LA GIORNATA

La Bce TAGLIA i tassi dello 0,25%, è la quarta volta da giugno

  • Giorgetti: “Pil  verso +0,7%, sull’Ires premiale ci siamo”
    Fitto, politica di coesione contribuirà all’azione degli Stati per raddoppiare investimenti sul diritto alla casa
  • Istat, 3° trimestre: occupati in aumento dello 0,5% rispetto a aprile-maggio
  • Scaldino, La Russa: “Decreti d’urgenza scesi da 40 a 28”
  • Eurostat, il 93% delle aziende dell’UE applica misure di sicurezza ICT

12 Dic 2024

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La Bce, per la quarta volta da quando ha iniziato a tagliare i tassi lo scorso giugno, riduce il costo del denaro con una sforbiciata da 25 punti base. Lo ha comunicato ieri la Banca centrale europea.
Il tasso sui depositi scende così al 3%, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali al 3,15%, quello sui prestiti marginali al 3,40%.

In particolare – si legge nella nota discussa poi alla stampa dalla presidente Christine Lagarde – la decisione di abbassare il tasso di deposito, il tasso attraverso il quale il Consiglio direttivo orienta la posizione di politica monetaria, si basa sulla sua valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, delle dinamiche dell’inflazione di fondo e della forza della trasmissione della politica monetaria. Il processo di disinflazione è sulla buona strada. Lo staff prevede un’inflazione complessiva media del 2,4% nel 2024, del 2,1% nel 2025, dell’1,9% nel 2026 e del 2,1% nel 2027, quando diventerà operativo il sistema di scambio di quote di emissione ampliato dell’UE. Per l’inflazione escludendo energia e cibo, lo staff prevede una media del 2,9% nel 2024, del 2,3% nel 2025 e dell’1,9% sia nel 2026 che nel 2027.

La maggior parte delle misure dell’inflazione di fondo suggerisce che l’inflazione si stabilizzerà intorno all’obiettivo di medio termine del 2% del Consiglio direttivo su base sostenuta. L’inflazione interna è scesa ma rimane elevata, soprattutto perché salari e prezzi in alcuni settori si stanno ancora adeguando alla passata impennata dell’inflazione con un ritardo sostanziale. Le condizioni di finanziamento si stanno allentando, poiché i recenti tagli ai tassi di interesse del Consiglio direttivo stanno gradualmente rendendo meno costosi i nuovi prestiti per aziende e famiglie. Ma continuano a essere rigide perché la politica monetaria rimane restrittiva e i passati aumenti dei tassi di interesse si stanno ancora trasmettendo allo stock di credito in essere.

Il personale ora prevede una ripresa economica più lenta rispetto alle proiezioni di settembre. Sebbene la crescita sia ripresa nel terzo trimestre di quest’anno, gli indicatori del sondaggio suggeriscono che ha rallentato nel trimestre in corso. Il personale prevede una crescita dell’economia dello 0,7% nel 2024, dell’1,1% nel 2025, dell’1,4% nel 2026 e dell’1,3% nel 2027. La ripresa prevista si basa principalmente sull’aumento dei redditi reali, che dovrebbe consentire alle famiglie di consumare di più, e sulle imprese che aumentano gli investimenti. Nel tempo, gli effetti gradualmente svaniti della politica monetaria restrittiva dovrebbero supportare una ripresa della domanda interna. Il Consiglio direttivo è determinato a garantire che l’inflazione si stabilizzi in modo sostenibile al suo obiettivo di medio termine del 2%. Seguirà un approccio dipendente dai dati e riunione per riunione per determinare l’orientamento appropriato della politica monetaria. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, delle dinamiche dell’inflazione sottostante e della forza della trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo non si sta impegnando in anticipo su un particolare percorso di tasso. “E’ fondamentale dare prontamente seguito, con politiche strutturali concrete e ambiziose, alle proposte di Mario Draghi per una maggiore competitività europea e a quelle di Enrico Letta per il rafforzamento del mercato unico”, ha detto Lagarde ai giornalisti. “L’attuazione piena, trasparente e immediata del nuovo quadro di governance economica dell’Ue aiuterà i governi a ridurre stabilmente il disavanzo di bilancio e il rapporto debito/Pil”.

 

Giorgetti: “Pil  verso +0,7%, sull’Ires premiale ci siamo”

 “Avevamo fatto tutte previsioni assolutamente prudenziali, questa revisione del Pil che stimiamo possa arrivare allo 0,7 non ci cambia i numeri di finanza pubblica, anzi siamo convinti che otterremo risultati ancora migliori”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti intervenendo ad Atreju. Intanto, si avvina al traguardo l’Ires premiale.  “La logica dell’Ires premiale è che se tu imprenditore hai fatto degli utili e li tieni in azienda ti facciamo lo sconto sulle tasse, un meccanismo apparentemente semplice che vogliamo semplice e aspettate tra sabato e domenica, qualcuno sarà costretto a fare nottata, vedrà la luce. Abbiamo lavorato e ci siamo arrivati”, ha annunciato Giorgetti . “Confermo la copertura, speriamo di non sbagliare come fatto in passato su altre misure, di 400 milioni, ma non significa che gli investimenti mobilitati sono 400 milioni”, ha spiegato il ministro dell’Economia. Interpellato poi a margine dai cronisti che gli chiedevano se questi soldi li prenderanno dalle banche, ha risposto: “Sì”.

