IN ATTESA DELLE AREE IDONEE

Marche PRIMA con un piano clima ma arriva la richiesta di stop all’eolico

“Un piano innovativo che evidenzia la visione di sviluppo sostenibile della Regione, individuata nella Strategia Regionale di Sviluppo Sostenibile”, lo ha definito l’assessore all’Ambiente Stefano Aguzzi. Incremento di temperatura, modifiche della distribuzione stagionale delle piogge, incremento di effetti di inondazioni marino costiere sono i fenomeni da affrontare. Ieri, però, dall’assemblea legislativa è arrivata una mozione a prima firma Dino Latini per “richiedere una moratoria su tutte le nuove autorizzazioni per la costruzione di impianti eolici nell’Appennino marchigiano fino a quando non sarà completata una valutazione approfondita dell’impatto ambientale, sociale ed economico dei progetti già presentati”.

13 Feb 2025 di Mauro Giansante

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Doppia mossa dalla Regione Marche su energia e ambiente. La giunta ha approvato il Pracc, acronimo di Piano regionale di adattamento climatico. Prima Regione a vararlo. Ieri, invece, l’Assemblea legislativa ha approvato e sottoposto alla Giunta una mozione per fermare le autorizzazioni agli impianti eolici.

Partendo dal piano climatico, l’iniziativa è stata promossa dall’assessorato all’Ambiente guidato da Stefano Aguzzi. L’obiettivo è affrontare i principali problemi di cui continua a soffrire la Regione: l’aumento delle temperature, le variazioni nella distribuzione delle precipitazioni e la crescente frequenza di inondazioni marino-costiere. E, così, nel piano vengono delineati futuri scenari per cominciare a prevenire le prossime fasi dei fenomeni più problematici. Inoltre, vengono descritti gli impatti su diversi fattori e risorse – territoriali, ambientali, sociali ed economici – individuando criticità, vulnerabilità e rischi chiave da affrontare con azioni concrete. Per l’assessore Aguzzi, “il Piano è il risultato del coinvolgimento trasversale di strutture tecniche inter assessoriali ed individua un pacchetto di misure per affrontare in una logica di adattamento gli impatti diretti sulle persone e sulla salute, la disponibilità di risorse come l’acqua e le produzioni agricole e gli effetti a volte devastanti sul territorio marchigiano. Un piano innovativo che evidenzia la visione di sviluppo sostenibile della Regione, individuata nella Strategia Regionale di Sviluppo Sostenibile”.

Insomma, spiega la Regione, “viene offerta una visione complessiva delle dimensioni coinvolte dai cambiamenti climatici, grazie a una governance operativa multi-settore, alla collaborazione con enti di ricerca e università, e a un percorso di partecipazione che ha coinvolto stakeholder e cittadini marchigiani. Internamente alla Regione, diverse strutture hanno contribuito alla definizione del Piano”. Così, “con questo importante passo, le Marche si pongono all’avanguardia a livello nazionale, dimostrando un forte impegno nella lotta al cambiamento climatico e nella tutela del proprio territorio e della qualità della vita dei suoi cittadini”.

Per l’assessore Aguzzi “il Pracc è uno strumento chiaro, flessibile e dinamico organizzato in un testo principale sintetico che rimanda a specifiche appendici di approfondimento. Individua un quadro climatico della Regione in cui sono già evidenti i cambiamenti in atto: incremento di temperatura, modifiche della distribuzione stagionale delle piogge, incremento di effetti di inondazioni marino costiere, e simili. Rispetto a questo quadro vengono rappresentati possibili scenari climatici futuri attraverso modelli scientifici di riferimento che evidenziano un sostanziale aggravamento della situazione attuale. Il gioco di squadra tra tutti gli attori coinvolti nella definizione del Piano – ha concluso Aguzzi – ha permesso di concretizzare un impegno comune per rendere la Regione Marche più resiliente e preparata ad affrontare le sfide future”.

Per Marco Ciarulli, presidente di Legambiente Marche, “il Piano è un’ottima notizia, tra l’altro in un contesto nel quale a livello nazionale ancora non è stata varata una strategia analoga. Ma ora nelle Marche auspichiamo azioni concrete e coerenza, dalla tutela della biodiversità alle opere di mitigazione”.

