IL DECRETO LEGGE ECONOMICO-FINANZIARIO

Dpb: opere confermate, ma rimodulate in avanti. Piano complementare Pnrr, meno vincoli sui tempi.

La Difesa fra le priorità degli investimenti, si farà ricorso a fondi Ue per 15 miliardi. Le opere del Pnc, fra cui l’AV Salerno-Reggio Calabria, non dovranno più rispettare i target intermedi ma solo la fine dei lavori all’ultimo anno di finanziamento. Bozza del Dl ancora incompleta: non c’è la norma per la copertura degli extracosti 2025.

16 Ott 2025 di Giorgio Santilli

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Dpb: opere confermate, ma rimodulate in avanti. Piano complementare Pnrr, meno vincoli sui tempi.

GIANCARLO GIORGETTI, MINISTRO MEF

Il Documento programmatico di bilancio 2026 conferma le anticipazioni di Diario DIAC sulla rimodulazione del Pnrr che porterà risorse alla manovra 2026. La priorità va ai saldi di finanza pubblica e in sostanza viene confermato sugli investimenti quanto il governo già diceva nel Dpb 2025, che manterrà un livello medio di investimenti pari a quello registrato durante il periodo di vigenza del Pnrr, quindi 2022-2025, al netto del Pnrr. Le uniche risorse aggiuntive per gli investimenti riguarderanno, oltre alle emergenze nazionali e alla protezione civile, il rifinanziamento dei contratti di programma di Rfi e Anas per garantire la continuità di investimento su quanto programmato. Tuttavia, il Dpb segnala anche “la necessità di migliorare la capacità di programmazione delle amministrazioni mediante una rimodulazione delle dotazioni di bilancio che tenga conto dell’andamento gestionale senza pregiudicare la realizzazione dei relativi interventi”. Sembra di poter interpretare queste parole come un invito alla prudenza nelle fasi programmatorie, con la conferma degli investimenti programmati, ma su un arco di tempo rimodulato in avanti. Quanto alla composizione degli investimenti pubblici, fra le priorità strategiche si conferma la Difesa per cui si mette in conto comunque l’utilizzo di 15 miliardi di fondi europei SAFE, dedicati al settore.

Intanto circolano le prime bozze del decreto legge economico-finanziario approvato martedì scorso dal Cdm. La novità più interessante e meno attesa è forse quella che, all’articolo 3, riguarda il Piano nazionale complementare al Pnrr che era stato finanziato originariamente con 30,6 miliardi di euro di risorse nazionali. Ci sono opere strategiche come l’Alta velocità Salerno-Reggio Calabria. Quel Piano era stato sottoposto in origine a vincoli molto forti (sia pure con tempi più diltati del Pnrr), proprio perché presentati a Bruxelles come “complementari” al Pnrr, quindi facenti parte della stessa scelta strategica di fondo in materia infrastrutturale. Il potenziamento della rete ferroviaria del Mezzogiorno era, appunto, la chiave strategica presente nei due piani affiancati.

I notevoli ritardi delle opere del PNC, il tentativo fatto diciotto mesi fai ministri Giorgetti e Fitto di recuperare una parte delle risorse per destinarle ad altre finalità e di definanziare le opere non ancora appaltate, il venir meno del monitoraggio puntuale della Ragioneria erano stati tutti elementi che avevano alla fine allentato i vincoli sulle opere del Piano e anche messo seriamente in discussione – se non a rischio – l’intero programma. Alla fine, il compromesso con un Parlamento recalcitrante a penalizzare opere di grande impatto “emotivo” al Sud, era stato di dar vita a due distinti cronoprogrammi, uno procedurale e uno finanziario, che aveva di fatto già allungato i tempi dei finanziamenti (e delle opere).

Ora che il Pnrr  sta finendo – e l’interesse di Bruxelles non è certamente concentrato sul PNC italiano – si allentano ulteriormente i vincoli e si riappaiano i due cronoprogrammi, allungando i tempi dell’esecuzione delle opere e soprattutto eliminando tutti i vincoli temporali intermedi. Si torna, di fatto, in una situazione di finanziamento, programmazione ed esecuzione molto più tradizionali, con un effetto che quasi certamente sarà un allungamento ulteriori dei tempi.

Le versioni del decreto legge che stanno circolando in queste ore sono ancora delle bozze con la dichiarata intenzione di integrare. Al momento non c’è la norma di copertura degli extracosti delle opere pubbliche (Pnrr e non Pnrr) per circa 2,5 miliardi che pure il governo sembra intenzionato a introdurre nel testo.

 

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