Fitto, politica di coesione contribuirà all’azione degli Stati per raddoppiare investimenti sul diritto alla casa

La politica coesione contribuirà all’azione degli Stati membri per raddoppiare gli investimenti previsiti per il diritto a una casa a livello accessibile. Mi impegnerò a supportare l’attuazione dell’iniziativa “Restore” una volta che sarà approvata dal Parlamento. I disastri devastanti hanno bisogno di una risposta europea”. Lo ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea con delega alla Coesione e le Riforme, Raffaele Fitto, in audizione congiunta della commissione per la Coesione territoriale del Comitato delle regioni e Sviluppo regionale del Parlamento europeo. “La politica di Coesione deve essere rinforzata e ammodernata, è chiamata a fare di più, non solo riducendo le disparità, ma contribuendo alle priorità europee come la sicurezza geopolitica, e l’industria strategica, la competitività, e la preparazione al futuro allargamento”, ha detto.

La priorità, ha continuato, “è consolidare l’impegno della politica di Coesione affinché ogni europeo abbia le opportunità e un futuro lunìminoso a prescindere da dove decide di vivere”. “Lavoreremo per il diritto di rimanere nel luogo in cui decidono di vivere, ma questa libertà dipende dalle ragioni, come l’investimento in competenze, trasporti e governo locale e servizi di qualità”, ha affermato Fitto. “L’obiettivo è mantenere vivo cuore della politica di coesione, e cioè il ruolo cruciale delle città e delle aree locali, vogliamo che le regioni e le comunità abbiano il controllo del destino e aiutino a plasmare le nostre politiche”, ha dichiarato l’ex ministro.

“Ogni regione ha il suo contesto specifico, ha bisogni di investimenti differenti dalle altre: la responsabilità delle regioni e delle comunità locali è fondamentale per uno sviluppo efficace, è un valore cruciale della nostra democrazia”, ha aggiunto. “Sono impegnato a condividere la gestione e a valorizzare il ruolo chaive di regioni e città”, ha detto Fitto, dicendosi pronto a impegnarsi per una governance multilivello e il rispetto del principio partenariato”. “I partner locali rispondono meglio alle esigenze del territorio, le regioni resteranno al centro”, ha detto ancora.

Istat, 3° trimestre: occupati in aumento dello 0,5% rispetto a aprile-maggio

Nel terzo trimestre 2024, l’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell’1,5% rispetto al terzo trimestre 2023. Nello stesso periodo il Pil è rimasto stazionario in termini congiunturali ed è cresciuto dello 0,4% in termini tendenziali.

Gli occupati aumentano di 117 mila unità (+0,5%) rispetto al secondo trimestre 2024, a seguito della crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (+111 mila, +0,7%) e degli indipendenti (+43 mila, +0,8%) che ha più che compensato la diminuzione dei dipendenti a termine (-37 mila, -1,3% in tre mesi); cala il numero di disoccupati (-149 mila, -8,7% in tre mesi) e aumenta quello degli inattivi di 15-64 anni (+88 mila, +0,7%). Simile la dinamica per i tassi: quello di occupazione raggiunge il 62,4% (+0,2 punti), il tasso di disoccupazione scende al 6,1% (-0,6 punti) e quello di inattività 15-64 anni sale al 33,4% (+0,2 punti). Nei dati provvisori del mese di ottobre 2024, rispetto al mese precedente, prosegue l’aumento degli occupati (+47 mila, +0,2%) e del relativo tasso (+0,1 punti) che si associa alla diminuzione del tasso di disoccupazione (-0,2 punti) e alla crescita di quello di inattività 15-64 anni (+0,1 punti).

L’occupazione cresce anche in termini tendenziali (+517 mila, +2,2% rispetto al terzo trimestre 2023), coinvolgendo pure in questo caso i dipendenti a tempo indeterminato (+3,6%) e gli indipendenti (+2,6%) a fronte della diminuzione dei dipendenti a termine (-5,9%); prosegue il calo del numero di disoccupati (-418 mila in un anno, -22,7%), mentre torna a crescere quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+100 mila, +0,8%). Tale dinamica si riflette nella crescita del tasso di occupazione (+1,0 punti in un anno) e di quello di inattività (+0,1 punti) e nella diminuzione del tasso di disoccupazione (-1,7 punti).

Dal lato delle imprese, la crescita congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti si osserva anche in questo trimestre, con un aumento pari a 0,5% nel totale e di 0,4% nelle componenti a tempo pieno e a tempo parziale. Rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, l’aumento si attesta a 2,2% nel totale e nella componente part time, lievemente inferiore la crescita della componente full time (+2,1%).

