del debito intraprese fin dall’inizio della crisi del mercato energetico, che hanno contribuito a mantenere un rapporto debito netto/Ebitda pari a 2,5x, garantendo al Gruppo una significativa solidità finanziaria e una flessibilità tra le più basse degli ultimi due decenni. Questa solidità economico-finanziaria ci consente di proseguire nel nostro percorso di crescita esterna, pienamente coerente con le prospettive definite nel Piano industriale. Inoltre, abbiamo continuato ad accelerare il nostro impegno nella transizione green, con un focus su decarbonizzazione, economia circolare e tutela delle risorse, anche grazie al contributo derivante dalla linea di finanziamento BEI.”.

 

Il  Consiglio di Stato blocca la sospensiva del Tar del Lazio sui bando balneari di Ostia

Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del Comune di Roma contro la sospensiva che aveva emesso il Tar del Lazio contro la sospensiva della gara bandita dal comune di Roma per le concessioni a 31 stabilimenti balneari di Ostia a partire dal primo maggio. Nell’ordinanza, pubblicata ieri, la VII sezione del Consiglio di Stato, nell’accogliere il ricorso del Campidoglio, sottolinea come “nella comparazione tra gli opposti interessi”, appare “prevalente l’interesse pubblico alla rapida definizione della procedura prevista dall’Avviso, anche in vista dell’imminente stagione balneare”, evidenziando come “le previsioni e i criteri stabiliti dall’Avviso”, oggetto delle censure del Tar “non sembrano avere portata escludente né ostare, conseguentemente, alla utile partecipazione degli operatori interessati alla procedura di affidamento delle 31 concessioni di beni demaniali marittimi del Litorale di Roma Capitale per finalità turistiche e ricreative”, né sembrano porsi in contrasto “con le esigenze di competitività, che permeano, in conformità al diritto europeo, la disciplina delle concessioni demaniali marittime”.

Il Fondo Italiano d’Investimento conclude con successo un nuovo closing della raccolta Ficc, superati i 500 milioni

Fondo Italiano d’Investimento SGR ha concluso con successo un nuovo closing della raccolta del Fondo Italiano Consolidamento e Crescita II (FICC II), che raggiunge così quota 503 milioni di euro. L’operazione, che ha visto la partecipazione di primari investitori italiani ed esteri, fa seguito al precedente closing da 400 milioni di euro annunciato il 24 settembre scorso e segna l’ingresso di alcuni nuovi investitori tra cui il primo internazionale. Si tratta di LGT Capital Partners, una società di gestione finanziaria leader globale specializzata in investimenti alternativi, che si unisce così a CDP Equity, Fondazione ENPAM, UniCredit, Intesa Sanpaolo e Inarcassa, che hanno sostenuto la prima edizione di FICC, e ai sette investitori primari istituzionali entrati in occasione della chiusura del precedente closing. In linea con i risultati di successo della prima edizione, FICC II, guidato dai Senior Partner Gianpaolo Di Dio, Aldo Di Bernardo e Marzia Bartolomei Corsi, continuerà a promuovere lo sviluppo di società italiane d’eccellenza nei settori chiave del Made in Italy, Information Technology & Digital, Lifescience & Healthcare, Turismo 4.0, Industrial Technology & Products. Il fondo, inoltre, si qualifica come strumento ex art. 8 SFDR, promuovendo parametri ESG. Gianpaolo Di Dio, CIO e Senior Partner di Fondo Italiano d’Investimento SGR afferma: “Siamo molto soddisfatti di questo nuovo traguardo di raccolta fondi. Gli investitori istituzionali hanno rinnovato la loro fiducia nel team e in una strategia di investimento distintiva, incentrata sul consolidamento e l’aggregazione di filiere e settori italiani di eccellenza, in linea con la missione di Fondo Italiano d’Investimento. I risultati di successo raggiunti dal fondo FICC hanno consolidato il posizionamento del nostro fondo sul mercato. In particolare, le prime tre exit del fondo – Maticmind, Florence e Marval – hanno consentito la distribuzione agli investitori di quasi tutto il capitale investito, in un momento in cui il mercato ha visto una grande contrazione delle distribuzioni. Il portafoglio rimanente, che include tra le altre Mecaer, HNH e RINA – quest’ultimo è anche il primo investimento di FICC II – consente di guardare al futuro con ottimismo. L’ingresso di un investitore internazionale del calibro di LGT Capital Partners, unito ad ulteriori nuovi investitori, rappresenta un elemento cruciale per il raggiungimento dell’attuale dimensione del fondo, di cui siamo estremamente soddisfatti. Altre discussioni sono in corso con diversi investitori per cui ci aspettiamo ulteriori closing nel corso dei prossimi mesi”.

