AUDIZIONE ALLE COMMISSIONI BILANCIO

Ance: “Manovra SENZA visione di futuro. Niente fondi al caro materiali, i cantieri chiuderanno”

I costruttori contestano “interventi marginali” per i quattro ambiti strategici su cui si sarebbe dovuto investire con piani di lungo periodo: casa, messa in sicurezza del territorio, riqualificazione del patrimonio immobiliare, prosecuzione dell’ammodernamento infrastrutturale avviato con il PNRR. Ance non fa più sconti al governo per la cecità a vedere il rapporto costruzioni-Pil. Per il mancato rifinanziamento del decreto aiuti a richio 10 miliardi di investimenti nel 2025, anche Pnrr.

05 Nov 2024 di Giorgio Santilli

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Ance: “Manovra SENZA visione di futuro. Niente fondi al caro materiali, i cantieri chiuderanno”

FEDERICA BRANCACCIO - PRESIDNETE ANCE

La manovra del governo manca di una visione di futuro. Lo sostiene l’Ance, associazione nazionale dei costruttori edili, nell’audizione sulla legge di bilancio che si è tenuta ieri pomeriggio alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. I costruttori guidata da Federica Brancaccio lamentano che non ci sia stata risposta alla richiesta di “guardare più lontano e fare programmi di spesa che tengano a bada il debito pubblico, promuovendo, allo stesso tempo, e finalmente, crescita economica e riduzione delle disuguaglianze sociali”: non si è colta “l’opportunità offerta dalle regole del nuovo Patto di stabilità europeo”.
Ance identifica quattro ambiti strategici su cui si sarebbe dovuto intervenire con piani di investimenti strutturati e finanziati nel tempo, mentre si è preferito un intervento “marginale”: la casa, la messa in sicurezza del territorio, la riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano, la prosecuzione dell’ammodernamento infrastrutturale avviato con il PNRR. Questi temi “non trovano un’adeguata allocazione di risorse o ricevono risorse molto diluite nel tempo, limitando quindi il contributo alla risoluzione di problemi urgenti nel Paese”.

Il Piano casa Italia, buona idea senza fondi

La manovra torna indietro su alcune misure rivolte ai giovani come le agevolazioni fiscali per l’acquisto della prima casa. Ance plaude, invece, al Piano Casa Italia che “rappresenta un segnale positivo per la definizione di una politica che risponda ai crescenti bisogni abitativi e a garantire il diritto alla casa”. Ma l’assenza di una dote finanziaria adeguata – dicono i costruttori – “rischia di limitarne fortemente l’efficacia, riducendo le possibilità di intervento concreto sul territorio in tempi ragionevoli”.
Ance rilancia la propria proposta di intervento pubblico-privato per la riqualificazione di parti degradate delle città italiane e la rifunzionalizzazione di alcune zone urbane con la realizzazione di opere di pubblica utilità.

La messa in sicurezza del territorio: male i tagli alle regioni

Certamente positiva è, nel testo della manovra, l’istituzione di un fondo destinato al finanziamento degli interventi di ricostruzione, con una dotazione di 1.500 milioni di euro per l’anno 2027 e 1.300 milioni di euro annui dal 2028. Ma occorre pensare anche alla prevenzione, che purtroppo risulta assente nella manovra. “Gli eventi delle ultime settimane in Italia e in Europa – sostengono i costruttori – dimostrano l’urgenza di avviare un piano di prevenzione per limitare la perdita di vite umane e gli ingenti danni economici provocati da eventi naturali dalla frequenza e dalle dimensioni sempre più preoccupati”. L’ultimo Rapporto Ance-Cresme evidenzia che nell’ultimo decennio sono triplicati i costi degli eventi estremi legati al dissesto idrogeologico in Italia: da 1 miliardo l’anno a più di 3 miliardi l’anno.
Per l’Ance, la priorità rimane quindi il varo di un piano di prevenzione e di messa in sicurezza del territorio dai rischi naturali. Sotto questo profilo l’Ance valuta “molto negativamente” il taglio di 2,4 miliardi dei contributi alle regioni per la messa in sicurezza del territorio e degli edifici nei prossimi dieci anni.

La riqualificazione degli edifici: la politica del silenzio

La manovra appare deficitaria anche sul tema della riqualificazione energetica e strutturale degli edifici per l’assenza di una politica di medio termine, necessaria per attuare le previsioni della direttiva case green e un piano serio di decarbonizzazione degli edifici. Con riferimento poi alle nuove aliquote di agevolazione fiscale previste per le ristrutturazioni, l’ANCE ribadisce che “fissare una percentuale di agevolazione inferiore al 50%, come quelle previste al 36% e al 30%, rischia di dare impulso al lavoro nero, innescando un circolo vizioso a danno della sicurezza dei lavoratori, dell’efficacia degli interventi, della qualità dell’abitare, della competitività delle imprese regolari e anche delle stesse entrate erariali”.

