Il Global Outlook
Dbrs: nel 2025 i ricavi già maturati sosterranno i CONTRACTORS
L’anno prossimo si prospetta, nel complesso, positivo per il settore a livello globale. Gli importanti backlog delle aziende consentono di affrontare e gestire le numerose incognite che, comunque, ci sono all’orizzonte. I rischi sono quelli legati alla geopolitica, al nuovo corso negli Usa con la presidenza Trump, all’aumento dei prezzi dei materiali. Sfide che soprattutto i grandi contractors dovrebbero essere in grado di fronteggiare; più esposte invece le aziende più piccole
Il 2025 si apre con grandi incognite che, tuttavia, non dovrebbero pregiudicare “buoni risultati” per il settore delle costruzioni a livello globale. C’è sicuramente la spinta di venti a favore grazie all’allentamento delle politiche monetarie da parte delle banche centrali in America e in Europa e al taglio dei tassi d’interesse. Uno stimolo, questo, per la domanda dell’edilizia privata al quale si aggiunge la spesa che dovrebbe rimanere forte per le infrastrutture delle settore pubblico, trainata dagli impegni di spesa assunti dalle amministrazioni pubbliche e dai fondamentali della domanda a lungo termine sostenuta dai processi di urbanizzazione, sostenibilità ed efficienza energetica. I venti contrari potrebbero invece arrivare dalle grandi incognite legate, nel caso specifico agli Stati Uniti, dal nuovo corso politico con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e dal suo possibile impatto sulla spesa per infrastrutture, sugli accordi commerciali e sul contesto normativo generale. Ci sono poi altre sfide e pressioni per il settore legati, ad esempio, ai rischi geopolitici o agli alti costi dei materiali, che potrebbero avere un impatto sulle catene di approvvigionamento e potrebbero colpire maggiormente le imprese più piccole. Nonostante tutto questo, nel 2025 sono attesi “buoni risultati”, secondo il Global Construction 2025 Outlook, pubblicato nei giorni scorsi, pubblicato dall’agenzia di rating Dresda- Morningstar . “L’industria è ben posizionata per costruire una via da seguire”, è il titolo del rapporto.
L’agenzia di rating, il cui portafoglio è costituito in gran parte da operatori nordamericani ed europei che operano a livello nazionale e/o globale, stima, inoltre, che il profilo di credito delle aziende continuerà a sostenere i rating assegnati. Un punto di forza sono i solidi backlog delle aziende che consentono di avere una buona visibilità sui ricavi in genere nell’arco dei 12 mesi. Secondo la statunitense Associated Builders and Contractors, la fiducia rimane elevata con i elevati livelli di portafoglio e la stabilizzazione dei tassi di interesse. Backlog solidi consentono alle aziende di essere selettive nella scelta dei progetti puntando su quelli che offrono vantaggi competitivi e/o una forte longevità nei rapporti con i clienti a termine.
Di fronte poi al rischio di un aumento dei prezzi dell’input nelle costruzioni con il nuovo corso politico dell’amministrazione Trump, “ci aspettiamo che gli appaltatori, che potrebbero essere toccati da questi cambiamenti, abbiano iniziato a pianificare le modalità per mitigare queste sfide, a cominciare da ordinativi di materiali di lungo termine e contratti a prezzo fisso”, indica l’agenzia di rating.
Per quanto riguarda le supply chain, il Global Supply Pressure Index, nell’ultima lettura di ottobre, si attestava a -0.32, indicando un livello relativamente normale per le catene di fornitura. La stabilizzazione delle supply chain dovrebbe agevolare il percorso delle offerte di progetto e la consegna di progetti gestibili nel 2025. Tuttavia, il rischio di interruzioni della catena di approvvigionamento dalle catastrofi naturali e/o dalle crescenti tensioni geopolitiche rappresentano una sfida continua per il settore.