Mobilità sostenibile: al via la Most Mobility Challenge, 3 milioni di euro per le startup innovative in Italia

Favorire la transizione digitale ed ecologica della mobilità, incoraggiando lo sviluppo e la crescita di giovani imprese che puntano su tecnologie avanzate: è questa la missione della Most Mobility Challenge 2025, il programma di finanziamento, accelerazione aziendale e Open Innovation rivolto alle startup innovative nel settore della mobilità sostenibile. Promossa dal Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile, ecosistema che riunisce 24 università, il CNR e 24 grandi imprese, in collaborazione con Zest, leader in Italia negli investimenti early-stage venture capital, accelerazione di startup e Open Innovation, l’iniziativa punta a valorizzare idee imprenditoriali capaci di rispondere con soluzioni efficaci e originali alle nuove sfide del settore, ottimizzando processi, riducendo l’impatto ambientale e migliorando l’efficienza complessiva dei sistemi di trasporto. La Most Mobility Challenge 2025, che individuerà 15 startup vincitrici, si pone l’obiettivo di sostenere lo sviluppo e il consolidamento di imprese innovative che propongano sul mercato nuovi prodotti, nuovi servizi, processi innovativi e nuovi modelli di business nelle specifiche aree di intervento del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile. Possono candidarsi alla Challenge le realtà in linea con i requisiti stabiliti dal regolamento, accedendo direttamente online al sito internet www.mostmobilitychallenge.it, fino al 19 maggio. Sulla base delle candidature ricevute, verranno selezionate 50 “semi finaliste” che, dal 3 giugno al 5 giugno potranno presentarsi da remoto alla Giuria, che determinerà le 30 realtà finaliste che interverranno in occasione dell’evento di premiazione che si terrà il 25 giugno. Le 15 vincitrici accederanno al Premio Most: un contributo a fondo perduto fino a 200 mila euro ciascuna, con una dotazione complessiva disponibile di 3 milioni di euro, e l’accesso a un programma intensivo di accelerazione della durata di tre mesi, guidato da Zest. Durante questo percorso, le startup selezionate avranno inoltre l’opportunità di entrare in contatto con una rete qualificata di aziende, istituzioni e investitori facenti parte del network del Centro Nazionale Most e di Zest, beneficiando di importanti occasioni di sviluppo tecnologico e commerciale in ottica di Open Innovation. Al termine del programma di accelerazione si svolgerà l’Investor Day, evento in cui le startup vincitrici potranno presentare i risultati raggiunti e le soluzioni tecnologiche sviluppate, davanti a una platea esclusiva di investitori. “MOST Mobility Challenge è una iniziativa in cui riponiamo grande fiducia, perché rappresenta non solo un’opportunità per valorizzare le idee e le competenze delle nuove generazioni, ma anche uno strumento concreto per accelerare il cambiamento verso un modello di mobilità più sostenibile, efficiente e integrato,” ha dichiarato Ferruccio Resta, Presidente di MOST. “Abbiamo raddoppiato la dotazione complessiva rispetto allo scorso anno, portandola a 200.000 euro, a conferma del nostro impegno verso soluzioni che possano incidere in modo reale sul futuro del Paese. Crediamo che l’innovazione nasca dall’incontro tra visione, coraggio e responsabilità: è su questo terreno che si costruisce il cambiamento. E sono proprio i giovani, con la loro energia e la loro capacità di rompere gli schemi, ad avere un ruolo decisivo in questo processo”. “La MOST Mobility Challenge è un’importante occasione per le startup italiane del settore, che potranno accedere a risorse finanziarie e a un network qualificato di partner industriali e di eccellenze della ricerca. Per Zest la collaborazione con MOST rappresenta un esempio concreto di partenariato per l’innovazione in un settore strategico come quello della mobilità, dove l’applicazione in chiave industriale delle tecnologie delle startup può contribuire allo sviluppo imprenditoriale del nostro Paese, in chiave innovativa e sostenibile”, ha affermato Marco Gay, Presidente Esecutivo di Zest.