Le ore lavorate per dipendente diminuiscono sia in termini congiunturali (-0,9%) sia tendenziali (-1,0%) e il ricorso alla cassa integrazione sale a 8 ore ogni mille ore lavorate. Il tasso dei posti vacanti rimane invariato, al 2%, nel confronto congiunturale e diminuisce di 0,2 punti percentuali in quello tendenziale.

L’aumento del costo del lavoro per Unità di lavoro equivalente a tempo pieno (Ula) su base congiunturale, pari all’1%, è di uguale entità per le sue componenti (retribuzioni e contributi sociali). Su base annua, per effetto dei miglioramenti stabiliti nei rinnovi contrattuali, la crescita del costo del lavoro è più marcata, attestandosi al 4,6%; l’aumento riguarda sia la componente retributiva (+4,3%) – che registra, per il secondo trimestre consecutivo, la massima intensità di crescita nella serie storica dal 2010 (escludendo il periodo eccezionale di emergenza sanitaria) – sia, in misura più significativa, i contributi sociali (+5,1%).

Autonomia differenziata, dalla Cassazione ok al Referendum

La Cassazione ha dato il via libera al referendum per l’abrogazione dell’autonomia differenziata. L’Ufficio centrale della Suprema Corte, ha quindi ritenuto legittima la richiesta di abrogazione. L’ordinanza della Cassazione arriva dopo il pronunciamento della Consulta che aveva considerato “illegittime” specifiche disposizioni dello stesso testo legislativo. La Corte Costituzionale sarà ora chiamata a giudicare l’ammissibilità del referendum.

Il 3 dicembre scorso la Consulta, chiamata ad esprimersi sulle questioni di costituzionalità e accogliendo parzialmente i ricorsi di quattro Regioni, aveva affermato che “il regionalismo corrisponde a un’esigenza insopprimibile della nostra società, come si è gradualmente strutturata anche grazie alla Costituzione” e “spetta, però, solo al Parlamento il compito di comporre la complessità del pluralismo istituzionale”.

“Prendo atto della sentenza della Corte di Cassazione, perché comunque per me ha un valore assoluto, e dico: premesso che poi sarà la Corte costituzionale a giudicare sull’ammissibilità del referendum, io dico perché no?”, ha commentato il ministro Roberto Calderoli, promotore della riforma, alla festa di Fratelli d’Italia Atreju. “Sono anche soddisfatto della sentenza della Cassazione, perché dichiarando ammissibile il referendum alla luce della sentenza della Corte – che aveva richiesto l’inammissibilità totale della legge, bocciata, e che su 52 motivi di incostituzionalità ne ha accettati 14 con 13 non ammissibili e 25 infondati – di fatto dice che la legge 86 è viva, vegeta e gode anche non di ottima, ma di buona salute. Vuol dire anche che la legge c’è ed è immediatamente applicabile”, ha aggiunto Calderoli.

Soddisfazione per la decisione è arrivata anche dall’opposizione. “È una decisione importante contro una legge che aumenta le disuguaglianze tra i territori e indebolisce l’unità nazionale. Settori come sanità, scuola e infrastrutture non possono essere frammentati”, ha dichiarato il deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli. “Una nuova sonora bocciatura per il governo e per la maggioranza che sono andati avanti a testa bassa nell’approvazione della legge, nel contrasto al referendum e nella volontà di perseverare anche dopo che la Corte Costituzionale ha svuotato la legge cancellandone i pilastri principali”, hanno commentato in una nota i rappresentanti del M5S nelle Commissioni Affari Costituzionali della Camera e del Senato Enrica Alifano, Carmela Auriemma, Roberto Cataldi, Alfonso Colucci, Alessandra Maiorino e Pasqualino Penza.

Scaldino, La Russa: “Decreti d’urgenza scesi da 40 a 28”

“Ritengo che la democrazia diretta sia la cosa migliore. Vista la percentuale di votanti nell’ultima elezione, sul referendum sarebbe da studiare se ritenere la soglia del 50% più uno dei votanti un po’ troppo alta. La mia valutazione è che anche il referendum si possa ritenere valido se vada a votare un elettore in più del 40%. Lo dico senza invadere campi che non sono i miei”. Lo ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, in occasione del tradizionale scambio di auguri con la stampa parlamentare. “Se ci sarà referendum ben venga, perché al di fuori delle valutazioni possano essere gli italiani a decidere. La bocciatura della Corte costituzionale va accettata e rispettata, se ha detto che il testo non è in sintonia col dettato costituzionale al Parlamento non spetta altro che prenderne atto. Ma la Corte non ha detto che la riforma è incostituzionale, ma che alcuni passaggi vanno corretti e al Parlamento spetta correggerli, e credo che lo farà”.