Il report analizza ed elenca, quindi, più nel dettsglio i fattori di rischio per le costruzioni. Il settore continua a confrontarsi con “notevoli sfide secolari che – avverte l’agenzia di rating – se non attentamente gestite, possono determinare ritardi nei progetti e inficiare la profittabilità dei progetti stessi”. I crescenti rischi geopolitici possono impattare sulle catene di approvvigionamento e sui costi dell’energia, portando a ritardi e sovraccosti. C’è l’incertezza dovuta all’evoluzione dello scenario politico, come appunto quello statunitense, che può aprire la strada a dazi e barriere commerciali, e cambiamenti regolatori. C’è poi il rischio legato alla gestione della forza lavoro. Con grandi portafogli di ordinativi, le aziende si trovano nella situazione di doversi confrontare con la carenza di profili professionali più qualificati. Altro elemento di rischio sono gli alti costi dei materiali e della manodopera. L’indice dei prezzi alla produzione dei materiali e componenti sembra essersi stabilizzato ma rimane ad alti livelli mentre la compensazione totale, che include retribuzioni e benefits, è continuata a salire. Nell’Unione Europea, i costi per ora lavorata nelle costruzioni è salita del 5,8% nel secondo trimestre del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023 e il costo del lavoro negli Usa è cresciuto del 3% nel terzo trimestre di quest’anno rispetto al corrispondente periodo del 2023. Una stretta sulle politiche di immigazione da parte dell’amministrazione Trump potrebbe anche incidere sulla disponibilità di lavoro nel settore.
Dbrs Morningstar prevede che le aziende nel proprio portafoglio di credit rating (con una significativa quota nel settore publico) registrino nel 2025 una crescita dei ricavi a una cifra medio-bassa. Riguardo ai margini, “ci aspettiamo che i grandi gruppi di costruzioni gestiscano con attenzione le vendite, i costi amministrativi e continuino a riflettere i costi più alti di materiali e costo del lavoro nei prezzi delle loro offerte. Anticipiamo che siano in grado di mantenere i margini a simili livelli. I gruppi più grandi saranno in una migliore posizione per affrontare le sfide grazie alla diversificazione geografica e della clientela e alla capacità di sfruttare l’economia di scale per assicurare i prezzi dei subcontractor e dei fornitori. Inoltre, hanno un più grande potere negoziale su modifiche contrattuali sui progetti, con uno shift da contratti a prezzo fisso a progetti con costi rimborsabili, che generalmente hanno una più grande predittività sui ricavi.
Di contro, spiega l’agenzia di rating, “i nostri credit rating su piccoli contractor regionali senza diversificazione geografica potrebbero essere sotto pressione nel 2025. Notoriamente, questi gruppi che lavorano come subtrade per general contractor o proprietari privati devono fronteggiare un aumentato rischio di impatto sui ricavi dalla supply chain o dai ritardi dei progetti e dall’aumento dei costi. La liquidità continua ad essere estremamente importante per le piccole aziende che devono affrontare cicli più lunghi di cash conversion. Dal momento che il prezzo è un fattore significativo nell’aggiudicazione dei contratti, in un’industria con margini estremamente stretti, questo pone una minaccia alle aziende più piccole che possono avere una mancanza di potere per negoziare rischi contrattuali con i loro clienti”.
Infine, il report si sofferma sul potenziale impatto dell’introduzione di nuove tecnologie nel settore partendo dalla premessa che l’industria delle costruzioni “è tipicamente lenta nell’adottare nuove tecnologie a causa dei costi aggiuntivi e del rischio percepito”. Pertanto, “non ci aspettiamo un ‘dilemma lavoro’, che venga materialmente migliorato nel medio termine attraverso l’adozione di robotica e automazione. Tuttavia, grandi gruppi continueranno a dare la priorità a investimenti in training e tecnologia, incluso l’uso di elementi prefabbricati nel caso di costruzioni più standardizzate, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza come pure di allentare le sfide della forza lavoro e della supply chain”.