Uil: “positiva l’approvazione Ue dei 47 progetti sulle terre rare, ora maggior impegno per nuovo opportunità economiche e occupazionali”

“È positiva l’approvazione da parte della Commissione Europea di 47 progetti strategici sulle terre rare, di cui ben quattro con il coinvolgimento del nostro Paese. Tuttavia, serve un maggiore impegno politico e industriale per trasformare questo traguardo in nuove opportunità economiche e occupazionali”. È quanto ha dichiarato la segretaria confederale della Uil, Vera Buonomo. “La scelta della Commissione è un riconoscimento delle potenzialità dell’Italia in un settore sempre più rilevante, soprattutto nel contesto della transizione ecologica e digitale. Tuttavia – ha affermato Buonomo – il governo italiano dovrebbe accelerare gli investimenti nella ricerca di giacimenti interni e nello sviluppo di infrastrutture e tecnologie per il riciclo delle terre rare dai rifiuti elettronici. Solo con un approccio che privilegi innovazione e sostenibilità sarà possibile rafforzare la posizione dell’Italia in questo campo strategico. Inoltre è fondamentale promuovere una cooperazione più stretta a livello europeo, finalizzata a diversificare le fonti di approvvigionamento e ridurre la dipendenza dalle importazioni estere”. “È necessario che parti sociali, Istituzioni e forze politiche collaborino per sviluppare un piano industriale volto a massimizzare il recupero delle materie prime critiche. Un piano – ha concluso Buonomo – non solo per potenziare l’autonomia strategica dell’Italia e tutelare i suoi interessi nazionali, ma anche per assicurare un futuro sostenibile, con particolare attenzione alla condizionalità sociale nell’affidare la gestione di quella che potrebbe rappresentare una concreta opportunità di crescita”.

Spagna, nel 2024 il Pil cresce del 3,2%, spinta dagli investimenti in costruzioni +4,1%

Tira la locomotiva spagnola. Nel quarto trimestre, il prodotto interno lordo spagnolo ha registrato una crescita dello 0,8% rispetto al trimestre precedente (in linea con la variazione del terzo trimestre sul secondo) e ha accelerato su base annua attestandosi al 3,4% dal +3,3% precedente.  La domanda interna ha fornito un contributo alla crescita del Pil di +3,6%, mentre quella estera di -0,2%. L’aggregato del 2024 mostra una crescita dell’economia spagnola dello scorso anno del 3,2%. Aumento dei consumi delle famiglie (+3,8%), maggiori investimenti (+3,2%), un settore turistico a pieno regime e un forte aumento del numero dei lavoratori, molti dei quali stranieri: sono questi i fattori più decisivi che hanno trainato la crescita dell’economia spagnola. Sul fronte investimenti, hanno inciso in particolare quelli sul fronte della costruzione (+4,1%). Il ministro dell’Economia, Carlos Cuerpo, ha sottolineato anche “l’enorme dinamismo del mercato del lavoro”, con “la creazione di quasi 500.000 nuovi posti di lavoro” in un anno e i salari aumentati in media di “circa il 5%”.

Maria Cristina Carlini

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