LE MOTIVAZIONI DEL CDM
Rinnovabili, alt alle leggi regionali restrittive. Todde attacca il governo
Il day after della decisione in Cdm: per l’assessore all’Urbanistica Francesco Spanedda “è grave che il Consiglio dei Ministri abbia deciso di impugnare la Legge regionale sulle aree idonee senza coinvolgere chi la Sardegna la rappresenta, come previsto dallo Statuto sardo”. Scontro con la Lega in Consiglio regionale: “Chiediamo di entrare nel merito della legge, se mai ci fosse qualcosa da dire, anziché appigliarsi a critiche pretestuose”. La delibera del governo chiarisce: le Regioni non possono legiferare in senso più restrittivo rispetto al decreto Mase di giugno.

IN SINTESI
Alessandra Todde non ci sta. Di nuovo. Il Consiglio dei ministri di martedì sera aveva deliberato l’impugnazione della legge regionale sarda sulle aree idonee per gli impianti rinnovabili in quanto contrastante tanto con la normativa statale ed europea quanto con la Costituzione italiana. Di qui la reazione arrivata ieri dalla presidente, invischiata anche nella richiesta di decadenza chiesta dal Collegio di garanzia elettorale della Corte d’appello di Cagliari. “Il governo Meloni ha deciso di impugnare la nostra legge sulle Aree idonee e non idonee. Lo ha fatto senza nemmeno convocare la Presidente della Regione Sardegna, violando lo Statuto sardo, che le riconosce il diritto di partecipare al CdM quando si discutono temi di rilievo per la Regione”, ha tuonato in una nota Todde. Rivendicando quindi che la sua è stata “la prima Regione in Italia ad approvare una legge sulle aree idonee, con largo anticipo rispetto alla scadenza fissata dal Governo. La Sardegna, troppo spesso considerata un fanalino di coda, si è trasformata in un modello di tutela e pianificazione del territorio per tutto il Paese. Abbiamo proposto un modello virtuoso di transizione ecologica ed energetica, fondato sullo sviluppo sostenibile e sulla tutela dell’ambiente, del suolo, del paesaggio e dei sardi. Eppure, c’è chi ha definito questa legge debole, inutile, un regalo agli speculatori, sostenendo che il Governo non l’avrebbe nemmeno presa in considerazione”.
Insomma, la governatrice non ci sta. “Non sorprende che a chiedere l’impugnazione siano state forze politiche – una soprattutto – che in Sardegna si schierano a parole contro la speculazione energetica e a difesa dell’ambiente, mentre a Roma operano sistematicamente contro gli interessi regionali, promuovendo scelte politiche ed energetiche (penso al deposito delle scorie nucleari che vorrebbero imporci e all’Autonomia differenziata) che penalizzano la Sardegna e i suoi cittadini”. Ecco perché, ha concluso, “la Regione Sardegna si difenderà davanti al giudice delle leggi come abbiamo fatto in tema di regionalismo differenziato. Come più volte ribadito, finché saremo alla guida della Sardegna, ci opporremo a qualsiasi tentativo di minacciare, imporre veti o dettare condizioni ai danni dei sardi”.
Accusa di incostituzionalità della legge, secondo il governo. La delibera
Come abbiamo riportato ieri, la proposta di impugnazione è arrivata dal ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli. Secondo il quale, le disposizioni della legge sarda “eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale ed europea in materia di energia e di beni culturali e paesaggistici, violano gli articoli 117, primo comma, secondo comma, lettera m) e s), e terzo comma, della Costituzione, nonché i principi di uguaglianza di cui all’art. 3 della Costituzione, di certezza del diritto e del legittimo affidamento e di libertà di iniziativa economica di cui all’art. 41 della Costituzione”.
Nel pomeriggio, poi, è arrivata la delibera integrale – visionata da Diario Diac – con le motivazioni del governo all’impugnazione. “La legge regionale – si legge – è censurabile relativamente a diverse disposizioni che, per i motivi di seguito illustrati, eccedono dalle competenze statutarie riconosciute alla Regione Sardegna dallo Statuto Speciale (Legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3), ponendosi in contrasto con la normativa statale di riferimento che detta i principi fondamentali, vincolanti per le Regioni, in materia di «produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia»”. Insomma, la legge aree idonee della Sardegna viola contemporaneamente la disciplina statale e i vincoli vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Quanto alla applicazione della legge anche agli impianti con iter autorizzativo già concluso, il governo scrive che “si pone in contrasto con i principi di uguaglianza di cui all’art. 3 della Costituzione, di certezza del diritto e del legittimo affidamento, nonché di libertà di iniziativa economica di cui all’art. 41 della Costituzione.
