LE AUDIZIONI AL SENATO
Rallenta il salva-Milano, CRESCONO le obiezioni all’interpretazione autentica. Ma Ance e immobiliaristi: urgente
A Palazzo Madama crescono i dubbi anche nella maggioranza sull’approvazione rapida del testo del disegno di legge nella versione approvata dalla Camera. Diviso anche il Pd. In Aula il Ddl calendarizzato non prima di marzo. Spaccatura nelle audizioni di ieri: a favore del Ddl si sono schierate Confindustria Assoimmobiliare, Aspesi e Confedilizia, nettamente contrari i consigli nazionali degli Architetti e degli ingegneri e l’Istituto nazionale di urbanistica. Fortemente critici i tecnici degli enti locali (Unitel) e i giuristi Travi e Urbani.
IN SINTESI
Crescono le difficoltà per il salva-Milano al Senato. L’ipotesi che passi il testo della Camera senza modifiche si allontana e anche i tempi non saranno rapidissimi. Il provvedimento è calendarizzato nell’Aula di Palazzo Madama non prima di marzo. Ma, soprattutto, lo schieramento politico che alla Camera aveva fortemente sostenuto la soluzione dell’interpretazione autentica, maggioranza più Pd, non sembra più così compatto. Nella maggioranza crescono i dubbi dopo le audizioni di ieri, mentre il Pd è fortemente diviso fin dal voto alla Camera (molti uscirono dall’Aula al momento di votare). Che il vento stesse cambiando si era capito al Senato già dal calendario delle audizioni della commissione Ambiente, allungato a dismisura, non certo funzionale a una decisione rapida e senza troppe discussioni.
Le posizioni espresse ieri nel corso delle audizioni hanno complicato la situazione. Ancora compatti per il sì all’interpretazione autentica si sono mostrati Confindustria Assoimmobiliare, Confedilizia e Aspesi che seguono la posizione già espressa dai costruttori dell’Ance la settimana scorsa: approvare in fretta il testo della Camera, senza aprire a nessuna modifica.
Una valanga di no, invece, da professionisti, tecnici ed esperti. Ma se la posizione dell’Istituto nazionale di urbanistica ha ribadito la netta contrarietà già espressa nei mesi scorsi, la sorpresa è venuta dai Consigli nazionali degli architetti e degli ingegneri, ora fortemente contrari a norme di interpretazione autentica nelle materie dell’edilizia (anche a dispetto di diverse posizioni degli Ordini locali). Molti rilievi anche dai tecnici degli enti locali (Unitel) che hanno ribadito la necessità di andare, invece, a una riforma organica del testo unico dell’edilizia. Molto critici sugli effetti di una norma di interpretazione autentica “retroattiva”, anche in termini di costituzionalità e di svuotamento della pianificazione urbanistica e dei poteri delle amministrazioni locali, giuristi del calibro di Aldo Travi (Cattolica Milano) e Paolo Urbani (Sapienza). Sollevato anche un tema di copertura finanziaria, con il rischio che debbano essere restituiti gli oneri di urbanizzazione pagati per alcuni interventi.
La partita, dunque, sembra riaprirsi e le prime ammissioni di una profonda riflessione in corso, sia pure non ufficiali, arrivano anche dall’interno della maggioranza.
D’altra parte, il clima a Milano è sempre più pesante, con gli uffici comunali che hanno ormai abdicato a difendere la loro posizione e hanno praticamente congelato l’attività, mentre sul clima della città pesano anche altre inchieste di diversa natura, come quella sul concorso per la Biblioteca europea di informazione e cultura (Beic). Proprio ieri sono stati ascoltati dal gip Stefano Boeri e Cino Zucchi, rispettivamente presidente e componente della commissione giudicatrice, che hanno ribadito la loro estraneità a qualunque ipotesi criminosa. Il giudice per le indagini preliminari dovrà decidere nei prossimi giorni se mandare agli arresti domiciliari Boeri e Zucchi per l’eventuale pericolo di reiterazione del reato, dopo aver valutato come non sussistente quello di inquinamento probatorio che contestavano i pm nella richiesta di misura cautelare.
