LA GIORNATA
Il manifatturiero è DEBOLE in Europa, in Italia scende l’indice Pmi
- Pnrr: obiettivo raggiunto in anticipo con servizi digitali semplificati per 6mila Comuni e Scuole
- SoutH2 Corridor: nuova intesa tra FluxSwiss, Transitgas, Oge, Fluxys Tenp e Snam
- Bei-Cdp: un miliardo di euro a sostegno degli investimenti della Pa
- Imprese, T&E: necessari 39 mld Ue all’anno al 2030 per garantire competitività
IN SINTESI
La contrazione del manifatturiero dell’area euro continua nel quarto trimestre, con i volumi della produzione di ottobre in calo per il diciannovesimo mese consecutivo. La produzione è stata vincolata dall’ennesimo forte declino dei nuovi ordini manifatturieri, portando ad una nuova riduzione dei livelli del personale. Una nota positiva è la minore contrazione della produzione, delle vendite e del livello occupazionale, sebbene l’ottimismo sia scivolato al livello minimo in un anno. Lo dice l’indagine sulle aspettative dei direttori acquisto delle imprese, condotta da Hamburg Commercial Bank per S&P Global.
L’indice dei direttori d’acquisto delle attività manifatturiere nella Zona Euro si è attestato a 46 punti a ottobre, risultando superiore alla stima preliminare di 45,9 e in aumento rispetto ai 45 precedenti, ma resta al di sotto della soglia critica dei 50 punti che fa da spartiacque fra crescita e recessione. Per quanto riguarda le economie più importanti dell’Area Euro, l’Italia vede scendere il Pmi manifatturiero a 46,9 punti da 48,3 punti precedenti, sotto il preliminare (48,8). La Germania vede aumentare il Pmi manifatturiero a 43 punti da 40,6, superiore al 42,6 preliminare. La Francia registra un calo a 44,5 punti, uguale alla stima preliminare, dai 44,6 punti del mese precedente.
“La cosa buona riguardo agli ultimi dati di ottobre è che non c’è stato un aggravamento della recessione del settore manifatturiero – ha commentato Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso la Hamburg Commercial Bank – La produzione è calata ad un livello più lento rispetto al mese scorso, e i nuovi ordini sono crollati ad un tasso meno forte. Di conseguenza, le previsioni a brevissimo termine, che oltre al PMI includono molteplici indicatori, suggeriscono che la produzione manifatturiera del quarto trimestre potrebbe contrarsi dello 0,1%”. “Non è incoraggiante sapere che la riduzione delle giacenze degli acquisti sta continuando ad un livello insolitamente elevato – ha aggiunto – La crisi da Covid-19 ha lasciato il suo segno e l’attuale riduzione delle giacenze è chiaramente collegata al fatto che le aziende hanno acquisto e accumulato materiale e beni intermedi a livelli senza precedenti nel 2021 e nel 2022. Una domanda stagnante non offre alcun motivo per rifornirsi, fattore questo che inevitabilmente ha influito sull’economia”.
Pnrr: obiettivo raggiunto in anticipo con servizi digitali semplificati per 6mila Comuni e Scuole
Oltre 6mila amministrazioni, tra Scuole e Comuni, hanno reso i loro siti e servizi digitali semplici e inclusivi, superando il Target M1C1-140, il primo della Misura 1.4.1 “Esperienza del cittadino nei servizi pubblici”, che ha lo scopo di migliorare l’esperienza dei servizi pubblici digitali. Un risultato che l’Italia ha raggiunto alla fine di settembre e che le permette di superare, con oltre tre mesi di anticipo, gli obiettivi europei contenuti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) previsti per dicembre 2024. E’ quanto riporta una nota del Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Grazie alla partecipazione agli Avvisi del Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Scuole e Comuni hanno reso i propri siti web e servizi digitali più semplici, accessibili e capaci di garantire alla cittadinanza un’esperienza d’uso di qualità. Questo risultato – si legge ancora – è stato possibile grazie a un percorso di co-progettazione e implementazione dei modelli di sito e servizi per Comuni e Scuole, supportato dalle risorse pratiche messe a disposizione da Designers Italia. Il progetto ha inoltre incluso formazione e assistenza sul territorio per enti e fornitori, culminando nel processo di asseverazione per garantire la piena conformità dei siti e servizi realizzati.