Ancora, “la Regione Sardegna non ha una competenza normativa primaria in materia di tutela dei beni paesaggistici (non prevista dallo Statuto), ma ha piuttosto competenza in ordine all’elaborazione del Piano paesaggistico, limitata a quella componente di pianificazione che può astrattamente essere ricondotta alla pianificazione urbanistico-edilizia, e perciò alla materia di competenza primaria che deve essere esercitata nei limiti derivanti dai principi dell’ordinamento giuridico della Repubblica, nonché nel rispetto degli obblighi internazionali e delle norme fondamentali delle riforme economico-sociali. Mentre “nel caso in esame le disposizioni censurate esorbitano dalle prerogative statutarie in ragione della violazione di principi stabiliti con legge dello Stato e delle norme fondamentali di riforma economico-sociale che si impongono anche alle autonome speciali per espressa previsione statutaria”. Allora, “quale che sia l’ambito materiale in esame, dunque, il legislatore regionale non può porre norme che deroghino alla normativa di promanazione europea e statale in materia di promozione delle energie rinnovabili, anche sotto il profilo paesaggistico”.
Lo scontro in Regione tra maggioranza e opposizione
Oltre a Todde, ieri in Sardegna si è susseguito un rimpallo di accuse politiche tra maggioranza e opposizione. Per l’assessore all’urbanistica Francesco Spanedda, quella sarda “è una legge che tutela il paesaggio della Sardegna e consente ai sardi di avviare una transizione energetica a favore della collettività”. Ad oggi “è impossibile fare considerazioni precise in assenza di documentazione ufficiale”. Che poi nel secondo pomeriggio è arrivata.
Anche per l’assessore all’Industria Emanuele Cani, “la decisione del Governo di impugnare la legge regionale 20 sulle aree idonee presuppone che la Sardegna debba subire in maniera passiva la transizione energetica, anteponendo ancora una volta gli interessi degli speculatori alla tutela di ambiente e paesaggio. Il futuro della Sardegna e del suo sviluppo energetico devono restare appannaggio dei sardi – conclude l’assessore- e ci aspettiamo su questo una mobilitazione trasversale di tutte le forze politiche isolane”.
Per l’assessora alla difesa dell’ambiente Rosanna Laconi, “l’impugnazione è un atto grave che prevarica il diritto della Sardegna di pianificare il proprio sviluppo nel rispetto dell’ambiente e del suo patrimonio”. Secondo Laconi “l’individuazione delle aree idonee è stata condotta con un approccio scientifico e normativo, basato sulla tutela degli equilibri ecologici e sulla necessità di preservare habitat di rilevanza europea, zone umide riconosciute a livello internazionale e territori ad alta sensibilità ambientale. Non possiamo permettere che la Sardegna diventi una terra di conquista per installazioni energetiche che non tengano conto delle fragilità del nostro territorio. La nostra normativa esclude dalle installazioni le aree di maggior pregio naturalistico, come parchi, riserve, monumenti naturali, siti protetti dalle normative europee e aree agricole strategiche”.
Infine, lo scontro aperto tra M5s e Lega: “Da che pulpito arriva la predica dopo averli visti governare per 5 anni con risultati poco edificanti. L’impugnazione, se analizzata nel merito, rafforza il nostro operato e ci dà ulteriore certezza sulla validità del nostro lavoro”, ha commentato in una nota il gruppo pentastellato sardo. “Siamo certi di aver utilizzato tutte le competenze che ci derivano dallo Statuto e dalla normativa nazionale, e fieri di essere la prima regione d’Italia ad aver legiferato sulla materia per tutelare l’ambiente e consentire ai sardi di essere protagonisti della transizione energetica beneficiando delle ricadute positive e allontanando interventi esterni e potenzialmente molto dannosi. Chiediamo alla Lega di entrare nel merito della legge, se mai ci fosse qualcosa da dire, anziché appigliarsi a critiche pretestuose”.
