LA GIORNATA
PNRR, governo: inviata la richiesta per il pagamento della sesta rata
- PNIEC, ok a mozione Fdi-Fi-Lega. Sì parziale a testi Pd-M5s-Avs
- Istat, prezzi costruzioni a maggio: + 0,1% mensile e -1,5% annuo
- Energia, slitta l’esame al Dl Agricoltura, moratoria in Sardegna
- Abi, incentivi per gli obiettivi Ue sugli immobili green
- Mit: Pniissi per 12 miliardi
IN SINTESI
La giornata di oggi si apre con un aggiornamento sul fronte Pnrr: stamani Palazzo Chigi ha ufficializzato l’invio della richiesta di pagamento alla Commissione europea della sesta rata da 8,5 miliardi di euro.
Le notizie di ieri: dal piano clima alle spese familiari, ecco i principali titoli economici ed energetici della giornata di ieri.
Pnrr, Palazzo Chigi: inviata richiesta pagamento sesta rata
È stata trasmessa oggi, alla Commissione europea, la richiesta di pagamento della sesta rata del nuovo Piano Nazionale di Ripresa e Resilenza, pari a 8,5 miliardi di euro.
La formale richiesta presentata dall’Italia segue i lavori della Cabina di regia del 24 giugno scorso, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, per la verifica del conseguimento dei 37 obiettivi connessi.
“La richiesta di pagamento della sesta rata del Pnrr – dichiara il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni – conferma il positivo lavoro del Governo ed il primato dell’Italia, al primo posto in Europa per obiettivi raggiunti. Ai numerosi investimenti inseriti nella sesta rata, si aggiunge anche il varo di importanti riforme, tra le quali le misure dedicate alle persone con disabilità ed agli anziani non autosufficienti”. Il ministro Raffaele Fitto: “Nei prossimi giorni convocheremo la Cabina di regia per avviare l’attività di verifica e rendicontazione dei 69 traguardi ed obiettivi della settima rata, pari a 18,2 miliardi di euro”.
Pniec, ok a mozione Fdi-Fi-Lega. Sì parziale a testi Pd-M5s-Avs
Via libera, da parte dell’Aula della Camera, con 162 sì e 91 no, alla mozione della maggioranza concernente iniziative in merito al Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), con particolare riferimento al relativo aggiornamento in coerenza con gli obiettivi di decarbonizzazione. Via libera, da parte dell’Aula della Camera, a parti delle mozioni di Partito democratico, Movimento cinque stelle, Alleanza verdi e sinistra.
Il Pniec, piano nazionale integrato energia e clima, dovrà essere presentato a Bruxelles aggiornato rispetto alla versione 2023 entro il 30 giugno. E’ un documento programmatico che contiene la strategia per la decarbonizzazione al 2030 con occhio anche ai target nei decenni successivi fino al net zero da raggiungere nel 2050. Nelle proposte della maggioranza, come raccontato nei giorni scorsi su questo giornale, forte richiamo alla fonte nucleare. Sugli obiettivi di decarbonizzazione poca distanza con le opposizioni ma nel documento finale da consegnare in Ue si dovrà capire la roadmap.
Istat, prezzi produzione maggio: costruzioni + 0,1% mensile e -1,5% annuo
A maggio 2024, i prezzi alla produzione dell’industria aumentano dello 0,3% su base mensile e diminuiscono del 3,5% su base annua (era -5,9% ad aprile).
Sul mercato interno i prezzi crescono dello 0,3% rispetto ad aprile e flettono del 4,9% su base annua (da -8,0% del mese precedente). Al netto del comparto energetico, i prezzi registrano un aumento congiunturale dello 0,2% e una flessione tendenziale dell’1,4% (-2,1% ad aprile). Sul mercato estero i prezzi crescono dello 0,3% in termini congiunturali (+0,2% area euro, +0,3% area non euro) e diminuiscono dello 0,8% su base tendenziale (-1,4% area euro, -0,1% area non euro). Nel trimestre marzo-maggio 2024, rispetto al precedente, i prezzi alla produzione dell’industria diminuiscono del 2,0% (-3,1% mercato interno, +0,1% mercato estero).
A maggio 2024, fra le attività manifatturiere, le flessioni tendenziali più ampie riguardano i settori prodotti chimici (-4,8% sia sul mercato interno sia nell’area euro), metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-4,1% mercato interno, -6,2% area euro, -3,9% area non euro), coke e prodotti petroliferi raffinati e industria del legno, della carta e stampa (rispettivamente -5,1% e -4,7% nell’area euro). Gli incrementi su base annua più elevati si rilevano per coke e prodotti petroliferi raffinati (+4,9%) e prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+3,0%), sul mercato interno, e per mezzi di trasporto (+3,0%) nell’area non euro. Sul mercato interno, la flessione tendenziale dei prezzi della fornitura di energia elettrica e gas è ancora ampia ma in ulteriore e decisa attenuazione (-13,5%, da -22,0% di aprile).
