RELAZIONE DELLA CORTE DEI CONTI / 2
Per l’edilizia residenziale pubblica gli investimenti sono FERMI. Solo 151 progetti dedicati su 60mila di efficientamento
IN SINTESI
Il fronte della casa continua a rimanere instabile, anzi immobile. Il quadro tracciato lunedì dalla Corte dei Conti ha confermato i ritardi negli investimenti in un settore in cui si è sempre fatto troppo poco. Partendo dall’edilizia residenziale pubblica, per l’efficientamento energetico con ecobonus, su “60.756 progetti finanziati per un ammontare totale di 15,1 miliardi, 13,7 dei quali attraverso risorse proprie del Pnrr” solo 151 risultano “specificatamente rivolti al tema dell’edilizia residenziale pubblica o sociale, per un importo totale di 156 milioni, 142 dei quali finanziati con risorse proprie del Pnrr”. Tanto che la Corte dei Conti scrive che “tali numeri certificano la scarsa incidenza di questa misura per l’edilizia residenziale pubblica, e in generale per le politiche abitative”.

A livello regionale, poi, prevalgono i territori del Nord mentre di molte Regioni mancano i dati. “Se si considera invece l’incidenza di tali interventi per il rafforzamento dell’Ecobonus su immobili Erp in percentuale del totale degli interventi per l’Ecobonus (Grafico 19), si riscontra un’incidenza elevata nelle Marche (2,8 per cento), in Liguria (2,6) e in Friuli-Venezia Giulia (2,4)”.
Anche guardando agli alloggi per studenti, con 1,98 miliardi dal Pnrr “i progetti finanziati sono 86, per un ammontare di 444 milioni. Di questi, solamente 13,5 milioni derivano da risorse del Pnrr, indice del fatto che sì parliamo di riforme più che di investimenti ma anche del fatto che “il valore eccessivamente basso dei progetti attivati, specialmente quelli finanziati mediante risorse proprie del Pnrr, indica la presenza di criticità e rallentamenti in fase di attuazione”.
Politiche per la casa ferme: i PINQuA e l’Housing First in ritardo
Ma le politiche sulla casa sono ferme sotto ogni profilo. Come ricorda la relazione della CdC, all’edilizia residenziale pubblica e a quella sociale, volte ad incidere sul problema della tensione e del disagio abitativo, sono destinate nel Pnrr risorse rientranti prevalentemente nel Piano innovativo per la qualità dell’abitare, i PINQuA (2,8 miliardi). Poi c’è in più parte della dotazione del Piano Nazionale Complementare per la misura Sicuro, verde e sociale, da 2 miliardi. Misure che puntano soprattutto alla riqualificazione e alla manutenzione, più che a un incremento dello stock mediante nuove costruzioni, ma che evidenziano difficoltà realizzative nel caso di molti progetti. I PINQuA, la misura più strettamente connessa alla questione abitativa, per oltre un terzo presentano ritardi rispetto alla relativa programmazione temporale. Inoltre, circa l’80% di questi ritardi si concentra nelle fasi precedenti l’avvio dei lavori. Insomma, dice la Corte dei Conti, continua a non esserci alcuna inversione di tendenza.
Venendo alle misure di cosiddetto Housing first – definito come “modello di intervento nell’ambito delle politiche per il contrasto alla grave marginalità basato sull’inserimento in appartamenti indipendenti di persone senza dimora con problemi di salute mentale o in situazione di disagio socio-abitativo cronico allo scopo di favorire percorsi di benessere e integrazione sociale – “un terzo (117) dei 355 progetti complessivamente riferiti a tale misura è in ritardo; si tratta, cioè, di progetti che si trovano attualmente in una fase dell’iter di realizzazione precedente rispetto a quella in cui dovrebbero essere secondo il cronoprogramma progettuale”.
Infine, ci sono le misure del Piano Nazionale Complementare: “Sicuro, verde e sociale” e quella del rafforzamento dell’Ecobonus e del Sismabonus. I dati disponibili, però, sono solo sulla prima: 989 progetti, tutti riguardanti la realizzazione di lavori, per un importo complessivo di 2 miliardi. 1,2 miliardi su 1,8mld di procedure di gara sono già aggiudicati, non si registra una particolare dispersione territoriale (tutti sopra al 65%) ma “emergono invece differenze più significative per quanto riguarda la quota di gare aggiudicate, da cui emerge che le aggiudicazioni si trovano in una fase più avanzata nelle regioni del Nord”.
Troppi ritardi
Insomma, tranne poche eccezioni, troppo poche, le politiche sulla casa sono indietro. Gli investimenti sono in calo da decenni unitamente a una mancanza di “una struttura normativa unitaria”. Per la Corte dei Conti, detto dell’efficacia generale delle misure Pnrr, “sarebbero necessari anche sforzi di edificazione di nuovi alloggi, compatibilmente con le esigenze di limitare il consumo di suolo, specialmente nei centri urbani più densamente popolati, e di sostenibilità ambientale”.
I ritardi dei progetti sono molti, troppi. La situazione dei PINQuA è quella più emblematica e allora nelle riflessioni sulla seconda fase dell’era Pnrr corre l’obbligo di accogliere l’auspicio della Corte: aggiungere nuovi programmi a quello di Ripresa e Resilienza per continuare a insistere sulle politiche abitative. Altrimenti, continueremo a parlarne come una pesante lacuna del sistema Italia.