RIGENERAZIONE URBANA/BRESCIA
Cristiano Martinelli (coop ManoLibera): “Passi avanti in via Milano, ma restano le criticità dell’emergenza abitativa e dell’integrazione fra mondi diversi. Fondamentale creare attività DURATURE”

Diario DIAC torna per la terza volta in via Milano a Brescia, dopo l’articolo sul progetto “Oltre la strada” (si veda qui) e dopo il racconto di Emilia Martinelli (si veda qui), per approfondire ancora i nessi fra rigenerazione urbana e rigenerazione umana. Lo facciamo con Cristiano Martinelli, presidente della cooperativa ManoLibera, nata per gestire la Casa del Quartiere e offrire opportunità lavorative, culturali e di aggregazione ai residenti. Cristiano ci racconta il percorso che ha portato alla nascita di questa esperienza e le sfide che affronta: il cambiamento dal basso, i risultati parziali del progetto “Oltre la strada” in termini di integrazione, le modalità per favorire una sempre maggiore partecipazione e far dialogare realtà umane molto diverse.
Cristiano, come nasce la vostra cooperativa e qual è stata la spinta iniziale?
Tutto è iniziato circa sette anni fa, quando lavoravo per una cooperativa chiamata Infrastrutture Sociali. Il Comune di Brescia aveva appena avviato il progetto di rigenerazione urbana per la zona di Via Milano, Oltre la strada, che voi conoscete, in un’area complessa con diverse problematiche sociali. Nell’ambito di quel progetto è stata creata la “Casa del Quartiere”, uno spazio pensato per offrire servizi alla comunità. Noi, come operatori, ci siamo trovati a dover gestire questo spazio, ma non eravamo soddisfatti del supporto dalla cooperativa per cui lavoravamo. Era una cooperativa che aveva anche altre attività, oltre a quella sociale, più di tipo economico, come la gestione di alcuni beni immobiliari, sia pure sempre con finalità sociali.
Poi avete deciso una specie di spin off.
Sì. Con un collega abbiamo iniziato a scrivere progetti per ottenere fondi e dare continuità alle attività della Casa del Quartiere. Inizialmente l’idea era solo di portare avanti il progetto, ma con il tempo abbiamo capito che serviva una struttura indipendente per garantire una visione a lungo termine. Così, nel 2022, abbiamo fondato ManoLibera partendo dal ramo di attività dell’altra cooperativa.
Quali sono le principali attività di ManoLibera?
ManoLibera è una cooperativa di tipo A e B. Il ramo A si occupa di attività socio-educative: gestiamo la Biblioteca sociale Porto delle Culture, organizziamo laboratori gratuiti per i cittadini, offriamo servizi di orientamento ai migranti e alle persone in difficoltà. Il ramo B, invece, è focalizzato sull’inclusione lavorativa: abbiamo creato la Brigata Aggiustatutto, una squadra di operai in cui impieghiamo persone con svantaggi lavorativi. Svolge servizi di piccole riparazioni domestiche: idraulici, falegnami, elettricisti, operai tuttofare. Ci occupiamo di quei lavori che spesso i grandi artigiani non fanno più, come sistemare tapparelle, riparare mobili o fare tinteggiature. Attualmente impieghiamo due persone con difficoltà economiche o sociali, ma il nostro obiettivo è ampliare il team e offrire opportunità a sempre più persone.
Come vi finanziate?
La nostra realtà è sostenuta in parte dal Comune di Brescia, ma per la maggior parte dei progetti dobbiamo cercare fondi attraverso bandi, donazioni e autofinanziamento. Ad esempio, la gestione della Casa del Quartiere e della Biblioteca Sociale rientra in una co-progettazione con il Comune, mentre altri progetti, come la Biblioteca degli Oggetti o la Brigata Aggiustatutto, si sostengono da soli.
Cos’è la Biblioteca degli Oggetti?
È un’idea innovativa che abbiamo importato da Bologna e dai paesi anglosassoni. Funziona come una normale biblioteca, ma invece di libri si prendono in prestito oggetti: trapani, attrezzi da campeggio, passeggini, strumenti musicali e molto altro. L’obiettivo è promuovere il consumo responsabile e la condivisione, evitando acquisti inutili. Con una tessera da 15 euro per sei mesi, chiunque può usufruire del servizio.
Via Milano è un quartiere complesso. Quali sono le principali difficoltà che affrontate?
Il problema più grande è l’emergenza abitativa. Molte persone vivono in condizioni di sovraffollamento, con subaffitti illegali e situazioni di forte degrado. Ci sono interi palazzi occupati da decine di persone stipate in pochi metri quadrati. Inoltre, il quartiere è caratterizzato da una forte presenza di attività commerciali gestite da immigrati, spesso in difficoltà economica.
Il progetto di rigenerazione urbana del Comune ha migliorato la situazione?
In parte. Il Comune ha investito molto nella riqualificazione della zona, con interventi come la creazione di piste ciclabili e la ristrutturazione di alcuni edifici. Tuttavia, si è creato un fenomeno particolare: da un lato, ci sono ancora situazioni di degrado abitativo e sociale; dall’altro, è nato un piccolo “quadrilatero del lusso”, con ristoranti di alta gamma e gallerie d’arte. Questo crea una forte dicotomia tra due realtà che faticano a dialogare.
Ci sono collaborazioni con il mondo imprenditoriale?
Fino a oggi le imprese ci hanno sostenuto più con donazioni che con vere partnership. In altre città italiane ci sono esempi di collaborazione tra realtà sociali e aziende, ma qui a Brescia questa cultura non è ancora molto diffusa. Un’azienda potrebbe ad esempio affidarci una parte della produzione per impiegare persone in difficoltà, ma finora non è mai successo.
Quali sono i prossimi obiettivi della cooperativa?
Vogliamo consolidare la Brigata Aggiustatutto, sviluppare l’area minori con centri estivi e doposcuola, e rafforzare la Biblioteca degli Oggetti cercando finanziamenti per renderla sostenibile nel lungo periodo. Il nostro sogno è creare un modello di intervento territoriale replicabile, che metta al centro le relazioni umane e la comunità.