ALLA CAMERA
Il salva-Milano si ferma. E rispunta l’interpretazione AUTENTICA
Slitta l’approvazione in commissione Ambiente della Camera, si è deciso il rinvio di due settimane per trovare una composizione fra le diverse posizioni e scrivere norme in grado di reggere. Si torna a valutare la strada, che era stata scartata nei mesi scorsi, di una interpretazione che garantirebbe effetti retroattivi.
Interruzione a sorpresa dei lavori parlamentari per il salva-Milano con un rinvio di quindici giorni della discussione alla Camera. Si sarebbe dovuto chiudere l’esame della proposta di legge in commissione Ambiente questa settimana, con la votazione degli emendamenti, ma le diverse posizioni, anche e soprattutto nella maggioranza, non sono riuscite a trovare una sintesi, almeno per il momento.
In particolare si è ripresa in considerazione l’ipotesi, che era stata accantonata nelle scorse settimane, di percorrere la strada di una interpretazione autentica dell’articolo 41-quinquies della legge 1150/1942 nel senso di considerare conformi gli interventi su edifici esistenti che determinino la creazione di altezze e volumi eccedenti i limiti massimi posti da quella norma, anche qualora si tratti di interventi svolti senza piano particolareggiato, ma a condizione che avvengano in ambiti caratterizzati da una struttura urbana definita e urbanizzata.
L’interpretazione autentica è una strada che porterebbe a una regolarizzazione più certa, almeno sulla carta, e senza limiti di tempo in quanto l’interpretazione sarebbe retroattiva. In questo modo l’interpretazione della norma che si è affermata nel comune di Milano verrebbe riconosciuta come la corretta intepretazione a livello nazionale: di fatto darebbe al “modello Milano” il riconoscimento di modello nazionale.
Ma proprio l’interpretazione autentica è, al tempo stesso, un sentiero giurdicamente molto stretto che deve rispondere a paletti piuttosto rigidi posti dalla giurisprudenza costituzionale. Per questa ragione è una norma che viene considerata a più alto rischio di incostituzionalità o comunque di finire davanti alla Consulta, tanto più nel momento in cui le inchieste della Procura di Milano hanno costruito una tesi accusatoria che di fatto verrebbe smontata dall’intepretazione autentica.
Le due prossime settimane serviranno alla maggioranza per chiarirsi le idee su quale strada percorrere. L’alternativa è quella fissata dall’emendamento già presentato dagli stessi proponenti della proposta di legge che Diario Diac ha illustrato nei giorni scorsi (si veda qui l’articolo integrale). In sintesi, con quell’emendamento si intendeva allargare e semplificare le regolarizzazioni degli interventi fatti, in corso e programmati, eliminando “la verifica di adeguatezza delle dotazioni territoriali e dei parametri urbanistici” e le limitazioni nei centri storici e nelle zone omogenee A.