“Il risultato raggiunto, con oltre seimila tra Scuole e Comuni che hanno semplificato e reso più accessibili i propri servizi digitali, è un esempio concreto dell’impegno del Dipartimento per la trasformazione digitale e del gioco di squadra tra Designers Italia e tutti gli enti locali coinvolti” ha dichiarato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica Alessio Butti. “Grazie a questa sinergia, l’Italia non solo centra, ma supera con largo anticipo gli obiettivi del Pnrr, rafforzando il percorso di innovazione e digitalizzazione a beneficio di tutti i cittadini.” Un altro tassello fondamentale – conclude la nota ufficiale – nell’accompagnare l’adesione e l’attuazione della misura è stata la fattiva collaborazione istituzionale con l’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) e il Ministero dell’istruzione e del merito (Mim).
Per ricordare: La Misura 1.4.1 “Esperienza del cittadino nei servizi pubblici”, nell’ambito dell’Investimento 1.4 “Servizi e Cittadinanza Digitale” del Pnrr, mette a disposizione fino a 813 milioni di euro allo scopo di migliorare l’esperienza dei servizi pubblici digitali. Nello specifico, il primo target raggiunto per la Misura prevedeva il miglioramento della qualità e dell’usabilità dei servizi pubblici digitali del 40% del totale delle pubbliche amministrazioni entro dicembre 2024. L’obiettivo è stato superato con l’asseverazione dei servizi di 6.282 amministrazioni, di cui 5.503 scuole e 779 Comuni. Il successo – scrive il Dipartimento – avvicina l’Italia al traguardo finale del Pnrr, che è fissato con il miglioramento della qualità e dell’usabilità dei servizi digitali dell’80% delle pubbliche amministrazioni, ovvero di oltre 12.000 di enti, entro giugno 2026.
Infortuni sul lavoro, Inail: +11,6% nel settore delle costruzioni
Le denunce di infortunio presentate all’Inail nei primi nove mesi del 2024 sono state 433.002, in aumento dello 0,5% rispetto alle 430.829 dello stesso periodo del 2023, del 9,2% rispetto a gennaio-settembre 2021 e del 18,1% rispetto a gennaio-settembre 2020, e in diminuzione del 19,2% sul 2022 e del 7,6% sul 2019, anno che precede la crisi pandemica. Tenendo conto dei dati sul mercato del lavoro rilevati mensilmente dall’Istat nei vari anni, con ultimo aggiornamento settembre 2024, e rapportando il numero degli infortuni denunciati a quello degli occupati (dati provvisori), si evidenzia un’incidenza infortunistica che passa da 2.032 denunce di infortunio ogni 100mila occupati Istat del 2019 a 1.805 del 2024, con un calo dell’11,1%. Rispetto al 2023 la riduzione è dello 0,8% (da 1.819 a 1.805).
A livello nazionale i dati rilevati a settembre di ciascun anno evidenziano una diminuzione dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati dai 363.064 del 2023 ai 361.804 del 2024 (-0,3%), e un aumento di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, da 67.765 a 71.198 (+5,1%). A settembre di quest’anno il numero delle denunce di infortuni sul lavoro ha segnato un -0,5% nella gestione Industria e servizi (dai 347.259 casi del 2023 ai 345.400 del 2024), un -0,9% in Agricoltura (da 19.544 a 19.374) e un +6,6% nel Conto Stato (da 64.026 a 68.228), che risente anche dell’aumento delle denunce dovuto all’estensione della tutela Inail nelle scuole dal settembre 2023. Tra i settori con i maggiori incrementi dei casi avvenuti in occasione di lavoro si evidenziano l’Istruzione (+46,9%), la Sanità e assistenza sociale (+25,1%), la Riparazione, manutenzione e installazione di macchine e apparecchiature (+18,8%), la Fornitura di acqua-reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento (+16,2%), il Noleggio e servizi di supporto alle imprese (+14,8%), le Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (+13,2%) e le Costruzioni (+11,6%).
L’analisi territoriale evidenzia un aumento delle denunce nelle Isole (+2,3%), seguite da Centro (+1,2%), Nord-Ovest (+0,6%), Nord-Est (+0,1%), e un calo al Sud (-0,7%). Tra le regioni con i maggiori incrementi percentuali si segnalano le province autonome di Trento (+14,8%) e Bolzano (+4,5%), l’Umbria (+3,9%), la Sicilia (+3,1%) e la Calabria (+2,6%), mentre per i decrementi la Basilicata (-5,4%), l’Abruzzo (-4,2%), l’Emilia Romagna (-1,8%) e la Valle d’Aosta (-1,6%).
