DOPO IL CONSIGLIO DI STATO
Tiro al piccione sul correttivo appalti: diventa più difficile l’esame con la Ue
La riforma degli appalti ha già superato l’esame della commissione Ue come target Pnrr ma ogni modifica deve essere risottoposta alla valutazione di Bruxelles soprattutto se in ballo ci sono temi come la concorrenza, il subappalto, la prelazione per il Ppp. La valanga di critiche arrivata da Anac, imprese, Consiglio di Stato – in attesa di quelle di Regioni e Comuni e dei paletti della commissioni parlamentari – indeboliscono notevolmente il provvedimento e consigliano forse al governo di accettare qualche modifica sostanziale. Fra i temi le soglie per affidamenti diretti e procedure negoziate, revisione prezzi, contratto da applicare negli appalti.
Ci fosse stata una larga convergenza sul testo, o quanto meno critiche limitate, la commissione Ue avrebbe probabilmente chiuso un occhio sul correttivo appalti, e forse anche due. Ma il clima che si è creato, un vero tiro al piccione contro il provvedimento messo a punto da Matteo Salvini e approvato in prima lettura dal Cdm, con le durissime contestazioni dell’Anac, delle imprese e del Consiglio di Stato, in attesa di quelle di Regioni e Comuni e dei paletti delle commissioni parlamentari, rende molto più complicato l’esame del provvedimento di fronte alla commissione Ue. Non bisogna dimenticare, infatti, che la riforma degli appalti è un target Pnrr, già superato in prima battuta, ma sempre esposto – soprattutto in caso di modifiche alle riforme già approvate – al giudizio della task force della commissione Ue. Il ragionamento tanto più si fa forte in quanto fra le contestazioni restano sempre in prima fila quelle sulla concorrenza su cui il governo non ha fatto praticamente nulla, mentre sorvegliati speciali sono pure il subappalto, il diritto di prelazione nel Ppp, i consorzi stabili, la qualificazione di stazioni appaltanti e imprese (con la cancellazione del rating). Praticamente impossibile che il governo la passi liscia su tutto con la raffica di osservazioni di merito fatte nel corso delle audizioni parlamentari e dal Consiglio di Stato.
Meglio, allora, cominciare a mettere in cantiere qualche pesante modifica da concordare con le commissioni parlamentari e che siano ben viste anche a Bruxelles. Anche perché qualche bella riforma aggiuntiva può contribuire a smussare l’atteggiamento della task force Pnrr della commissione quando si andrà a valutare i pesantissimi ritardi degli investimenti, soprattutto quelli ferrovbiari.
C’è solo l’imbarazzo della scelta nella scelta dei segnali a Bruxelles. La concorrenza con l’innalzamento dei tetti per gli affidamenti diretti e le procedure negoziate (senza bando) resta la via maestra per avere buoni titoli di ammissione ai prossimi esami. L’attenuazione della prelazione sul Ppp potrebbe non bastare alla commissione su un tema su cui la Ue è sensibilissima da un decennio. Anche la liberalizzazione del subappalto, scritto da Mario Draghi praticamente sotto dettatura della commissione quando era in piedi la procedura di infrazione, sarà un banco di prova e non è consigliabile fare interventi che modifichino l’equilibrio.
Ci sono poi i temi nostrani con le imprese agguerrite sulla revisione prezzi, praticamente svuotata dal correttivo. Anche il Consiglio di Stato sottolinea la variazione sostanziale data dal fatto che il riconoscimento dell’80% non avviene più sull’intera variazione di prezzi, ma solo per la parte sopra la soglia del 5%. C’è poi il supertema dell’assalto al contratto unico dell’edilizia e al sistema delle casse edili su cui compatti imprese e sindacati chiedono modifiche al quarto comma dell’articolo 11, quello che prevede i criteri per definire le tutele analoghe al contratto prescelto. Sotto accusa – anche del Consiglio di Stato – c’è soprattutto l’allegato I.01.