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Contro il DECLINO demografico, economico, occupazionale e abitativo: Ascoli si riappropria del centro storico con 13 progetti di rigenerazione urbana

La pizza San Tommaso ad Ascoli Piceno: intervento dio riqualificazione già concluso

Contrastare lo spopolamento e rilanciare l’attrattività del centro storico attraverso rinnovati insediamenti abitativi, una migliore accessibilità, spazi verdi, funzioni di welfare e di promozione culturale. Ascoli Piceno scommette sulla rigenerazione del suo nucleo urbano più antico attraverso il progetto pilota “Forme dell’abitare in Ascoli” promosso dal Comune marchigiano, che si è assicurato a partire da 2021 l’accesso a un finanziamento di oltre 75 milioni di provenienza PNRR. La gran parte degli interventi previsti sono in corso di realizzazione ma la campanella dell’ultimo giro sta per suonare: i lavori, come tutti quelli assegnati con il Next Generation Eu, dovrebbero terminare – salvo novità – nella primavera del 2026.
“Le opere in corso stanno rispettando i cronoprogrammi”, assicura il sindaco della città marchigiana Marco Fioravanti. Ma qualche preoccupazione emerge. “Le attività hanno risentito fortemente di alcune concomitanze di sistema (imprese e progettisti orientati a lavorare sui più remunerativi interventi del Superbonus e della ricostruzione post sisma)” e ora “per garantire una più agevole gestione dei cantieri e delle procedure amministrative sarebbe opportuno poter disporre di alcuni mesi aggiuntivi di durata del programma”, auspica il primo cittadino.
Il progetto prevede la realizzazione di tredici interventi, dieci di natura infrastrutturale e tre relativi alla transizione digitale. Tutti i cantieri previsti sono stati aperti e due di essi sono completati: il rifacimento di piazza San Tommaso e il percorso ciclopedonale nel centro storico.
Nella gara a suo tempo indetta dal ministero delle Infrastrutture di concerto con Mef e Mibact, il Comune marchigiano (45mila abitanti) si è classificato al sesto posto in Italia entrando così tra gli otto “finalisti” che hanno avuto accesso ai finanziamenti. Il Pinqua (Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare) nella sua declinazione ascolana prevede una serie di interventi volti al ripristino abitativo di alcuni edifici cittadini, attraverso la formula dell’housing sociale o dell’edilizia economica a canone agevolato, sia per incrementare la residenzialità a prezzi contenuti sia per attivare nuovi spazi per un sistema di “welfare urbano co-generativo”, una rete di servizi pubblici e privati facilmente accessibili.
Nel corso dell’ultimo quindicennio il centro storico di Ascoli Piceno (la cosiddetta “città delle 100 torri” di origine medievale è candidata dalla Regione Marche al riconoscimento Unesco per la sua rilevanza artistico-architettonica) ha subito gli effetti congiunti di una serie di fattori di crisi: il terremoto del 2016, il progressivo spopolamento e l’invecchiamento della popolazione residente, la crisi occupazionale che ha colpito l’intera regione e infine la pandemia.
Il progetto è partito dunque dall’esigenza di contrastare questo declino avviando un processo di riappropriazione della città storica da parte dei suoi abitanti. Invertendo il processo tradizionale di espansione verso l’esterno per privilegiare un rientro verso il proprio nucleo in un’ottica di sviluppo sostenibile, contrasto alla povertà e crescita economica: oltre ad accrescere l’offerta di housing sociale, si punta a migliorare l’accessibilità e la qualità dell’abitare nel centro storico.
Il progetto ha individuato tre “ambiti vocazionali” nella zona centrale della città. L’area nord occidentale è vista come potenziale contenitore di professionalità legate all’arte, alla musica, al cibo e alla cultura in generale. In particolare, in questo ambito si concentrano i seguenti interventi: il completamento delle ex caserme dei Carabinieri e dei Vigili del Fuoco e la riconfigurazione dello spazio di piazza San Tommaso, il recupero dell’edificio Cornacchietto.

L’area a nord est è orientata a servizi, welfare e tempo libero. Gli edifici presenti, di notevole interesse storico-artistico, si prestano ad assolvere funzioni di carattere pubblico come servizi comunali, attività legate al terzo settore, residenze sociali (“Dopo di noi”), laboratori del verde, spazi educativi e dedicati alla partecipazione.
La zona sud, caratterizzata dalla presenza di istituti scolastici e universitari, punta a distinguersi con nuove funzioni legate alla formazione e alla ricerca, anche con la progettazione di spazi residenziali in cohousing giovani studenti-anziani presso il complesso dell’ex convento di San Domenico.

Il Comune di Ascoli ha previsto un percorso partecipativo di attuazione del progetto con l’intento di coinvolgere nel nuovo assetto di governance urbana i diversi stakeholders territoriali. In particolare con un Avviso pubblico si è rivolto a realtà del terzo settore chiamandole a contribuire a soluzioni durevoli per la rigenerazione del tessuto socioeconomico. Ed è stata costituita una Associazione Temporanea di Scopo che include nove delle migliori esperienze del privato sociale. “Purtroppo non è stato invece possibile, dati i tempi previsti e le scadenze poste, coinvolgere in modo più ampio la cittadinanza”, spiega il sindaco.
Hanno partecipato anche finanziariamente al progetto l’Erap (Ente Regionale per l’Edilizia Residenziale Pubblica) e la Fondazione Carisap. In particolare l’Erap è il soggetto attuatore della ristrutturazione delle ex caserme dei carabinieri e dei vigili del fuoco, strutture che necessitano di consolidamento antisismici e destinati a residenza pubblica e laboratori di artigianato (con un vincolo a questa destinazione di 25 anni).
La riduzione del disagio abitativo prevede interventi strutturali sull’edificio via Giusti, con 18 unità abitative e spazi comuni, sulla ex caserma Vecchi, 10 unità immobiliari e al piano terra un polo di eccellenza educativa, e sul Convento San Domenico, dove sono previste 37 unità abitative destinate ad housing intergenerazionale e un laboratorio musicale. La ristrutturazione dei Palazzo Saladini Pilastri ne farà la sede di un Polo Sanitario solidale, di un centro direzionale del terzo settore, di servizi per la disabilità e di un albergo e ristorante etico. Prevista anche la riqualificazione del parco di questo palazzo storico.
Chiudono l’elenco tre interventi “immateriali”: la digitalizzazione dei servizi amministrativi pubblici, una banca dati sul turismo e i beni culturali, lo sviluppo di tecnologie per la gestione e manutenzione del patrimonio edilizio urbano.