SoutH2 Corridor: nuova intesa tra FluxSwiss, Transitgas, Oge, Fluxys Tenp e Snam
Un recente Memorandum d’intesa (MoU) firmato tra FluxSwiss, Transitgas, Oge, Fluxys Tenp e Snam segna un passo significativo verso il potenziamento della fornitura di idrogeno nell’Europa centrale, in particolare nel Baden-Württemberg in Germania e nell’Italia nord-occidentale.
Il MoU – si legge nella nota ufficiale – facilita la cooperazione tra le parti per garantire la compatibilità tecnica e operativa. Ciò include la valutazione delle modifiche necessarie all’infrastruttura e l’allineamento delle tempistiche per l’avvio di H₂ e la messa in servizio. La partnership mira a creare un’ulteriore fonte di approvvigionamento di idrogeno sfruttando l’infrastruttura di trasporto esistente. L’infrastruttura prevista attraverserà le Alpi, collegando l’Italia alla Germania tramite la Svizzera, facilitando le importazioni dal Nord Africa. Il percorso migliorerà l’accesso ai mercati dell’idrogeno, sosterrà gli obiettivi di decarbonizzazione e la diversificazione delle rotte di fornitura.
Dl Ambiente, oggi le audizioni in Senato
Si terranno oggi dalle 13 in Commissione Ambiente (8a) del Senato le audizioni sul Dl Ambiente (che introduce nuove semplificazioni nelle valutazioni ambientali, norme per la tutela delle acque, misure per l’economia circolare, il contrasto al dissesto idrogeologico, le bonifiche dei siti inquinati).
Questo l’elenco dei soggetti che verranno ascoltati: Wwf, Italia Solare, Elettricità futura, Alleanza per il fotovoltaico, Anie Federazione, Utilitalia, Anbi – Associazione nazionale Consorzi gestione e tutela del territorio e acqua irrigue, Consiglio nazionale dei geologi, Unirima, Ispra, Erg spa, TotalEnergies Italia, Sogesid, Erion.
Pelazzi (Argenta Soa): “Patente a crediti la principale preoccupazione delle micro imprese”
“Il mondo delle costruzioni e degli appalti pubblici sta affrontando nuove complessità. Dalla rilevazione mensile condotta dal Centro Studi di Argenta Soa, emerge che, nel periodo tra il 15 settembre e il 15 ottobre, la patente a crediti è la principale preoccupazione per le micro imprese, mentre per le medie e grandi imprese il focus è sulla realizzazione delle opere già aggiudicate nell’ambito del Pnrr”. Lo ha affermato Giovanni Pelazzi, presidente di Argenta Soa e del Centro Studi, presentando l’analisi basata su un campione di oltre 400 imprese di varie dimensioni. “Per l’87% degli imprenditori non attestati Soa, l’iter per l’ottenimento della patente a crediti rappresenta- spiega Pelazzi- una preoccupazione significativa, tanto che molti valutano la possibilità di avviare il percorso per ottenere una certificazione Soa, qualora l’azienda abbia i requisiti. La Soa, infatti, consente di partecipare a gare pubbliche, offrendo una qualificazione che esenta dall’obbligo della patente a crediti dalla terza classifica in poi, e garantisce un’operatività semplificata e stabile in un contesto normativo che è ancora in fase di assestamento”. Pelazzi sottolinea che la gestione della patente a crediti costituisce una sfida maggiormente onerosa per le piccole imprese, particolarmente esposte ai cambi normativi, come già sperimentato con i Bonus Edilizi. “Il Centro Studi di Argenta Soa, una delle principali società di attestazione per le gare pubbliche, è nato proprio per monitorare e supportare le imprese nel loro percorso di qualificazione e nella gestione delle complessità normative del settore”. “Dall’analisi emerge anche che il 78% degli imprenditori di medie e grandi imprese è preoccupato per il completamento entro i termini delle opere finanziate con il Pnrr. Sarà cruciale una proroga della Commissione Europea per completare i lavori. Le principali cause dei ritardi includono i tempi per la gestione delle pratiche amministrative, i costi crescenti delle materie prime e la difficoltà nel reperire manodopera qualificata.”
