PROGETTO CORALE / 8

Il radicalismo felice di Vitoria-Gasteiz: nessun piano, sperimentazione o infrastruttura può sfuggire alla Strategia verde urbana della città spagnola campionessa green

In questi ultimi giorni stiamo assistendo a dibattiti, polemiche e appelli a dati scientifici di varia natura in merito ai vari tentativi, distribuiti sul territorio della penisola, di introdurre alberi e arbusti nei centri storici delle città, come misura di mitigazione del fenomeno Isola di calore urbano e come elemento di miglioramento della qualità dell’aria.

Il tema è di grande interesse per chi vuole seguire politiche e interventi di Rigenerazione urbana: è infatti evidente come questi non si possano scindere dagli aspetti di sostenibilità ambientale e di adattamento climatico, se davvero si vogliono ri-generare ambienti di vita piacevoli, sicuri e salutari.

15 Lug 2025 di Maria Cristina Fregni

Condividi:

 

La vera sfida sta nel distinguere iniziative di “abbellimento” o di vero e proprio green washing da politiche organiche in cui la qualità ambientale non è un “contorno verde”, bensì un genius della trasformazione, che informa ogni scelta, ogni pianificazione e ogni trasformazione.

Con grande sorpresa di chi si aspetta, a questo punto, che questo Diario di viaggio punti a nord, per scovare casi interessanti in Danimarca, Olanda o Svezia, dobbiamo invece indirizzare il timone verso la Spagna, per la precisione verso i Paesi Baschi, e andare a cercare, a 60 km da Bilbao, in una conca fertile tra colline, montagne e laghi, la città di Vitoria-Gasteiz.

Riconosciuta European Green Capital nel 2012 e Global Green City nel 2019, questa città spagnola di 256.000 abitanti è considerata, da quasi 15 anni, un laboratorio europeo di sostenibilità, capace di sorprendere con la sua armonia tra natura, cultura e innovazione urbana.

In realtà, forse per il carattere identitario specifico della capitale basca, forse per la presenza di un paesaggio così riconoscibile e determinante, Vitoria-Gasteiz nella sua storia urbanistica recente ha sempre dato ampio spazio alla componente naturalistica: fin dagli anni ’60, con il Piano regolatore generale (Pgou) del 1963, il governo di Vitoria ha deciso di investire nelle aree verdi urbane, vincolando a uso pubblico il 25% dei nuovi lotti. Da quel momento, si calcola che la superficie totale dei parchi urbani sia passata da 30 a 130 ettari, raddoppiando fino a 11,5 m2 per abitante la proporzione minima di verde pubblico stabilita dai regolamenti urbanistici. Questa politica, pur garantendo ampie aree verdi, non ha però impedito che l’espansione della città generasse aree periferiche precarie e malsicure, poco connesse al tessuto storico, poco servite da servizi di prossimità e incapaci di funzionare come soglia fertile di passaggio tra urbano e rurale.

A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, dunque, il Governo locale, pressato da un forte aumento demografico, un’espansione urbana incontrollata e difficoltà nella gestione delle acque piovane, decide di investire nuovamente sulle “aree verdi” per farne elemento di riqualificazione e di identità delle periferie, attraverso la creazione di una categoria di parchi del tutto nuova, i parchi suburbani, mediante il recupero di quasi 300 ettari di terreno non edificabile nel territorio rurale, trasformati, attraverso lo sviluppo della partecipazione dei cittadini nel quadro di Agenda XXI locale, in strumenti strategici della relazione fra urbano e rurale. A guidare questo approccio fortemente innovativo per il periodo, il sindaco José Ángel Cuerda propose che fosse una nuova realtà, il Centro de Estudios Environnamentales (CEA) appositamente creato per tutelare la sostenibilità di Vitoria-Gasteiz, promuovendo lo sviluppo sostenibile del comune non solo come unità isolata, ma anche in relazione alla bioregione, la Pianura di Álava.