“La scelta del premierato al posto del presidenzialismo fu fatta perché si pensava potesse essere terreno di confronto con l’opposizione, così non è stato. Se si fosse presentata l’elezione diretta del capo dello Stato, non credo che ci sarebbe stata meno avversione”, ha poi detto il presidente del Senato. “Non credo che ci sia stato un ripensamento sulla riforma, ma non ho partecipato a confronti su questo tema”. Sulla decretazione d’urgenza, sul suo uso eccessivo, dopo l’appello rivolto al Governo lo scorso anno un “risultato c’è. L’anno passato i decreti sono stati la bellezza di 40, quest’anno 28”. Ovvero si sono “quasi dimezzati”.

Lavoro, Inps: nel 2023 26,6 milioni di occupati (+1,2% sul 2022)

L’INPS ha pubblicato l’Osservatorio su lavoratori dipendenti e indipendenti, evidenziando che – nel 2023 – il numero totale di lavoratori in Italia ha raggiunto i 26,6 milioni, segnando un
incremento dell’1,2% rispetto al 2022 e un incremento ancora più significativo (del 4,2%) rispetto al 2019, l’anno pre-pandemia. L’Osservatorio integra i dati di tutti gli assicurati presso le diverse gestioni previdenziali INPS, coprendo circa il 95% degli occupati regolari in Italia. Le uniche eccezioni riguardano i professionisti iscritti alle Casse previdenziali degli ordini e alcune categorie di lavoro autonomo occasionale esentate dalla contribuzione.

Principali Risultati del Rapporto:
– Numero totale di lavoratori: 26.618.000, con un incremento di circa 316.000 unità rispetto
all’anno precedente.
– Settimane lavorate: il numero medio di settimane lavorate nel 2023 si attesta a 43,2 settimane,
leggermente superiore rispetto al 2019 (42,9 settimane).
– Reddito medio annuo: in crescita del 2,9%, il reddito medio annuo da lavoro supera i 25.000 euro.

Distribuzione Territoriale
– Nord Ovest: 29,2% (7,8 milioni di lavoratori)
– Nord Est: 22,7% (6 milioni di lavoratori)
– Centro: 21,2% (oltre 5,6 milioni di lavoratori)
– Sud: 18,5% (circa 5 milioni di lavoratori)
– Isole: 8,4% (2,2 milioni di lavoratori)

Nel 2023, 737.496 lavoratori (il 2,8% del totale) sono pensionati che continuano a lavorare. Tra questi, l’incidenza è massima tra i lavoratori iscritti alla gestione separata e comprende:
– Altri collaboratori: 29,9%
– Amministratori: 15,9%
– Collaboratori: 13,2%
– Autonomi agricoli: 24,7%
– Lavoratori occasionali: 13,1%
– Artigiani: 11%
– Commercianti: 9,3%

Questi dati evidenziano la resilienza del mercato del lavoro italiano e la continua crescita del numero di lavoratori, che si traduce in maggiore stabilità economica e opportunità professionali.

Confindustria e Ceoe, Italia-Spagna alleate per rilanciare la crescita Ue

Si è tenuto ieri mattina a Roma, presso Palazzo Colonna, l’incontro imprenditoriale Italia – Spagna nell’ambito della visita di Stato di S.M. il Re Filippo VI in Italia, alla presenza di 130 aziende spagnole e italiane per discutere delle alleanze strategiche tra i due Paesi e delle sfide e prospettive per un futuro di crescita sostenibile nell’ambito del nuovo ciclo europeo.

L’incontro, organizzato da Confindustria, CEOE, dalla Segreteria di Stato per il Commercio -ICEX e dalla Camera di Commercio spagnola, ha visto la partecipazione di S.M. il Re Filippo VI di Spagna e del Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani, della Vice Presidente di Confindustria per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti Barbara Cimmino, del presidente di CEOE Antonio Garamendi, oltre al Segretario di Stato al Commercio e Presidente di ICEX España Exportación e Inversiones, Amparo López Senovilla e al Presidente della Camera di Commercio spagnola, José Luis Bonet.

Il Business Summit è stato preceduto da una colazione ristretta in cui il Re di Spagna è stato accolto dal Ministro Tajani e dal Presidente di Confindustria Emanuele Orsini e dal Presidente di CEOE Antonio Garamendi. “Le relazioni economiche tra Italia e Spagna sono solide, con oltre 2.000 aziende italiane in Spagna che generano 600 mila posti di lavoro e un fatturato superiore a 300 milioni di euro. Questa connessione, basata su sistemi produttivi complementari e una comune vocazione manifatturiera, offre ancora ampi margini di crescita. Rafforzare la collaborazione nei settori della sostenibilità, digitalizzazione e transizione energetica è essenziale per affrontare sfide condivise e accrescere la competitività. Insieme, possiamo promuovere un’agenda europea che valorizzi le nostre industrie e il ruolo dell’Unione Europea nel contesto globale”, ha detto Barbara Cimmino, Vice Presidente di Confindustria per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti.