Bei-Cdp: un miliardo di euro a sostegno degli investimenti della Pa
La Banca Europea per gli Investimenti (Bei) e la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) hanno annunciato un accordo per rafforzare la loro cooperazione per promuovere gli investimenti del settore pubblico in settori chiave dell’economia italiana. Fino a 1 miliardo di euro in nuovi fondi sosterranno la crescita regionale sostenibile e gli investimenti del settore pubblico in vari settori con un impatto positivo sulla sostenibilità ambientale, la coesione sociale e lo sviluppo nel sud del Paese.
In concreto, la Bei garantirà finanziamenti fino a 500 milioni di euro concessi da Cdp alle Regioni italiane, consentendo alla Cassa Depositi e Prestiti di erogare agli enti pubblici finanziamenti fino al doppio di tale importo (per un totale fino a 1 miliardo di euro) nei prossimi cinque anni. I nuovi fondi contribuiranno a promuovere lo sviluppo economico nell’Italia centrale e meridionale, comprese le aree colpite dal terremoto del 2016, e sosterranno progetti volti a mitigare i cambiamenti climatici, migliorare la resilienza agli eventi meteorologici avversi e promuovere la coesione sociale.
Questo nuovo accordo rafforza la già solida collaborazione tra Bei e Cdp a supporto del settore pubblico. Si tratta del secondo accordo di garanzia tra Bei e Cdp dopo quello firmato nel 2022. L’accordo precedente mirava a promuovere la crescita economica e ad accelerare la transizione green degli enti pubblici sul territorio.
Imprese, T&E: necessari 39 mld Ue all’anno al 2030 per garantire competitività
Per mantenere la competitività dell’industria europea e garantire che le green tech per i trasporti verdi siano prodotte nel continente, saranno necessari 39 miliardi di euro di fondi pubblici l’anno fino al 2030. È questo lo scenario che emerge da un nuovo studio di Transport & Environment (T&E), la principale organizzazione indipendente europea per la decarbonizzazione dei trasporti, che ha quantificato il fabbisogno di investimenti, pubblici e privati, necessari a livello europeo per traghettare i settori critici dei trasporti (aereo e marittimo, auto elettriche, autobus e camion, batterie e stazioni di ricarica) verso l’obiettivo delle zero emissioni nette al 2050. Per T&E è necessario ridimensionare la spesa per infrastrutture tradizionali – come l’ampliamento di strade e aeroporti – a favore di una maggior spesa per le infrastrutture energetiche come reti elettriche e punti di ricarica, fondamentali per la decarbonizzazione del trasporto su strada. 7.600 miliardi di euro entro il 2040 per le tecnologie verdi Made in Europe. Secondo lo studio, inoltre, il sostegno pubblico al leasing sociale dei veicoli elettrici (Ev), alla produzione di carburanti verdi e di batterie, nonché allo sviluppo di infrastrutture di ricarica, potrebbe attirare 271 miliardi di euro all’anno di investimenti privati, raggiungendo così 310 miliardi di euro/anno di investimenti a sostegno delle tecnologie verdi Made in Europe al 2030. L’investimento totale (tra fondi pubblici e privati) necessario da oggi al 2040, quando la transizione sarà più avanzata, raggiunge i 7.600 miliardi di € (507 miliardi di euro all’anno).
La maggior parte degli investimenti (87%) arriverà da investitori privati, incluse case automobilistiche e banche. Tuttavia, per le industrie più capital-intensive e le infrastrutture energetiche ci sarà bisogno del supporto pubblico. Per T&E, la creazione del Fondo Europeo per le Batterie – con uno stanziamento complessivo da 25 miliardi di euro fino al 2030, capace di stimolare investimenti privati per ulteriori 42 miliardi di euro – sarebbe necessario per sostenere la produzione europea, attualmente troppo fragile in confronto all’industria cinese. Lo stanziamento di finanziamenti pubblici permetterebbe di attivare economie di scala nella produzione locale di batterie, di accedere a materie prime critiche e di attuare strategie di de-risking degli investimenti in componenti cruciali, come i catodi. Serve aiuto dei governi per dare spinta alla decarbonizzazione di aerei e navi. Analogamente, i carburanti sintetici (e-fuel) per decarbonizzare aerei e navi sono attualmente troppo costosi e ancora nelle fasi iniziali di sviluppo. Il settore privato appare pertanto riluttante ad assumersi i rischi di investimento e così l’industria europea non riesce a raccogliere i circa 86 miliardi di euro necessari, da qui al 2030, a sviluppare la produzione di e-fuel nel continente. T&E invita dunque i governi a fornire circa un terzo (il 31%) di questo finanziamento tramite garanzie e prestiti, per ridurre così i rischi e attrarre investimenti privati nella produzione di carburanti puliti.