La questione aree idonee sarà risolta il 5 febbraio?
Il dossier aree idonee rimane caldo, poi, perché si avvicina la data del 5 febbraio. Mercoledì prossimo, infatti, il tribunale del Lazio si esprimerà sui ricorsi di Erg Wind Energy e di altre società rappresentate dallo Studio Cdra. A novembre, poi, era stato il Consiglio di Stato a sospendere in via cautelare almeno fino alla conclusione del giudizio di merito al Tar un passaggio del decreto ministeriale sulle aree idonee. In particolare, era finita sott’occhio la norma disciplinata dall’articolo 7, comma 2 lettera c), in base alla quale le Regioni possono salvare o non salvare le aree idonee del Dlgs 199/2021 (articolo 20). Spingendo così i giudici di appello a bloccare il Dm del 21 giugno scorso per la non possibilità delle Regioni di definire le aree idonee in senso più restrittivo rispetto a quanto stabilito in via transitoria dal Dlgs di tre anni fa (vedi Diario Diac del 15 novembre).
Sul punto, la delibera di ieri ricorda che “il citato Dm Aree idonee è stato sospeso dal Consiglio di Stato, limitatamente alla parte in cui sembrerebbe lasciare alle singole Regioni la facoltà di restringere il campo di applicazione delle aree immediatamente idonee. Il che conferma la rigidità delle norme statali in materia e l’esiguità dello spazio lasciato alla disciplina regionale. Stante la portata di tale ordinanza e come meglio illustrato in seguito, ne consegue, infatti, l’illegittimità di qualsivoglia disposizione normativa di rango regionale che, nell’individuare le aree idonee, trovi spazio per incidere, in senso restrittivo, sul minimum di aree idonee identificato dal legislatore statale al comma 8 dell’articolo 20 del d.lgs. n. 199 del 2021”.
Proprio per questo, in attesa della pronuncia sull’ordinanza del Consiglio di Stato, c’è il serio rischio che l’impugnazione del governo venga estesa alle altre Regioni, come Toscana, Abruzzo e Puglia, che sulla scia della Sardegna hanno legiferato in senso altamente restrittivo sulle aree idonee a ospitare gli impianti rinnovabili.
La posizione delle imprese
In occasione dell’approvazione della legge regionale sarda, l’Alleanza per il fotovoltaico in Italia aveva espresso “profonda preoccupazione”, contestandone poi “la legittimità di tale provvedimento, in quanto adottato in pendenza di ricorsi al Tar e con la sospensiva del Consiglio di Stato. Inoltre, la legge introduce il principio della retroattività, andando a colpire non solo i procedimenti di autorizzazione in corso, ma anche quelli già autorizzati, creando un clima di incertezza e sfiducia per gli investitori”. La stessa associazione aveva esplicitamente chiesto “l’intervento del Governo per impugnare la legge sarda e ripristinare un quadro normativo chiaro e stabile che favorisca gli investimenti privati nel settore”. Per ora Anev, l’associazione delle imprese dell’eolico, rimane in attesa dell’esito dei procedimenti, come ha sempre fatto, perché ritiene più corretto commentare solo il risultato finale dei ricorsi. Ma già nei mesi scorsi, in fase di lavorazione del ddl sardo, aveva espresso forti perplessità (per usare un eufemismo) alle restrizioni contro gli impianti Fer.
Analoghe richieste di intervento dell’esecutivo dopo l’approvazione della legge erano arrivate anche da Elettricità Futura e Anie e anche nei mesi precedenti, sul ddl ancora in fase di approvazione avevano espresso pesanti perplessità altre associazioni del settore rinnovabili come Italia Solare.
Prima udienza collegiale sulla decadenza il 20 marzo
Intanto, Todde ha depositato per via telematica, tramite i suoi avvocati, al Tribunale ordinario di Cagliari il ricorso contro la decadenza (con sanzione di 40mila euro) chiesta dal Collegio di garanzia elettorale della Corte d’appello di Cagliari. 35 pagine di opposizione all’ordinanza-ingiunzione con richiesta di sospensiva cautelare. Lunedì 3 febbraio, quindi, la presidente riferirà sul suo caso in Aula. Il giorno dopo si riunirà, invece, la Giunta delle elezioni del Consiglio regionale. L’udienza collegiale è stata fissata al 20 marzo.