I LAVORI A NAPOLI / 2

La rigenerazione urbana a Napoli, ecco i progetti in corso che cambieranno il volto della città

Dalla rinascita del monumentale Real Albergo dei Poveri a Palazzo Fuga alla periferia in particolare in tre distinti contesti: le Vele di Scampia, Taverna del Ferro a San Giovanni a Teduccio e il campo Bipiani di Ponticelli. Tutte iniziative che mirano soprattutto ad affrontare le criticità urbane e sociali che le caratterizzano.

09 Gen 2025 di Giusy Iorlano

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La rigenerazione urbana a Napoli, ecco i progetti in corso che cambieranno il volto della città

Il Comune di Napoli, con l’amministrazione guidata da Gaetano Manfredi, ha avviato una serie di progetti ambiziosi per la rigenerazione urbana e la riqualificazione dell’abitare dal centro, come la rinascita del monumentale Real Albergo dei Poveri a Palazzo Fuga, alla periferia in particolare in tre distinti contesti: le Vele di Scampia, Taverna del Ferro a San Giovanni a Teduccio e il campo Bipiani di Ponticelli.
Iniziative, queste ultime, che mirano soprattutto ad affrontare le criticità urbane e sociali che le caratterizzano. Fondamentale in tutti questi processi sono stati i finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e i progetti tutti concepiti con l’obiettivo di fornire non solo nuove abitazioni, ma anche spazi pubblici inclusivi e risposte progettuali orientate a migliorare la qualità dell’abitare, promuovere la sostenibilità ambientale e sociale, e favorire il benessere delle comunità coinvolte. Vediamoli nel dettaglio.

Il progetto ReStart Scampia

Il progetto ReStart Scampia propone una trasformazione radicale dell’area delle Vele di Scampia. Attraverso la demolizione della Vela Gialla e della Vela Rossa e la riqualificazione della Vela Celeste, il progetto mira a creare 433 nuovi alloggi energeticamente efficienti.
Oltre agli alloggi, sono previsti spazi dedicati all’agricoltura urbana, un parco pubblico, una fattoria didattica, un mercato di prossimità, strutture educative, un centro civico con funzioni sociali e culturali. Il finanziamento di 159 milioni di euro proviene principalmente da fondi Pnrr (84 milioni e 518 mila euro), Pon Metro e Periferie, completando così l’intervento di riqualificazione dell’ex Lotto M delle Vele di Scampia e puntando su soluzioni abitative moderne e sostenibili.

Un cronoprogramma, quello dell’intervento, scandito dai vincoli stringenti del Pnrr e che dovrà concludersi necessariamente entro il 2026. La prima fase del progetto, iniziata ad aprile 2024 si concentra sulla riqualificazione dei piani terra e piani interrati della Vela Celeste (sgomberata la scorsa estate), insieme alla realizzazione del primo gruppo di nuovi alloggi. Lo scorso novembre sono, invece, iniziati i lavori per le fondamenta del primo edificio residenziale mentre all’inizio di dicembre sono iniziati i lavori di sgombero nella Vela Gialla. Il 2 gennaio è toccato alla Vela Rossa dove sono state sgomberate le ultime undici famiglie che ancora erano ‘asserragliate’ nel mostro di cemento che dovrà essere demolito.  Al loro posto verranno realizzati 433 appartamenti a basso impatto ecologico e prenderanno forma il Centro Civico e il Parco Pubblico, destinati a diventare epicentro della vita sociale e culturale della comunità.

Nella seconda fase  (2025-2026), si procederà con la realizzazione del secondo gruppo di nuovi alloggi sull’area della Vela Gialla e alla demolizione della Vela Rossa. In questa fase, inoltre, prenderà forma il complesso scolastico (scuola d’infanzia per 120 bambini e asilo nido per 50-60 bambini).

La terza fase (2026) si concentrerà sulla realizzazione dell’ultimo gruppo di nuovi alloggi sull’area della Vela Rossa. Gli abitanti della Vela Celeste verranno trasferiti nei nuovi alloggi appena costruiti. In questa ultima fase verranno completati gli interventi di riqualificazione e recupero della Vela Celeste che sarà trasformata in uffici.