Questo passaggio a favore di aree verdi, guidato dagli studi del CEA, è diventato poi lo stimolo fondamentale per compiere un ulteriore salto concettuale: non accontentarsi più semplicemente del “verde” per mitigare e gestire la relazione città-campagna, ma spingersi verso l’integrazione delle funzioni ecologiche nella città, che quindi non è più contrapposta alla “natura” bensì compenetrata ad essa, promuovendo dunque in parallelo alla trasformazione fisica degli spazi anche nuovi modelli di vita e di sviluppo socio-economico.

E’ così che con il nuovo Piano regolatore del 1993 viene introdotta, recuperando e innovando un archetipo londinese su cui si sono formate generazioni di progettisti, la cosiddetta Cintura Verde, intesa in chiave multidisciplinare come infrastruttura di guida allo sviluppo della città, che, attraverso un sistema continuo di aree verdi pubbliche fruibili o ad alto valore ambientale, pone un freno all’espansione urbana, garantisce  connettività sostenibile tra le varie aree della città, offre opportunità di svago, aggregazione e sport ai cittadini anche delle periferie, promuove la biodiversità e l’identità “verde” del territorio basco.

La Cintura Verde è oggi un insieme di parchi periurbani di elevato valore ecologico e paesaggistico, strategicamente collegati tramite corridoi eco-ricreativi. Dopo più di 20 anni di lavoro, durante i quali sono stati compiuti notevoli sforzi per ripristinare l’ecologia e il paesaggio di diverse aree degradate e per prepararle all’uso pubblico, oggi la Cintura Verde comprende 6 parchi ormai consolidati, Armentia, Olarizu, Salburua, Zabalgana, Zadorra ed Errekaleor, oltre a un sistema che collega questi spazi verdi attraverso una serie di corridoi ecologici.

Svariati ecosistemi, quali boschi, fiumi, zone umide, prati, campi, boschetti e siepi, coesistono nelle aree periferiche della città, alcuni hanno ottenuto riconoscimenti a livello internazionale per il loro elevato valore ambientale. Dal punto di vista sociale e di fruizione pubblica, la Cintura Verde offre una moltitudine di opportunità per passeggiate, svago e contatto con la natura. Sta inoltre rapidamente diventando il luogo ideale per attività e iniziative educative, volte a sensibilizzare la cittadinanza sulle problematiche ambientali.

L’attuazione – veloce – e il successo della Cintura Verde hanno accresciuto a livello locale la sensibilità ambientale e la fiducia nella possibilità di un rinnovato rapporto tra costruito e natura. Attraverso il CEA, che continua ad essere il motore di questa continua trasformazione, la città di Vitoria-Gasteiz ha poi promosso l’implementazione di diversi progetti di riqualificazione “verde” sistemica in ambienti urbani e periurbani, fino a pubblicare, nel 2012, la cosiddetta Strategia 2012 per le infrastrutture urbane verdi.

Questa linea di sviluppo si concentra sulla rigenerazione delle aree attraverso la progettazione ecocompatibile, il rafforzamento della biodiversità e il miglioramento della connettività e della funzionalità delle diverse aree verdi urbane e periurbane, la promozione dell’uso pubblico degli spazi verdi e il miglioramento della capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, come in particolare le ondate di calore più gravi e frequenti.

Comprende anche lo studio dei servizi ecosistemici urbani, il concetto di multifunzionalità delle infrastrutture urbane verdi e i suoi benefici associati. Creare un ambiente urbano che favorisca la salute, il benessere e l’abitabilità generale della città, incrementando anche posti di lavoro legati ai nuovi servizi e alle nuove professionalità.

La strategia per le infrastrutture urbane verdi è stata finora attuata attraverso vari interventi in diverse parti della città: connessioni radiali con l’anello verde, realizzazione di parchi urbani e  corridoi ecologici che collegano diversi elementi (per esempio attraverso alberi lungo i corsi d’acqua o le strade alberate), tetti e facciate verdi per gli edifici.