Investimenti pubblici servano a modernizzare le infrastrutture energetiche europee, non nuove strade. Secondo T&E, inoltre, sarà necessario allocare ingenti investimenti pubblici per modernizzare le infrastrutture energetiche europee e per assicurare così che le reti elettriche possano accogliere la domanda aggiuntiva derivante dai milioni di veicoli elettrici che circoleranno sulle strade europee nei prossimi decenni. T&E chiede ai Governi di raddoppiare gli attuali investimenti sulle reti che, dagli attuali 36 miliardi di euro/anno, dovrebbero raggiungere i 67 miliardi di euro all’anno al 2050. Per destinare tali volumi di risorse pubbliche al miglioramento delle reti, bisognerebbe dimezzare l’attuale spesa di 61 miliardi l’anno che i governi europei destinano alla costruzione di nuove strade, spostando 31 miliardi di euro all’anno verso l’espansione e il miglioramento delle reti. T&E: “I governi UE ridefiniscano le priorità di spesa o industrie europee perderanno competitività”.“Per rendere ecologico il settore più inquinante d’Europa saranno necessari investimenti significativi. Non realizzarli potrebbe costare caro: significherebbe mancare l’obiettivo di zero emissioni nette e far perdere competitività alle industrie europee, come quelle attive nella produzione di automobili e di batterie o nella costruzione di navi e aerei”, ha dichiarato Carlo Tritto, Sustainable Fuels Manager di T&E Italia, che conclude: “I fondi pubblici sono leve fondamentali per dare impulso e supportare le industrie nascenti come quella dei carburanti sintetici, per migliorare le reti e sviluppare l’infrastruttura di ricarica del continente. Non sempre, per fortuna, è necessario utilizzare nuovi fondi pubblici. I governi possono liberare risorse ridefinendo le loro priorità di spesa: è tempo di sottrarre capitali dal costoso ampliamento di strade e aeroporti e puntare sul miglioramento e l’espansione delle reti energetiche, nonché supportare i progetti legati alle tecnologie pulite come la produzione di e-fuels”. Serve un Piano di Investimenti per i Trasporti Sostenibili. Le audizioni del Commissario UE ai Trasporti si terranno domani. Per T&E, è di fondamentale importanza che il futuro Commissario presenti un robusto Piano di Investimenti per i Trasporti Sostenibili.
Eni: Sace e Open-es insieme per la competitività e sostenibilità delle imprese italiane
Sace e Eni annunciano l’avvio di una collaborazione strategica per realizzare sinergie nell’ambito dell’alleanza Open-es. L’obiettivo dell’accordo è quello di potenziare il supporto alle imprese italiane, in particolare le Pmi, per il loro percorso di sviluppo, coniugando sostenibilità e competitività, anche attraverso l’integrazione tra le piattaforme Open-es e Sace Esg Hub. La trasformazione del business delle Pmi italiane verso un modello sostenibile è indispensabile e Sace vuole essere al loro fianco in questo processo sfidante, e per questo ha recentemente lanciato Sace Esg Hub, un ecosistema di servizi e contenuti in grado di accompagnare e aiutare le Pmi durante il loro percorso di sostenibilità.
Sace entra in Open-es con il ruolo di Strategic Esg Partner, con l’obiettivo di rafforzare il carattere istituzionale e il ruolo di riferimento nazionale di questa alleanza, promuovendo un approccio sinergico tra tutti i principali attori del sistema paese con l’obiettivo di sostenere le imprese, in particolare le PMI italiane, nell’adozione e rafforzamento di modelli di business sostenibili. Open-es, lanciata nel 2021, coinvolge oggi più di 25.000 imprese e più di 40 realtà tra partner industriali, finanziari e associazioni, costituendo un esempio di collaborazione virtuosa, che coinvolge pubblico e privato, offrendo soluzioni pragmatiche per le esigenze delle imprese nel percorso di transizione attraverso una piattaforma digitale gratuita. Grazie a questa collaborazione Open-es e Sace Esg Hub saranno integrate al fine di accompagnare al meglio le imprese lungo il percorso di misurazione e miglioramento delle caratteristiche Esg, supportando le diverse realtà con soluzioni semplici e concrete. Questa collaborazione conferma la visione ed impegno comune tra istituzioni, operatori finanziari ed industriali per supportare le aziende nel raggiungimento degli obiettivi Esg, coniugando crescita, competitività e sostenibilità del sistema produttivo.
