GREEN ITALY REPORT DI SYMBOLA
Nel 2019-2023 571mila imprese VERDI, nuovi lavori in edilizia
Presentato a Roma il XV° rapporto di Fondazione Symbola, Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne sullo stato dell’arte della transizione energetica nel mondo imprenditoriale italiano. Migliorano gli investimenti delle micro-imprese, i green jobs salgono a 3,1 milioni, coinvolgendo il 13,4% dei lavoratori. Confermata la leadership nell’economia circolare. Domina la Lombardia in valori assoluti ma 1/3 delle nuove aziende green è al Sud
 
		
	IN SINTESI
La transizione energetica compatibile con gli obiettivi europei passa dalle politiche governative, quindi nazionali, ma anche dalle mosse delle aziende. Proprio su questo secondo fronte arriva in soccorso il XV° rapporto Green Italy stilato annualmente dalla Fondazione Symbola, Unioncamere e il Centro Studi Tagliacarne, quest’anno insieme a Conai, Novamont, Ecopneus, Enel e più di 40 esperti. Cosa dice? Dice che nel quinquennio 2019-2023, sono state 571.040 le imprese che hanno effettuato eco-investimenti, pari al 38,6% del totale, cioè più di 1 su 3. In termini occupazionali, alla fine dello scorso anno le figure professionali legate alla green economy rappresentavano il 13,4% degli occupati totali, 3.163 mila unità. Nel 2023, i nuovi contratti attivati di queste figure sono stati pari a 1.918.610, il 34,8% dei contratti totali previsti nell’anno (circa 5,5mln), con un incremento di 102.490 unità rispetto alla precedente rilevazione.
I settori più coinvolti sono: la logistica (incidenza 88,8%), progettazione e sviluppo (86,7%) e le aree tecniche (80,2%). Un ampia gamma di settori alla quale è corrisposta una altrettanto evidente richiesta di competenze “verdi”. Pari, cioè, al 79,4 % dei 5,5 milioni di contratti registrati al 2023. La conversione green delle aziende testimonia poi una miglior capacità di affrontare i periodi di crisi.
Costruzioni al quarto posto, Italia 8a nella top ten per edifici Leed
Veniamo alle costruzioni. L’Italia nel 2023 si è collocata all’ottavo posto nella classifica pubblicata dall’U.S. Green Building Council (Usgbc) dei dieci migliori Paesi al mondo per edifici certificati Leed, afferma il rapporto. Nel settore delle costruzioni, spiega il report, nel quinquennio 2019-2023 si sono registrate 73.220 imprese eco-investitrici con un’incidenza sul totale del comparto del 38,2%, evidenziando una forte crescita rispetto al quinquennio 2018-2022 (59.790 unità, 33,4% sul totale delle imprese del settore). Servizi e costruzioni sono due settori, quindi, con ampi potenziali di crescita in termini di nuove imprese eco-investitrici. E’ in questo settore edile, inoltre, che si registra l’ascesa di nuove figure professionali: i tecnici delle costruzioni civili (nell’81,6% delle entrate attese nel 2023), tecnici della gestione dei cantieri edili (69,7%), tecnici della sicurezza sul lavoro (65,2%), ingegneri energetici e meccanici (61%). In quest’ambito, tuttavia, il primato spetta alla professione dei tecnici della produzione e preparazione alimentare, cui le competenze green sono richieste con grado elevato di importanza nell’86,2% dei casi. Guardando ad alcune case histories citate dalla ricerca Symbola-Unioncamere-Tagliacarne, Green Tech Industry (Capurso, Bari) dal 2021 realizza pannelli per l’isolamento termico partendo da materiali riciclati e risorse rinnovabili. Quest’anno – si legge nel rapporto – la start up ha portato in produzione dei pannelli realizzati con paglia di riso fornita dalle risaie del nord Italia, miscelata con fibre termofusibili, utili per l’isolamento termico a cappotto per edifici, dal ciclo di vita compreso tra 30 e 40 anni e dalla forte resistenza al fuoco
Sul legno, secondo il report, si registra una iportante crescita della catena di custodia: per il settore legno Fsc +12,8% rispetto al 2022 e Pefc +8,8%, mentre per il settore arredo Fsc +8,5% su 2022 e Pefc +21,3%. Come case history viene citata, invece, LignoAlp – Damiani-Holz&Ko (Bressanone, Bolzano) impegnata – si legge – in uno dei cantieri più ambiziosi dell’architettura italiana contemporanea com’è CityWave a Milano, dove verrà realizzata una struttura ad “onda” in legno e acciaio a canopy, che integrerà un innovativo sistema “sandwich” in legno (40 cm di spessore) per i cavi che tengono in tensione l’onda, progettato e costruito dall’azienda. Oltre al cantiere milanese, un altro progetto interessante è Zucchetti Village a Lodi che vede la riqualificazione integrale di un centro commerciale in disuso e la costruzione di un nuovo corpo fabbrica di 6 piani fuori terra, di cui 5 in legno con un progetto architettonico firmato da Lombardini (Milano) e l’impiego di 1.600 mc di legno.Tra i servizi offerti, LignoAlp è in grado di generare crediti di rimozione del carbonio per il legno strutturale impegnato nelle costruzioni in legno.
