POLITICHE ABITATIVE: CONVEGNO ACER

Gualtieri: “Per la casa non servono 15, ma 100 miliardi Ue. A Roma 70mila nuove abitazioni”. Tinagli: si diano da fare anche i governi. Ciucci: attenzione alla sostenibilità economica, vecchi piani da ridiscutere

04 Mar 2025 di Giorgio Santilli

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Gualtieri: “Per la casa non servono 15, ma 100 miliardi Ue. A Roma 70mila nuove abitazioni”. Tinagli: si diano da fare anche i governi. Ciucci: attenzione alla sostenibilità economica, vecchi piani da ridiscutere

RAFFAELE FITTO AL PARLAMENTO EUROPEO

Abitare a Roma, abitare in Italia e abitare in Europa. Il convegno organizzato ieri dall’Acer-Ance Roma è partito dalla dimensione locale, con la promessa del sindaco Gualteri di realizzare 70mila nuove abitazioni nella capitale, ma è stato l’occasione anche per fare il punto sulla costruzione delle politiche nazionali ed europee. Lo stesso sindaco ha sparato la bordata che serve a capire che per le politiche abitative c’è anzitutto un problema di comprensione della dimensione, a lungo sottovalutato. “Abbiamo appreso da Fitto che l’Unione europea raddoppierà i fondi per la casa da 7,5 a 15 miliardi, ma di miliardi di fondi Ue ne servono 100”.

Sempre sulla scala europea si è collegata da Bruxelles Irene Tinagli, europarlamentare Pd e soprattutto ora presidente della commissione del Parlamento Ue sulla crisi abitativa. “Stiamo stilando un Rapporto che entro un anno identifichi i fabbisogni, le esigenze e le proposte per alcune soluzioni operative. Ma i governi devono fare la loro parte. Dovrebbero varare un piano casa nazionale, creare le condizioni per affrontare il problema finanziario, semplificare il permitting. Noi dal canto nostro, da Bruxelles, dobbiamo ascoltare di più le città e gli enti territoriali”. Una risposta indiretta al sottosegretario all’Economia, Federico Freni, che aveva lanciato dal pulpito la sua soluzione, per altro largamente condivisa da tutti, “collaborazione fra pubblico e privato”, ma aveva dimenticato di ricordare che il piano casa e la legge sulla rigenerazione urbana stanno procedendo al rallentatore anche e soprattutto perché i due fondi ivi previsti, cui deve provvedere il Mef, languono. Chi si aspettava qualche rassicurazione concreta ha avuto conferma che da quel lato Via Venti Settembre ci sente poco e procede con il contacogge.

Sulle politiche abitative il rischio di perdersi in chiacchiere dopo venti anni di latitanza dello Stato è molto alto. A riportare tutti con i piedi per terra ci ha pensato il presidente di Acer-Ance Roma, Antonio Ciucci. “Il tema casa – ha detto – non riguarda solo Roma, ormai è esploso in tutta Italia e in Europa. È un problema complesso a cui non può essere data una risposta univoca. C’è sempre più bisogno non solo di fare case ma di fare case sostenibili sotto il profilo energetico, economico e della sicurezza. Case accessibili anche per quella fascia grigia di popolazione che sempre più sta sperimentando un’erosione del reddito e, dunque, sempre meno può permettersi l’acquisto di un’abitazione”.

La stima dell’Acer di fabbisogno di case è più alta di quella del comune: devono essere costruite 95mila abitazioni nei prossimi dieci anni “per sopperire alle richieste di questi cittadini e delle fasce a basso reddito”. Il Presidente dei costruttori romani ha chiesto soluzione anche a un altro problema, quello dell’accesso al credito: “se nel 2007 – ha detto – il settore bancario destinava oltre 52 miliardi di euro agli investimenti in costruzioni, nel 2023 l’importo è sceso a 11,3 miliardi”.

Ciucci guarda al tavolo nazionale, “che stiamo seguendo con Ance e Confindustria, per affrontare la questione con leve urbanistiche, finanziarie e fiscali, senza tralasciare gli aspetti sociali”. Ma guarda anche al piano locale, Ciucci ha auspicato che si completino e si riassegnino, se necessario i piani di zona della 167 su cui si può certamente agire lavorando con la densificazione”. E che si agisca sul patrimonio pubblico, “non solo del Comune ma anche dell’Ater, su cui attivare interventi in partenariato con i privati».

Infine, il nodo risorse. «Bisogna accelerare l’iter della riforma costituzionale di Roma Capitale. Una città che conta 3,4 milioni di persone stabilmente residenti che diventano quotidianamente 4,7 milioni, considerando anche pendolari e chi la vive ogni giorno per motivi di studio o lavoro, non può non avere risorse finanziarie adeguate. In questo senso, se fosse finanziata la legge 42/2009, si potrebbero già dare alcune risposte ai cittadini su temi come la casa, la rigenerazione urbana, le infrastrutture e i trasporti».

Risposte concrete sono venute dai due assessori, quello comunale, Maurizio Veloccia, e quello regionale, Pasquale Ciacciarelli. Entrambi hanno spiegato come, oltre alle nuove iniziative, oggi sia indispensabile un’azione di rivitalizzazione di piani, progetti e fondi del passato che per varie ragioni si sono bloccati. Ciacciarelli ha minuziosamente ricostruito una serie di fondi immobilizzati che la Regione sta cercando di recuperare per destinarli alle azioni dell’Ater. Fra questi addirittura 200 milioni di ex Gescal ancora non spesi e fermi alla Cassa depositi e prestiti.

Anche Veloccia ha battuto sulla necessità di sbloccare vecchie risorse e rivedere vecchi progetti. “E’ inutile – ha detto – andare avanti con piani che prevedono la realizzazione di centri commerciali, stiamo cercando di negoziare perché quelle cubature siano destinate ad abitazioni. Acnhe perché i centri commerciali non hanno domanda e infatti non si fanno, mentre la domanda abitativa è molto alta. Il Cresme ha stimato per noi un fabbisogno di 70-80mila abitazioni di cui 50mila andrebbero destinate a persone che con le proprie risorse non possono accedere al mercato”.

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