M3C1-INVESTIMENTO 1.4
Fs festeggia il target Pnrr di 1.400 km di Ertms (con obiettivi ritardati di sei mesi e ridimensionati di 615 km al 2026)
Target centrati a giugno 2025 secondo le previsioni dall’attuale versione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, giunto alla sua sesta revisione. Ma il risultato è raggiunto solo parzialmente rispetto alle promesse iniziali del Pnrr e a quelle del “Piano di accelerazione” varato nel 2021 da RFI proprio per l’implementazione della tecnologia di controllo della marcia del treno: a regime saranno realizzati 2.785 chilometri anziché 3.400. La rivoluzione tecnologica è l’abilitatore e l’acceleratore della trasformazione ferroviaria e consente maggiore sicurezza, maggiore capacità delle linee (passano più treni), maggiore puntualità e maggiore cadenzamento dei servizi. Italia leader in Europa fin dall’avvio dell’Alta velocità

STEFANO ANTONIO DONNARUMMA, AD DEL GRUPPO FS
Il comunicato di Fs del 18 luglio ha annunciato il raggiungimento, da parte di Rfi, del target Pnrr per l’installazione dell’Ertms su 1.400 chilometri di linea, fissato per giugno 2025 (T2 2025). L’investimento nel sistema elettronico europeo di controllo della marcia del treno (European Rail Transport Management System) è finanziato dalla misura M3C1-Investimento 1.4 del Pnrr con 2,5 miliardi di fondi europei e – precisa il comunicato Fs – “interesserà complessivamente circa 2.800 chilometri di rete da ultimare entro giugno 2026, in coerenza con l’obiettivo strategico di estendere la tecnologia ERTMS, già adottata sulle linee alta velocità, all’intera rete gestita da RFI”.
La buona notizia è, dunque, duplice: da una parte l’avanzamento di un investimento tecnologico realmente strategico per il sistema della mobilità, un abilitatore e un acceleratore della trasformazione ferroviaria che consente al tempo stesso maggiore sicurezza del trasporto, aumento della velocità, ampliamento della capacità delle linee (e della frequenza del passaggio di treni), maggiore controllo della puntualità e maggiore cadenzamento dei servizi; dall’altra, la conferma che l’investimento può essere concluso in tempo a giugno 2026 (in una situazione complessiva degli investimenti Fs che è risultata molto problematica nel corso dell’attuazione del Pnrr).
L’investimento in Ertms è. tuttavia, proprio uno dei più emblematici della situazione complessiva del nostro Pnrr. Un caso di scuola. L’esultanza per il risultato raggiunto e per l’effettivo progresso che porterà a regime al sistema-Italia ha infatti come contraltare che, rispetto allle promesse e alle ambizioni del primo Pnrr approvato il 13 luglio 2021 dalla Ue, gli obiettivi sono stati solo parzialmente raggiunti.
Hanno gioco facile le Fs, il Mit e il governo a dire oggi che l’obiettivo è centrato. Ma questo accade solo perché nel corso delle sei revisioni del Piano italiano, si sono ridimensionati gli obiettivi iniziali. Il Pnrr originario prevedeva infatti che l’obiettivo intermedio centrato ora fosse raggiunto sei mesi prima (dicembre 2024) e che l’attuale target di 2.785 chilometri previsti come obiettivo finale a T2 2026 fosse in realtà fissato a 3.400 chilometri. Mancano all’appello, quindi, 615 chilometri.
Si dirà che poco importa se si arriva al traguardo con un taglio del 18% dell’obiettivo. L’importante è il traguardo e il richiamo al parziale raggiungimento (che è anche parziale fallimento) può risultare più formale che sostanziale. Bisognerebbe però andare a rileggere come trattavano il tema nel 2021 le stesse Fs, il ministero (che allora si chiamava delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, Mims) e molti dei giornali che oggi plaudono acriticamente al risultato raggiunto.
Rfi aveva allora in corso un piano, approvato nel luglio del 2017 (il codice del Piano era NIP 2017), che aveva come obiettivo di estendere le tecnologie Ertms entro il 2050 a 10mila chilometri di rete (su un totale di 15.493 km della cosiddetta rete Ten). La prima tranche di questo piano (già finanziata con fondi del contratto di programma Rfi) valeva 217 milioni e toccava 1.266 chilometri da attrezzare entro il 2022.
Ma Rfi voleva velocizzare il raggiungimento di questo obiettivo considerato strategico e allargarlo all’intera rete. Perciò aveva varato un «Piano di accelerazione» da 2,9 miliardi che prevedeva l’installazione dell’Ertms entro il 2036 su tutti i 15.493 chilometri di rete Ten, con obiettivi intermedi di 4mila chilometri entro il 2026 (tutta la rete considerata core dalla Ue). Si può tralasciare qui un ulteriore investimento tecnologico da 9,7 miliardi per fare un ulteriore salto tecnologico all’intera rete e ai principali nodi metropolitani.
Nel Pnrr era stato quindi inserito il «piano accelerato» di implementazione dell’Ertms, con un investimento di 2,97 miliardi (di cui 2,5 messi a carico dei fondi europei) per adeguare complessivamente, entro il 2026, 177 linee della rete nazionale: 63 linee su cui l’intervento era già avviato e che andavano completate entro il 2024; 34 da avviare ma da completare comunque entro il 2024; altre 80 da avviare e realizzare nel triennio 2024-2026. La spesa prevista era di 50 milioni di euro nel 2021, 299 nel 2022, 345 nel 2023, 643 nel 2024, 705 nel 2025, 928 nel 2026.
Tutte promesse confermate dal “Documento Strategico della mobilità ferroviaria di passeggeri e merci” pubblicato nel dicembre 2021 dal Mims. “Il Pnrr – ribadiva il documento ministeriale – consentirà di realizzare una prima, importante fase, con un finanziamento pari a circa 3 Mld di euro per l’attrezzaggio di circa 3.400 km entro il 2026 (di cui circa 1.400 km entro il 2024)”. Ambizioni mutilate poi nel corso del tempo dalle gestioni successive di quel piano, come confermano anche i numeri delle linee attrezzate con Ertms fornite dal comunicato Fs del 18 luglio scorso: 21 linee (vengono citate una a una nel comunicato) a fronte delle 97 previste per fine 2024 dal “Piano di accelerazione”.