L’assemblea approva la richiesta di moratoria sull’eolico, attesa per le aree idonee

L’altra mossa energetica, dicevamo, riguarda l’eolico. Ieri, l’assemblea legislativa ha, infatti, approvato la mozione a prima firma Dino Latini che chiede al Presidente della Giunta regionale Francesco Acquaroli (Fdi) e l’assessore competente “a richiedere una moratoria su tutte le nuove autorizzazioni per la costruzione di impianti eolici nell’Appennino marchigiano fino a quando non sarà completata una valutazione approfondita dell’impatto ambientale, sociale ed economico dei progetti già presentati”. Non solo. Si chiede poi di “istituire un tavolo di lavoro composto da rappresentanti delle istituzioni regionali, sindaci, esperti in materia ambientale e rappresentanti delle associazioni locali per discutere e definire criteri chiari e trasparenti per la localizzazione degli impianti eolici, evitando aree sensibili e tutelando il territorio”. E di “adottare un piano energetico regionale che stabilisca aree idonee e non idonee per l’installazione di impianti eolici, tenendo conto delle peculiarità ambientali, storiche e culturali delle diverse zone dell’Appennino marchigiano”.

In termini numerici, si legge nella mozione, “negli ultimi mesi, si è assistito ad un incremento significativo delle richieste di autorizzazione per la realizzazione di impianti eolici nell’Appennino marchigiano, con 98 progetti presentati al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) che prevedono l’installazione di un totale di 354,1 MW di potenza, ovvero il 15% dell’obiettivo di potenza aggiuntiva da fonti rinnovabili assegnato alla Regione Marche entro il 2030”. Cioè 2.346 MW.

Eppure, proprio pochi giorni fa, Legambiente Marche ha spiegato in una nota per rispondere alle proteste dei comitati locali che “la pianificazione non può essere un pretesto per fare ostracismo ad una corretta transizione energetica. Chi ostacola ad oltranza le rinnovabili, dà forza a gasdotti e rigassificatori, riapre le porte al nucleare e non farà abbassare le bollette”. Anche se Fratelli d’Italia, ad esempio a Piombino, ha ingaggiato una lunga lotta proprio al rigassificatore che forse sarà traslocato a Vado Ligure. Ciarulli di Legambiente Marche spiega ancora a Diario Diac che “vanno considerate le ricadute economiche e ambientali, serve un’analisi laica”. Intanto, “a breve arriverà il Prec (Piano regionale energia e clima) con la mappa delle aree idonee. Ad ora sembra che la Regione voglia adottare una linea responsabile. Servirà equilibrio tra obiettivi energetici di burden sharing e tutela dell’ambiente”. Sulla moratoria, Ciarulli aggiunge: “Fa il paio con la richiesta di inchiesta sul parco agrivoltaico di Chiaravalle. E’ una sciocchezza perché non si tiene conto della totalità delle ragioni e poi l’iter medio degli impianti dura sei anni, tante istanze si sovrappongono. E’ poi singolare che non ci si indigna per l’attuale sistema ancora legato ai combustibili fossili”.

Sempre nel comunicato di lunedì, l’associazione ambientalista ricordava che “le Marche da anni hanno nettamente rallentato la propria transizione energetica. La Regione è capace di produrre quasi 2.500 GWh di energia a fronte di un fabbisogno di oltre 7.000 GWh (dati 2023, fonte Terna). C’è un deficit energetico del 65% che costringe le Marche (come altre regioni d’Italia) a dover importare energia elettrica. Questa richiesta si traduce principalmente in acquisto di gas da nazioni come Algeria o Libia, con successivo trasporto per mezzo di gasdotti, o da paesi di altri continenti (Qatar e Usa in primis) attraverso i rigassificatori. Una volta arrivato in Italia il gas viene trasformato in elettricità grazie a inquinanti centrali termoelettriche che, oltre ad alimentare l’emergenza climatica, producono anche lo smog che causa danni sanitari sul territorio”. Insomma, anche nelle Marche così come in Sardegna e altre Regioni alle prese con la mappa delle aree idonee ambiente ed energia non vanno tanto a braccetto nei discorsi degli addetti ai lavori, della politica e della comunità civile. Ma la botte piena e la moglie ubriaca non è tra i parametri per compiere la transizione nei prossimi anni. Anzi, già oggi.

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