Rigenerare Taverna del Ferro

La rigenerazione dell’insediamento di Taverna del Ferro a San Giovanni a Teduccio prevede la demolizione delle “stecche” residenziali esistenti e la creazione di 28 nuovi edifici a basso consumo energetico. L’altezza media degli edifici varierà da 3 a 6 piani. In totale, saranno costruiti 360 nuovi alloggi. Il progetto, finanziato con un ammontare complessivo di circa 106 milioni di euro, provenienti da diverse fonti tra cui il Pnrr e il Fondo Pon Metro Plus, ha preso il via nei mesi scorsi e si articolerà in quattro fasi che termineranno nel 2027.

La prima fase del progetto si è concentrata sulla demolizione del terrapieno con le attrezzature sportive e i garage nord ed est. Questo apre la strada per la creazione di nuovi spazi pubblici e il futuro posizionamento degli edifici residenziali. Durante questa fase, è stato avviato il cantiere, preparando il terreno per le successive attività.

Nella seconda fase (2025) si procederà con la realizzazione dei primi 180 alloggi. Gli abitanti della stecca lato mare verranno trasferiti nei nuovi alloggi appena completati. Una volta completato il trasferimento, la stecca lato mare esistente verrà demolita, liberando spazio per la fase successiva.

La terza fase (2026) si concentrerà sulla realizzazione dei successivi 180 alloggi sull’area della stecca lato mare demolita. Gli abitanti della stecca lato Vesuvio verranno trasferiti nei nuovi alloggi appena costruiti. Una volta completato il trasferimento, la stecca lato Vesuvio esistente verrà demolita.

Nella fase finale, (2027) si completerà il progetto con la realizzazione del parco lineare, includendo gli orti urbani e lo spazio attrezzato per lo sport sull’area della stecca lato Vesuvio demolita. Questo segna il completamento dell’intervento di riqualificazione, trasformando Taverna del Ferro in un quartiere più sostenibile, vivibile e accogliente.

Secondo il progetto di riqualifica del Comune di Napoli, nello specifico, il piano terra degli edifici ospiterà uno spazio utilizzabile dai residenti per attività come assemblee, studio, lavoro condiviso e gestione degli spazi condominiali. Tra le funzioni ospitate dal basamento vi saranno servizi locali e urbani erogati da associazioni, cooperative o imprese sociali, aperti anche alla comunità circostante e definiti in collaborazione con le associazioni e gli enti del terzo settore. Infine, si promuoveranno servizi e attività commerciali, come piccole attività produttive artigianali o imprese sociali. Attraverso la creazione di spazi aperti pubblici, che comprendono piazze, aree gioco, cortili pavimentati e parcheggi alberati. Un elemento significativo sarà la realizzazione di un parco pubblico lineare sull’area di una delle due stecche demolite, che offrirà un generoso spazio verde aperto in stretta connessione con le abitazioni circostanti. Inoltre, è prevista la realizzazione di terrazzamenti che ospiteranno orti sociali e giardini comuni. All’interno del nuovo insediamento, saranno predisposti spazi pubblici dedicati al gioco e allo svago, con aree specifiche per il gioco, lo sport all’aperto e una pista di atletica.

Il nuovo eco-quartiere di Ponticelli

Il progetto per il nuovo eco-quartiere a Ponticelli, nella zona orientale di Napoli, prevede la demolizione dei prefabbricati conosciuti come “Bipiani” e la costruzione di 104 nuovi alloggi energeticamente efficienti. Oltre alle nuove abitazioni, saranno creati spazi verdi, orti urbani e aree sociali per migliorare la qualità della vita nel quartiere e la riqualificazione della strada Isidoro Fuortes.
Il finanziamento del progetto, pari a circa 35,5 milioni di euro, è garantito attraverso il Fondo Pnrr, il Fondo Complementare e altre fonti di finanziamento. Inoltre, l’intervento si integra con i lavori di bonifica, smantellamento, demolizione e smaltimento dei rifiuti finanziati per circa 2 milioni di euro nell’ambito di un Accordo di Programma con la Città Metropolitana di Napoli.