Infrastrutture, tagli di fondi a raffica

I timori che la riforma del Patto di stabilità e crescita potesse determinare un contenimento degli investimenti pubblici ordinari trovano conferma nel carattere restrittivo della manovra per il prossimo triennio. “In particolare – dice l’Ance – si riscontrano numerosi tagli a programmi di spesa riguardanti investimenti in opere pubbliche di competenza degli enti territoriali, per circa 8,9 miliardi di euro per il periodo 2025-2034, di cui 1,45 miliardi nel triennio 2025-2027”. Risultano ridotti, e in alcuni casi azzerati, i principali contributi agli investimenti territoriali, come le piccole e medie opere (1,3 miliardi), il programma per la rigenerazione urbana (800 milioni), i fondi per la progettazione (800 milioni) oltre quelli già citati contro il rischio idrogeologico, che dovevano alimentare l’attività di investimento a livello locale.
Possibili ulteriori effetti negativi sugli investimenti in opere pubbliche a livello territoriale deriveranno anche dai vincoli provenienti dal nuovo Patto di stabilità. La manovra, infatti, dispone un contributo complessivo alla finanza pubblica da parte degli enti territoriali nel prossimo quinquennio di 7,8 miliardi euro, di cui 3,7 miliardi nel prossimo triennio.

Ulteriori effetti sugli investimenti in conto capitale potranno poi derivare dalle misure di spending review rivolte alle amministrazioni centrali dello Stato, che con tagli indiscriminati alla spesa pubblica rischiano, come avvenuto in passato, di colpire la spesa più facilmente comprimibile, senza l’introduzione di alcun meccanismo di efficientamento della macchina pubblica.

Parallelamente a questa lunga serie di tagli, la legge di bilancio prevede l’istituzione di un maxi-fondo da 24 miliardi di euro per il finanziamento di investimenti e infrastrutture a partire dal 2027 che, come annunciato, dovrebbe garantire le risorse necessarie a dare attuazione a riforme e investimenti nel dopo-Pnrr. Se appare positiva la volontà di garantire una maggiore stabilità alla politica infrastrutturale, si evidenzia che la strategia si basa su una gestione centrale delle risorse che rischia di determinare un allungamento dei tempi di effettivo utilizzo dei fondi. Inoltre, la norma non precisa gli ambiti di utilizzo dei fondi, lasciando incerta la definizione delle priorità e quindi inficiando la possibilità di programmare al meglio le risorse.

“Non c’è crescita senza le costruzioni”

In una relazione durissima, la critica più feroce dell’Ance al governo è  quella rivolta all’incapacità del governo, reiteramente dimostrata nonostante fatti e numeri, di comprendere il ruolo delle costruzioni nella crescita del Pil. Su questo punto l’Ance non farà più sconti. “Fermare l’edilizia significa fermare il Paese. Negli ultimi tre anni il Pil italiano è stato superiore a quello di Francia e Germania (+14,8% contro rispettivamente +10,7% e +4,8%), grazie al contributo determinante che il settore ha fornito in termini di sviluppo e aumento dell’occupazione: circa un terzo della crescita è stata legata al settore”.

Caro materiali

I costruttori hanno ribadito una fortissima preoccupazione per l’assenza della proroga al 2025 delle misure relative al caro materiali per i lavori pubblici in corso di realizzazione. “Il problema del costo dei materiali continua a rappresentare un ostacolo alla tempestiva realizzazione dei cantieri in Italia – dice Ance – perché i livelli dei prezzi rimangono elevati: circa il 30% sopra i livelli di 3-4 anni fa”, di quando cioè si sono formati i prezzi di molte opere ancora in esecuzione. Le imprese di costruzioni si trovano, quindi, a sostenere aumenti dei costi per tutti i contratti stipulati prima degli aumenti anomali.

Anche qui i toni si fanno duri e minacciosi. “E’ necessario che nel corso dei lavori parlamentari venga trovato lo spazio per finanziare la proroga delle misure per evitare il blocco di migliaia di cantieri a inizio gennaio”. Anche cantieri Pnrr. “Secondo le stime dell’Ance sono a rischio più di 10 miliardi di investimenti nel 2025; un pericolo di “blocco cantieri” di cui il Governo non ha tenuto conto nelle sue stime e che rischia di azzerare la crescita prevista nel 2025 e di determinare un taglio delle rate del Pnrr”.

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