“Il sostegno fornito dalla presenza di Sua Maestà il Re a questo incontro ha un ruolo fondamentale per continuare a fare progressi nel lavoro congiunto di collaborazione e rafforzamento delle relazioni commerciali tra Spagna e Italia. Dobbiamo essere in grado di continuare a rafforzare i nostri legami e trovare una voce comune quando si tratta di definire il percorso da seguire a livello europeo, dal punto di vista commerciale. Vogliamo incoraggiare un maggior numero di aziende spagnole a essere presenti in Italia, così come noi vogliamo accogliere più aziende italiane in Spagna”, ha aggiunto il presidente della CEOE, Antonio Garamendi. Ai saluti istituzionali e al dibattito sulle relazioni industriali e commerciali tra i due Paesi, sono seguiti i tavoli settoriali su Infrastrutture, Mobilità e Trasporti; Energia, Ambiente e Transizione Verde; Industria, Difesa e Tecnologia; Finanza, Assicurazioni e Investimenti.

Gli scambi commerciali tra Itala e Spagna superano i 73 miliardi di euro, con 66,1 miliardi legati al commercio di beni, confermando la comune vocazione industriale. La Spagna è il quinto partner commerciale dell’Italia, mentre noi siamo il terzo per la Spagna. Gli investimenti diretti italiani in Spagna ammontano a 43,2 miliardi di euro, mentre quelli spagnoli in Italia raggiungono i 18,7 miliardi. Questi numeri dimostrano una connessione profonda, ma c’è ancora spazio per rafforzare la collaborazione.

Gianni Vittorio Armani nuovo presidente di Elettricità Futura

Gianni Vittorio Armani è il nuovo presidente di Elettricità Futura, l’associazione delle imprese elettriche aderente a Confindustria. Lo ha nominato l’assemblea, succede ad Agostino Re Rebaudengo.

Eurostat, il 93% delle aziende dell’UE applica misure di sicurezza ICT

Nel 2024, il 93% delle  imprese dell’UE   ha applicato almeno una misura per garantire l’integrità, la disponibilità e la riservatezza dei propri dati e sistemi ICT.  La misura di sicurezza più comune utilizzata dalle aziende è stata l’autenticazione tramite password forte (84%), seguita dal backup dei dati in una posizione separata (79%) e dal controllo dell’accesso alla rete (65%). La misura meno comune è stata l’autenticazione tramite metodi biometrici (18%).

A livello nazionale, la quota più alta di imprese che hanno utilizzato almeno 3 misure di sicurezza ICT è stata registrata in Finlandia (93%), seguita da Danimarca (90%), Paesi Bassi e Germania (entrambi 87%). Al contrario, le imprese in Grecia (52%), Bulgaria e Romania (entrambi 53%) hanno segnalato la quota più bassa.

Metalmeccanici, incontro sul rinnovo del contratto nazionale tra Federmeccanica, Assistal e Fim, Fiom, Uilm

Si è svolto ieri il l’incontro in delegazioni plenarie dopo la Proposta Federmeccanica Assistal presentata al Sindacato il 10 ottobre u.s..

«La nostra Proposta è una risposta alle richieste del Sindacato, ai bisogni dei lavoratori incidendo sulle varie dimensioni della persona, alle esigenze delle imprese incidendo su fattori di competitività, ai problemi sociali che potranno incidere negativamente su persone e imprese. La nostra Proposta è la risposta a chi dice che non vogliamo rinnovare il CCNL nonostante le gravissime difficoltà del nostro Settore. La nostra Proposta è la dimostrazione concreta che Federmeccanica vuole continuare il percorso del Rinnovamento avviato e condiviso con il CCNL del 2016. Alla nostra Proposta che riconosce benefici aggiuntivi rispetto all’adeguamento all’inflazione (IPCA NEI), con strumenti e modalità che tengono conto della grave situazione del Settore, il Sindacato ha risposto con l’annuncio dell’apertura di una fase conflittuale, annunciando uno sciopero di 8 ore, oltre al blocco delle flessibilità».

• Negli ultimi anni le retribuzioni nel nostro Settore sono cresciute di più e il fatturato è sceso di più rispetto al complesso dell’Industria.

• Con l’adeguamento ex post dei minimi tabellari all’IPCA NEI, sulla base delle stime ad oggi disponibili, l’incremento totale sarebbe pari a 173,37 euro nel periodo 2025-2028.

• In più sono previsti altri benefici che complessivamente, al verificarsi delle condizioni previste sui vari istituti, potranno determinare fino a 6.510 euro circa lordi come massa salariale al livello C3 nel periodo 2025-2028.

• In più grazie agli incentivi sui flexible benefits i dipendenti potranno ricevere fino a 500 euro netti aggiuntivi nel periodo 2025-2028.

• Con l’assicurazione per la non autosufficienza si potrà ottenere una copertura che al singolo individuo costerebbe complessivamente tra i 12 mila e i 14 mila euro (senza considerare i servizi).

