RAPPORTO ANIE-CRESME

Educare alle tecnologie in casa: più di 5 famiglie su 10 non le vogliono

Presentato ieri a Milano il rapporto sul ruolo e l’evoluzione delle tecnologie elettrotecniche ed elettroniche nel settore dell’edilizia italiana. Il mercato delle costruzioni sta affrontando ora un rallentamento, con una previsione di calo del 26,5% nel 2024. Diminuiscono gli investimenti nella riqualificazione edilizia mentre le opere pubbliche stanno acquisendo maggiore rilevanza: +19,8% nel 2023 e un ulteriore +11,4% previsto per il 2024. Domina l’impiantistica, i numeri sugli occupati e le imprese attive nell’elettrotecnica ma manca una cultura sull’efficienza energetica

07 Nov 2024 di Mauro Giansante

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Anche l’edilizia può e vuole essere protagonista della transizione digitale e tecnologica. Secondo Anie Confindustria e Cresme, autori del rapporto sul mercato della tecnologia elettronica ed elettrotecnica in Italia, il futuro del settore delle costruzioni passerà dall’innovazione dei materiali e dalle nuove soluzioni impiantistiche. Un percorso certamente non breve né agevole ma necessario nel contesto del miglioramento dell’efficienza energetica, della sostenibilità e della sicurezza degli edifici.

L’indagine, realizzata a cavallo tra il 2023 e il 2024, è stata condotta intervistando i vari attori della filiera edile, dagli installatori elettrici ai progettisti, passando per gli amministratori di condominio e le famiglie. Ed evidenzia come il settore delle costruzioni ha raggiunto già due anni fa, nel 2022, il culmine con una dimensione di 309 miliardi di euro, trainata da incentivi alla riqualificazione (+31mld nel residenziale nel 2021, +36mld nel 2022) e investimenti in opere pubbliche. Oggi, invece, siamo in una fase di rallentamento: nel 2023 si è segnato un -4,6% e per il 2024 si prevede un calo del 26,5%. A correre sono, invece, le opere pubbliche: +19,8% nel 2023 e un ulteriore +11,4% previsto per l’anno in corso. Ma questo boom non è compensativo del crollo delle riqualificazioni: cambierà la domanda e dal 2026 con la fine del Pnrr si assisterà a nuovi scenari. Tutti questi movimenti interni – scrivono Anie e Cresme – hanno ulteriormente aumentato il peso degli interventi sul patrimonio esistente raggiungendo il 77% della spesa complessiva.

Il dominio dell’impiantistica

Sono gli impianti il vero fulcro della spesa edilizia: lo scorso anno, infatti, secondo il rapporto Anie-Cresme la spesa per impiantistica ha rappresentato il 37% della spesa edilizia totale, un dato in lieve calo rispetto al 39% del 2019 (nel 2014 era pari al 36,1%). I motivi sono legati principalmente alla composizione degli investimenti incentivati, come il superbonus. Ma la crescita media annua è comunque rilevante, del 9,4%, tra il 2021 e il 2023, a fronte dell’11,1% complessivo per l’edilizia.

 

 

Mentre dal 2014 al 2019 il settore impiantistico ha segnato un tasso medio di crescita annua del 3,2% a fronte dell’1,6% del complesso dell’edilizia. Per quanto riguarda il 2024, il 40,3% della spesa appartiene all’impiantistica. Lo scarto dovuto al peso minoritario (48%) degli impianti nel superbonus – si legge – lo si può notare anche nel grafico sottostante quando la forbice fra le due curve si allarga (2022 e 2023). La spesa per impianti, inoltre, è sì prevista in flessione nel 2024 (-4,4% ) ma per una percentuale ben più ridotta del -12,2% che registra l’intero settore edilizio. E a calare di meno sono gli impianti elettrotecnici, molto meno rispetto a quelli di climatizzazione e agli idro-sanitari.

Il rapporto tra famiglie e nuovi impianti

Ma se gli sviluppi della nuova impiantistica sono imminenti e quantomai necessari per la transizione energetica, le famiglie italiane dimostrano di non essere ancora pronte a questo passaggio. Secondo l’analisi Anie-Cresme, infatti, su un campione di 1000 famiglie il 40% delle abitazioni italiane ha subito interventi sugli impianti elettrici, con un’attenzione crescente verso le tecnologie evolute (impianti fotovoltaici, domotica e colonnine di ricarica). Ma rimane grande la voragine informativa sulle specifiche degli impianti elettrici: solo il 31,2% conosce la classificazione degli impianti in tre livelli di performance, poco meno della metà non ha o non sa di avere la Dichiarazione di conformità (Di.Co.). Insomma, c’è poca consapevolezza.