Secondo il rapporto, “il legno ingegnerizzato potrebbe essere considerata la prima innovazione strutturale dall’invenzione del cemento armato oltre 150 anni fa. Un materiale in uso da decenni soprattutto nel Nord Europa ma oggi abbastanza sperimentato da competere con gli altri materiali da costruzione.27 È anche un materiale che desta interesse a fronte delle preoccupazioni per le isole di calore urbane e per l’impatto climatico della produzione di cemento e acciaio, responsabili del 10% delle emissioni globali”.
Quanto ai numeri del mercato italiano, invece, “il mercato italiano degli edifici a struttura in legno conta 3.602 unità abitative in legno costruite nel 2022: il nostro Paese si conferma terzo produttore di soluzioni abitative in legno, dopo Germania e Svezia e davanti all’Austria, anche nel 2022. La produzione totale di edilizia in legno si attesta su €2.266 milioni comprese le grandi costruzioni, le coperture e i solai e un fatturato residenziale di €866 milioni (7,2% della produzione UE-27). La maggior concentrazione di operatori di soluzioni abitative in legno sono in Lombardia, Trentino-Alto Adige e Veneto (50% del totale Italia). I maggiori player si concentrano nelle provincie autonome di Trento e Bolzano (peso del 34% sul valore della produzione del settore)”
Nel 2023 record di rinnovabili ma Italia lontana dall’Ue
Quanto alle rinnovabili, il 2023 è stato un anno record: 5,2 Gw di potenza installata, cioè il 92,2% della generazione da Fer. Brilla, come noto, soprattutto la produzione da fonte solare fotovoltaico. Ma rispetto al resto d’Europa l’Italia resta ancora distante. La Spagna e la Germania, per dire, lo scorso anno hanno installato rispettivamente 8,9 Gw e 10,9 Gw.
Inoltre, la transizione valutata tramite indicatori di eco-efficienza e eco-tendenza mostrano che il nostro Paese è abbastanza avanti sul primo valore ma molto indietro sul secondo, in ritardo su tanti big ma anche su Paesi minori dell’Unione.
Dominio Lombardia, Sud meglio del Centro
A livello territoriale, tornando alle imprese green, il rapporto mostra che nel 2023 aumentano le attivazioni di green jobs nel Centro, +12,6% rispetto al 2022, pari a 40.910 unità in più. Il dato – sottolinea il report – fa seguito al +15,9% registrato da questa macro-area tra il 2021 ed il 2022, confermando, quindi, un trend di forte e significativa crescita nel territorio, impegnato a recuperare il gap rispetto alle altre aree analizzate. Nel complesso, infatti, si registrano solo 364.510 unità.
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In questa classifica prevale il Nord-Ovest, con 622.270 attivazioni green nel 2023 (+4,0% rispetto al 2022), seguito da Sud e Isole (475.720 attivazioni green previste nel 2023, +4,9% rispetto al 2022) e dal Nord-Est (456.110 attivazioni green, +3,5% rispetto al 2022). Inoltre, il Nord-Ovest e il Nord-Est confermano valori superiori alla media nazionale (pari al 34,8%), con un’incidenza rispettivamente del 38,7% e del 34,9%. Delude, come si diceva anche prima, il Centro, con il 32,2% di nuovi contratti green sul totale macro-area, sebbene registri una crescita rispetto al 31,7% di incidenza delle attivazioni verdi nel 2022. Bene ma costanti Sud e Isole: 32,5% nel 2023 contro il 32,7% del 2022.
Guardando alle Regioni, la classifica stilata dal Green Italy 2024 mette in testa la Lombardia (440.940 nuovi contratti green jobs, +4,7% rispetto al 2022, +19.770 unità), ed un’incidenza sul totale delle attivazioni previste nella regione del 40,3%. Seguono Veneto, Emilia-Romagna e Lazio, con un totale di 997.190 unità, pari al 52% del totale (51,9% nel 2022). Rispetto al dato medio nazionale (+5,6%), si registra una crescita ben più alta nel Lazio (+15,4%), Toscana (+14%), Trentino-Alto Adige (+8,9%), Valle d’Aosta (+8,5%), Sardegna (+8,4%) e Calabria (+7,7%); la Basilicata (-3,5%) è l’unica regione a segnare una contrazione di contratti green jobs previsti tra il 2022 ed il 2023. Guardando alle province, invece, Milano è in testa con 203.550 unità nel 2023, +9,2% rispetto al 2022, pari al 10,6% del totale dei nuovi contratti green jobs su scala nazionale. Seguono Roma, Napoli e Torino che cumulano in totale il 25,9% delle nuove attivazioni green attese nel 2023 (24,9% nel 2022). In termini di incidenza dei nuovi contratti di green jobs sul totale dei nuovi contratti della provincia, i valori più elevati si registrano nelle province di Caltanissetta e Piacenza (50,9%), Lodi (47,9%) e Bergamo (45,1%).