• In più il miglioramento della previdenza complementare per pensioni più alte, il miglioramento dell’assistenza sanitaria integrativa per le fasce deboli, più formazione mirata, più sicurezza sul lavoro, più politiche di genere e altro ancora.

Milano-Cortina 2026, Salvini: speso oltre il 50% del budget a terra

“Non so che cosa abbia fatto la fondazione nei due anni precedenti al mio arrivo, nell’ottobre 2022; so però che cosa abbiamo fatto noi dall’ottobre 2022 ad oggi. Abbiamo trovato una situazione effettivamente ferma: a settembre 2023 era stato speso lo 0,05 per cento del budget a disposizione. Oggi abbiamo più che superato il 50 per cento di budget messo a terra”.

Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture dei trasporti Matteo Salvini durante il question time in Senato rispondendo a un’interrogazione Lega “sulle tempistiche di realizzazione delle infrastrutture collegate alle olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026”.

Appalti, Upb-Irpet: nuovo CdC, nel 2023 -5,4% dell’utilizzo di procedure aperte e +2,3% di ricorso a Cuc

L’Ufficio parlamentare di bilancio ha pubblicato una Nota realizzata in collaborazione con l’IRPET che analizza l’impatto della riforma del Codice dei Contratti (CdC) e della rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) sugli appalti pubblici, entrambi intervenuti nella seconda metà del 2023. Lo studio si concentra in particolare sui lavori pubblici di importo superiore a 40.000 euro avviati dai Comuni tra il 2022 e il 2024. L’analisi non tiene conto delle recenti ulteriori modifiche al CdC né delle due ulteriori revisioni del PNRR approvate nel 2024.

Dall’analisi sul nuovo CdC emergono i seguenti principali risultati:

· una riduzione della probabilità di ricorrere a procedure aperte in media del 5,4 per cento, con un calo più marcato per gli appalti PNRR/PNC (7,3 per cento, contro 4,1 per gli altri). Maggiore complessità dei contratti PNRR/PNC e necessità di tempi rapidi di affidamento hanno probabilmente favorito l’utilizzo di procedure negoziate e affidamento diretto. La riduzione delle procedure aperte è stata osservata per tutte le tipologie di appalto nel Mezzogiorno, mentre nel Centro e nel Nord il calo ha riguardato solo gli appalti PNRR/PNC.

· Un aumento del ricorso alle Centrali di committenza intercomunali (CUC) del 2,3 per cento (3,2 per cento per gli appalti relativi al PNRR/PNC e 2 per cento per gli altri), dato che risulta inatteso, stante l’aumento stabilito dalla riforma del CdC della soglia di valore dell’appalto che obbliga a servirsi di stazioni appaltanti qualificate. L’effetto potrebbe essere derivato dalla maggiore percezione del sistema di qualificazione e dall’esperienza di ricorso alle CUC acquisita con gli appalti PNRR/PNC negli anni precedenti la riforma.

· Nessun impatto significativo sui prezzi e sulle strategie di offerta. La riduzione dei prezzi è modesta e in linea con quella generale dell’ultimo decennio; il numero di partecipanti alle gare è aumentato in misura limitata e tale da non lasciar supporre effetti permanenti sulle caratteristiche di competitività delle procedure di affidamento.

· Una riduzione della durata della fase di affidamento di circa 9 giorni in media sia per i progetti PNRR/PNC che per gli altri, con una flessione ancora più marcata nel Mezzogiorno dove si rileva un calo in media di circa 20 giorni per le procedure negoziate (-38 per cento rispetto alla fase antecedente al nuovo CdC) e dai 20 ai 30 giorni per quelle aperte (-35 per cento). Tale trend di riassorbimento dei gap territoriali andrà ovviamente verificato nella consistenza e continuità nei prossimi mesi.

Nella seconda metà del 2023, l’incertezza sulla programmazione e sulle risorse disponibili legata al processo di rimodulazione del PNRR ha avuto un impatto negativo sull’avanzamento dei lavori. Lo studio UPB-IRPET confronta al 31 dicembre 2023 l’avanzamento dei lavori commissionati dai Comuni relativi ai progetti che tra luglio e dicembre 2023 hanno scontato il rischio di essere rimodulati ea quelli che non sono stati esposti a questo rischio. Tale avanzamento è calcolato – per il singolo progetto – come rapporto tra il valore delle procedure di gara avviate e il finanziamento complessivo destinato allo stesso progetto. L’analisi stima un effetto di rallentamento dell’esecuzione delle opere in media del 14,2 per cento, con picchi nel Nord e nel Mezzogiorno. A risentire dell’incertezza sulla programmazione e sulle risorse disponibili sono stati soprattutto i Comuni di minore dimensione, meno attrezzati in strumentazione e in capitale umano. Forse è proprio questa l’evidenza più importante per la policy, considerando che le piccole Amministrazioni rappresentano circa il 90 per cento dei soggetti attuatori del PNRR e gestiscono circa il 60 per cento dei progetti.