 

     

 

Come evidenziano i grafici qui sopra, il 31% delle famiglie è interessato ad installare almeno una tecnologia evoluta relativa all’impiantistica elettrica nella propria casa. La prima preferenza è per l’impianto fotovoltaico (il 43% la installerebbe “molto volentieri” e il 32% “abbastanza”). Poi seguono la termoregolazione connessa, la gestione qualità dell’aria e la domotica in termini più generali. In termini anagrafici, come prevedibile, sono i più giovani quelli propensi a installare nel prossimo futuro le tecnologie più avanzate per l’energia della propria abitazione. Parliamo del 35,7% per gli intervistati Under 35 e del 43,9% della fascia 36-55 anni.

Ma attualmente, guardando alle ragioni che ostacolano il ricorso alle nuove tecnologie, ben il 54,2% delle famiglie sondate da Anie e Cresme non sente la necessità. Anche qui i picchi maggiori si registrano nelle fasce più alte, con il 63% tra gli Over 65. La seconda motivazione è data dal costo ritenuto rilevante per tali impianti (45% nel complesso) e in questo caso inibisce maggiormente i 35enni, al 55%, e i 36-55enni per una percentuale simile del 53%. Tra gli altri parametri che spiegano perché permangono parecchi freni alla svolta innovativa degli impianti ci sono poi la complessità dei lavori e la complessità d’utilizzo delle nuove tecnologie.

Quante imprese sono attive nell’elettrotecnica

Venendo al discorso occupazionale e imprenditoriale, il settore elettrotecnico ha visto quasi 66mila (fonte Istat) aziende attive nel 2022 con circa 251.000 addetti, +8,4% rispetto al 2012 quando erano 231.101. Dunque, il settore è sempre più solido per struttura e dimensioni aziendali, dicono Anie e Cresme. E per questo anche più competitivo. Basti guardare anche ai numeri 2018-2023, quando il valore della produzione è salito dai 16 miliardi di euro di sei anni fa agli oltre 21,8 miliardi dello scorso anno. Merito del protagonismo crescente delle nuove tecnologie.

 

 

Quanto al comparto elettrico, dal 2012 al 2022 le imprese sono scese di quasi 4.000 unità, da 69.964 a 65.973, pari ad una riduzione del 5,7%. Un calo rilevante, ma – segnalano Anie e Cresme – ben più contenuto rispetto a quello registrato dalle attività di costruzione di edifici e di opere del genio civile, che nello stesso arco temporale hanno perso rispettivamente il 17,3% e l’11,9% delle imprese.

Villani (Anie): “Andare verso le smart home”. Bellicini (Cresme): “Comunicare e dimostrare i vantaggi dell’elettrificazione”

“Il settore elettrotecnico ed elettronico nell’edilizia – ha dichiarato Franco Villani, Delegato Presidenza Anie all’ambito Building – continuerà a giocare un ruolo chiave nel prossimo futuro. Le nostre tecnologie contribuiranno in modo significativo al raggiungimento degli edifici green, a migliorarne l’efficienza energetica, la sicurezza, il comfort abitativo e la funzionalità, incrementando la qualità della vita degli occupanti.” “Negli ultimi trent’anni, – ha proseguito Villani – l’evoluzione tecnologica nel settore automobilistico è stata straordinaria. L’integrazione di sistemi avanzati di sicurezza, connettività e automazione hanno trasformato radicalmente il modo in cui ci spostiamo: le automobili moderne sono diventate vere e proprie “macchine intelligenti”. La trasformazione dei nostri edifici non ha seguito lo stesso ritmo. Le cosiddette “smart home” offrono oggi soluzioni per l’automazione domestica, innovazioni che non sono ancora così pervasivamente diffuse o integrate come quelle automobilistiche. Nella maggior parte delle abitazioni la tecnologia rimane spesso frammentata, non del tutto automatizzata o troppo complessa da installare e utilizzare per un pubblico generalista. L’abitazione – ha concluso Franco Villani – è percepita ancora come un luogo di stabilità, dove il cambiamento tecnologico avviene più lentamente, rispetto al settore automobilistico, dove l’innovazione è una delle pre-condizioni per essere competitivi”

Secondo Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, “il mondo dell’energia guarda al processo di elettrificazione come uno dei modelli strategici da seguire per affrontare la transizione green legata alla riduzione delle emissioni di CO₂. Parallelamente, la transizione digitale avvicina il settore elettrico a quello dell’informazione e dell’automazione, disegnando nuove funzionalità e efficienze. Come famiglie, amministratori di condominio, progettisti e installatori reagiscono a queste potenzialità è stato oggetto dell’indagine svolta da Anie e Cresme. Dai risultati della ricerca emerge come l’abitudine e la non conoscenza rappresentino sovrastrutture frenanti allo sviluppo delle innovazioni. Si rivela quindi necessaria un’azione più incisiva, non solo di comunicazione, ma di dimostrazione dei vantaggi e dei miglioramenti che le nuove soluzioni tecnologiche possono apportare in termini di consumi e qualità della vita, per far evolvere la mentalità della filiera”.

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