Originariamente concepiti come soluzione temporanea dopo il terremoto del 1980, i Bipiani di Ponticelli sono prefabbricati in amianto “che presentano gravi problematiche di abitabilità e salubrità – si legge sul sito del Comune di Napoli –  Le strade che li circondano generano più separazione che collegamento, mentre la mancanza di servizi, attività commerciali e spazi pubblici ha contribuito a rendere l’ambiente poco accogliente e isolato”.

Per affrontare tali sfide, il progetto prevede la demolizione delle strutture esistenti e la costruzione di nuovi edifici sicuri ed efficienti dal punto di vista energetico. Un’attenzione particolare è rivolta alla creazione di un eco-parco per promuovere la rinaturalizzazione della zona e fornire spazi per l’incontro e la socializzazione. Inoltre, il progetto mira a creare un ambiente più aperto e coeso, migliorando gli spazi pubblici, sviluppando nuove infrastrutture e garantendo servizi accessibili a tutti.
L’obiettivo primario del progetto è trasformare i Bipiani in ambienti accoglienti e vivibili, migliorando la qualità della vita nel quartiere.

Nello specifico, il progetto prevede la costruzione di 104 nuove abitazioni, classificate come “a energia quasi zero” (nZEB), distribuite in due complessi edilizi. Il primo ospiterà 79 alloggi situati a nord della via Isidoro Fuortes, mentre il secondo, include 25 alloggi a sud-est della stessa via, in parte dell’area attualmente occupata dai Bipiani. Il progetto include anche la trasformazione di parte dell’area dei Bipiani in un micro eco-quartiere, con orti urbani, spazi verdi e aree sociali, e la trasformazione della via Isidoro Fuortes in una strada-parco con marciapiedi più ampi e percorsi pedonali.

I piani terra dei nuovi edifici, saranno riservati a dotazioni di interesse comune che consentiranno di offrire ai residenti servizi, luoghi di incontro e di socializzazione. Sono previsti servizi abitativi collaborativi, ovvero spazi, locali e dotazioni destinate in modo prevalente ai nuovi residenti che potranno utilizzarli per organizzare attività comuni e per il tempo libero; servizi locali e urbani erogati da associazioni, cooperative o imprese sociali, come servizi diurni per bambini e adolescenti per attività ricreative e di aggregazione con spazi/laboratori artistici ed artigianali e spazi per eventi culturali; servizi commerciali come piccole attività produttive artigianali o imprese sociali.

La realizzazione del nuovo eco-quartiere a Ponticelli include importanti interventi per promuovere la sostenibilità ambientale e la biodiversità. Uno dei punti centrali del progetto è, infatti, la creazione di un eco-parco sulle aree precedentemente occupate dai prefabbricati, dove attraverso una rinaturalizzazione degli spazi urbani verranno realizzate aree pedonali permeabili, zone alberate, aree gioco e orti urbani. 
L’ eco-parco non solo contribuirà alla riduzione dell’impatto ambientale, ma svolgerà anche una funzione sociale e ricreativa, offrendo agli abitanti luoghi di incontro e di svago. Inoltre, la strada Isidoro Fuortes sarà trasformata in unastrada-parco, con la riduzione della sua carreggiata e l’installazione di percorsi pedonali attrezzati con pavimentazioni drenanti. Queste iniziative non solo favoriranno la biodiversità e la qualità dell’ambiente urbano, ma contribuiranno anche a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, migliorando il paesaggio urbano complessivo.

Anche in questo caso il cronoprogramma dell’intervento è molto rigido. La prima fase è iniziata con la demolizione dei solettoni e delle fondazioni del Campo Bipiani nell’area a nord di Via I. Fuertes e con la costruzione delle fondazioni dei nuovi primi 48 alloggi dell’edificio Nord.

Nella fase successiva, si completerà l’edificio Nord con la costruzione di ulteriori 27 alloggi. Successivamente, sarà avviata la bonifica e la demolizione del primo lotto dei prefabbricati del Campo Bipiani, liberando l’area per iniziare la costruzione dell’edificio Sud nella fase successiva.

La terza fase prevede la costruzione dell’edificio Sud con 29 alloggi, utilizzando l’area liberata dalla demolizione dei primi prefabbricati. Questo permetterà di avviare la bonifica e demolizione del secondo lotto dei prefabbricati.