Tornando alle audizioni al Senato, con l’aiuto dei resoconti di Public Policy, riportiamo le posizioni espresse nei principali interventi di ieri.
Consiglio nazionale degli architetti
“Il disegno di legge – ha detto la delegazione del Cna – presenta aspetti di criticità. Occorre evitare soluzioni contraddittorie giustificate dalla situazione di emergenza venutasi a creare a seguito dell’operato di alcuni Comuni che hanno equiparato interventi di riqualificazione urbana a interventi riconducibili alla ristrutturazione edilizia. Quanto avvenuto non può essere superato con l’interpretazione autentica di norme che hanno più di cinquanta anni, cambiandone il contenuto e commettendo un grave errore sul piano della certezza del diritto. Lo strumento dell’interpretazione autentica – continuano gli architetti – è inadeguato e non è praticabile la scelta di superare l’impasse ampliando il campo operativo della ristrutturazione edilizia a livello nazionale e negando alla rigenerazione urbana il compito di offrire prospettive per città più sostenibili ed eque”. Serve un quadro nazionale – è la conclusione – “che dia certezza agli ambiti locali con soluzioni in tempi brevi attraverso una specifica norma urgente transitoria che affronti puntualmente la fattispecie”.
Confedilizia
Ribadita la posizione che il Ddl “sia necessario e che sia opportuno portarlo a compimento e all’approvazione. Il testo è perfettibile successivamente perché si può intervenire sulla ristrutturazione edilizia e sulla rigenerazione urbana con i disegni di legge confluiti nel testo unico di rigenerazione urbana all’attenzione del Senato e con la revisione del Testo unico dell’edilizia”. Dunque, Confedilizia auspica che “questi due provvedimenti possano procedere e costituire la sede per eventuali interventi modificativi anche delle norme di questo provvedimento”. In particolare, è considerato “opportuno un organico riordino ed aggiornamento della normativa di settore”.
Confindustria Assoimmobiliare
Confermata la posizione favorevole al disegno di legge, con la richiesta che sia approvato nella versione della Camera “per accelerare la soluzione a questo processo che per la città di Milano crea uno stop a tutte le attività con ingenti danni economici e sociali”. La norma “senza modifiche permetterebbe di sanare il passato, di far partire tutte le iniziative ferme, più di 150, e di dare chiarezza per il futuro”. Per Assoimmobiliare le criticità emerse nel dibattito al Senato “potrebbero essere accolte e definite con la rivisitazione del testo unico edilizia”. Rispetto alla “diffusa preoccupazione” che sarebbe ostacolata una corretta pianificazione del territorio, Assoimmobiliare sostiene che “il Ddl non reca alcuno stravolgimento delle regole di pianificazione del territorio ma si limita a dare un’interpretazione autentica rispetto a interpretazioni difformi”.
Aspesi
L’accento è stato posto da Aspesi ancora sulla “emergenza giudiziaria e urbanistica di Milano che ha effetti deleteri, 200 progetti fermi e circa 38 miliardi di prodotto perduto nei prossimi cinque anni dall’intera filiera industriale italiana, problemi sociali per l’emergenza abitativa e umani con funzionari comunali pesantemente colpiti per avere seguito le regole vigenti”. Non è una “problematica solo milanese perché coinvolge l’intera filiera industriale italiana e perchè Aspesi stava cercando di propugnare a livello nazionale una normativa urbanistica moderna, efficiente, programmatica e non regolatoria sul modello dei Paesi più avanzati”.
Unitel
Per i tecnici comunali la via maestra per intervenire resta la riforma del testo unico dell’edilizia. Sul salva-Milano “serve un raccordo tra il nuovo disegno di legge e le normative interessate alla modifica, alla luce del fatto che alcune di queste norme recano principi di inderogabilità dei parametri urbanistici”. Non può dunque essere approvato nella versione passata alla Camera. Indispensabile “la definizione di rigenerazione urbana ma anche di quelle situazioni in cui si evidenziano riqualificazioni di aree urbane degradate”. L’auspicio è che “i tecnici comunali siano dotati di strumenti legislativi snelli, chiari e precisi, altrimenti la rigenerazione urbana tanto auspicata non potrà decollare né si potrà dare impulso per il rilancio economico, sociale e culturale del Paese”.
