OSSERVATORIO CONGIUNTURALE

Ance: 2024 a -5,3%, 2025 a -7%. Bankitalia: piccole opere Pnrr in tempo, in ritardo sopra i 5 milioni

Brancaccio: prima abbiamo spinto l’economia, ora stiamo dando un grande aiuto al Pnrr, il Paese e il governo riconoscano il nostro ruolo con politiche adeguate per il territorio fragile, la rigenerazione urbana e la casa. Il capo del centro studi Monosilio: l’incertezza, confermata dalla correzione Istat per ben 26 miliardi sul 2023, nasce anche dal cambiamento dei pesi dei singoli comparti portato dalla grande grande crescita di questi anni. Mocetti (Bankitalia): il 45% delle opere Pnrr deve essere ancora avviato, lo stato avanzamento lavori medio per i cantieri aperti è passato in undici mesi dal 37% all’85%. Petrucco: orgogliosi del contributo dato dalle nostre imprese in questo avanzamento.

29 Gen 2025 di Giorgio Santilli

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Ance: 2024 a -5,3%, 2025 a -7%. Bankitalia: piccole opere Pnrr in tempo, in ritardo sopra i 5 milioni

Federica Brancaccio, presidente Ance

La presentazione dell’Osservatorio Ance. Dal fondo al più vicino: Sauro Mocetti, Piero Petrucco, Federica Brancaccio, Flavio Monosilio

La frenata del settore delle costruzioni c’è anche se Istat non la vede: -5,4% la stima di chiusura del 2024, -7% la previsione per il 2025. L’Osservatorio congiunturale del centro studi Ance guidato da Flavio Monosilio ha condito una mattinata molto intensa ieri  nella sede dell’associazione dei costruttori, con una valanga di dati e alcune considerazioni inedite sullo stato del Pnrr, sul ruolo delle costruzioni e sulle politiche da mettere in campo.

Il dato 2024 si scompone in un -5,2% di nuove costruzioni, -22% di riqualificazione abitativa (l’effetto Superbonus che l’istat non vede), +0,5% di nuove costruzioni non residenziali, +0,8% di riqualificazione non residenziale, +21% di opere pubbliche. Per la previsione 2025 abbiamo un -2,6% di nuove abitazioni, -30% di riqualificazione abitativa, +3,2% di nuove costruzioni non residenziali, -2,5% di riqualificazione non residenziale, +16% di opere pubbliche. Monosilio: “L’incertezza di questi anni è confermata dalla correzione fatta dall’Istat sul Pil 2023 con 40 miliardi di cui 26 attribuiti alle costruzioni. Nasce anche dal fatto che la grande crescita delle costruzioni in questi ultimi 3-4 anni ha sovvertito i pesi dei singoli comparti sull’andamento del settore e noi vediamo che il calo della riqualificazione abitativa trascina verso il basso l’intero settore. Va anche detto che questa riduzione avviene ai massimi livelli di mercato e quindi viene avvertita poco anche dalle imprese”.

Prima delle considerazioni politiche, saltiamo subito all’altra relazione ricca di dati inediti, quella del capo della divisione Economia e diritto di Bankitalia, Sauro Mocetti. La relazione merita di essere raccontata per intero – ci torneremo nei prosismi giorni – qui ci limitiamo ai dati salienti sul Pnrr.

Il primo è una ripartizione dei finanziamenti Pnrr per destinatari e, all’interno dei fondi assegnati alla Pa, la quota andata a gara. Ebbene, dei 194,4 miliardi, 42,4 non sono stati ancora assegnati, 3,7 miliardi sono andati alle riforme, 44,2 a beneficiari privati, 104 ad amministrazioni pubbliche. Quest’ultimo dato è ripartito per 24,9 miliardi affidati senza gara e 92,1 miliardi con gara (di cui 29,7 senza Cig e 62,4 con Cig).

Il secondo dato di Mocetti è una fotografia dello stato del Pnrr con l’attenzione che si sposta sulla fase esecutiva, quindi successiva all’aggiudicazione. Fatti 100 i bandi aggiudicati, 22 cantieri sono stati chiusi, 33 sono stati avviati (anche se in due casi su tre i lavori sono in ritardo), 45 non sono stati ancora avviati. Se si considerano solo i bandi di importo superiore a cinque milioni di euro, l’andamento è più lento in quanto 3 cantieri su 100 sono stati chiusi, 55 avviati (tre casi su quattro in ritardo), 42 non sono stati ancora avviati.

Poi si arriva al terzo dato che è in assoluto il più interessante (anche perché del tutto inedito). Mocetti lo ha intitolato “dalla fotografia al film” perché svolge un’analisi dinamica nel tempo, considerando lo stato di avanzamento lavori medio a gennaio 2024 e a dicembre 2024. In undici mesi il SAL medio passa dal 37% all’85%, con una crescita media in undici mesi – dice Mocetti – di oltre 4 punti percentuali al mese, che significa che al 2026 dovremmo avere tutti i cantieri chiusi. Ovviamente, però, bisogna avere cautela per il fatto che questo è un dato medio ed è fatto di cantieri che vanno avanti spediti e altri che mostrano criticità”.

Una criticità, sta per esempio, nei bandi di importo superiore a cinque milioni, dove il discorso cambia. Il SAL medio è passato nello stesso periodo dal 15% al 39% con una crescita mensile che è appena di 2 punti percentuali e che quindi al 2026 non porterà alla chiusura di tutti questi cantieri.

Immediata la lettura del vicepresidente dell’Ance, Piero Petrucco: “E’ statisticamente inevitabile che ci siano delle criticità, ma i dati ci dicono che i lavori procedono e siamo orgogliosi del contributo che stanno dando le nostre imprese per la riuscita del Pnrr”.

A chiudere l’intervento della presidente di Ance Brancaccio che si può sintetizzare così: “Il nostro settore ha dato prima una grande spinta all’economia, contribuendo da protagonista a far uscire il Paese dalle difficoltà economiche generate dalla Pandemia, sia pure con un forte aiuto fiscale. Oggi vediamo che le nostre imprese stanno dando un grande aiuto al Paese a rispettare gli impegni del Pnrr, una partita decisiva anche in Europa”. Avete dei crediti da giocare con il governo? “Ai debitori – risponde Brancaccio – non piace mai riconoscere i meriti dei creditori, ma credo che adesso si debba aprire con il governo un ragionamento serio, fuori delle guerre ideologiche che abbiamo visto nei mesi scorsi, per dare un contributo nella risoluzione di problemi molto concreti del Paese: chiediamo politiche serie, fondate, con finanziamenti adeguati, per superare la fragilità dei nostri territori, per avviare una stagione di rigenerazione urbana e ridare una prospettiva di sviluppo alle nostre città, per dare una casa a dieci milioni di famiglie per cui oggi la casa non è un bene accessibile”.

 

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