IL CONVEGNO DELL'OAMi
Architetti e politici: il salva-Milano non BASTA, serve un nuovo testo unico
Domani e giovedì si votano gli emendamenti della maggioranza. Cattaneo (Fi): “Abbiamo lavorato con Ance e Anci, presentando proposte per affermare l’interpretazione autentica del Parlamento e sulla gestione del transitorio, del pregresso e del futuro”. Ma sia per Federico Aldini (Oami) sia per Erica Mazzetti (Fi, Progetto Italia), la nuova rotta urbanistica può essere tracciata solo con un nuovo testo che riguardi anche l’edilizia e la sicurezza nei cantieri.
Il salva-Milano continua a stare troppo stretto – a partire dal nome – ai diretti interessati. Domani e dopodomani sono previste le votazioni in commissione Ambiente alla Camera degli emendamenti (in Aula si dovrebbe andare lunedì prossimo) con la richiesta arrivata dai capigruppo di maggioranza di estendere le regolarizzazioni. Ma la strada continua a essere tortuosa, si è capito ieri nel convegno organizzato dall’Ordine degli Architetti di Milano, in via Solferino, che ha ospitato anche deputati, amministratori, ingegneri, avvocati e geometri. Già nei mesi scorsi gli architetti hanno a più riprese espresso l’urgenza di questo provvedimento per mettere fine all’incertezza che blocca, rallenta e respinge molti progetti di sviluppo immobiliare e rigenerazione della città di Milano. L’occasione di ieri è stata l’ennesimo momento per chiedere chiarezza procedurale e normativa per lavorare davvero nella tutela del pubblico interesse e nello specifico di quello di professionisti, imprese e famiglie.
“Come Ordine abbiamo chiesto tempo fa chiarimenti quando sono emerse le prime criticità relative ai progetti nel nostro territorio. Non vediamo il così detto salva-Milano come una sanatoria ma come un chiarimento delle norme esistenti, visto che negli ultimi 20 anni sono state interpretate da tutti i professionisti in maniera univoca. Il nostro unico scopo è quello di fare chiarezza normativa sugli aspetti e permettere ai professionisti di lavorare”, ha detto Federico Aldini, presidente dell’Ordine degli Architetti di Milano.
“Non bisogna confondere questa proposta di legge chiamata inopportunamente salva Milano, che affronta l’urgenza di chiarimenti normativi su cantieri aperti e progetti già in essere, con le altre leggi in discussione in parlamento relative al nuovo Testo unico dell’edilizia e alla rigenerazione urbana”, precisa. “Diversamente da queste ultime, il salva-Milano – ha aggiunto infine Aldini – non è lo strumento per tracciare la nuova rotta dell’urbanistica a livello nazionale, ma nondimeno è l’occasione per mettere un punto chiarificatore sull’interpretazione delle norme esistenti. Chiediamo l’impegno delle istituzioni a portare avanti questo attesissimo provvedimento per mettere fine all’incertezza che sta frenando molti progetti, anche di rigenerazione urbana, nella città di Milano”.
“Tutti gli attori coinvolti – ha spiegato Regina De Albertis, presidente di Assimpredil Ance – hanno il medesimo interesse cioè rendere inclusiva Milano”. E però nel mezzo si sono venuti a creare dei cortocircuiti: “Ma il problema è molto più ampio, va sistemata una norma, quella madre di tutte, che risale al 1942. Con il salva-Milano, che io chiamo spesso salva-futuro, possiamo sbloccare una situazione specifica”. Come evidenziato nello studio con Carlo Cottarelli, Aspesi e Assoimmobiliare, “ponendo vincoli troppo alti all’edilizia sociale senza compensazioni rischiamo di non mettere in pratica gli obiettivi”. E la preoccupazione di Ance Milano è per il futuro in relazione al pregresso.
Per la deputata in quota Forza Italia e presidente dell’intergruppo Progetto Italia, Erica Mazzetti, “occorre trovare una risposta a Milano” e il tentativo della maggioranza è di chiudere i lavori entro fine anno. Ma oltre Milano ci sono tante altre città bloccate: “A Siena c’è il caso Esselunga”. Ma in generale, “tante pubbliche amministrazioni hanno il terrore di rilasciare un piano operativo, con la paura che intervenga la Procura”. Il problema per Mazzetti “è di stratificazione e interpretazione di norme” e il ricorso a norme ormai vecchie. Dalla legge urbanistica del 1942 alla legge Bassanini fino al testo unico dell’edilizia del 2001. “Serve un testo unico delle costruzioni, che affronti insieme edilizia, urbanistica e sicurezza nei cantieri”, dove vada “chiarito il rapporto Stato-Regioni e i livelli essenziali di prestazione”. Infine, l’annuncio di un testo per venerdì “che poi daremo al governo per cominciarci a lavorare”. Rispettando le specificità territoriali ma con una base normativa nazionale unitaria.
Secondo Alessandro Cattaneo, Forza Italia, “non è colpa della politica [del caos milanese] ma dell’intervento della Procura”. Per il deputato, negli emendamenti presentati “abbiamo deciso di limitarci a quattro proposte anziché fare assalti alla dirigenza, dialogando con Ance e Anci, tra gli altri”. Nelle cinque modifiche c’è “una scala di valori: da quello che afferma l’interpretazione autentica del Parlamento, forse il più risolutivo che però smentisce il potere della Magistratura, a quello che riguarda la gestione del pregresso, del transitorio e del futuro”. Infine: “Domani c’è l’incontro con il governo, con il Mit, per capire se il Dl riuscirà a trovare una soluzione”.
Si accoda al cronoprogramma dei partiti al governo anche la deputata Pd Lia Quartapelle: “Se la maggioranza mantiene l’impegno di arrivare a una norma entro fine anno, si dissiperanno le preoccupazioni attuali”. Il confronto politico e con tutti gli attori protagonisti è stato ed è continuo. “L’idea di aver fatto passare del tempo” e quindi di non aver incluso il salva-Milano nel salva-casa a quel punto potrebbe essere visto positivamente. Quindi, una stoccatina all’autonomia differenziata: “Speriamo non crei problemi ulteriori. Qui serve una competenza centralizzata e non devoluta alle Regioni perché altrimenti si torna al delirio”. Tornando a Milano, “la non emersione di elementi penali dimostra che si è lavorato rispettando le norme” ma “ci sono istanze condivisibili” e occorre lavorare per evitare che la città resti esclusiva ed escludente.
Tra i presidenti degli altri Ordini, Alessandro Panci, presidente degli Architetti di Roma, ha ribadito che “l’intraprendenza dell’imprenditoria milanese è stata un esempio di trasformazione che è riuscita a dare un nuovo volto alla città, almeno in alcuni dei suoi quartieri. L’attuale fermo dei cantieri e degli uffici pubblici per diversa interpretazione della norma evidenzia la fragilità del nostro sistema normativo, troppo incerto”. Di contro, “i tempi romani sono sempre stati più lenti e fortemente condizionanti dalla storia della città eterna. Ricordo il caso dei villini romani ove la demoricostruzione divenne dibattito tra fazioni prima ancora di entrare nelle aule di tribunale. Indagare la situazione milanese e seguirne gli sviluppi è necessario per prendere coscienza della necessità di una riforma organica del Testo unico dell’edilizia”. Infine, ha concluso il presidente dell’Oar, “le tante modifiche intervenute dall’emanazione del 380 ad oggi impongono una rivisitazione complessiva che non si può fermare alla sostituzione di pochi commi”.