In conclusione, i risultati dello studio UPB-IRPET suggeriscono l’importanza di un quadro normativo chiaro e stabile per favorire la programmazione degli investimenti da parte delle Amministrazioni, la partecipazione delle imprese e la realizzazione tempestiva delle opere pubbliche: sono dimostrati infatti gli effetti negativi di interventi frequenti e poco organici sulle norme che regolano il funzionamento di un mercato complesso e strategico come quello degli appalti. Nel corso del 2024 sono state proposte e approvate ulteriori modifiche al PNRR/PNC e a oggi il processo potrebbe non essere ancora concluso. Inoltre, proprio mentre questa Nota viene pubblicata, è all’approvazione parlamentare un decreto correttivo del Codice a un solo anno dal suo varo.

Saipem si aggiudica due progetti per il trasporto e stoccaggio Co2 in Uk

Saipem ha ricevuto l’aggiudicazione definitiva dei due progetti Northern Endurance Partnership (NEP) e Net Zero Teesside Power (NZT) per lo sviluppo delle strutture offshore per il trasporto e lo stoccaggio di CO2 nell’East Coast Cluster nel Regno Unito. Il valore complessivo dei due progetti, della durata di 30 mesi, è di circa 650 milioni di euro. Lo scorso 15 marzo Saipem aveva comunicato di aver firmato per i suddetti progetti una lettera di intenti. Il primo progetto è stato assegnato da Net Zero North Sea Storage Limited, società della Northern Endurance Partnership (NEP), una joint venture tra l’operatore bp, Equinor e Total Energies. Il secondo progetto è stato assegnato da Net Zero Teesside Power Limited, una joint venture tra bp ed Equinor. L’aggiudicazione definitiva fa seguito al completamento dei processi approvativi e alle positive decisioni finali di investimento (FID) da parte dei clienti e del governo del Regno Unito.

Come già comunicato, lo scopo del lavoro di Saipem comprende l’ingegneria, l’approvvigionamento, la costruzione e l’installazione (EPCI) di una condotta offshore da 28 pollici lunga circa 143 km, con i relativi approdi e strutture a terra di controllo e ispezione per il progetto NEP, e l’EPCI della linea di evacuazione dell’acqua per il progetto NZT.

L’installazione offshore della condotta sarà eseguita dalla nave ammiraglia Castorone di Saipem e le operazioni vicino alla costa saranno eseguite dal Castoro 10, nave posatubi di Saipem specializzata in attività in acque poco profonde.

Una volta completati, i progetti contribuiranno alla realizzazione del primo polo industriale a zero emissioni nel nord-est dell’Inghilterra e al raggiungimento degli obiettivi Net Zero del Regno Unito con il trasporto e lo stoccaggio di circa 4 milioni di tonnellate di CO2 all’anno a partire dal 2028.

Bollette, gas in aumento: a Milano per le abitazioni in classe G +20% rispetto alla crisi e +68% al pre-Covid

Salute, lo studio del Distretto Biomedicale di Mirandola: il paziente al centro, l’importanza dell’innovazione

Nei mesi scorsi il Distretto Biomedicale di Mirandola ha condotto uno studio dal titolo IL PAZIENTE AL CENTRO. L’IMPORTANZA DELL’INNOVAZIONE DEI DISPOSITIVI MEDICI PER LA SANITA’, su un campione di 40 aziende, per definire quali interventi proporre al Governo in un quadro di sostenibilità della spesa sanitaria e accesso alle cure più avanzate per i pazienti. Gli esperti del settore che hanno partecipato al tavolo di lavoro sono Walter Ricciardi, Massimiliano Boggetti e Alberto Nicolini. Di seguito le raccomandazioni che ne sono emerse.

Il così detto “Payback” è sostanzialmente una maxi-tassa in base alla quale le aziende private del settore che forniscono i dispositivi medici alla Sanità pubblica, sono chiamate a sanare lo sforamento del tetto fissato dallo Stato sulla spesa sanitaria regionale, con una quota pari al 50% dell’intero importo dichiarato dalle Regioni. “Una cifra folle, pari a 6 miliardi di euro, della quale i fornitori non avevano contezza preventiva, né controllo. Il sistema di tassazione del payback è stato inserito nel Dl Aiuti bis dell’ottobre 2022 e definisce le regole per l’applicazione di un sistema di compartecipazione delle imprese allo sforamento dei tetti regionali di spesa sanitaria. È stato pensato oltre 8 anni fa, dal governo Renzi, come sistema di tassazione nato per il settore farmaceutico, poi nel 2022 trasferito anche al settore dispositivi medici. Di fatto lo Stato sposta ex lege una parte dei costi per le cure indispensabili degli italiani sulle aziende private del settore, che sono chiamate a sanare lo sforamento del tetto fissato sulla spesa regionale. La somma totale viene ripartita per singole aziende, sulla base del fatturato e non dell’utile, e così per 2mila piccole imprese il “payback” è una vera condanna al fallimento. In gioco c’è il futuro del settore dei dispositivi medici e la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale che, se non si agisce immediatamente, andrà incontro al collasso. Sono stati sinora circa duemila i ricorsi al Tar Lazio contro il payback, attualmente pendenti e molti dei quali hanno ottenuto la sospensione cautelare che scade proprio in queste settimane. È quindi urgentissimo sterilizzare gli effetti del payback per il passato (2015-2021) e adottare misure intermedie. Una di queste potrebbe essere una “franchigia”, ossia una soglia di esenzione dalla maxi-tassa per le aziende al di sotto di determinate soglie di fatturato, proposta da molte piccole imprese.