Economia circolare, la leadership italiana
L’Italia si conferma leader sul fronte del recupero di materia, un campo in cui il Paese, povero di materie prime, da tempo primeggia. Secondo Eurostat, la capacità nell’avvio a riciclo dei rifiuti totali (urbani e speciali) in Italia ha raggiunto il 91,6% (2022), un tasso di gran lunga superiore alle altri grandi economie europee, Germania (75,3%), Francia (79,9%) e Spagna (73,4%), e alla media UE-27 (57,9%).
Con un tasso di riciclo effettivo al 75,3%, l’Italia si conferma leader del riciclo in Europa per i rifiuti di imballaggio, raggiungendo in anticipo gli obiettivi fissati dalla normativa. Tra le filiere virtuose nel 2023, la carta (tasso di riciclo al 92,3%), il vetro (77,4%) e l’acciaio (87,8%). La filiera degli imballaggi in plastica e bioplastica, con il tasso di riciclo più basso tra i rifiuti (48%), è il settore con il più rapido tasso di crescita. Inoltre, con il riciclo organico della plastica biodegradabile e compostabile entrato a regime, sono state riciclate oltre 44 mila tonnellate. Guardando alla produzione di rifiuti, invece, “la produzione complessiva di rifiuti è cresciuta nell’arco degli ultimi anni sia in termini totali che come rifiuti primari (anche se è stata preponderante la crescita di rifiuti secondari). Tra il 2013 e il 2022 la quantità totale di rifiuti è cresciuta di oltre 36 milioni di tonnellate (circa il 24%), un incremento integralmente ascrivibile ai rifiuti speciali e in particolare al settore delle costruzioni (un incremento di 31 milioni di tonnellate, in parte probabilmente legato anche ad una migliore rilevazione)”.

Anche nel comparto degli oli minerali usati, l’Italia si conferma eccellenza in Europa con il 98% (2023) del totale raccolto rigenerato in basi per lubrificanti, oli leggeri e altri prodotti petroliferi. Per quanto riguarda l’avvio a riciclo, di particolare interesse l’attività di recupero di Pfu (pneumatici fuori uso) che ha permesso al Paese nel 2023 di risparmiare oltre 81 milioni di euro sulle importazioni di materie prime ed evitare emissioni in atmosfera per 297 mila tonnellate di Co2eq, evitare prelievi di materie prime per 274 mila tonnellate e consumi di acqua di 1,2 milioni di m3.
Lo stato dell’arte energetico secondo Lanzetta (Enel)
Un punto importante sullo stato dell’arte energetico arriva da Nicola Lanzetta, Direttore Italia del Gruppo Enel. Alcuni numeri citati alla presentazione presso la sede di Unioncamere parlano da soli: ad agosto di quest’anno il 44% di energia generata in Italia arriva da fonte green. Il problema, ha sottolineato Lanzetta, è che il 40% arriva dal gas e la restante parte arriva da quanto importiamo dall’estero. Quanto a capacità generata, se fino al 2022 parlavamo di 1Gw, nel 2022 siamo passati a 3Gw, lo scorso anno a 5,7Gw e nel 2024 già nei primi otto mesi abbiamo toccato quota 5Gw, rendendo altamente probabile il raggiungimento a fine anno di quota 7Gw.
Tra le sfide tecnologiche citate poi da Lanzetta, per l’Italia, c’è il sistema di accumulo: siamo avanti su quelli idrici a pompaggio e stiamo crescendo sulle batterie agli ioni di litio. La seconda sfida riguarda, invece, la rete di distribuzione: oggi abbiamo 1,5mln di impianti e grazie alla generazione distribuita forniamo energia negli edifici anche grazie ai pannelli.
Le reazioni
“I dati del 15° Rapporto GreenItaly confermano la concretezza dell’invito del Presidente Mattarella a Bonn e del report di Draghi a fare della transizione verde e della decarbonizzazione un importante fattore di competitività. C’è un’Italia che può essere protagonista con l’Europa alla COP29 a Baku: fa della transizione verde un’opportunità per rafforzare – ha detto il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci – l’economia e la società. Nel Rapporto GreenItaly si coglie un’accelerazione verso un’economia più a misura d’uomo che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità e sui territori. Siamo una superpotenza europea dell’economia circolare e questo ci rende più competitivi e capaci di futuro. Possiamo dare forza a questa nostra economia e a questa idea di Italia grazie alle scelte coraggiose compiute dall’Unione Europea con il Next Generation Ue e al PNRR. La burocrazia inutile ostacola il cambiamento necessario”.
“Spingere sul cammino della transizione ecologica significa per le imprese puntare sempre di più ad investire sull’innovazione ad alto contenuto tecnologico. La quota delle aziende che investono nel green è in continua crescita, in particolare, ben l’88% mira ad introdurre tecnologie strategiche Net Zero, come il solare fotovoltaico, l’eolico, le pompe di calore, le tecnologie nucleari, le batterie e le tecnologie di rete”, ha sottolineato il presidente di Unioncamere Andrea Prete. “Ma questa spinta all’innovazione genera nuovi fabbisogni professionali e richieste di competenze green che le stesse imprese faticano a trovare per più di un’assunzione su due”.
Il rapporto completo
 
				