Alcuni degli interventi più emblematici, contenuti nella linea di azione “Roots for Tomorrow”,  includono la ristrutturazione urbana dell’Avenida Gasteiz con tecniche di eco-progettazione e, ad essa correlata e la creazione di una facciata verde nel Palazzo dei Congressi Europa, situato sullo stesso asse stradale, che ha contribuito al miglioramento dell’isolamento termico e acustico dell’edificio, alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e alla valorizzazione della qualità estetica dell’ambiente.

Allo stesso tempo, sono iniziati interventi in diversi quartieri periferici, con l’obiettivo di affrontare e rispondere congiuntamente a una serie di problemi legati alla gestione urbana. Una prima iniziativa di naturalizzazione di appezzamenti inedificati è stata implementata nel quartiere di Lakuabizkarra: quest’area è stata selezionata come spazio pilota per testare diversi interventi in termini di performance al fine di poterli replicare in altre aree della città con caratteristiche molto simili. Con l’obiettivo di migliorare la funzionalità ecologica e ambientale degli spazi verdi esistenti e dei terreni liberi, nonché di ridurre i costi attualmente sostenuti nella loro gestione e manutenzione, fino ad ora il progetto è intervenuto in 50 spazi diversi attraverso vari tipi di azioni di naturalizzazione. I vantaggi di queste azioni sono un migliore sistema di gestione delle acque che riduce il rischio di alluvioni, la riduzione dell’inquinamento atmosferico, il miglioramento della regolazione della temperatura che riduce l’effetto isola di calore, ecc.

Un elemento-chiave di queste trasformazioni è stata la partecipazione, attivata sia durante la fase di progettazione della strategia che durante la sua attuazione. Inoltre, i cittadini e altri portatori di interessi privati, tra cui oltre 3.000 studenti, sono stati fortemente coinvolti nel progetto “Roots of Tomorrow”, attraverso azioni specifiche del progetto, come giornate di piantagione di alberi, che hanno coinvolto più di 2.500 persone, e campagne di sensibilizzazione, fino alla individuazione di possibili linee di finanziamento di parte degli interventi inclusi nel progetto.

Un altro elemento-chiave è stata invece la sinergia tra Piani e altri strumenti di trasformazione economica e territoriale. Una volta stabilita la Strategia, tutti gli strumenti di Pianificazione, delle varie discipline e alle varie scale, hanno dovuto conformarsi alla Strategia stessa, come, per esempio, il piano per la mobilità sostenibile e lo spazio pubblico e il piano sanitario comunale.

Nel 2016 gran parte degli interventi era stata realizzata, con un costo stimato intorno ai 13 milioni di euro, e la città di Vitoria-Gasteiz ha potuto andare oltre e sviluppare ulteriormente questo approccio al proprio sviluppo: il centro storico è stato completamente pedonalizzato, la rete di piste ciclabili supera ora i 33 km, il 15% della superficie di Vitoria-Gasteiz è oggi destinata a spazio aperto, l’offerta di spazi di incontro e di cooperazione, come orti e servizi per lo sport, ha accresciuto la coesione sociale e abbassato i tassi di criminalità, nel 2019 è arrivato anche il titolo di Città verde globale del Global Forum on Human Settlement per l’impegno nell’ambito di Agenda 2030, il programma Onu per lo sviluppo sostenibile. A onor del vero, non mancano anche in questo caso le voci critiche, ma per una volta non su quanto fatto, ma su quanto ancora di più e meglio si poteva fare, prova provata che la sensibilità e la consapevolezza locale è diventata alta e solida.

Verde por dentro y verde por fuera”, recita il claim di Vitoria-Gasteiz. E il segreto forse sta tutto qui: il verde, da oltre 60 anni, non è solo fuori, nelle strade e nelle piazze, in piena terra o in vaso, ma è dentro le politiche, le priorità, gli strumenti di trasformazione, lo stile di vita. Non è “colore di stagione”, ma è una filosofia che ha messo radici, ha sparso semi e, con peduncoli flessibili e tormentosi, si aggrappa al territorio e porta in alto la qualità della vita.

Argomenti

Accedi