In aggiunta al “payback” il Governo ha introdotto una nuova “tassa” dello 0,75% del fatturato, finalizzata al sostegno del Fondo per il governo dei dispositivi medici. Le Aziende del settore segnalano che negli ultimi anni i prezzi a base d’asta sono molto bassi e quindi si privilegiano prodotti di scarsa qualità. Le stesse Aziende segnalano inoltre che le descrizioni nei capitolati di gara sono obsolete ed impediscono di differenziare, non consentendo la partecipazione di prodotti innovativi. Mancano momenti di confronto tra Istituzioni, Medici, e Piccole e Medie Imprese. Sarebbe importante avere un canale preferenziale dove queste ultime possano presentare le loro innovazioni ad interlocutori in grado di fare valutazioni adeguate. Questa attività viene attualmente lasciata alle sole azioni commerciali, dove ovviamente prevalgono le Aziende più strutturate, molto spesso grandi multinazionali. Un dispositivo medico altamente innovativo è ovviamente esclusivo e quindi non entra nei sistemi di acquisto degli Ospedali se non entro una soglia molto bassa. Questa modalità viene però utilizzata poco ed in modo discontinuo perché le Aziende Ospedaliere temono di essere accusate di irregolarità con tutti i rischi conseguenti (danno erariale ecc.). Sostanzialmente la Sanità compra innovazione soltanto se disponibile sul mercato almeno in due versioni concorrenti da mettere a gara. L’antitesi dell’Innovazione.

In una gara regionale dell’Abruzzo, con Chieti capofila, è stato previsto “il lotto dell’innovazione”; ossia una sorta di piccolo bando in cui i vari operatori economici erano chiamati a proporre la loro innovazione, successivamente giudicata dalla commissione di gara. Partendo da questa esperienza una proposta interessante potrebbe essere quella di istituire in capo alle Regioni una sorta di “obbligo” nei confronti dell’innovazione, attraverso l’istituzione di lotti o sistemi di gara riservati a dispositivi che abbiano determinati requisiti tecnologici, in grado di innalzare il livello di cura dei pazienti.  In questi ultimi due mesi sono state formulate richieste di azioni anti-dumping o di dazi per contrastare l’import di prodotti cinesi. Sicuramente sarebbe necessaria una indagine approfondita sull’esistenza e sulle dimensioni del dumping cinese, ma intanto si potrebbero applicare criteri di reciprocità per l’introduzione di dispositivi medici italiani ed europei in Cina.

Per le aziende produttrici di dispositivi medici sarebbe giusto che per le forniture alla Sanità Pubblica Italiana venisse adeguatamente valutata anche l’affidabilità e la competenza del produttore europeo, per poter fare affidamento sull’intera filiera, soprattutto in momenti di emergenza come la recente pandemia Covid-19. Solo di qualche giorno fa due interessanti pronunce, la prima proprio sulla partecipazione di una società cinese ad una gara d’appalto in Italia, la seconda invece sull’incostituzionalità di tagli lineari alla spesa pubblica, che coinvolgono voci di bilanci regionali relativi alla tutela di interessi primari (primo fra tutti quello alla Salute). Così il TAR Roma n. 20202 afferma che il terzo Codice appalti NON divieta espressamente la partecipazione di un operatore economico proveniente da un Paese extra UE a procedure concorsuali in Italia, ma consente alla Stazione appaltante di decidere caso per caso se ammetterlo o meno; in altri termini “l’accesso di tali imprese [.] lungi dall’essere vietato dalla legge, è ammesso, ma non è garantito”. La sentenza della Corte Costituzionale n. 195/2024, invece, stabilisce che per far fronte ad esigenze di contenimento della spesa pubblica, devono essere prioritariamente ridotte altre spese rispetto a quelle che garantiscono il fondamentale diritto di cui all’art. 32 e che lo Stato non può tagliare “risorse destinate alla spesa costituzionalmente necessaria, tra cui quella sanitaria, già in grave sofferenza per l’effetto delle precedenti stagioni di arditi tagli lineari” ha aggiunto nel corso dell’incontro di presentazione dei risultati dello Studio, Andrea Stefanelli, dello Studio Legale Stefanelli&Stefanelli.

Mauro Giansante

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