REPORT AMBROSETTI-CNEL
Servizi immobiliari TERZI tra i settori più produttivi grazie all’Ia
Secondo la ricerca Teha Al 4 Work: Verso un manifesto per l’intelligenza artificiale e il lavoro in Italia, le costruzioni sono da inserire tra i settori a basso impatto di Ia ma comunque registrano un surplus di produttività del 17,6%. Anche il fronte lavorativo è interessante: dal 2023 sono triplicate le richieste di competenze sulla materia ma solo nel 2022 l’Ocse ammoniva che il nostro Paese è sotto la media per le capacità digitali e anche in ambito europeo siamo in ritardo sulla digitalizzazione.
IN SINTESI
L’intelligenza artificiale genera un incremento di produttività già oggi in tanti settori dell’economia italiana. Primi tra tutti sono le attività finanziarie e l’ambito Ict, rispettivamente con un surplus del 26,7% e del 25,2%. Al terzo posto, però, troviamo i servizi immobiliari con un +24,4%. Le costruzioni, leggermente più in basso in termini di impatto, registrano un +17,6%. Sempre nei servizi, il settore dove si toccano le professioni più impattate dall’Ia, i tecnici-agenti immobiliari risultano secondi a quota 27,5% (guadagno in produttività).
Sono numeri emersi da ‘Al 4 Work: Verso un manifesto per l’intelligenza artificiale e il lavoro in Italia’ presentati venerdì dal ceo di The European House – Ambrosetti, Valerio De Molli, al Cnel all’evento ‘Intelligenza artificiale e relazioni industriali’. Una ricerca svolta su 88 settori economici, 40 professioni e 18 task.
Più in generale, a livello di sistema-Paese, nello scenario migliore elaborato si prevede, a parità di ore lavorate, un valore aggiunto annuo di 312 miliardi di euro, il 18,2% di Pil. Guardando i singoli settori, il real estate spicca al primo posto con +71 miliardi di euro. Seguono manifattura (39mld), commercio (34mld) e attività professionali (21mld). Mentre con +12 miliardi ci sono le costruzioni. In quello peggiore, invece, i target risulteranno gli stessi ma con meno risorse. Alla fine si prevedono 5,7 miliardi di ore annue liberate, cioè le ore lavorate ogni anno da 3,2 milioni di persone.
Se guardiamo, poi, alle ore annue di lavoro pro capite liberate per settore grazie all’applicazione dell’intelligenza artificiale – tenendo conto di una media generale di – 303 ore corrispondenti a 38 giorni lavorativi risparmiati per occupato – il real estate è secondo con 461 ore annue mentre le costruzioni ne segnano 262. A parità di valore aggiunto, le ore annue di lavoro per settore liberate (in milioni) fanno registrare quota 900 per la manifattura, 1.003 per il commercio, 143 per il real estate, 280 per la logistica, 400 per le costruzioni.
Il fronte lavoro
Anche il fronte lavorativo è interessante. Il 6,16% degli annunci postati su Linkedin tra il 15 maggio 2024 e il 15 gennaio 2025, secondo la ricerca Teha, richiede esplicitamente competenze legate all’intelligenza artificiale, 30.120 su 488.965. “Questo dato è si è moltiplicato per tre rispetto a un anno fa. Quindi c’è un’enorme domanda di lavoro, da questo punto di vista, con un mismatch di competenze rispetto alle ricerche” dei lavoratori, ha detto Valerio De Molli di Ambrosetti. Sarebbe inoltre un dato “conservativo”, secondo lo studio, in quanto svariate posizioni lavorative non richiedono esplicitamente competenze legate all’Ia ma, di fatto, prevedono un suo utilizzo”. Sarebbe questo il caso, per esempio, di analisti, agenti immobiliari, ricercatori, editorialisti, scrittori, content creator, advertiser, designer, architetti e ingegneri.

Nello scenario migliore elaborato da Ambrosetti, poi, l’Ia può creare fino a 4,2 milioni di posti di lavoro o aumentare gli stipendi di 6,2mila euro per lavoratore (+19%). Tutto però, ammonisce la ricerca, da considerare comunque in un contesto demografico nazionale drammatico che porterà al 2040 un gap di 3,7 milioni di lavoratori.
Brunetta lancia l’Osservatorio permanente sull’intelligenza artificiale
Dal Cnel, intanto, arriva un Osservatorio permanente sull’intelligenza artificiale. “La rivoluzione digitale legata all’intelligenza artificiale è una finestra di opportunità. Ecco perché – ha detto sempre venerdì il numero uno del Consiglio nazionale economia e lavoro Renato Brunetta – vogliamo lanciare al Cnel un osservatorio (che chiameremo Opera) finalizzato alla creazione di un database di casi aziendali di applicazione dell’IA di tipo partecipativo, cioè che prevedano il coinvolgimento dei lavoratori, degli utenti finali e delle comunità nei processi di sviluppo, implementazione e utilizzo”.
L’obiettivo sarà “monitorare e analizzare le applicazioni dell’IA con un forum permanente di dialogo con i principali attori delle relazioni industriali, per discutere le opportunità e le sfide poste dall’adozione dell’IA e per favorire lo scambio di buone pratiche e di proposte con gli stakeholder istituzionali”, ha aggiunto Brunetta, puntando sull’idea di “un’intelligenza artificiale partecipativa, grazie al coinvolgimento delle comunità e dei lavoratori“. “È un progetto aperto e inclusivo, pronto a favorire anche scambi internazionali, in collaborazione con il Cese e i Ces nazionali che desiderano partecipare”.
Infine, un assist all’approccio europeo in un epoca definita dall’ex ministro come complessa. “L’Europa è spesso criticata per il suo approccio normativo, ma regolamentare non significa frenare l’innovazione, vuol dire indirizzarla”. E sempre da Bruxelles la Commissione europea ci ricorda che l’Italia è in netto ritardo di competenze digitali (25° Paese), servizi pubblici digitali (19°) e può crescere anche sul fronte delle infrastrutture (7°) e della digitalizzazione delle imprese (8°).