Istituto nazionale di urbanistica
L’Inu ha ribadito il giudizio fortemente critico verso il Ddl e ha sottolineato come “nel corso di questi mesi il dibattito politico, tecnico-culturale si sia progressivamente consolidato e sia emersa nelle stesse sedi istituzionali la convinzione che si dovesse procedere ad una riflessione più approfondita e meno condizionata dall’urgenza di risolvere il problema in tempi brevissimi, con la conseguenza di aprire il campo ad un’attività emendativa del Senato, che riporterebbe alla Camera un testo non marginalmente modificato”. Tra le modifiche proposte da Inu “la possibilità di reintrodurre quel richiamo al ‘riordino della disciplina di settore’ che inizialmente era previsto nel testo presentato alla Camera, ma che successivamente è stato eliminato in coerenza con il format adottato di una legge di interpretazione autentica”
Consiglio nazionale degli ingegneri
Il presidente del Cni, Angelo Domenico Perrini, ha espresso “contrarietà a modifiche puntuali e interpretazioni autentiche delle norme edilizie: non serve una semplice revisione ma una nuova integrale elaborazione di un codice rispondente a esigenze di semplificazione e razionalizzazione, correlata a una nuova normativa urbanistica per facilitare e supportare la crescita del Paese secondo esigenze di rigenerazione”. Il vuoto normativo “non può essere affrontato con una disciplina in ambito edilizio, la rigenerazione del costruito deve essere accompagnata dalla rigenerazione dell’ambiente in cui lo stesso è ubicato”.
Professor Paolo Urbani
“Il testo – ha detto Urbani – solleva una serie di questioni che avrebbero dovuto essere affrontate da tempo, dopo l’attuazione delle regioni, da una riforma urbanistica mai approvata. Al contrario dopo l’ultima legge organica in materia, la 10/1977, gli interventi legislativi si sono mossi in modo disorganico poiché, invece di ragionare sull’hardware, ovvero il piano urbanistico, si è preferito privilegiare il software, ovvero gli interventi edilizi di demo-ricostruzione con premio di volumetria, delocalizzazione e modifica della destinazione d’uso attraverso il TU dell’edilizia”. La riqualificazione della città costruita non è stata affrontata – dice Urbani – “con una normativa adeguata, né con una regolazione preventiva e dettagliata da parte dello strumento urbanistico, ma piuttosto è stata identificata nella panoplia della tipologia degli interventi di cui all’articolo 3 lett. d) del testo unico 380/2001, più volte modificato a partire dal 2013 fino ad oggi, che attengono al tema della ristrutturazione edilizia nelle sue varie forme e su cui nuovamente interviene il testo in discussione”.
Per Urbani “questa filosofia della rigenerazione del costruito nasce, come è noto, dal decreto-legge 70 del 2011, convertito nella legge 106, che, prevedendo una serie di interventi edilizi, all’inizio addirittura in deroga al piano, ha ammesso interventi di ristrutturazione edilizia pesante con premio di volumetria, modifica della destinazione d’uso e delocalizzazione delle volumetrie proprio nelle aree già da tempo urbanizzate. Con il risultato della realizzazione di interventi edilizi di notevole portata all’interno di quartieri già urbanizzati senza la garanzia degli standard e sostanzialmente trasformati in proiettili che atterrano sul territorio costruito senza nessun rispetto per la cosiddetta città pubblica. Le fotografie sui giornali – ha detto ancora Urbani – che mostrano un grattacielo che irrompe in un quartiere di Milano in aperto contrasto con l’urbanizzazione circostante danno un quadro esaustivo, a mio avviso, di una scelta del legislatore che ha preferito concentrarsi sulla software ovvero l’attività edilizia piuttosto che sull’hardware ovverosia il piano urbanistico”.