LA MAPPA DEL GSE

Comunità energetiche: APPENA cento quelle attive, tante con un solo impianto sotto i 200 kilowatt di potenza. Arrigoni: 430 richieste di autoconsumo diffuso, obiettivo 5 Gw al 2027

25 Nov 2024

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Comunità energetiche: APPENA cento quelle attive, tante con un solo impianto sotto i 200 kilowatt di potenza. Arrigoni: 430 richieste di autoconsumo diffuso, obiettivo 5 Gw al 2027

Le comunità energetiche sono ben lontane dal rappresentare il fiore all’occhiello della transizione verde italiana. Dal monitoraggio costante che effettua il Gse, Gestore dei servizi energetici, emerge che ad oggi quelle attive sono circa un centinaio (101). Ma soprattutto, la maggior parte di esse ha un solo impianto con potenza inferiore ai 200 kilowatt. Altre non arrivano neppure alla soglia dei 5 kW. Guardando la potenza di alcuni impianti, a spiccare sono quelli di alcuni comuni non certo tra i maggiori: Gubbio, dove opera una turbina eolica da 999 kW; Partinico (Palermo) con 999.9 kW e Gossolenco (Piacenza) con 900 kW. In termini geografici, la Cer situata più a sud si trova a Ferla (Siracusa) mentre quella più a settentrione è a Campo Tures (Bolzano) e entrambe hanno un impianto da 20 kW e meno di cinque utenze servite. Nelle grandi città, invece, c’è una sola comunità rispettivamente a Roma (70 kW), Napoli (55 kW), Genova (20 kW), Palermo (10 kW), Venezia-Mestre (10 kW).

Guardando più in generale, un quadro sulle comunità energetiche e le configurazioni di autoconsumo diffuso (gruppi di autoconsumatori, autoconsumatori a distanza, comunità di cittadini e clienti attivi a distanza), lo ha fatto all’assemblea dell’Anci pochi giorni fa il presidente del Gse Paolo Arrigoni. “Le cer rappresentano la nuova frontiera di impiego delle rinnovabili. Famiglie, Pmi, enti territoriali, enti religiosi e del terzo settore, che aggregandosi e sfruttando le infrastrutture esistenti, impegnandosi a realizzare almeno un impianto a fonte rinnovabile per produrre energia elettrica da distribuire in rete, condividendo e consumando questa energia, permettono di avvicinare nel tempo e nello spazio la produzione e il consumo generando dei benefici al sistema energetico che vengono valorizzati attraverso il riconoscimento di un incentivo erogato per vent’anni dal Gse”.

Al 2027, per Arrigoni, l’obiettivo è arrivare ad installare 5 Gw di nuova potenza rinnovabile con le configurazioni di autoconsumo diffuso. “Agli inizi di novembre 2024, a distanza di 7 mesi dall’entrata in vigore della nuova disciplina, sono oltre 430 le nuove richieste di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso inoltrate al Gse”, ha precisato ancora il presidente Arrigoni. “Per una potenza complessiva di circa 60 Mw, mentre sono oltre 630 le richieste di accesso al contributo Pnrr [40% del costo dell’investimento, ndr] per una potenza complessiva di circa 55 Mw di impianti da realizzare nei Comuni con meno di 5.000 abitanti”. Insomma, stando al quadro work in progress le comunità energetiche aumenteranno. Secondo l’ultimo report sul mercato elettrico redatto dal Politecnico di Milano, già a maggio 2024 erano già 168 le iniziative per la costituzione di configurazioni per l’autoconsumo tra comunità energetiche e autoconsumo collettivo, l’89% in più rispetto al 2023. Ma solo 46 erano state realizzate e 121 erano in fase di progettazione.

 

Le due caratteristiche delle cer attualmente sono da un lato la presenza di promotori pubblici e/o enti specializzati: per il PoliMi questi ultimi ci sono nel 79% dei casi mentre i primi sono protagonisti nel 58% dei casi. Dall’altro, c’è il tema del poco interesse popolare alle cer: secondo un sondaggio effettuato per il report dal Politecnico di Milano, “il 79% non partecipa a una
configurazione per l’autoconsumo. Il 54% non partecipa per mancanza di conoscenza del tema, mentre un 26% che risulta interessato non ha poi potuto aderire a una cer, probabilmente per mancanza di opportunità. Risulta comunque elevata (42%) la quota di persone interessate a investire in un impianto condiviso, a cui si aggiunge un 40% di persone indecise”.

Secondo l’Enea, che ha istituito da un anno un osservatorio sulle comunità energetiche, un’altra soluzione su cui puntare è quella del partenariato pubblico-privato per affiancarsi ai fondi Pnrr e ad altre risorse pubbliche così da aumentare il portafoglio a disposizione degli enti locali. Oltre al fatto che occorre operare con una consultazione preliminare e un opportuno avviso alle comunità per aumentare da subito il coinvolgimento.

 

 

 

 

 

Red. Diac

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