A maggio 2024 i prezzi alla produzione delle costruzioni per “Edifici residenziali e non residenziali” crescono dello 0,1% su base mensile e diminuiscono dell’1,5% su base annua (-1,4% ad aprile); quelli di “Strade e Ferrovie” sono stazionari su base mensile e flettono dell’1,4% in termini tendenziali (da -1,2% del mese precedente).
Energia, ralenti sull’esame al Dl Agricoltura e la moratoria in Sardegna
Capitolo Dl Agricoltura, slitta ancora il voto agli emendamenti. Si riprenderà l’esame lunedì prossimo attendendo i pareri ministeriali. Lollobrigida: “Al lavoro su ulteriore specificazione su aree divieto”.
Stesso esito anche per la moratoria di 18 mesi sull’eolico in Regione Sardegna. Possibile voto oggi ma più probabile martedì prossimo per chiudere un testo il più condiviso possibile dalle forze politiche. Da Todde ok agli emendamenti dell’opposizione poi però l’Aula boccia le proposte del centrodestra, nuovi interventi e possibili voti segreti su alcuni punti.
Abi, necessari incentivi per raggiungere obiettivi europei sugli immobili green
È necessario che il recepimento nel nostro ordinamento della Direttiva europea sulla riqualificazione energetica degli immobili sia accompagnato da adeguate misure di incentivazione che consentano a imprese e famiglie di realizzare gli investimenti necessari a migliorare la performance energetica dei propri immobili. Fondamentale è anche la creazione di un database nazionale degli attestati di prestazione energetica degli immobili (Ape), direttamente accessibile dalle banche. Tali informazioni sono infatti essenziali per valutare il grado di prestazione energetica degli edifici di cui le banche finanziano l’acquisto o la ristrutturazione. Un vantaggio anche per i proprietari immobiliari giacché ciò consentirebbe alle banche di utilizzare più agevolmente le informazioni sugli Ape all’interno del processo di valutazione della rischiosità/fattibilità dell’affidamento/investimento.
È quanto emerge dal primo incontro dell’High Level Forum, oggi a Roma, in cui sono confluiti i lavori del Tavolo tecnico per favorire la riqualificazione energetica e la messa in sicurezza degli immobili (promosso dall’Abi) e del progetto GreenRoad (finanziato dalla Commissione Europea). Hanno partecipato, oltre ad ABI, tra gli altri, i rappresentanti della Commissione Europea, dei Ministeri dell’Economia e dell’Ambiente, della Banca d’Italia, dell’Unece, Ance, ABI Lab, Enea, Fiaip e delle Associazioni dei consumatori.
Il mondo bancario – sottolinea l’Abi nella nota – è fortemente impegnato nello sviluppo di un mercato dei “mutui verdi”; vale a dire finanziamenti per l’acquisto di immobili ad alta performance energetica o finalizzati alla riqualificazione energetica degli edifici. I dati dicono che nel corso del 2023 questo tipo di mutui hanno inciso:
• per il 10% sul totale dei mutui con finalità di acquisto dell’abitazione;
• per il 16% su quelli destinati alla ristrutturazione e/o costruzione di un immobile residenziale ad alta efficienza energetica (era il 13% nel 2021).
Mit, Pniissi: 418 interventi per 12 miliardi
Dopo la presentazione da parte del ministro Matteo Salvini della proposta nell’ultima cabina di regia sull’idrico del nuovo piano di settore Pniissi, i ministeri coinvolti hanno espresso formalmente la condivisione, sentita anche Arera. Lo scrive in una nota il Ministero delle Infrastrutture, spiegando che la proposta relativamente alla nuova fase di pianificazione degli investimenti risulta composta da 418 interventi per un importo richiesto totale di euro 12.004.184.074,95
In particolare, si tratta:
– n. 66 interventi relativi ad invasi per euro 3.256.341.908,83;
– n. 93 interventi relativi a derivazioni per euro 1.665.657.131,14;
– n. 137 interventi relativi ad adduzioni per euro 3.540.710.114,77;
– n. 122 interventi relativi ad acquedotti per euro 3.541.474.920,21.