“Stiamo lavorando per creare un ambiente che favorisca la crescita delle imprese attraverso l’innovazione, la digitalizzazione e la sostenibilità. La collaborazione tra Sace ed Eni nell’ambito dell’alleanza Open-es rappresenta un importante passo in questa direzione e conferma il nostro impegno costante al fianco delle imprese” – ha dichiarato Antonio Frezza, Chief Marketing & Communications, Sales Pmi & Property Management Solution di Sace – “Le nostre iniziative promuovono la “twin transition”, ossia una transizione digitale ed equa, che promuove un modello di business sostenibile e guida le imprese nella costruzione di una strategia di successo di lungo periodo per competere sui mercati globali. Ci stiamo concentrando in particolare sulle PMI e sugli 11 settori del futuro, che risultano strategici per il Sistema Paese: a loro e alla twin transition abbiamo dedicato Sace Esg Hub, un ecosistema digitale in continua evoluzione che include tutti gli strumenti Sace, dalle soluzioni assicurativo-finanziarie ai servizi di accompagnamento Sace Connects e Sace Education, con iniziative di business matching e percorsi formativi dedicati.”. “Questo accordo con Sace rafforza ulteriormente la nostra collaborazione per lo sviluppo sostenibile delle imprese mettendo al centro la competitività delle filiere” – ha aggiunto Costantino Chessa, Head of Procurement Eni. – “Unendo le forze tra istituzioni, grandi gruppi industriali e assicurativo-finanziari possiamo perseguire con pragmatismo il percorso di transizione e per questo siamo orgogliosi che l’alleanza Open-es sia diventata il luogo dove concretizzare questa collaborazione. Con SACE esiste una comune visione di intenti nel supportare specialmente le Pmi, puntando sulle competenze necessarie per guidare questa trasformazione e favorendo una convergenza nel mondo bancario per semplificare il processo di misurazione e miglioramento Esg, consentendo alle imprese di concentrare gli sforzi su azioni concrete di sviluppo e crescita”.
Gruppo Hera: l’88% della raccolta differenziata viene recuperata. Acqua, 2.600 analisi per la sicurezza
Una volta buttati, che fine fanno i nostri rifiuti? Ha senso fare la differenziata? Quanti ne vengono effettivamente recuperati? Il report di Hera “Sulle tracce dei rifiuti”, arrivato alla 15^ edizione, risponde a queste domande, tracciando il percorso dei rifiuti differenziati dai cittadini sul territorio servito dall’azienda, con dati verificati da un ente esterno che ne attesta la correttezza. Ognuno di noi, in media, produce 342 kg di rifiuti differenziati all’anno. Si tratta in prevalenza di organico (83 kg), verde (71 kg), carta (68 kg), vetro (44 kg), plastica (43 kg), e in misura minore le altre tipologie. Questi rifiuti raggiungono 65 impianti di prima destinazione da cui vengono avviati a recupero in 157 impianti che li riportano nel ciclo produttivo. Un esempio è l’organico che Hera trasforma in biometano, combustibile rinnovabile al 100% destinato all’autotrazione, e compost di qualità, utilizzato come fertilizzante in agricoltura. Di tutti questi materiali raccolti in modo differenziato, l’88% è stato recuperato, il restante è costituito da materiali estranei o non riciclabili. In casa, però, differenziamo proprio tutto? A giudicare dal report, si potrebbe ancora migliorare: un quinto di ciò che buttiamo nel sacchetto dell’indifferenziato è in realtà potenzialmente riciclabile. Uno spreco, quindi, che indica come ci sia ancora un po’ di strada da fare, anche se i risultati ottenuti fino a qui sono certamente molto buoni: ad esempio la raccolta differenziata nei territori serviti dal Gruppo Hera, che nel I semestre di quest’anno ha superato il 74%, oppure il ricorso alla discarica, per il quale l’Unione europea ha fissato l’obiettivo del 10% al 2035 con Hera già da anni sotto al 3%.