Nella quarta fase verranno realizzate la strada parco e l’eco-parco sulle aree liberate dalla demolizione dei prefabbricati attuata nella fase 3. La fase finale di demolizione del terzo e ultimo lotto dei prefabbricati, benché non faccia parte direttamente del presente progetto, sarà incluso nell’ambito dell’intervento integrato finanziato dal Piano Strategico della Città Metropolitana. Questo passaggio cruciale consentirà di ultimare le demolizioni dei prefabbricati rimanenti del Campo Bipiani, liberando lo spazio necessario per la costruzione di altri 28 nuovi alloggi. Questa fase garantirà il completamento degli interventi di rigenerazione urbana della trasformando l’area nel fulcro di un micro-eco-quartiere sostenibile e accogliente, migliorando significativamente la qualità dell’abitare e promuovendo uno sviluppo urbano armonioso e rispettoso dell’ambiente.

Real Albergo dei Poveri

Vista della Biblioteca dalla corte centrale. Courtesy ABDR Architetti Associati

E’ uno dei palazzi più grandi d’Europa, iniziato, dietro incarico di Carlo III, dall’architetto Ferdinando Fuga nel 1751, per accogliere i poveri del Regno di Napoli, non fu mai terminato. Affacciato su piazza Carlo III, al confine con l’Orto Botanico, l’ultima destinazione d’uso è stata quella di un ospizio, poi il crollo di un’ala nel dicembre 1980, la morte di alcune donne anziane e, da quel momento, abbandono e incuria. Nel Pnrr, invece, il Real Albergo dei Poveri di Napoli è uno degli obiettivi della prima misura, quello dei grandi attrattori culturali. 76,5 milioni di euro la spesa.

Dopo un annoso dibattito sulla destinazione d’uso al suo interno sono ora previsti un museo dedicato a Pompei collegato al Mann, una “public library” collegata alla biblioteca nazionale, spazi di formazione per gli studenti dell’università Federico II di Napoli e della Scuola Superiore Meridionale.

A curare il progetto di valorizzazione e rigenerazione urbana legato al restauro e alla rifunzionalizzazione della maestosa residenza sarà lo studio romano ABDR Architetti Associati (fondato nel 1982 da Maria Laura Arlotti, Michele Beccu, Paolo Desideri e Filippo Raimondo).

Dopo la fase di necessario restauro e consolidamento degli ambienti coinvolti, lo studio applicherà la formula del “box in the box” per valorizzare le diverse destinazioni d’uso del complesso (ma anche per esigenze ingegneristiche), progettando dei “contenitori di funzioni” che si collocano all’interno dell’edificio borbonico – adeguandosi ai vincoli della Soprintendenza, nel rispetto delle strutture originali – sviluppandosi con estensioni e assetti differenti. Secondo questo schema, l’Università disporrà della superficie più ampia, articolandosi su 13mila metri quadri, nell’ala che prospetta su piazza Carlo III, per le aule, la Scuola superiore meridionale e la foresteria; a seguire il MANN, con 10mila metri quadri nel braccio confinante con l’orto botanico, e la Biblioteca, con 6mila metri quadri, nell’ala centrale. Sia il MANN che la biblioteca disporranno di servizi di ristorazione al pubblico: un ristorante con terrazza panoramica per il primo, una caffetteria, sempre con terrazza, oltre al bookshop e a un’area digitale per la seconda. A scalare gli altri spazi di servizio e accoglienza). Complessivamente si lavorerà su 62mila metri quadri di superficie (spazi in uso al Comune, sale conferenze e ambienti adibiti a usi temporanei compresi), di cui 24mila di spazi esterni, tra terrazze, corti e giardini. Non prima di aver provveduto a una profonda operazione di restauro, che prevede anche la ricostruzione del cantonale dell’ala adibita a ospitare il museo archeologico, con una soluzione contemporanea che riproduce la tessitura dei mattoni, quasi sospesa sulla muratura storica, a creare un suggestivo effetto di trasparenza.

Per quanto riguarda le tempistiche, a breve sarà avviato il cantiere, che proseguirà fino alla metà del 2026. I tempi sono stretti, la conclusione dei lavori dovrà avvenire entro giugno 2026, pena decadimento del finanziamento del Pnrr.

 

 

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