Le proposte di interventi risultano ripartite a livello nazionale su base regionale. La pianificazione – spiega ancora il Mit – scaturisce dalle istanze presentate dal territorio, strettamente verificate con la pianificazione delle autorità d’ambito. Sarà aggiornata circa ogni due anni e costituirà la base della futura programmazione, cioè dell’allocazione delle risorse disponibili per la realizzazione degli interventi. Ora, raccolta la concertazione del MIC, MASE, MASAF e MEF, sentita ARERA, si procederà a sottoporre alla conferenza unificata la nuova pianificazione, per l’approvazione. All’esito il Mit, guidato dal ministro Matteo Salvini, potrà approvare la sua programmazione per un importo complessivo di 900 milioni di euro.
Legacoop-Ipsos, ai figli un terzo della spesa familiare
Cinque italiani su 10 hanno figli conviventi; tra quelli maggiorenni, quasi la metà sono totalmente a carico dei genitori. Mediamente, i figli assorbono un terzo della spesa media mensile familiare, soprattutto per abbigliamento e calzature, libri scolastici, attività sportiva e pasti fuori casa. Ma per un terzo delle famiglie la spesa per i figli rappresenta tra il 40% e il 70% del bilancio familiare. Per sostenere queste spese, 6 genitori su 10 si vedono costretti a rinunciare ad acquisti per sé stessi, ad andare al ristorante e a ridurre le vacanze; mentre 3 su 10 hanno dovuto imporre rinunce ai figli per gli acquisti di abbigliamento, di un nuovo smartphone e per le uscite con gli amici.
Sono le principali evidenze che emergono dal Report FragilItalia “Il costo dei figli”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, in base ai risultati di un’analisi condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana per testarne le opinioni relative al tema. Come detto, la metà (il 48%) degli intervistati dichiara di avere figli conviventi. Nel caso di figli maggiorenni (il 19% ne ha tra i 19 e i 25 anni; il 23% oltre i 25 anni), quasi la metà (il 47%) sono totalmente a carico dei genitori, mentre il 29% lavora contribuendo alle spese della famiglia. Da sottolineare che il 24% dei figli maggiorenni, pur lavorando e non gravando sul bilancio familiare, continua a vivere con la famiglia, segnale evidente della persistente difficoltà dei giovani di poter affrontare il costo di una locazione o di un acquisto di un’abitazione autonoma.
La spesa destinata ai figli rappresenta, in media, il 34% della spesa media mensile familiare; più in dettaglio, il 51% delle famiglie destina ai figli tra il 21% e il 40% della spesa; il 32% tra il 40% e il 70%; il 17% tra il 10% e il 20%. In testa alla classifica delle voci che più incidono ci sono l’abbigliamento (63%), i testi e libri scolastici (51%), scarpe, borse e accessori e attività sportiva (48%), i pasti fuori casa (46%), seguite dal materiale scolastico, le spese mediche, lo svago e la mobilità (tutti al 45%). Quattro su dieci (il 41%) indicano le spese per rette scolastiche, universitarie e asilo. Le spese per i figli pesano, soprattutto, sul bilancio familiare dei genitori under 30, per i quali le prime tre voci indicate raggiungono, rispettivamente, valori del 73%, 62% e 54%; dei residenti nelle isole (70% e 59% per le posizioni 2 e 3); delle famiglie del ceto popolare (69% e 60%).
Non infrequenti i casi di rinunce fatte dalle famiglie per affrontare le spese necessarie per i figli. Il 66% dei genitori ha rinunciato ad acquistare qualcosa per loro stessi (il 31% spesso, il 34% qualche volta); il 60% ha rinunciato ad andare al ristorante (26% spesso, 34% qualche volta) ed ha ridotto il periodo di vacanza (25% e 35%); il 58% all’acquisto di un’auto nuova. Il 51% (spesso il 19%, occasionalmente il 32%) ha dovuto tagliare sulla spesa alimentare scegliendo prodotti in offerta; il 39% ha dovuto rinunciare ad una visita medica privata o l’ha dovuta rinviare. Le rinunce hanno pesato maggiormente sui genitori under 50 (per i quali le prime tre voci raggiungono valori del 76%, 70% e 65%), su quelli residenti nelle isole (78% le prime due voci, 65% la terza) e su quelli del ceto popolare (84% la prima voce, 82% la seconda e la terza). Ma spesso sono anche i figli a dover sottostare a delle rinunce quando, per motivi economici, le famiglie si vedono costrette a tagliare le spese. In particolare, il 37% ha dovuto rinunciare a spese per abbigliamento e scarpe e allo smartphone nuovo, il 30% alle uscite con gli amici, il 25% ad un viaggio studio all’estero, il 23% ad iscriversi al corso di studio che desiderava. I figli che si vedono imposte maggiori rinunce per motivi economici sono quelli dei genitori under 30, di quelli residenti nelle isole (dove la rinuncia allo smartphone raggiunge il 50%, ai viaggi di studi all’estero il 37% e all’iscrizione al corso di studi desiderato il 33%) e di quelli al ceto popolare.