In buone acque: oltre 2.600 analisi al giorno garantiscono la sicurezza dell’acqua di rubinetto Questo impegno per la trasparenza si replica anche nel report “In buone acque”, interamente dedicato all’acqua del rubinetto. In Italia, il 68% dei cittadini beve l’acqua del rubinetto. Chi non lo fa è per il timore che non sia controllata e sicura (fonte Libro Bianco 2024 – Valore Acqua per l’Italia, The European House – Ambrosetti). Non sorprende, quindi, che, sempre citando la stessa fonte, l’Italia sia il paese europeo con il maggiore consumo di acqua minerale in bottiglia, 249 litri pro capite. I dati però, al contrario, attestano che l’Italia è tra i Paesi europei con la qualità dell’acqua migliore, Emilia-Romagna in testa come certificato anche dal Centro nazionale per la sicurezza delle acque. Nel territorio servito dal Gruppo Hera, ogni anno vengono svolte circa un milione di analisi (oltre 2.600 al giorno): nel report ci sono i risultati delle analisi per ciascuna provincia servita, una vera e propria etichetta dell’acqua del rubinetto che nel sito dell’azienda e nelle bollette inviate ai cittadini sono riportati per singolo comune. Un’acqua sicura quindi, e anche economica: sostituire l’acqua in bottiglia con quella del rubinetto permetterebbe a una famiglia di tre persone di risparmiare 600 euro l’anno.
In Italia, 6 milioni di persone vivono in aree da bonificare
In Italia sei milioni di persone vivono in aree inquinate da bonificare (dato Iss). A una persona su dieci viene negato il diritto alla salute, a un ambiente salubre e allo sviluppo sostenibile dei territori. Nelle aree industriali non risanate aumentano anche i casi di tumori e morti. Dati che vanno di pari passo con quelli delle mancate bonifiche in Italia ferme al palo. Ad oggi sono 42 i siti di interesse nazionale (Sin) in attesa di bonifica – per una superficie di circa 170.000 ettari a terra e 78.000 ettari a mare -, e ben 36.814 i Siti di Interesse Regionale (Sir), per un totale di 43.398 ettari perimetrati. Sono in molti casi aree produttive dove le mancate bonifiche vanno di pari passo con un processo di de-industrializzazione che produce solo degrado ambientale e sociale. Questi i dati raccolti da Acli, Agesci, Arci, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera per il lancio della campagna nazionale itinerante “Ecogiustizia subito: in nome del popolo inquinato”.
Ance Roma, Alessio Rossi nuovo vicepresidente ai rapporti associativi
Alessio Rossi, già vicepresidente di Confindustria e presidente dei Giovani Imprenditori nel triennio 2017-2020, è stato nominato Vicepresidente ai Rapporti associativi di Ance Roma – Acer. La presentazione della nomina è avvenuta nel corso dell’evento “Porte aperte Ance Roma – Acer”, durante il quale sono stati presentati ai nuovi iscritti i servizi offerti dall’associazione. Classe 1979, romano, Rossi è presidente esecutivo della Imaco Spa, realtà attiva nel settore delle costruzioni generali in Italia e all’estero. Tra i ruoli precedentemente ricoperti, anche quello – dal 2011 al 2014 – di presidente del Gruppo Giovani di Unindustria Lazio. Nel 2014, inoltre, Rossi ha costituito una società di venture capital che investe direttamente nel capitale di rischio delle startup innovative.
“La nostra associazione sta vivendo una fase di forte rilancio: a luglio abbiamo celebrato i nostri ottant’anni e ora, con l’iniziativa Porte aperte Ance Roma – Acer, guardiamo sempre più al futuro accogliendo nuovi iscritti e rinnovando momenti di convivialità e networking tra soci. In quest’ottica, la nomina di Alessio Rossi a Vicepresidente ai Rapporti associativi è emblematica. Siamo certi che, da imprenditore di grande esperienza quale è, darà un contributo importante alla crescita di Ance Roma – Acer”. A dichiararlo è Antonio Ciucci, Presidente Ance Roma – Acer. “Ringrazio il presidente Ciucci e tutti gli associati per la fiducia riposta in me, che sarà ricambiata con il massimo impegno affinché l’associazione continui a rappresentare il solido punto di riferimento che è per tutti gli iscritti e che potrà diventare per i nuovi associati. In Ance Roma – Acer gli imprenditori vengono ascoltati e supportati nelle loro necessità. E possono parlare con una voce che li rappresenta, quella dell’associazione”. Così Alessio Rossi, Vicepresidente ai Rapporti associativi Ance Roma – Acer.
M.Gia.