COSTRUIRE IL LAVORO

Con le Casse edili sicurezza e qualità della vita degli operai contro gli inganni del governo. Grazie a contrattazione e bilateralità

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Il lavoro edile è noto per essere fisicamente impegnativo, in molti arrivano ad un punto in cui non sono più in grado di svolgere mansioni pesanti, ma che purtroppo per lo Stato italiano non risultano ancora prossimi all’età pensionabile.  Pertanto non c’è altro termine per definire il comportamento del governo Meloni verso i lavoratori. Il centrodestra ha preso anche i loro voti perché ha sbraitato per anni contro la Fornero. In campagna elettorale ha promesso la sua cancellazione, ma nelle due leggi di bilancio che hanno fatto non solo non hanno toccato la Fornero, ma hanno peggiorato tutte le misure sviluppate negli anni per anticipare l’uscita dal mondo del lavoro.

Quali misure pensionistiche sono state peggiorate dalle manovre 2024 e 2025?
Ricordate quota 100 (62 anni di età e 38 di contributi, ndr)? Oggi siamo a Quota 103 (62 e 41). A Opzione donna potevano accedere tutte le donne che avevano i requisiti di età e contribuzione, ma il governo ha introdotto una serie di criteri soggettivi tali da rendere impraticabile questa scelta. Tanto per dare un’idea, nel 2023 sono andate in pensione 11.594 persone con Opzione donna, a settembre del 2024 sono soltanto 2.749. Per quanto riguarda l’Ape sociale, è stato invece innalzato il requisito dell’età anagrafica da 63 anni a 63 anni e 5 mesi. E così via…  E per quanto riguarda gli operai edili?
Con il governo Draghi e il ministro Orlando siamo riusciti ad abbassare il requisito contributivo dell’Ape Sociale, da 36 anni a 32 anni. E poi siamo intervenuti con la contrattazione nazionale. Tieni presente che nel sistema delle Casse edili sono presenti circa 80.000 lavoratori dai 60 anni in poi, di cui 14 mila over 65. Siamo intervenuti sia con la contrattazione che con la bilateralità, in particolare proprio con le Casse edili. Nel rinnovo del contratto collettivo del 2018 abbiamo introdotto il Fondo prepensionamento. Si tratta di un fondo finanziato esclusivamente dai datori di lavoro attraverso una contribuzione obbligatoria accantonata presso le Casse edili. L’operaio che perde il lavoro per qualsiasi motivo, tranne che per dimissioni, può accedere e viene accompagnato alla pensione. Il Fondo, una volta finita la Naspi, che arriva fino ad un massimo di due anni, interviene garantendo al lavoratore altri due anni, sia di contribuzione volontaria, sia di indennità retributiva. I lavori non sono tutti uguali. Anzi, i numeri ci dicono il contrario: nel caso dei lavori gravosi e usuranti, le tutele si stanno riducendo. Molti di loro sono ancora esclusi dalle misure di accesso anticipato. È quindi evidente l’urgenza di affrontare questo tema.

Ripensare il sistema “È evidente che occorre ripensare il sistema. Se vogliamo una vera equità, i coefficienti di trasformazione per i lavoratori gravosi e usuranti devono essere rivisti al rialzo. Altrimenti, il rischio è che proprio chi svolge lavori più pesanti, e spesso ha un’aspettativa di vita più bassa, finisca per fare solidarietà verso gli altri lavoratori, ricevendo meno pur avendo contribuito di più in termini di fatica e salute. Un esempio emblematico è il settore dell’edilizia. È impensabile che un operaio edile debba attendere i 67 anni per accedere alla pensione di vecchiaia. Manca insomma una giusta flessibilità e una pensione adeguata per chi ha svolto una vita di lavoro fisicamente usurante”, è quanto ha dichiarato recentemente anche Ezio Cigna responsabile delle politiche previdenziali della Cgil.

