LE SIMULAZIONI DI ANCE AL MINISTERO
Correttivo, revisione prezzi “irrisoria”: si recupera da 0 al 16% del reale aumento dei costi
La norma del decreto varato dal governo rende inutile il meccanismo che aveva rappresentato la riforma più importante del codice 36. Inutile anche un anno di intenso lavoro al tavolo tecnico ministeriale. Dalle simulazioni si evince come il modello francese recuperi sempre il 90% degli aumenti effettivi dei costi, mentre quello più favorevole alle imprese in Italia arriverebbe al massimo al 61% se si apportassero tre modifiche sostanziali al correttivo: riconoscimento del 90% (e non 80%), calcolo sull’intero aumento percentuale dei prezzi (e non solo sull’eccedenza rispetto al 5%), arretramento del tempo di avvio della revisione dall’aggiudicazione al momento della presentazione dell’offerta.
Dopo le polemiche e le tensioni sulla revisione prezzi prevista dal correttivo appalti parlano i numeri. E si conferma che quello che Diario Diac ha denunciato per primo, lo “sgarbo alle imprese” con l’articolo di apertura del 23 ottobre (si veda qui l’articolo), tale è: uno sgarbo. Oppure, se si preferisce mettere da parte la maleducazione di cambiare linea dopo un lavoro condiviso fianco a fianco al tavolo tecnico per un anno, e si vuole guardare soltanto all’oggettività dei fatti, possiamo parlare di irrilevanza della revisione prezzi per come viene regolamentata dal decreto correttivo del codice appalti. La quota di aumento effettivo dei prezzi che viene recuperata con il meccanismo varato dal governo varia fra 0 e il 16%. In sostanza, quella che si profilava come la più importante riforma contenuta nel codice degli appalti si rivela carta straccia.
A svolgere le simulazioni numeriche che riassiumiamo nel tabellone pubblicato qui sotto e che ora andiamo a spiegare è stata l’Ance, che le ha inviate al ministero delle Infrastrutture.

Le percentuali riportate nel tabellone indicano la quota di aumento dei costi effettivi che viene recuperata al cambiamento della regola di revisione prezzi. La simulazione prende in considerazione appalti di varia durata (2, 3 e 4 anni) e un aumento dei prezzi del 2% annuo in linea con i target monetari della Bce.
Le righe indicano le varie ipotesi di meccanismo di revisione prezzi prese in considerazione al tavolo ministeriale.
Le prime due righe, nel primo blocco orizzontale, raccontano anzitutto come agirebbero i meccanismi in vigore in due Paesi che continuamente sono stati modello di riferimento nella discussione tecnica al tavolo ministeriale: il modello francese e il modello austriaco. Il recupero nel modello francese è sempre pario al 90% dell’aumento effettivo dei costi. Questo semplicemente perché il modello francese prevede sempre un recupero del 90% a prescindere da qualunque circostanza relativa all’appalto o ai lavori effettuati. Il modello austriaco invece varia dal 59% nel caso di appalto di durata di due anni per crescere via via con la durata dell’appalto. Nel caso di appalto con lavori di cinque anni si arriva al 77%.
Vediamo che accade in Italia, anzitutto con il meccanismo previsto dal correttivo (terzo blocco orizzontale) che prevede il recupero dell’80% della sola quota sopra il 5%, con una partenza della revisione prezzi non dal momento dell’offerta, ma dal momento dell’aggiudicazione che può essere anche sei mesi dopo la presentazione dell’offerta (e l’incremento maturato in questo intervallo non viene conteggiato). Ebbene, il correttivo riconosce zero per un contratto a due anni, il 2% dell’aumento effettivo di costi per un contratto di tre anni, il 16% dei costi effettivi maturati in un contratto di cinque anni.
Una presa in giro?
Sì, una presa in giro.
Leggermente più alto sarebbe il riconoscimento dei costi se si prendesse come scenario di riferimento la nota metodologiva stilata al tavolo ministeriale come mera base di discussione (è il secondo blocco orizzontale). L’unica differenza di questo scenario rispetto a quello del correttivo è il momento di partenza della revisione prezzi che qui scatterebbe al momento dell’offerta (e non dell’aggiudicazione). Il riconoscimento rispetto ai costi effettivi sarebbe di zero in un contratto a due anni, del 2% in un contratto a tre anni, del 22% con un contratto a cinque anni.
Situazione molto più favorevole alle imprese nel caso in cui (sempre il secondo blocco) si considerasse il recupero dell’80% non solo sull’eccedenza del 5%, ma sull’intero aumento. Quindi 80% di recupero sull’intero aumento. In questo caso il recupero effettivo di costi sarebbe ancora di zero nel contratto a due anni, del 28% nel contratto a tre anni, del 61% nel contratto a cinque anni.
La simulazione realizzata dall’Ance considera poi altri scenari che inglobano modifiche più favorevoli alle imprese, ma partendo dalla condizione sfavorevole del mantenimento della franchigia del 5% (ingessata dal correttivo). Nello scenario denominato “Modifica 1” la quota di revisione sale al 90%, applicata appunto solo sulla parte di aumento eccedente il 5%, e il tempo di avvio della revisione viene fissato al momento dell’offerta. In questo caso il recupero dei costi sarebbe del 24% per il contratto a due anni, del 41% per il contratto a tre anni, del 59% per il contratto a cinque anni.
Dal tabellone si possono poi evincere le quote di recupero in altri due casi, sempre con il riconoscimento innalzato al 90%, ma con i momenti di partenza della revisione fissati a 90 e 180 giorni.
Il documento dell’Ance contine anche delle “conclusioni”. Eccole: “Dalle simulazioni sopra illustrate si evince chiaramente come solamente la proposta di modifica 1 (soglia del 2%, riconoscimento del 90% dell’eccedenza e T0 al momento dell’offerta), garantisca una percentuale di riconoscimenti abbastanza allineata al reale andamento dei costi. È bene tener presente che, anche con tale proposta, in caso di aumento dei costi di costruzione, il meccanismo revisionale previsto in Italia sarebbe nettamente peggiorativo rispetto a quello utilizzato nei paesi europei di riferimento andando ad incidere sulla competitività delle nostre imprese”.