CDM CONVOCATO ALLE 20

Il Governo accelera sulla manovra: in Consiglio dei ministri non solo il Dpb ma anche la legge di bilancio e il decreto fiscale

Con un affondo, a sorpresa, il Governo esaminare anche la legge di bilancio e il decreto fiscale. Si scoprono, dunque, in anticipo le carte sulle misure, che vedranno conferme come sul taglio del cuneo fiscale, sull’Irpef e a sostegno della natalità. Dalla spending review si punta ad ottenere 3 miliardi di euro. Sul contributo delle banche, il confronto va avanti. Tutto da vedere il ‘pacchetto casa’.

15 Ott 2024 di Maria Cristina Carlini

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Il Governo accelera sulla manovra: in Consiglio dei ministri non solo il Dpb ma anche la legge di bilancio e il decreto fiscale

CAMERA, COMMISSIONE BILANCIO RIUNITE, AUDIZIONE MINISTRO GIORGETTI

 

Sarà un Consiglio dei ministri ben più pesante del previsto. Era atteso soltanto il Documento programmatico di Bilancio, che entro oggi, 15 ottobre, dovrà essere inviato a Bruxelles. Ma, a sorpresa, con un colpo d’acceleratore, il Governo mette un tris sul tavolo della riunione  del Consiglio dei ministri, convocata per questa sera alle ore 20: l’ordine del giorno, comunicato ieri, si è arricchito con l’esame della manovra e del decreto fiscale.  Oltre al Dpb, il Governo esaminerà lo schema di decreto legge contenente misure urgenti in materia economica e fiscale e in favore degli enti locali e lo schema di disegno di legge sul bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2025 e il bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027. Se l’approvazione edel Dpb avviene in extremis, viene anticipato, dunque, l’esame della legge di bilancio. La tempistica indicata nei giorni scorsi dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, aveva fatto pensare che l’esecutivo avrebbe preso qualche giorno in più (comunque pochi) dal momento che aveva annunciato l’invio in Parlamento per il 20 ottobre. Invece, tutto avviene in un sol colpo.

Serrato fino all’ultimo è stato ed è  il lavoro al dicastero di Via XX Settembre. Fino a ieri in tarda serata, Giorgetti, hanno riferito fonti del ministero, stava lavorando con gli uffici competenti per la definizione della manovra. Tra i temi più scottanti – quello dei sacrifici richiesti  per reperire le risorse – c’è il nodo del contributo delle banche. Su questo versante “il confronto con le banche e andrà avanti a oltranza”.  Le fonti del Mef confermano, quindi, gli assi portanti della manovra che sono “gli interventi in favore dei redditi medio bassi e delle famiglie con figli”. “Le entrate arriveranno soprattutto da tagli e razionalizzazione delle spese e si conferma che non ci sarà un aumento di tasse per le persone e per le aziende”.

Le carte si scoprono stasera ma, dunque, la legge di bilancio, che si attesterà tra i 23 e i 25 miliardi, assume una sua fisionomia più definita. Viene confermato il taglio dei cuneo fiscale, con l’obiettivo di renderlo strutturale così come l’Irpef a tre aliquote. Sul cuneo si prevederebbe un doppio intervento contributivo-fiscale: dal 2025 il taglio potrebbe rimanere contributivo per i redditi fino a 20mila euro, per poi diventare fiscale attraverso l’aumento delle detrazioni per il lavoro dipendente fino a 35mila euro. Sarebbe quindi previsto un decalage, piuttosto rapido, fino a 40mila euro. Rimane aperta l’ipotesi, prospettata dai rappresentanti del Governo, di una riduzione da 35 a 33 punti sull’aliquota Irpef intermedia, fino a 50 mila euro di reddito ma molto dipenderà dal gettito del concordato preventivo. Il Governo punta poi sul ‘pacchetto natalità’: lo strumento previsto a sostegno delle famiglie sarebbe quello dell’assegno unico o detrazioni per le fasce più deboli

Per le coperture, Giorgetti parla di tagli e razionalizzazione delle spese. Si arriva qui a toccare il nervo scoperto dei sacrifici chiesti alle amministrazioni centrali e agli enti locali. Il titolare del Mef è stato chiaro: se non saranno i ministeri a presentare le proposte sarà “il ministro dell’Economia a fare la parte del cattivo”, è stata la sua minaccia. Dalla spending review sono attesi 3 miliardi di euro. Secondo fonti di Governo, i tagli deverebbero essere gestiti in modo flessibili dai singoli ministeri. Ad essere risparmiata sarà la spesa sanitaria.

Quanto al contributo delle banche, si parla di un contributo di solidarietà escludendo un aumento dell’Ires e dell’Irap. La strada potrebbe essere quella di un contributo sulle somme portate ad aumento patrimoniale (e quindi non distribuiti come dividendi) ma potrebbe esserci anche un intervento di slittamento delle Dta (le imposte differite attive) e sulle stock option date ai manager.

Rimane ancora indefinito il ‘pacchetto casa’: compatibilmente con le risorse, come ha detto il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, si sta pensando a confermaere il bonus ristrutturazioni al 50% anche per il 2025, percentuale che, in assenza di interventi, scenderà al 36%. Tutte da vedere quali saranno le misure per il ‘piano alloggi’, caldeggiato dal presidente di Confindustria Emanuele Orsini e annunciato in manovra dal ministro dele Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

La manovra dovrebbe contenere, come previsto nel piano strutturale di bilancio, la norma ribadita anche dal ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, per correggere il disallineamento fra le accise di benzina, più alte, e diesel, più basse, ed evitare l’infrazione europea.

 

Dopo un fine settimana di forti fibrillazioni all’interno della maggioranza, la giornata di vigilia di ieri ha registrato, comunque, toni più smussati, segno della volontà di arrivare a una sintesi. A parlare sono stati i due vicepremier. “Il budget per le infrastrutture spesso è stato sacrificato, perché è chiaro che non si può tagliare su sanità e welfare. Chiederò ai colleghi che la voce infrastrutture e investimenti non sia eccessivamente sacrificata”, ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. Inoltre, ha aggiunto, “è fondamentale non ridurre il budget rispetto al Pil per gli investimenti in salute e sanità e quindi ci sarà un più davanti anche quest’anno”. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che aveva levato gli scudi contro interventi sugli extraprofitti della banche, ha assicurato che “non ci saranno tasse sulle banche. Si troverà un accordo con le banche affinché possano aiutare lo Stato in questo momento particolare. Nessuna visione punitiva, nessuna tassa sugli extra-profitti. A parte che non so cosa sia un extra-profitto. E’ una cosa da regime stabilire cosa sia extra e cosa non lo sia”.  “Nel Centrodestra ci sono diverse sensibilità, ma troveremo una sintesi partendo da un punto condiviso: non ci saranno nuove tasse per famiglie, imprese e lavoratori, anzi, concentreremo le risorse per confermare e rafforzare le misure previste lo scorso anno. Vogliamo dare un forte sostegno alle politiche per la natalità ed alla conciliazione lavoro-famiglia, temi strategici per il futuro del Paese, sia da un punto di vista sociale sia da un punto di vista economico”, ha detto il presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi che ha anche parlato di allargamento dei fringe benefit anche alle abitazioni per i dipendenti.

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