E ancora precisa Cigna, “Risultano importanti strumenti concreti come il Fondo prepensionamenti per gli operai edili, promosso dai sindacati edili di Cgil, Cisl e Uil. Si tratta di una soluzione positiva che risponde a un vuoto lasciato dalle politiche governative. Questo fondo consente infatti di affrontare e gestire al meglio situazioni critiche che coinvolgono lavoratori impiegati in mansioni particolarmente gravose e usuranti, in un contesto in cui il governo non ha messo in campo strumenti adeguati per tutelare i lavoratori in condizioni di maggiore rischio. Questo fondo garantisce infatti una possibilità concreta di uscire anticipatamente dal lavoro, evitando che i sacrifici di una vita si traducano in esclusioni o penalizzazioni economiche. Soluzioni come queste dimostrano come sia possibile costruire meccanismi più equi e inclusivi, soprattutto per chi opera in settori ad alta usura fisica, come quello edile. Non serve solo un tavolo, ma – per usare un termine più appropriato – un vero cantiere della previdenza. Peccato che l’ultimo incontro sulle pensioni risalga al 18 settembre 2023”.

IN SINTESI – Il Fondo prepensionamento in EDILIZIA permette agli operai di anticipare di 4 anni l’uscita dal mondo del lavoro. Ecco come funziona. Le Casse edili ci dicono che in Italia sono al lavoro circa 80.000 lavoratori dai 63 anni in poi di cui quasi 14.000 over 65. Eppure quattro operai calabresi, avanti con gli anni, sono riusciti ad andare in pensione 4 anni prima, grazie al Fondo prepensionamenti, nato col rinnovo del contratto collettivo nazionale edile del 2018, poi esteso agli altri comparti.  Fondo prepensionamenti per i lavoratori edili: cos’è, a chi è rivolto, come si accede, quali requisiti deve avere il lavoratore? Tutte le informazioni utili sul volantino Fillea. Istituito con il CCNL Edilizia Industria e Cooperative del 18.07.2018 ed esteso anche a tutti gli altri Contratti Nazionali di settore, Artigiani e PMI, il Fondo per i prepensionamenti per i lavoratori edili,  gestito dalle Casse edili/Edilcasse: favorisce l’uscita anticipata dal mondo del lavoro e l’aggancio alla pensione, è rivolto a tutti gli operai edili che si trovino fino a 4 anni dalla maturazione del diritto pensionistico, vi si accede a seguito di qualsiasi forma di licenziamento da parte dell’azienda e dopo aver fruito dell’eventuale NASPI, i requisiti del lavoratore sono:  2.100 ore di versamenti in Cassa edile nel biennio precedente l’interruzione del rapporto di lavoro al netto degli ammortizzatori sociali (CIGO/S) eventualmente fruiti.

FILLEA CGIL
di FILLEA CGIL

Federazione Italiana dei Lavoratori del Legno, Edilizia e Affini

La FILLEA – Federazione Italiana dei Lavoratori del Legno, Edilizia e Affini – è la categoria della CGIL che organizza – e ne difende i diritti collettivi ed individuali – le lavoratrici ed i lavoratori dei vari comparti che compongono il vasto settore delle “costruzioni”: edilizia, cemento, laterizi, lapidei, legno-arredo, comprese alcune produzioni di nicchia, piccole come numero di addetti ma note ed apprezzate in tutto il mondo per la straordinaria qualità del prodotto, tra cui ricordiamo gli interni in legno della nautica e dei camper, la produzione del sughero, il restauro, il cotto toscano. E’ stata fondata il 15 agosto 1886 a Genova la Federazione Muraria. E’ la data d’inizio di un percorso complesso e affascinante, fatto di lotte e conquiste, che arriva fino ai giorni nostri.
La FILLEA è il più grande sindacato italiano delle costruzioni, fa parte della Federazione europea e mondiale dei lavoratori edili e del legno (FETBB e BWI), collabora con associazioni italiane ed internazionali sui temi della difesa dei diritti e della salute dei lavoratori, della lotta per la legalità e contro sfruttamento ed il caporalato, per il giusto inquadramento e per maggiore formazione e professionalità, in particolare nel settore dell’edilizia, contro gli infortuni sul lavoro e per salari più giusti, contro ogni forma di precariato e discriminazione. È tra i soci fondatori di uno dei più antichi e importanti sistemi mutualistici di tutela delle lavoratrici e lavoratori, molti dei quali dipendenti di piccole e piccolissime aziende: le Casse Edili, le Scuole Edili e i Comitati Territoriali per la salute e sicurezza (CPT).

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